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Ultimo aggiornamento martedì 18 gennaio 2022
Il capitalismo, le dinamiche familiari e la sopravvivenza dalla prospettiva di una famiglia americana che è tutto fuorché normale. La serie ha ottenuto 8 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, 6 candidature e vinto 2 Emmy Awards, 4 candidature a Satellite Awards, 8 candidature a Critics Choice Award, 11 candidature e vinto 3 SAG Awards, 5 candidature e vinto un premio ai Writers Guild Awards, 3 candidature a Directors Guild, 3 candidature a Producers Guild, ha vinto un premio ai ADG Awards,
CONSIGLIATO N.D.
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La vita di Marty Byrde, ligio uomo d'affari, viene stravolta quando scopre che il suo socio si è messo nei guai con un cartello del narcotraffico messicano. Marty riesce ad aver salva la vita convincendo i criminali di poter riuscire in una miracolosa operazione di riciclaggio di denaro sporco, ma per realizzare l'impresa dovrà trasferirsi con i figli e la moglie infedele nell'altipiano di Ozark, in Missouri, e inserire i capitali dei narcos negli affari locali...
La serie si conclude rimanendo fedele a se stessa. Con un finale molto efficace
Recensione
di Andrea Fornasiero
Stagione 4 - Parte 2
I Byrde pensavano di essere finalmente usciti dall'illegalità, ma la situazione si è complicata quando Javier ha preso il controllo del cartello dei Navarro e oltretutto ha ucciso Darlene e Wyatt. La morte del ragazzo in particolare è l'ultima goccia per Ruth, che ormai ha perso quasi tutti i suoi affetti e decide di vendicarsi a ogni costo. Questo crea ulteriore caos nei piani dei Byrde e, come se non bastasse, Mel Sattem continua a indagare su di loro e si allea con il padre di Wendy. La donna, ormai esasperata, agisce in modo impulsivo rifiutando di rinunciare alle proprie ambizioni.
Ozark si conclude rimanendo fedele a se stessa: fin dall'inizio ha raccontato la disfunzionalità e soprattutto la devastazione che può causare una famiglia con gli agganci giusti e sufficiente amoralità per sfruttarli in ogni modo.
I Byrde sono bianchi, istruiti e privilegiati e il loro arrivo è stato una vera e propria piaga per le persone che hanno incrociato la loro strada, in particolare per la tostissima Ruth. La ragazza si illude di poter giocare alla pari con loro, ma Wendy è su tutt'altro livello e naviga il mondo della politica e dei rapporti con l'FBI con sprezzante sicurezza. Manipolatrice senza scrupoli, non si fa ormai intimorire nemmeno dai più infidi narcotrafficanti. In questa sorta di onnipotenza si trovano sia i pregi che i limiti della serie, ormai infatti così poco interessata a essere credibile che non perde nemmeno più tempo a spiegare come i politici accorrano alla fondazione di Wendy. Ozark, un po' come White Lotus, è mossa da un teorema di fondo sull'impunità dell'alta borghesia americana e lo porta alle estreme conseguenze.
Questo garantisce un finale molto efficace alla serie, ma non basta una conclusione dura a redimere situazioni tirate per le lunghe e davvero troppo improbabili. Vedere Marty che si ritrova a gestire un cartello messicano per conto di Navarro è fuoriluogo in una serie che non solo cerca di essere radicata nella realtà, ma ha persino la pretesa di volerci spiegarci come funzionerebbe davvero il mondo. Oltretutto l'intrigo sul fronte messicano è a dir poco trasparente e Jason Bateman, in altre scene perfetto con il suo personaggio ormai desensibilizzato, qui non trasmette il senso di pericolo della situazione.
Del resto i Byrde sembrano ormai immuni a ogni rischio: anche il flashforward dell'inizio della quarta stagione che qui viene finalmente ripreso si risolve più o meno in nulla. I Byrde sembrano invincibili, e di certo Wendy si sente tale, come vivesse una sorta di destino manifesto. La protagonista più interessante si conferma così essere Ruth, l'unica che trasmetta ancora un senso di pathos. Se Ozark ha un merito è quello di aver lanciato Julia Garner: è la sua Ruth il personaggio più umano, irascibile e impetuoso ma con rimpianti e sensi di colpa da cui i Byrde sono del tutto immuni.
Ruth, rimasta sola, si allea con Rachel, ripescata dalle prime stagioni della serie e annoiata dalla sua vita in Florida. Il suo è un gradito ritorno, mentre l'ossessione del detective Mel sembra in fondo ripetere quella del predicatore della prima stagione, disgustato dall'amoralità dei Byrde ma incapace di fermarli. Questo da una parte conferma la coerenza tematica della serie, ma dall'altra dimostra anche l'incapacità di farla evolvere, limitandosi a riempire il medesimo ruolo con nuovi personaggi.
Il peccato forse più grande di Ozark è però il suo disinteresse ormai quasi totale per il versante thriller. A differenza per esempio di Better Call Saul, che ancora nelle ultime puntate usa benissimo le meccaniche del cinema di genere, la serie di Bill Dubuque sembra solo a tratti ricordarsi che serve anche un po' di tensione e lo fa spesso malamente e sbrigativamente. Compensa solo in parte, la qualità del cast e della direzione degli attori, con episodi che vedono gli stessi Jason Bateman e Laura Linney alla regia. Da sempre il punto di forza di Ozark, le interpretazioni traghettano fino a una conclusione nera, che se pur non redime i limiti della serie è la sua cosa migliore dai tempi dei primissimi episodi.
L'escalation di violenza e affari sporchi arriva all'ultimo stadio, ma la storia comincia a fare acqua da tutte le parti
Recensione
di Andrea Fornasiero
Stagione 4 - Parte 1
Marty e Wendy Byrde hanno appena assistito, molto molto da vicino, all'eliminazione di Helen da parte del narcotrafficante Omar Navarro, tanto da doversi lavare di dosso la materia celebrale dell'avvocato. Navarro sogna di trovare un accordo con l'FBI e impone ai Byrde di condurre le trattative con l'agente Maya Miller. La coppia deve inoltre affrontare le conseguenze della morte di Ben, con il figlio Jonah che prende drasticamente le distanze dalla famiglia come già ha fatto Ruth. Inoltre l'ambizioso nipote di Navarro si immischia sempre più negli affari dei Byrde, come del resto fa Darnelle che ormai odia apertamente Wendy, di cui però ha anche saggiamente paura.
L'escalation degli affari sporchi dei protagonisti di Ozark arriva all'ultimo stadio con intrallazzi tra senatori, narcos e FBI. Cresce di pari passo anche l'improbabilità di tutta la vicenda, che ormai fa più acqua di un colabrodo.
La verosimiglianza non sarebbe un problema se Ozark avesse un tono più pulp e il cervello spruzzato di Helen, così come un flashforward iniziale con uno spettacolare incidente, sembrano quasi promettere questo registro. La seriosità della storia dei Byrde però torna subito a farla da padrone, con la pretesa di parlare dei massimi sistemi tra senatori che truccano le elezioni e federali più interessati a mantenere lo status quo che a fare grandi arresti.
Solo occasionalmente gli autori infilano una battuta o abbracciano i toni satirici che pure la vicenda permetterebbe. Nella gran parte del tempo cercano invece di tenere in piedi un thriller pretenzioso e come sempre dipinto di blu dalla color correction. Diventa così davvero dura da mandar giù la quantità di persone che vengono ammazzate a casa di Darnelle, dove anche quando sono importanti si presentano senza scorta. Diviene difficile non alzare il sopracciglio di fronte all'infallibile piano di riciclaggio approntato dal teenager Jonah e soprattutto diventa inaccettabile la velocità con cui la scalata al potere dei Byrde si compra, attraverso una big pharma, il controllo di vari stati.
C'è un dialogo che esplicita la natura della serie, dove Jonah dice alla madre che i loro intrallazzi prima o poi saranno scoperti, a cui la madre risponde che sono in America e a nessuno importa da dove arrivano i soldi. Il che è in linea con il cinismo di serie "di qualità" e in particolare con quelle di Netflix, da House of Cards in poi, ma sarebbe bello che ogni tanto ci si ricordasse come la serie da cui è partita l'ondata dei titoli "di qualità", ossia I Soprano, non ha mai preso platealmente scorciatoie di questo tipo né ha mai sentito il bisogno di arrivare a Washington e ai narcos per alzare la tensione.
Oltre a non risultare credibile, tutto questo è anche ormai stravisto, basti per esempio ricordare che tanto i cartelli messicani da barzelletta quanto le compagnie farmaceutiche già facevano parte del mondo di Breaking Bad. Se oltretutto si pretende di ambientare la storia in una regione lontana dai centri nevralgici del potere, e pure del traffico di droga, come quella degli Ozark, saranno necessari numerosi salti carpiati per tenere insieme una vicenda che si sta prolungando oltre il dovuto.
Anche dal punto di vista della tensione, al di là della credibilità o meno delle situazioni, questa prima parte dell'ultima stagione di Ozark regala ben pochi brividi e non riesce neppure a squarciare di nuovo il velo su un crimine indicibile, come aveva fatto nelle puntate precedenti con l'uccisione di Ben. Probabilmente gli assi sono rimasti nella manica degli autori per essere giocati nelle ultimissime puntate, ma questa prima tranche dura comunque ben sette ore in cui si assiste a una famiglia Byrde che ha sempre meno problemi a superare anche i più enormi ostacoli.
Si finisce così per stare totalmente dalla parte di Ruth, la vera underdog di questa storia, anche se tutte le sfortune che le sono capitate rasentano il caricaturale. Pessima poi la scrittura tanto dell'agente FBI Maya Miller, quanto di un detective nuovo arrivato che indaga sulla scomparsa di Ben e la cui sottotrama non va da nessuna parte. Non basta un flashforward drammatico in apertura a mantenere vivo l'interesse per un'intera mezza stagione.
Ancora sabotaggi, ancora colpi di scena. Nella terza stagione le questioni di coppia e di famiglia diventano più centrali che mai
Recensione
di Andrea Fornasiero
La vita di coppia di di Marty e Wendy Byrde continua a essere a dir poco accidentata, tanto che si avvalgono di una terapista, Sue. Nel mentre gestiscono insieme a Ruth il casinò che hanno acquisito, ma hanno diversi piani per il futuro: Marty vuole minimizzare i rischi e Wendy invece vuole alzare la posta in gioco, per rendersi ancora più utile e forse indispensabile al cartello del narcotrafficante messicano Navarro. I suoi piani riportano l'avvocato Helen negli Ozark e tra le due donne inizia una sorta di collaborazione, che sembra mettere Marty nell'angolo. A complicare le cose arriva anche il fratello di Wendy, Ben, dalle esplosioni d'ira poco controllabili. Wyatt infine si è allontanato da Ruth e si avvicina via via alla vendicativa Darlene.
I Byrde continuano a riciclare denaro sotto il naso dell'FBI, nell'atmosfera bluastra della regione lacustre degli Ozark, e nella terza stagione sono più centrali che mai le questioni di coppia e di famiglia.
Non solo Marty e Wendy, ormai abituatisi al sotterfugio come stile di vista, sabotano l'un l'altro i reciproci piani, ma pure Helen ha problemi con il marito e anche la coppia da cui Wendy vuole comprare un secondo casinò ha dinamiche di potere complesse. I primi tre episodi (quasi tutte le puntate di Ozark arrivano a un'ora netta di durata) ruotano su questo tema, ma con la quarta puntata iniziano a farsi più presenti gli elementi di rischio, anche se bisogna attendere il finale del sesto episodio perché la situazione si faccia letteralmente esplosiva. L'accumulo di suspense è al solito crescente e richiede una certa sospensione dell'incredulità, ma alla serie va riconosciuta la coerenza di mantenere i propri personaggi in una zona di immoralità senza facili vie d'uscita.
Wendy in particolare sembra più crudele e ambiziosa in questa nuova annata e Laura Linney ne interpreta il carattere di ferro con gusto, anche se per non farla apparire troppo mostruosa le si affianca spesso l'ancora più adamantina Janet McTeer, imponente nel fisico statuario e dallo sguardo adamantino e impenetrabile. A Marty tocca invece la stretta sorveglianza di una nuova agente FBI, una donna afroamericana e incinta che spera di poterlo convincere a passare dalla parte della legge, dove sarebbero molto preziose la sua intelligenza e la sua competenza nel riciclaggio.
Su tutto si stende poi l'ombra del narcotrafficante Navarro, che è la figura dove gli autori si prendono maggiori libertà creative, tanto da farne a un certo punto quasi un motivatore psicologico e un consulente matrimoniale. Negli anni abbiamo visto in Tv narcos sempre più realistici e risulta proprio difficile immaginarsi gli eredi di Pablo Escobar e Miguel Ángel Félix Gallardo stare a ricevere telefonate da una donna bianca americana, i cui piani incontrano continui incidenti. Ancora più difficile farlo se si hanno poi presenti la gelida lucidità di Gustavo Fring e soprattutto la spietatezza ferale dei narcos di ZeroZeroZero. Se lo spettatore si rassegna a questa piega melodrammatica degli eventi, più dalle parti di Weeds che di una serie seriosamente drammatica come questa, Navarro funziona come elemento di stimolo e tensione per risvegliare un intreccio a tratti sonnacchioso.
Il percorso più interessante finisce per essere quello di Ruth, che del resto incarna un punto di vista meno privilegiato e maggiormente segnato da tragedie, con cui è più naturale empatizzare. A complicarle ulteriormente la vita quest'anno arrivano: la freddezza con cui Wyatt ha rotto i rapporti con lei; la violenza di un bullo figlio di mafiosi che le tocca sopportare per gli affari del casinò; un corteggiatore assai problematico e tormentato come Ben, il fratello di Wendy. Anche qui l'accumulo veleggia ormai nelle acque profonde del melodramma, inoltre Ben ha pure una seconda funzione, quella di umanizzare un po' il personaggio di Wendy che rischia di farsi troppo indisponente per il pubblico. Non è un espediente nuovo: basti ricordare i figli con problemi fisici o mentali dei protagonisti di The Shield e Breaking Bad, ma in questo caso la serie obbliga Wendy a fare i conti con se stessa già entro la fine della stagione. E parlando del finale - senza rivelare nulla - è di certo a effetto: prolunga la suspense e sembra rimandare all'anno prossimo con un cliffhanger, ma proprio negli ultimi secondi piazza un brutale e risolutivo colpo di scena, che rilancia ulteriormente per la quarta stagione a venire.
Marty e Wendy tra due fuochi
È guerra aperta tra i Byrde e il cartello dei narcos
Overview di Andrea Fornasiero
Avevamo lasciato i coniugi Byrde, Marty e Wendy, in una situazione non proprio tranquilla: l'incontro tra gli emissari del cartello messicano e i locali produttori di droga, gli Snell, era finito nel sangue quando Darlene Snell si era sentita insultata e aveva aperto il fuoco su Camino Del Rio. Nel mentre i giovani Byrde, Charlotte e Jonah, con l'aiuto di Buddy, si erano liberati del sicario che li teneva sottotiro. Un cartello della droga messicano non è però qualcosa che si può sconfiggere semplicemente ammazzando un po' dei suoi uomini, infatti nella nuova stagione ne arriveranno altri, capitanati però da una donna.
"Gli sceneggiatori sanno che il pubblico merita un'escalation, che non ci devono esserci ridondanze. L'asticella da superare è stata piazzata in alto nella prima stagione e serve un intreccio in crescendo, per tensione e complessità emotiva, ma pure colpi di scena inattesi, come uccidere un personaggio che non sembrava potesse morire".
Jason Bateman
È Helen Pierce, avvocato americano, a rappresentare il cartello con gelida fermezza, avendo ben chiari sia i rapporti di forza sia come condurre una trattativa. I Byrde già alla fine della scorsa stagione avevano proposto, per migliorare il riciclaggio di denaro, l'apertura di un casinò ma per riuscire in questa impresa Wendy dovrà convincere i politici dello stato del Missouri, dove si trova la regione di Ozark. Inoltre Ruth, riaccoglierà a casa il padre finalmente uscito di prigione, ma l'uomo ha un carattere da maschio alfa e non sembra propenso ad ascoltare i ragionevoli consigli della figlia.
Se Ruth vuole continuare a imparare da Marty per entrare a far parte di un mondo criminale più potente, moderno e raffinato, suo padre sembra invece felice di perpetuare le tradizioni di famiglia di piccole astuzie e brutalità. Infine ci sono Rachel, fuggita dopo aver trovato in un muro parte dei milioni di dollari che Marty stava riciclando, e l'agente dell'FBI Roy Petty, che dopo essere stato sconfitto l'annata precedente e aver pure perso l'uomo di cui si era innamorato, sarà più che mai intenzionato a riscuotere la sua vendetta da Marty
Nuovi personaggi significa naturalmente anche nuovi interpreti, così entra nel cast, nei panni dell'avvocato Helen Pierce, l'inglese Janet McTeer, recentemente vista su Netflix nei panni della madre di Jessica Jones e passata pure per serie come The Honorable Woman e The White Queen. Il politico che i Bryde cercano di portare dalla loro ha poi il volto di Darren Goldstein, noto per il suo ruolo un po' laido in The Affair, mentre il suo braccio destro è Damian Young, ossia il caporeporter Aidan Macallan deciso a incastrare gli Underwood in House of Cards.
È quasi una new entry anche Trevor Long (Low Winter Sun), che interpreta il padre di Ruth, vistosi poco lo scorso anno ma ora molto più presente, così come hanno un ruolo ben più importante gli Snell, interpretati da Lisa Emery e soprattutto dal grande Peter Mullan, che è appena passato in Tv anche nella seconda stagione di Westworld. Tornano poi ovviamente i protagonisti, Jason Bateman e Laura Linney, il primo dei due anche quest'anno in doppia veste di attore e regista, inoltre Ruth è interpretata da Julia Garner, che nel mentre ha partecipato pure a Waco, è brevemente tornata in The Americans per alcune puntate dell'ultima stagione, e presto sarà di nuovo su Netflix in Maniac. Non va infine dimenticato un navigato caratterista come Harris Yulin (Scarface, Sotto il segno del pericolo), che vestirà di nuovo nei panni di Buddy.
La serie viene spesso avvicinata a Breaking Bad per la discesa criminale di un uomo normale ma Marty Byrde, a differenza di Walter White, non si lascia prendere dal fascino del pericoloso mondo criminale e vorrebbe piuttosto uscirne e soprattutto uscirne illeso insieme ai suoi cari. Proprio nel fatto che la sua famiglia è fin da subito al corrente di quasi tutto quello che succede e spesso anche coinvolta, si trova la principale differenza rispetto a Breaking Bad. L'altra caratteristica di Ozark è la fotografia smorzata, tra grigio e blu, lontanissima dai deserti accecanti di Albuquerque e confermata anche in questa seconda stagione, che oltretutto è ambientata non più nel periodo vacanziero estivo e sarà quindi ancora più dark.
La trama è bella, ma tutte e tre le stagioni sono totalmente prive di movimento. senza azzardare paragoni con Breaking Bad o Prison Break...si inizia a guardare la serie sperando sempre che andando avanti diventi dinamico, che ti prenda l'attenzione. E invece nulla, puntata dopo puntata è sempre una linea piatta, niente azione, nulla di ciò che fanno festa attenzione. [...] Vai alla recensione »
Continua l'avvincente saga della famiglia Byrde. Martin (Jason Bateman) è un abilissimo contabile di Chicago e ricicla denaro sporco per un cartello messicano della droga. Quando le cose si complicano Marty si trasferisce in fretta e furia con la famiglia nella comunità di villeggiatura estiva di Osage Beach, sul Lago degli Ozarks nel Missouri, dove mette in piedi la più grande operazione di riciclaggio [...] Vai alla recensione »