American Murderer

La storia vera di Jason Derek Brown, truffatore di basso rango che nel 2004 si guadagna da vivere con piccole truffe finanziarie. Un'arte imparata dal padre, perso di vista, e mal sopportata da una madre che nel figlio rivede proprio suo marito. David e Jamie, fratello e sorella di Jason, gli sono legati ma lo vedono sempre più a rischio quando i piani dell'uomo, inseguito dagli strozzini e dall'agente dell'FBI Leising, si fanno disperati e Jason decide di rapinare un furgone portavalori che sta trasportando l'incasso di un cinema.

Con un solido esordio alla regia, il giovane statunitense Matthew Gentile esamina un paradosso a stelle e strisce che fin da bambino lo ha affascinato.

La figura di un "con man" capace di guadagnarsi la fiducia del prossimo con un sorriso e delle storie fantasiose, come Frank Abagnale nel Prova a prendermi di Spielberg. Più forte anche dell'indizio nel titolo, però, la storia di Jason Derek Brown stupisce per come sa virare all'improvviso verso una violenza insensata che spegne qualunque celebrazione del ladro gentiluomo.

Prendendo a piene mani dal genere true crime che vive un momento particolarmente felice, il film racconta di misfatti seriali e di indagini federali, con l'agente tutto d'un pezzo interpretato da Ryan Philippe sicuro che l'inesorabile morsa della legge stia per stringersi attorno a Brown.

Eppure le istituzioni in American Murderer rimangono sempre un passo indietro, e l'unico vero tribunale da affrontare nel momento decisivo è quello della famiglia, la cui presenza conferisce al riuscito e anticlimatico ultimo atto un senso di patetismo misto a imbarazzo, per una parabola negativa che nessuno sa davvero spiegarsi.

Tom Pelphrey si cimenta in un ruolo da protagonista dopo alcuni apprezzati lavori televisivi (Ozark su tutti) ed è interessante vederne la mutevole fluidità nelle espressioni e nel linguaggio del corpo ogni volta che si prepara a manipolare il prossimo con un nuovo personaggio (dal commesso di un banco dei pegni alla malcapitata mamma single interpretata da Idina Menzel). Non sempre però lo fa con la naturalezza soave che la mitologia gli impone, e spesso in quel sorriso riflesso sul finestrino di un'auto prima di "andare in scena" c'è tutto il disagio di una storia quintessenzialmente americana, che impietosamente ci serve sul piatto le conseguenze che meritiamo.  