Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Luigi Di Capua |
Attori | Carla Signoris, Simone Liberati, Isabella Briganti, Denise Capezza, Ludovica Nasti Orso Maria Guerrini, Roberto De Francesco, Alessia Fugardi. |
Uscita | giovedì 4 luglio 2024 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Academy Two |
MYmonetro | 3,38 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 3 luglio 2024
Cosa ci spinge a desiderare un orologio, un paio di scarpe o l'ultimo telefono uscito? Cosa cerchiamo di ottenere attraverso gli oggetti? Potere? Sicurezza? Amore? In Italia al Box Office Holy Shoes ha incassato 32,7 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Le vite di cinque personaggi sono legate alle scarpe. Il quattordicenne Filippo si mette nei guai per avere le Typo 3 originali da regalare a Marianna, la coetanea da cui è attratto. Bibbolino ne possiede molti modelli anche da vendere ma è spesso in crisi tra l'ingombrante figura paterna e il figlio che non riesce pienamente a conquistare; Mei è una studentessa che lavora nel ristorante del padre e ha il fratello che ha la sindrome di Asperger ma sogna di andare a studiare a Boston; Luciana conduce un'esistenza monotona e il marito Paride non è più attratto da lei ma un giorno il suo destino s'incrocia con Agnese, la giornalista vicina di casa che ha avuto un grave incidente.
"Una storia di anime e oggetti". Il dettaglio lucente con la sagoma della Typo 3 potrebbe avere i tratti grafici provenienti dall'animazione giapponese. Al tempo stesso però somigliare anche a un magico oggetto prezioso di un fantasy statunitense che scatena l'avidità dei protagonisti per impossessarsene.
Attorno alle scarpe ruotano le diverse storie di Holy Shoes, diretto e scritto da Luigi Di Capua che ha raggiunto la notorietà come membro del gruppo The Pills che ha spopolato con le webseries su YouTube nel decennio scorso e che è stato anche sceneggiatore, tra gli altri, di Smetto quando voglio. Ad honorem e Smetto quando voglio. Masterclass. Ed è proprio dai due film della trilogia firmata da Sydney Sibilia che Di Capua recupera uno sguardo su Roma inedito, caratterizzata da tonalità grigie e a tratti non riconoscibile, che fa da sfondo a una storia sospesa tra il desiderio e l'ossessione, dove l'oggetto diventa una specie di ipnosi e può arrivare a cambiare o rovinare le vite dei protagonisti. Qualche personaggio è messo meno a fuoco (come la figura della madre di Filippo) qualche altro invece è descritto in modo più approfondito come quello di Luciana, interpretata da Carla Signoris dove emerge l'insoddisfazione ma anche la rassegnazione per una vita monotona che però cambia all'improvviso nel momento in cui recupera un paio di calzature nere con i tacchi gettate dalla finestra della vicina in preda alla disperazione. Le scarpe accomunano o dividono le sorti dei personaggi e questo dettaglio aveva già caratterizzato le due sorelle che portavano lo stesso numero interpretate da Cameron Diaz e Toni Collette in In Her Shoes. Se fossi lei di Curtis Hanson. Ma il riferimento più immediato potrebbe essere il cinema di Paul Haggis e soprattutto Crash. Contatto fisico proprio per il clima di crescente disperazione dove le diverse storie s'incrociano o procedono parallelamente.
Tra le vicende meglio messe a fuoco c'è quella di Bibbolino (bravo Simone Liberati) che riesce a far emergere gradualmente la rabbia che s'impossessa di lui soprattutto nel momento in cui è consapevole che deve prendersi in mano la sua vita anche a costo di commettere gesti estremi. La storia invece più debole è quella della studentessa cinese soprattutto nel momento in cui mette in atto il suo piano commerciale per poter cambiare la sua esistenza. Holy Shoes non riesce sempre a controllare le scene drammatiche. Però già si intravedono uno sguardo riconoscibile, magari ancora un po' grezzo, e un'idea di cinema evidente soprattutto nel momento in cui Di Capua lascia sospesi i suoi personaggi nei silenzi, chiusi nei primi piani dove sono prigionieri dei loro stessi pensieri.
Una black comedy acuta e originale, con un ritmo narrativo serratissimo, con un'anima sia autoriale che pop. Holy Shoes sembra più cinema della A24 che la solita roba nostrana, infatti riesce sia a essere super di intrattenimento che a fare satira contemporanea. Il cinema italiano ha bisogno di film originali che dialogono col pubblico come questo, non le solite commedie innuocue, i film [...] Vai alla recensione »
Un aggiornamento postmoderno della commedia all'italiana, in cui Bibbolino/Liberati prende il posto della sordiana maschera tragica e grottesca, qui profotto di una nuova società, dove il consumismo è arrivato al parossismo mentre la sopravvivenza è regredita alla speranza primaria della giungla. Musica e fotografia di altissimo livello.
Un film dinamico, i protagonisti sono in continuo movimento, la loro frenesia è una sorta di ricerca del loro posto nel mondo. Un esordio brillante
Gli attori, mi hanno colpito moltissimo, e la scrittura dei ruoli, ognuno porta con se un mondo di appartenenza
Una delle opere prime più belle degli ultimi anni. È un film che non ti lascia mai, ipnotico, crudo ed emozionante.
Crudo, grottesco, brutale, un po' Amores Perros e un po' Safdie brothers, Holy Shoes ha una visione e uno sguardo che non vedevo dai tempi dei D'Innocenzo. Forse la natura corale del film e la sua durata "normale" - 100 minuti - schiaccia un po' troppo le quattro storie. Avrei voluto vedere più Filipetto e Bibbolino, si poteva tranquillamente fare un film su uno dei [...] Vai alla recensione »
Crudo, grottesco, brutale, un po' Amores Perros e un po' Safdie brothers, Holy Shoes ha una visione e uno sguardo che non vedevo dai tempi dei D'Innocenzo. Forse la natura corale del film e la sua durata "normale" - 100 minuti - schiaccia un po' troppo le quattro storie. Avrei voluto vedere più Filipetto e Bibbolino, si poteva tranquillamente fare un film su uno dei [...] Vai alla recensione »
Film che parte da una base antropologica per diventare epica del quotidiano. L'oggetto oscuro del desiderio di oggi al centro della narrazione: un paio di sneakers. Davvero un'ottima opera prima.
Michael Winterbottom è un autore eclettico. Sia nei temi che ha di volta in volta toccato, sia nei generi con i quali si è cimentato: realismo, dramma, fantascienza, thriller, film erotico, film musicale, film storico... ma anche il documentario; anzi, si può dire che il suo interesse principale sia la realtà, sia storica che attuale, e che in molte opere abbia voluto raccontare l'uomo, e le dinamiche [...] Vai alla recensione »
Essere o apparire? Questo è il dilemma che tormenta i quattro protagonisti dell'intrigante opera prima di Luigi Di Capua. Il riscatto sociale passa attraverso un paio di sneakers dal prezzo proibitivo e dal design discutibile. Tanto basta a Di Capua per ricamarci sopra una tragedia che profuma di neorealismo, con protagonisti deprecabili (che farebbero impallidire Émile Zola in persona), riflesso del [...] Vai alla recensione »
Storia d'amore e di oggetti, Storia di paura e di oggetti, Storia di fuga e di oggetti, Storia di desiderio e di oggetti: sono le quattro vicende che compongono l'esordio di Luigi Di Capua (membro del collettivo comico The Pills; il soggetto è scritto a quattro mani col sodale Luca Vecchi), legate dal valore economico, ma soprattutto simbolico, di un paio di sneakers alla moda.
"Va che è tutto finto" esclama incredulo Filippetto osservando la madre in lacrime di fronte a un programma televisivo. Ma qual è la differenza? Siamo ancora in grado di separare verità e finzione? O ancora meglio, ci interessa davvero? Parte da queste premesse Holy Shoes, esordio cinematografico di Luigi di Capua presentato Fuori Concorso alla 41° edizione del Torino Film Festival.
Sacre scarpe, ma, se la spiritualità non è pervenuta, l'accostamento rivela la persistenza di un mistero che, nella sua luccicanza, appare accessibile. Lo vediamo subito, nella prima sequenza di Holy Shoes (Fuori Concorso al 41° Torino Film Festival nella sezione La prima volta) la scarpa come reliquia da saccheggiare, le mani che emergono dal buio per depredare il simulacro, il sogno che configura [...] Vai alla recensione »