Fin da quando ha memoria, Silvia D'Amico sapeva che sarebbe diventata attrice.
Fin da quando la madre la soprannominava "Eleonora Duse" per la sua passione di "fare le sceneggiate", ma ancora prima, fin dal suo nome, che richiama quello del celebre critico teatrale, Silvio D'Amico, cui venne affidata la direzione della Regia Scuola di Recitazione, poi diventata sotto le sue mani l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, a lui intitolata dopo la sua morte e che lei peraltro ha frequentato.
Con una filmografia incredibile, sospesa tra il dramma (Non essere cattivo di Claudio Caligari) e la commedia (Brave ragazze di Michela Andreozzi e Il Regno di Francesco Fanuele e accanto a Stefano Fresi), si fa forte di una formazione precoce (ha meno di quattordici anni quando inizia i primi corsi di teatro), totalmente impregnata dalle lezioni di Carlo Cecchi, grazie alle quali ha assimilato che il ruolo di attrice è quello di colei che trasforma se stessa per diventare "Altra", spesso addirittura il suo opposto, con una versatilità piena e imprenata di sapiente arte del convincimento. All'interprete, e quindi a Silvia D'Amico, viene chiesto di prendere quindi un'altra forma, estraniandosi dalla propria.
Appena uscita dall'Accademia è Giuseppe Piccioni a volerla per una sua opera: Il rosso e il blu. A lei, i panni di una studentessa innamorata del suo professore, un bello e ingenuo Riccardo Scamarcio. Ma è sotto la direzione di Roan Johnson (che poi la vorrà anche nella miniserie I delitti del BarLume) in Fino a qui tutto bene che ottiene la Menzione Speciale al Premio Guglielmo Biraghi. Nel mezzo, Alessandro Aronadio (Orecchie), Paolo Genovese (The Place, dove è una ragazza che deve compiere una rapina per diventare più bella), Simone Spada (il divertente Hotel Gagarin), Marco Bonfanti (L'uomo senza gravità), entrando di diritto in quella schiera di attrici della sua generazione che stanno lasciando il segno nel cinema italiano (Ambra Angiolini, Serena Rossi e Ilenia Pastorelli) e che continuamente dialogano con le altre generazioni del grande schermo (Roberto Herlitzka, Michela Cescon, Elena Cotta).
Studi, cinema e primi premi
Nata a Roma, dopo aver studiato recitazione presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica e aver esordito nel 2012 nel ruolo della bella e fragile allieva Angela del già citato Il rosso e il blu, partecipa alla commedia corale Fino a qui tutto bene, che le fa vincere una Menzione Speciale al Premio Guglielmo Biraghi. Nella pellicola, lei e altri quattro attori (Alessio Vassallo, Paolo Cioni, Guglielmo Favilla e Melissa Bartolini) interpretano cinque coinquilini di una Casa dello Studente, che però si apprestano a lasciare per intraprendere ognuno la sua strada.
Caligari la sceglie invece per essere Viviana in Non essere cattivo, titolo che viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia; di seguito parteciperà a L'ospite (2017), Diva! (2017), Raccontare Venezia (2017), l'ottimo giallo Finché c'è Prosecco c'è speranza (2017), Il colpo del cane (2018), Non sono un assassino (2019) e Margini di Niccolò Falsetti, diventando la cassiera di un supermarket sposata a un musicista punk disoccupato. Nel 2023 è diretta da Edoardo De Angelis nel film d'apertura della Mostra del Cinema di Venezia Comandante. Sarà poi protagonista del film tratto dal romanzo di Matteo Bussola L'invenzione di noi due.
Tv
Televisivamente nota per il ruolo dell'Ispettrice Capo Bertinelli in Squadra antimafia - Il ritorno del boss e per Vi perdono ma inginocchiatevi di Claudio Bonivento, partecipa alla seconda stagione di Questo nostro amore di Luca Ribuoli e a A casa tutti bene di Gabriele Muccino. Ma appare anche in Christian con Edoardo Pesce e Claudio Santamaria, nella parte di una prostituta tossicodipendente.