Bellocchio affronta la serialità come il più geniale degli showrunner. Una pagina 'ignobile' della nostra storia raccontata con impeto sanguigno e indignazione. Drammatico, Italia2022. Durata 330 Minuti.
Una serie interamente dedicata al rapimento e all'assassinio di Aldo Moro. Espandi ▽
“Aldo Moro è l’Italia”, si dice in Esterno Notte, la serie in sei puntate con cui Marco Bellocchio rimette mano al racconto del caso Moro, vent’anni dopo il suo Buongiorno, notte. Ed è proprio come cartina di tornasole del nostro Paese che Bellocchio affronta di nuovo quel vulnus, rifrangendo la vicenda attraverso vari prisma. Bellocchio affronta la serialità come il più geniale degli showrunner, perché invece di puntate crea stazioni della Via Crucis per un morituro predestinato dalle sue scelte politiche e personali: e il ticchettio con cui comincia il racconto segnala l’inizio del conto alla rovescia della sua parabola cristica. La maestria di Bellocchio e dei suoi cosceneggiatori sta nel raccontare con impeto sanguigno e indignazione, nel giustapporre momenti e immagini (il montaggio impeccabile è di Francesca Calvelli), nell’evocare fantasmi, nel trovare gli accompagnamenti musicali giusti (compresa un’Internazionale “wagneriana”), nell’intessere immagini di archivio e frammenti di TG che ci ricordano lo stupore annichilito con cui tutti abbiamo seguito la vicenda. Il registro con cui Bellocchio ripercorre questa “storia ignobile” da par suo si muove fra il grottesco e il ridicolo, fra l’impasse istituzionale e il delirio ideologico delle BR. Un mondo che “si ci fosse luce sarebbe bellissimo”, ma che invece è l’esterno notte della nostra coscienza. Recensione ❯
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L'incredibile storia di Nino Scotellaro, pubblico ministero siciliano che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta contro la mafia e che improvvisamente viene accusato di essere uno di coloro che ha sempre combattuto: un mafioso. Espandi ▽
Il ponte sullo Stretto di Messina è divenuto realtà... ovviamente con l'intercessione della malavita. In questa Italia dell'immediato futuro il magistrato Nino Scotellaro, viene accusato ingiustamente di essere colluso con il boss di Cosa Nostra Mariano Suro, responsabile della morte di un suo collega e padre di sua moglie Luvi Bray. Dopo un'imprevista fuga dalla detenzione, il magistrato deciderà di trovare giustizia passando per un'altra strada: quella della vendetta di sangue.
The Bad Guy è un'ottima serie sotto moltissimi punti di vista: a livello formale non sbaglia di una virgola, l'ottima fotografia e le scelte registiche sono molto interessanti, il montaggio serrato e la giusta, attenta, congiunzione musicale che spazia da Mina agli Swans, passando per Battiato e Santana, offrono un buon esempio di cosa la produzione italiana - se messa nelle giuste condizioni di lavoro - può offrire anche nel mercato locale.
Sorprendente inoltre è il lavoro di Pandolfi, che ci dona forse una delle sue migliori interpretazioni e alcuni spaccati psicologici di un'avvocata dura, razionale e al contempo ferita e vulnerabile. Recensione ❯
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Il racconto degli ultimi giorni di Aldo Moro Espandi ▽
Il racconto dei tragici giorni del rapimento di Aldo Moro, visti attraverso i molteplici punti di vista dei personaggi che di quella tragedia furono protagonisti e vittime. Marco Bellocchio, dopo Buongiorno, notte, torna su quelle drammatiche pagine della nostra storia con un nuovo originale sguardo: 'Ho voluto stavolta farne una serie per raccontare l'Esterno di quei 55 giorni italiani stando però fuori dalla prigione tranne che alla fine, all'epilogo tragico. Esterno notte perché stavolta i protagonisti sono gli uomini e le donne che agirono fuori della prigione, coinvolti a vario titolo nel sequestro: la famiglia, i politici, i preti, il Papa, i professori, i maghi, le forze dell'ordine, i servizi segreti, i brigatisti in libertà e in galera, persino i mafiosi, gli infiltrati". Recensione ❯
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Ha vent'anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. Espandi ▽
Daniele si risveglia in un ospedale psichiatrico e scopre di essere oggetto di un trattamento sanitario obbligatorio, o TSO, della durata di una settimana. All’inizio non capisce il perché del suo ricovero, ma gradualmente i ricordi riaffiorano, compreso l’episodio di violenza in cui è culminato il suo comportamento oppositivo. Giorno dopo giorno Daniele si confronterà con i suoi compagni di stanza, cinque anime in pena come lui con vissuti ed età diversi ma la stessa difficoltà di stare al mondo. E quella che sembrava essere una punizione si rivela una possibilità di ammetter a se stesso e agli altri la propria fragilità e il proprio senso di inadeguatezza. Ci sarà spazio anche per un rapporto speciale con una giovane degente che ha cercato di togliersi la vita.
Tutto chiede salvezza, debutto alla regia nella servilità di Francesco Bruni, tratto dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, si distingue per una scrittura efficace anche se a tratti troppo aderente alla sua fonte letteraria. Lo schema è quello classico del film ospedaliero che ha la sua punta di diamante in Qualcuno volò sul nido del cuculo
La sceneggiatura imposta un crescendo rispettato dalla coralità del cast e molto abile nell’agganciare lo spettatore e portarlo con sé di puntata in puntata, come si conviene ad una serie che funziona, sfruttando bene la possibilità di stratificare i personaggi ad ogni episodio successivo. Recensione ❯
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Una serie importante ed estremamente appassionante su un sistema perverso. Per tutti, non solo gli amanti dello sport. Drammatico, Sportivo, Thriller - Italia2022.
Una serie thriller tratta dall'omonimo libro di Ilaria Bernardini. Espandi ▽
Corpo libero, nell'indagare il rapporto mai sano tra adolescenza e agonismo, propone a chi guarda il viaggio (tutt'altro che solo sportivo) di una squadra di ginnaste artistiche verso il loro agognato torneo. Classificarsi altro che prime non è un'opzione pensabile: l'imperativo categorico è vincere e per arrivare allo scopo è dichiaratamente percorribile ogni mezzo. Delitto compreso.
Siamo di fronte ad una serie appassionante anche per i non amanti dello sport, perché denuncia un sistema corrotto non solo dal doping, ma dalla stessa determinazione a trattare gli adolescenti come degli oggetti da modellare per i propri scopi, ignorandone i sentimenti, le esigenze e le metamorfosi di una crescita inevitabile.
Una serie importante per riflettere non sole sulle storture dell'agonismo contemporaneo, ma sulla discrepanza incolmabile tra mondo degli adulti e mondo degli adolescenti. Recensione ❯
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Un supernatural crime drama con il vincitore del David di Donatello Edoardo Pesce, ambientato in una Roma ultra-periferica di Corviale, un edificio lungo 986 metri. Espandi ▽
La serie Christian è liberamente ispirata alla graphic novel “Stigmate” di Lorenzo Mattotti e Claudio Piersanti, dalla quale Roberto “Saku” Cinardi aveva già tratto un cortometraggio. La (nutrita) squadra di sceneggiatori ha il compito non facile di far accettare al pubblico un livello alto di sospensione dell’incredulità, e affronta questa difficoltà radicando la storia in una realtà urbana degradata e mantenendo un linguaggio estremamente concreto, con atmosfere a metà fra il Dogman di Matteo Garrone e Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti (peraltro attore protagonista del corto Christian da cui è gemmata la serie). Funziona? Dipende dai diversi livelli di tolleranza di chi guarda: per l’improbabilità della situazione; per il romanesco insistito; per la reverenza ai mondi di Garrone e Mainetti, che tolgono originalità alla messinscena; per gli eccessi melodrammatici, dato che Christian flirta con “Romeo e Giulietta” e con “Macbeth”, per citare solo due titoli scespiriani. La sua chiave più efficace resta l’ironia crudele, alternata ad una tenerezza autentica (ma non necessariamente omni perdono) fra madri e figli, amanti, amici e fratelli. Recensione ❯
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La serie, partendo dal terribile caso di cronaca del 1975, ripercorre tutte le fasi del processo, raccontando quanto abbia cambiato radicalmente la società italiana dell'epoca e contribuito alla lotta per i diritti delle donne. Espandi ▽
La serie rielabora il processo contro gli aguzzini di Donatella Colasanti (Ambrosia Caldarelli) e Rosaria Lopez, due giovani amiche che, nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975, vennero rapite e brutalmente seviziate, attirate con l'inganno da Gianni Guido (Marco Tè), Angelo Izzo (Guglielmo Poggi) e Andrea Ghira (Leonardo Mazzarotto) a San Felice Circeo (LT). Delle due, solo una ne uscirà salva e la sua testimonianza, durante il processo conseguente al suo ritrovamento, sarà un momento fondamentale nella giurisprudenza italiana e nella lotta per i diritti delle donne.
Sin dal primo episodio, infatti, il racconto - affidato alla regia di Andrea Molaioli - si concentra sull'importanza storica e giurisprudenziale dell'evento, rendendo la serie un raro esempio di legal drama italiano ben riuscito.
Da notare l'eccelsa recitazione di Pia Lanciotti nel ruolo dell'avvocata Tina Lagostena Bassi, figura e personaggio che funge da catalizzatore nel processo di acquisizione di una consapevolezza sociale sullo stupro - fino ad allora considerato un reato morale. Recensione ❯
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Nuova serie originale italiana di Netflix tratta dall'omonimo romanzo di Marco Missiroli Espandi ▽
Finalmente. Dobbiamo iniziare con questa parola il commento alla nuova serie Netflix realizzata da un cast tecnico e artistico interamente italiano; finalmente una storia sull’amore e non d’amore; finalmente un ragionato impiego delle risorse, sia economiche ma anche e soprattutto attoriali, che il nostro paese ha, forti e concrete, lasciate in attesa da troppo tempo e troppo spesso in sospeso; e finalmente Milano, soprattutto Milano, che sorge più che in ogni altra (anche piuttosto recente) serie prodotta dai colossi dello streaming compulsivo. Scordatevi le classiche storie d’amore all’italiana e addentriamoci in una relazione stabile e (im)perfetta, dove sono i dettagli a fare la differenza. E scordatevi quella distraente necessità di trasferire l’eterogeneità linguistica tutta italiana in un chiassoso pot-pourri di dialetti e accenti, una “fonologia” troppo spesso confluente nel romano e oggi quasi sempre causa di facili stereotipizzazioni. Che siate voi in coppia, single o poliamorosi, che apprezziate o meno (come chi scrive) il soggetto narrativo dell’amore, Fedeltà è una serie riuscita da ogni punto di vista, che merita una visione attenta da parte di un pubblico esteso. Recensione ❯
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Una fiction Rai che intrattiene e informa su un tema scottante non sempre trattato con sufficiente attenzione. Drammatico, Italia2022. Durata 50 Minuti.
Le vicende di Elena Zonin, una poliziotta che vive a Roma dove si occupa di crimini informatici e, in particolare, di reati contro l'infanzia. Espandi ▽
Vittoria Puccini costituisce il nome di richiamo per una serie che assolve a uno dei compiti che la Rai, in quanto televisione pubblica, dovrebbe avere nel proprio DNA. Cioè fare informazione che, con metodi divulgativi, arrivi al grande pubblico su tematiche anche scottanti ma forse non troppo presenti all’attenzione quotidiana. In questo caso si tratta della pedopornografia in rete, un’insidia di cui molti genitori sottovalutano la pericolosità lasciando navigare i propri figli in rete senza alcun controllo. Ciro Visco, con alle spalle un nutrito gruppo di sceneggiatori, sa come articolare la materia tenendo presenti più livelli di attrazione. Non capita poi così spesso che fiction RAI siano pronte, pensate e scritte per l’esportazione. Questa lo è. Recensione ❯
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Un complesso edilizio della periferia milanese diventa teatro di una storia d'amore, di vendetta, di libertà e di affermazione personale. Espandi ▽
Prodotta da Sky Studios Italia, con la supervisione musicale del rapper Salmo (che interpreta anche un piccolo ruolo), una serie che racconta le nuove conformazioni urbane e sociali di Milano, pur costruendo un paesaggio totalmente fittizio e irreale. Il quartiere del film è una città immaginaria, composta da tante periferie che insieme vanno a formare il quadro astratto di una città in rapidissima trasformazione, attraversata per davvero dall’impazienza e dalla rabbia di chi – figlio di immigrati, giovane disilluso, criminale senza alternativa – chiede di occupare un posto nella società. La serie è figlia di questo movimento metropolitano: mescola i generi, il noir, il gangster movie, il melodramma, il coming of age in una cornice da graphic novel, visivamente connotata e geograficamente indefinita.
Niente in Blocco 181 è nuovo, né la scelta di Milano come paesaggio metropolitano attraversato dai conflitti della società contemporanea – sperequazione della ricchezza, speculazione edilizia, dominio incontrastato della criminalità organizzata –; né il racconto delle giovani generazioni sedotte dal crimine come condizione di vita. Recensione ❯
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Il controverso direttore di un carcere, dove nessuna delle leggi dello Stato ha valore, perché il bene e il male dipendono dal suo giudizio. Un uomo apparentemente forte, posseduto in realtà da un ingombrante dark side. Espandi ▽
Diamo il benvenuto al primo prison drama italiano che, eccezionalmente, trasforma il volto di Luca Zingaretti da rassicurante, quale era nel suo Montalbano, a oscuro e ambiguo. Dobbiamo riconoscere le capacità dell'ex commissario, ora direttore imperscrutabile e algido, di cambiare la propria forma: vedremo un Testori al limite della correttezza, intento a mantenere un sistema carcerario estremamente instabile, soprattutto nei rapporti interni che mimano quelli di una società molto poco integrata a livello etnico, culturale e religioso. La serie ha moltissimi elementi interessanti e ricolloca sul suolo italiano un tipo di narrazione che impedisce a chi guarda di stabilire dove sia il giusto e lo sbagliato, il bene e il male, benché fin troppe lance si spezzano a favore di coloro che spesso entrano ed escono dalle norme per garantire una giustizia talvolta troppo interpretata e poco seguita. La regia di Giuseppe Gagliardi è estremamente piacevole, certamente differente dai drammi carcerari statunitensi a cui siamo abituati, ma comunque molto abile nell'inquadrare e governare scene di massa in luoghi interni, spesso asfittici o regolari, nonché complicati dalla varietà etnica e culturale che occupa i luoghi di una prigione di massima sicurezza. Recensione ❯
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Un esplosivo racconto di formazione, una commedia dark-rock immersa nella cultura pop degli Anni 80. Espandi ▽
Nord Italia, scintillanti anni 80. Per amore della figura paterna perduta, Alice si trova catapultata nel mondo del crimine, nel quale impara a sopravvivere anche grazie all'uso dell'immaginazione, alimentata da riferimenti, televisivi, cinematografici e musicali degli anni 80. Come la fortunata Stranger Things, che fa dell'esplicita citazione di un determinato immaginario letterario e cinematografico (King e Spielberg, primi fra tutti), il suo principale marchio di fabbrica, anche Bang Bang Baby si segnala per la spudorata volontà di citare, e nel caso della serie Prime video di far suo, un determinato contesto e trasformarlo in una vera e propria impalcatura su cui costruire ogni puntata. Insomma, a prescindere da difetti e inciampi, c’è da rimanere affascinati di fronte a Bang Bang Baby e alla sua voglia di sperimentare… Voglia che la presenza delle SVOD non fa che incentivare e che, anche se a piccoli passi, era ora travolgesse i prodotti seriali italiani. Recensione ❯
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L'adattamento italiano del legal dramedy di successo targato BBC The Split. Espandi ▽
Le vicende personali e professionali della famiglia Battaglia: Marina la matriarca, a capo di uno studio legale di avvocati divorzisti, e le sue tre figlie, Anna, Nina e Viola. Anna, in cerca di una maggiore autonomia, lascia la prestigiosa attività familiare per lo studio legale Zander, dove ritrova un suo vecchio amico, Massimo che da subito cerca un chiarimento su quanto accaduto tra di loro in passato. Nina, single irrisolta e mina vagante nelle riunioni di famiglia, mostra un'ostinata resistenza ai coinvolgimenti sentimentali per coprire le proprie fragilità, e infine, Viola l'unica che non ha seguito il percorso lavorativo delle altre, immersa nei preparativi delle sue nozze con Alessandro. Il ritorno inaspettato del padre dopo tanti anni, costringerà le protagoniste ad un confronto con il passato e con le loro scelte di vita.
Le puntate della fiction, adattamento italiano dal legal dramedy inglese The Split (BBC), seguono una struttura ricorrente: due cause legali che, spesso grazie ai saggi avvocati, si risolvono senza necessariamente finire in tribunale, e lasciano i clienti con riflessioni e consapevolezze nuove.
La fiction risulta nel complesso molto godibile e appassionante, in cui il vero protagonista è il matrimonio e le sue difficoltà, e dove alla fine anche gli avvocati, considerati i più cinici tra i cinici, mostrano tutte le loro fragilità e debolezze a favore di un trionfo dei sentimenti, con un finale aperto che lascia spazio alla prossima stagione. Recensione ❯
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Una miniserie ricca di colpi di scena per raccontare Sogni, difficoltà e speranze nell'Italia rurale degli anni '60. Drammatico, Italia2022. Durata 102 Minuti.
Una donna accetta un matrimonio per procura che dal Sud Italia si trasferisce nel vicentino per raggiungere il marito. Ma la nuova vita non sarà facile. Espandi ▽
Maria è una giovane donna calabrese costretta a un matrimonio per procura dall'indigenza della sua famiglia. Ad assicurare loro un vaglia mensile è il brutale Vittorio, un piccolo proprietario terriero veneto che impone al nipote Italo una moglie che gli dia figli per il lavoro nei campi. Italo però vive nel ricordo della moglie morta in circostanze misteriose e con un figlio, Paolino, che si è rifugiato a vivere nella stalla. Maria soffre ma resiste e con il passare dei mesi e degli anni si conquista un ruolo come donna in un mondo ancora fortemente maschilista. C'è però Antonio, un antico amore dell'adolescenza, che torna minacciosamente a farsi vivo. Recensione ❯
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Un drama di formazione che ruota intorno alla complessa relazione tra l'aspetto fisico e l'identità. Espandi ▽
Andrea e Marco sono due gemelli di Latina. Con i loro compagni e amici tentano di rispondere alla domanda "Chi sono io?", mentre la vita scorre tra un primo bacio e una serata in discoteca con gli amici. Due gemelli diversi di diciassette anni stanno crescendo ed esplorando se stessi. Sono diversi nello stile dei capelli, ma soprattutto nel carattere, uno è impacciato e fragile, l'altro apparentemente spavaldo ma con una vita parallela.
Per chi ama l'utilizzo iperbolico di musiche e scritte colorate Prisma è il prodotto perfetto: ogni sfasamento temporale è segnalato da lettere cubitali fluorescenti (i richiami al passato sono continui), e le musiche sono una costante della serie.
Piacerà comunque ad un pubblico adolescenziale, ben disposto a identificarsi con i suoi protagonisti in cerca del loro posto nel mondo, e magari nostalgico di mood e stile di serie teen di successo come SKAM Italia. Recensione ❯
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