Anno | 2003 |
Genere | Storico, |
Produzione | Italia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Marco Bellocchio |
Attori | Maya Sansa, Luigi Lo Cascio, Pier Giorgio Bellocchio, Giovanni Calcagno, Paolo Briguglia Roberto Herlitzka, Giulio Bosetti, Bruno Cariello, Alberto Cracco, Emanuela Barilozzi, Roberta Spagnuolo, Giovanni Cappelli, Antonio De Matteo. |
Uscita | venerdì 5 settembre 2003 |
Tag | Da vedere 2003 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,16 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 7 settembre 2015
Gli "anni di piombo" rivivono attraverso la vicenda di Chiara, brigatista coinvolta nel rapimento di Aldo Moro. Ha vinto un premio ai Nastri d'Argento, Il film ha ottenuto 4 candidature e vinto un premio ai David di Donatello,
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CONSIGLIATO SÌ
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Gli "anni di piombo" rivivono attraverso la vicenda di Chiara, brigatista coinvolta nel rapimento di Aldo Moro. L'ideologia si intreccia con la sua esistenza quotidiana, l'anima della combattente crede nella rivoluzione che sta per compiersi. Ma l'utopia non riesce a compensare la ferocia della lotta e Chiara comincia ad avvertire un dubbio morale che indebolisce le sue certezze.
Del sequestro e dell'omicidio di Aldo Moro sembrava si fosse detto e scritto ormai tutto. Bellocchio non teme i confronti e ci propone un altro punto di vista. Si tratta di un punto di vista al femminile a cui la brava Maya Sansa conferisce il giusto mix di realismo e onirismo. Quando le contraddizioni dell'agire si fanno troppo forti non resta che rifugiarsi nel sogno? Forse sì. Se poi il sogno è narrato da un regista che ne conosce le dinamiche si può sferrare anche un attacco pesante alle BR (in un periodo in cui sembrano rinascere) paragonandole ai fascisti durante la Resistenza. Proprio nell'apparente contraddizione tra immagini di repertorio e attori che interpretano personaggi reali (Herlitzka regge benissimo il confronto con il Volonté del film di Ferrara) sta la forza di un film che non cerca 'verità' alla Martinelli ma che riflette dolorosamente non su un 'caso' ma, ancora una volta per Bellocchio, sull'animo umano.
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BUONGIORNO, NOTTE Lasciate alle spalle le polemiche per il mancato Leone alla 60. mostra internazionale del cinema di Venezia, abbiamo ammirato il film di Bellocchio per le sue qualità umane e registiche e per l’intenso coinvolgimento civile e morale che sono, di per sé, garanti del felice esito di un’opera che, invece, un pur solido approccio di parte non avrebbe [...] Vai alla recensione »
E' impressionante la distanza che separa questa pellicola da una qualunque fiction televisiva su argomenti simili. Bellocchio rinuncia all'iperrealismo didattico-scolastico ed eleva un mediocre libello dell'ex terrorista di turno, a vette omeriche. Ovviamente c'è il rischio che chi nel didatticismo d'accatto c'è annegato non apprezzi.
Marco Bellocchio affronta un avvenimento di fondamentale importanza all’interno della Storia d’Italia come solo i grandi del cinema italiano sanno fare, ovvero con lucidità ed ammirevole consapevolezza. Il regista, rimanendo coerente con la sua poetica, fa passare in secondo piano il versante politico del racconto, ma al contempo lo incorpora perfettamente nei risvolti psicanalitici [...] Vai alla recensione »
Bellocchio ci racconta gli "anni di piombo", nel particolare il rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, visto con gli occhi di Chiara (M.Sansa) una militante brigatista che partecipa al rapimento del politico assieme ai suoi compagni. Sicuramente visionario, il regista ci mette molto del suo, ma il film a lunghi tratti è molto noioso, pur avendo una storia di tutto [...] Vai alla recensione »
"Buongiorno, notte"(Marco Bellocchio, ispirato anche dalle memorie di ANna. Laura Braghetti, brigatista"pentita", ma comunque opera dello stesso Bellocchio, 2003)precede"Esterno Notte", ma piu'di quel film di quasi vent'anni dopo e'incnentraot sulle vicende del rapimento di Aldo Moro e uccisione dellla scorta.
Il sequestro Moro ed i giorni della prigionia, sino all'uccisione, visti e narrati da una giovane brigatista del plotone che compì il gesto. Il suo entusiasmo iniziale per l'"impresa" compiuta vien man mano scemando e si affaccia in lei, con sempre più prepotenza, un atroce dubbio sulla legittimità di quanto sta realizzando, anche alla luce di come si [...] Vai alla recensione »
Utile per farsi un'idea dei fatti realmente accaduti negli anni di piombo anche grazie all'inserimento degli interessanti filmati di repertorio.
Non mi è proprio piaciuto: è un film noiosissimo, pesantissimo e non suscita alcun interesse ed emozione (tranne un forte senso di delusione che mi è rimasto appiccicato addosso). Mi aspettavo un film più drammatico e toccante che rivelasse un pochino di più i sentimenti e le sensazioni provate da Aldo Moro durante il suo periodo di prigionia, e invece [...] Vai alla recensione »
Ci voleva una bella dose di coraggio per portare sullo schermo una volta di più la vicenda Moro. Se il film è - com'è - una grande riuscita, dipende da tutta una serie di scelte compiute da Bellocchio: giuste e, in più, coraggiose. Contrariamente alle versioni docu-drammatiche del Caso Moro o del recente Piazza delle Cinque Lune, che aspiravano a rivelare la verità nascosta, Bellocchio ha scelto la [...] Vai alla recensione »
Erano quattro giovani poco più che ventenni. Erano solo quattro i ragazzi che condivisero con Aldo Moro i suoi ultimi giorni nella "Prigione del popolo" di via Montalcini, nel quartiere romano di Monteverde. Oltre a loro, in quell’appartamento nessun altro entrò consapevole del fatto che, in una piccola stanza ricavata dietro una libreria, fosse tenuto prigioniero il Presidente del maggior partito [...] Vai alla recensione »
Un film fatto di volti riquadrati dall’ombra scura di uno spioncino, di occhi che parlano più di quanto non vorrebbero, di mani, caviglie, ombre. Un film fatto di fantasmi: il fantasma di un’ideologia che si è persa in un’autoreferenzialità fuori dalla Storia, il fantasma di uno statista (ma anche di un vecchio, di un nonno) che è stato trasformato suo malgrado in un simbolo, il fantasma di una giovinezza [...] Vai alla recensione »
Dopo il sorriso di mia madre - era il titolo iniziale di L'ora di religione - ecco il sorriso del padre. Non solo per la dedica esplicita nei titoli di testa. «Le scene in cui Aldo Moro (uno straordinario Roberto Herlizka, ndr.) passeggia libero nell'appartamento», confessa infatti Marco Bellocchio, «ricordano le passeggiate notturne di mio padre, quando non dormiva e ci veniva a guardare».
In un appartamento di Roma quattro brigatisti detengono il presidente della Dc Aldo Moro. Il delitto Moro, che pesa sulla coscienza del Paese come il delitto di una figura paterna collettiva, avendo condizionato politica e utopia alla fine degli anni '70, quale diritto avanza nella Storia? Il film risponde: la vita. Mentre si decide la sua eliminazione, il film prevede anche la sua liberazione (un [...] Vai alla recensione »