Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 330 minuti |
Al cinema | 264 sale cinematografiche |
Regia di | Marco Bellocchio |
Attori | Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Fausto Russo Alesi, Gabriel Montesi Daniela Marra, Paolo Pierobon, Fabrizio Contri, Vito Facciolla. |
Uscita | mercoledì 18 maggio 2022 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,99 su 20 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 18 maggio 2022
Una serie interamente dedicata al rapimento e all'assassinio di Aldo Moro. Esterno Notte è 2° in classifica al Box Office. martedì 24 maggio ha incassato € 20.778,00 e registrato 3.462 presenze.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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1978. Aldo Moro, nel farsi campione del compromesso storico, firma la sua condanna: agli occhi delle Brigate Rosse, che vogliono il rovesciamento del governo, e a quelli della Democrazia Cristiana più conservatrice, che rifiuta qualunque coalizione con il Partito Comunista Italiano. Moro viene rapito dalle BR e trattenuto in prigionia per 55 giorni di buio, durante i quali all'esterno succederà di tutto: incontri al vertice, crisi di coscienza, tavoli politici e tormenti privati, accordi e disaccordi, e poi lettere, segnalazioni, comunicati, false piste e piste volutamente falsate, proteste di piazza, maxiprocessi, udienze. Tutto sotto gli occhi di tutti, eppure tutto segreto e misterioso. È quella notte esterna in cui l'Italia ha vissuto e continua a vivere, poiché il caso Moro, come molti altri misteri nazionali, resta impresso nella memoria di tutti, ennesimo vulnus di Stato destinato a non essere sanato. "Aldo Moro è l'Italia", si dice in Esterno Notte, la serie in sei puntate con cui Marco Bellocchio rimette mano al racconto del caso Moro, vent'anni dopo il suo Buongiorno, notte.
Ed è proprio come cartina di tornasole del nostro Paese che Bellocchio affronta di nuovo quel vulnus, rifrangendo la vicenda attraverso vari prisma.
Francesco Cossiga, Papa Paolo VI, Adriana Faranda, Eleonora Moro. Più tante figure di mezzo (o mezze figure) come Benigno Zaccagnini, Enrico Berlinguer, Valerio Morucci, Domenico Spinella, Cesare Curioni, un probabile Steve Pieczenik. E naturalmente Giulio Andreotti. Bellocchio affronta la serialità come il più geniale degli showrunner, perché invece di puntate crea stazioni della Via Crucis per un morituro predestinato dalle sue scelte politiche e personali: e il ticchettio con cui comincia il racconto segnala l'inizio del conto alla rovescia della sua parabola cristica. La prima "stazione" è dedicata a Moro stesso, interpretato da Fabrizio Gifuni con un atto di immedesimazione totale e di profonda empatia con l'uomo molto prima che il rappresentante dello Stato. Il suo Moro si muove in un mondo di ombre e di silhouette scure che procedono in branco: e che diventeranno quei "manichini" che tutti ricordiamo, allineati in prima fila al suo funerale. La sua storia è quintessenzialmente italiana e "letteraria": il matrimonio DC-PCI "non s'ha da fare", e Moro lo racconta come una mossa gattopardiana al suo partito, antigattopardiana a Enrico Berlinguer. Lavati bene le mani, ripete Moro alla figlia, e saranno in molti a lavarsi le mani di lui, compreso il più pilatesco di tutti, quell'Andreotti cui non è dedicato un capitolo ma che aleggia su tutta la vicenda, comparendo qua e là come una maschera da Bagaglino, e portando via con sé tutti si segreti di Stato. E sulle mani di Cossiga, ben interpretato da Fausto Russo Alesi e chiamato ad incarnare un senso di colpa inestinguibile, compaiono macchie che ricordano quelle sulle mani di Lady Macbeth. Anche Palo VI, in cui si cala con autorevolezza e pietas Toni Servillo, si impone un cilicio e una condotta pubblica che fa di lui l'alter ego ecclesiastico di Moro. Persino Adriana Faranda (la "dura" Daniela Marra) è tormentata dal dubbio: sulle vere intenzioni dei brigatisti, sul senso logico di sacrificare l'ostaggio, sulla scelta di abbandonare la figlia per sposare la rivoluzione. Eleonora Moro è invece una monumentale Margherita Buy nel ruolo della sua carriera: riservata ma non mite, continuamente spiazzata dall'incalzare degli eventi e sempre più orripilata dall'immobilismo della DC, gradualmente consapevole del martirio cui i suoi "amici" hanno destinato il marito, pentita della fiducia loro accordata.
Intorno a loro, quel circo mediatico e quelle immagini incise nella nostra memoria: manifestazioni e proteste, elicotteri e posti di blocco, sedute spiritiche e buchi nell'acqua, maghi e psicologi, intercettazioni e sogni rivelatori. E quelle richieste disperate d'aiuto, quella paura dichiarata della morte, da parte di un uomo di Stato, che l'hanno avvicinato a tutti noi, facendoci recepire la "linea d fermezza" del governo come un'aberrazione disumana e imperdonabile. La maestria di Bellocchio e dei suoi cosceneggiatori (Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino) sta nel raccontare con impeto sanguigno e indignazione, nel giustapporre momenti e immagini (il montaggio impeccabile è di Francesca Calvelli), nell'evocare fantasmi, nel trovare gli accompagnamenti musicali giusti (compresa un'Internazionale "wagneriana"), nell'intessere immagini di archivio e frammenti di TG che ci ricordano lo stupore annichilito con cui tutti abbiamo seguito la vicenda. "Restituite alla libertà, alla famiglia, alla vita civile Aldo Moro", dice Paolo VI, e quello che fa Marco Bellocchio è restituire al pubblico italiano, attraverso la sua rielaborazione artistica e creativa, una pagina della nostra Storia nella sua stratificata complessità, ricordandoci la cieca obbedienza di tanti: al potere, alla rivoluzione, agli "amici americani", alla Chiesa e a quella prudenza che "è la prima delle virtù cardinali". Lo scollinamento progressivo di Aldo Moro verso il suo destino segnato è raccontato come la discesa in un imbuto, come Alfredino Rampi nel pozzo artesiano, circondato da sedicenti "salvatori" cui Moro faceva "più paura da vivo che da morto". Il registro con cui Bellocchio ripercorre questa "storia ignobile" da par suo si muove fra il grottesco e il ridicolo, fra l'impasse istituzionale e il delirio ideologico delle BR. Un mondo che "si ci fosse luce sarebbe bellissimo", ma che invece è l'esterno notte della nostra coscienza.
Perché Marco Bellocchio sente la necessità con "Esterno notte" di ripercorrere i luoghi mentali del precedente "Buongiorno notte"? Perché in realtà le due opere si pongono su piani nettamente diversi. Mentre il film precedente scava in modo cupo all'interno del personaggio ispirato alla brigatista Braghetti, mostrando in modo lacerante le ferite [...] Vai alla recensione »
Perché Marco Bellocchio sente la necessità con "Esterno notte" di ripercorrere i luoghi mentali del precedente "Buongiorno notte"? Perché in realtà le due opere si pongono su piani nettamente diversi. Mentre il film precedente scava in modo cupo all'interno del personaggio ispirato alla brigatista Braghetti, mostrando in modo lacerante le ferite [...] Vai alla recensione »
Le prime immagini di Esterno notte, la serie di Marco Bellocchio sul caso Moro presentata mercoledi 18 maggio a Cannes, sembrano cominciare dove finiva il suo Buongiorno notte. Aldo Moro, s'immagina, è stato liberato dalle Brigate rosse. È in ospedale; al suo capezzale accorrono i compagni di partito e una lacrima scorre sul suo volto. In realtà, nel corso della vicenda, ci si dimentica presto di questo [...] Vai alla recensione »
L'umanità di Aldo Moro, i tormenti di Cossiga, l'apprensione e l'afflato spirituale di Papa Paolo VI. È scandito da ritratti, il ritorno di Marco Bellocchio sulla scena del rapimento del segretario della Democrazia Cristiana. Il progetto «Esterno notte» nasce come serie tv (attesa su Rai1 in autunno), ma viene distribuito nelle sale suddiviso in due film.
"Dopo quello che mi è accaduto, non mi resta che dichiarare la mia totale incompatibilità con la DC. Mi dimetto da tutte le cariche... mi dimetto dalla DC". A parlare è Aldo Moro (Fabrizio Gifuni), a maggio 1978, mentre nel corridoio di un ospedale una suora presidia la sua stanza. Flebo al braccio, si riprende dai 55 giorni di rapimento in cui ha scritto molto, soprattutto cose che riguardano i tre [...] Vai alla recensione »
Il prossimo 9 novembre, del ragazzo che fu Bellocchio mantiene la volontà di sguardo e la necessità di trasfigurazione: la realtà è insufficiente, solo l'immaginazione può attingere alla verità. Stavolta non chiede più alla Chiara di Maya Sansa di addormentare i compagni brigatisti e catalizzare la liberazione, bensì preconizza il Moro liberato in un secondo tempo espanso ma non diluito a Buongiorno, [...] Vai alla recensione »
Il festival di Cannes accetta la serialità solo se arriva accompagnata dal regista laureato. Quest'anno ci sono "Esterno notte" di Marco Bellocchio, e "Irma Vep" di Olivier Assayas (che tra mille polemiche aveva sfondato la barriera tra cinema e tv con il suo "Carlos"). Marco Bellocchio racconta nei dettagli i 55 giorni del prigioniero Aldo Moro: la Democrazia cristiana, le lettere dal carcere, le [...] Vai alla recensione »
La grande sensibilità di Marco Bellocchio a trattare temi politici e insieme personali è ribadita con grande impatto ed emozione da "Esterno Notte", ideale prosecuzione di "Buongiorno, Notte", che già aveva colpito pubblico e critica a Venezia, nel 2003, nel delineare una personale ricostruzione del rapimento e del processo Moro. Ora Bellocchio gira la mdp verso il "fuori" della prigione, focalizzando [...] Vai alla recensione »
Se nel 2003 Bellocchio con "Buongiorno notte" narrava rapimento, detenzione e uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse nel 1978, con Roberto Herlitzka nel ruolo del presidente della De, ora con "Esterno notte" ci restituisce il prima e il durante vissuti dall'esterno. Un Fabrizio Gifuni davvero immenso per i gesti, le movenze, gli sguardi, riesce (non è affatto la prima volta per l'attore) [...] Vai alla recensione »
Il sequestro di Aldo Moro rivisto da alcuni dei protagonisti di quei due mesi del 1978 che hanno segnato la storia d'Italia. È "Esterno notte", film in due parti di Marco Bellocchio, presentato fuori concorso al 75° Festival di Cannes e subito nelle sale con il primo episodio. Il secondo arriverà il 9 giugno, mentre in autunno sarà trasmesso dalla Rai come miniserie tv.
Per Marco Bellocchio è di nuovo notte. Il momento di affrontare ancora il periodo più buio della Repubblica Italiana. Ed in effetti questo Esterno notte - presentato nella versione cinematografica al Festival di Cannes 2022 nella sezione Premiere mentre nelle nostre sale esce diviso in due parti a breve distanza l'una dall'altra, in attesa della trasmissione televisiva integrale il prossimo autunno [...] Vai alla recensione »
Anche quando il cinema decide di misurarsi con la Storia come oggetto della propria rappresentazione, finisce per avere a che fare con dei fantasmi. Questo perchè la storia non è un oggetto empirico da cercare di riprodurre con la maggiore esatezza possibile - anche se purtroppo è spesso così che la si tratta quando si discute di film a tema storico - ma è soprattutto un problema, un'enigma, un buco [...] Vai alla recensione »
A distanza di una ventina d'anni, Marco Bellocchio torna ancora sul rapimento e assassinio di Aldo Moro, trasformandolo in una serie tv di 6 episodi (o in un lungo film, come preferisce definirlo il regista) della durata di 5 ore e mezzo. La rilettura non è soltanto un rigonfiamento del film, ma anche una composizione aggiornata, che spazia e incastra in una narrazione storica ed emozionante tutte [...] Vai alla recensione »
"Nessuna manifestazione pubblica o cerimonia o discorso: nessun lutto nazionale, né funerali di Stato o medaglia alla memoria. La famiglia si chiude nel silenzio e chiede silenzio. Sulla vita e sulla morte di Aldo Moro giudicherà la storia". Quel 9 maggio del 1978, dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro in via Caetani - esattamente a metà strada tra la sede della DC e quella del PCI [...] Vai alla recensione »
I rumori fuori dalle finestre raccontano di una città in stadio di assedio, di una guerra che infuria per le strade di Roma, nel corso dei primi due vertiginosi episodi della serie di Marco Bellocchio "intorno" al caso Moro: sirene di ambulanze e macchine della polizia, slogan e urla che riecheggiano dagli scontri di repressione dei cortei. Il gioco con il repertorio non è solo quello sempre inarrivabile [...] Vai alla recensione »
Una premessa necessaria e lunga, anche se, forse, per alcuni inutile. Come dovrebbero ricordare - speriamo - i lettori di questa nostra rivista, anche i più giovani, nel 2003 Marco Bellocchio aveva girato uno dei suoi film migliori, Buongiorno, notte, dove a partire dal libro Il prigioniero (1998) della ex brigatista Anna Laura Braghetti, si narrava del rapimento, la detenzione e l'omicidio di Aldo [...] Vai alla recensione »
Aldo Moro è vivo. Giace in un letto d'ospedale, prostrato dalla prigionia. Tre suoi amici di partito (Giulio Andreotti presidente del consiglio; Benigno Zaccagni ni segretario della Dc; Francesco Cossiga ministro dell'Interno) entrano nella camera. Moro li guarda affranto, séver0. La sua voce fuori campo (Fabrizio Gifuni la ricrea con un'aderenza a tratti quasi insostenibile) dice: "Alla luce dei recenti [...] Vai alla recensione »
Marco Bellocchio spiega nelle interviste di non cercare polemiche con il suo "Esterno notte". Però aggiunge: «Poi vedremo... Un tempo si diceva che servono per far andare la gente al cinema». Temo che non sia più così, e tuttavia incuriosisce la vitalità di questo regista ottantaduenne, ancora tra i più giovani del panorama italiano, di sicuro l'unico, o quasi, capace di misurarsi con episodi cruciali [...] Vai alla recensione »
Marco Bellocchio all'inizio non ci pensava proprio a tornare sul luogo del delitto (politico), questo dice. Ha dovuto cambiare idea e lavorare sull'intransigenza dei suoi principi. Il caso Moro aveva cominciato a raccontarlo nel 2003 e il titolo del film era Buongiorno, notte. L'aveva fatto forzando l'interno delle cose e spiando dal buco della serratura il covo brigatista all'interno del quale il [...] Vai alla recensione »
L'avvio di Cannes 75 parla italiano in misura inconsueta. Tra i primi titoli in concorso c'è "Le otto montagne", firmato dai belgi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeesh ma coproduzione franco-belga-italiana, tratto dal romanzo di Paolo Cognetti premio Strega nel 2017. "Le vele scarlatte" di Pietro Marcello ha l'onore di aprire la Quinzaine des Réalisateurs.