Una dura e tempestiva testimonianza dei guerrieri ucraini e delle donne che combattono per la loro integrità, la loro libertà, il loro futuro. Espandi ▽
L’opera prima del giovane regista ucraino Maksym Nakonechnyi dimostra, se ce n’era ancora bisogno, quanto la guerra in Ucraina, per molti cominciata lo scorso 24 febbraio, in realtà va avanti da così tanto tempo da essere entrata nella quotidianità, nelle abitudini, nei corpi e nei pensieri di chi la vive dall’interno.
In
Butterfly Vision si parla di veterani, si discute a tavola delle operazioni militari, dei fronti di guerra; si vive lontani dal conflitto in una normalità sospesa sulla certezza e sull’inevitabilità del conflitto. Come molti lavori realizzati negli ultimi anni, il film, girato lo scorso autunno, è inevitabilmente fuori dal tempo, superato dall’invasione russa e dallo scoppio di una guerra estensiva. Il film svela in realtà quanto il conflitto sia soprattutto una questione d’identità, di scontro fratricida (cosa mai del tutto sottolineata qui in Italia), ma è indubbio quanto per il regista la presenza di un nemico da combattere e odiare faccia passare in secondo piano l’impresentabilità dei propri compagni. Rimane un film comunque importante, nonostante le ambiguità da cui è attraversato.