Anno | 2022 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Regia di | Giuseppe Gagliardi |
Attori | Luca Zingaretti, Isabella Ragonese, Barbora Bobulova, Anna Bonaiuto . |
Tag | Da vedere 2022 |
MYmonetro | 3,11 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 12 aprile 2022
Il controverso direttore di un carcere, dove nessuna delle leggi dello Stato ha valore, perché il bene e il male dipendono dal suo giudizio. Un uomo apparentemente forte, posseduto in realtà da un ingombrante dark side.
CONSIGLIATO SÌ
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Bruno Testori (Luca Zingaretti) è il direttore del carcere di San Michele, l'unico in grado di gestire i detenuti più difficili del paese, tanto da crearsi una fama attorno alla sua durezza. Ciò che però non viene alla luce è un sistema tanto ferreo quanto ai limiti della legalità, che garantisce a questo "re" della prigione di tenere tutto sempre sotto controllo. Alcune morti sospette all'interno del carcere incrineranno la solidità del sistema Testori, creando delle crepe che attireranno l'attenzione della PM Laura Lombardo (Anna Bonaiuto), il cui unico appiglio per scoprire chi si cela dietro questo impavido direttore è la sua stessa vita, tutt'altro che stabile, tra alti e bassi con l'ex-moglie (Barbara Bobulova) e una figlia malata.
Diamo il benvenuto al primo prison drama italiano che, eccezionalmente, trasforma il volto di Luca Zingaretti da rassicurante, quale era nel suo Montalbano, a oscuro e ambiguo.
Immediatamente dobbiamo riconoscere le capacità dell'ex commissario, ora direttore imperscrutabile e algido, di cambiare la propria forma: vedremo un Testori al limite della correttezza, intento a mantenere un sistema carcerario estremamente instabile, soprattutto nei rapporti interni che mimano quelli di una società molto poco integrata a livello etnico, culturale e religioso.
La serie ha moltissimi elementi interessanti e ricolloca sul suolo italiano un tipo di narrazione che impedisce a chi guarda di stabilire dove sia il giusto e lo sbagliato, il bene e il male, benché - come vedremo - fin troppe lance si spezzano a favore di coloro che spesso entrano ed escono dalle norme per garantire una giustizia talvolta troppo interpretata e poco seguita.
La regia di Giuseppe Gagliardi è estremamente piacevole, certamente differente dai drammi carcerari statunitensi a cui siamo abituati, ma comunque molto abile nell'inquadrare e governare scene di massa in luoghi interni, spesso asfittici o regolari, nonché complicati dalla varietà etnica e culturale che occupa i luoghi di una prigione di massima sicurezza. L'ottima cura degli spazi e del posizionamento della macchina da presa è accompagnata, in questa serie Sky, da una fotografia interessante; è evidente l'attenzione e la volontà di rendere uno sguardo voyeuristico, in più occasioni rendendoci delle spie all'interno di una griglia architettonica, sfruttando bene il rapporto tra ciò che è in campo e ciò che è fuoricampo, lasciando intuire l'inaccessibilità del sistema creato dal direttore.
Testori è un uomo oscuro ma in più occasioni ne intravediamo la fragilità - certamente nei suoi rapporti familiari, così come nelle sue fughe personali dalla legalità - ma queste fratture intime sono costantemente protette da un animo testardo, dalla sua convinzione di essere nel giusto, al punto da mettere costantemente in crisi chi lo circonda. In primis l'agente Sonia Massini (Isabella Ragonese), una donna dura, a tratti rabbiosa, un inedito ruolo tanto per l'attrice quanto per un personaggio italiano femminile, promossa a comandante in seguito all'assassinio del capo della polizia penitenziaria Giorgio Colangeli (Nicola Iaccarino), miglior amico di Testori e colonna portante del sistema stesso.
Il piacere di vedere un personaggio femminile di questa fattura è controbilanciato da un'eccessiva e marcata polarità tra femminile e maschile - forse dovuta alla minore presenza femminile a livello di stesura drammatica - dove a uomini negativi, quadrati e testardi vengono contrapposte donne giuste, impettite e psicologicamente fluide, perciò capaci di intravedere i buchi del sistema corrotto.
Così troviamo una PM al limite dell'ossessione, magistralmente interpretata da Anna Bonaiuto, finalmente in un ruolo che la valorizza, vera e propria antagonista della serie, perciò altrettanto informale e ai limiti della correttezza nello svolgere la sua indagine su Testori. Sarà il suo intervento a scatenare le reali reazioni del direttore, ancor più degli eventi che stanno sconvolgendo e destabilizzando la sua prigione internamente; è forse proprio nell'integrazione di questo personaggio a livello narrativo che troviamo il dente dolente di questa serie.
Le indagini della PM Lombardo subiranno una svolta nel momento in cui si soffermerà sulla vita personale del protagonista... eppure in qualche modo già sapevamo che quello sarebbe stato il suo tallone d'Achille. Troppo enunciato sin dall'inizio, rivelato al punto da farci comprendere le decisioni di questo personaggio, da farcele accettare, da renderle giustificabili o, addirittura, giuste. La narrazione de Il re, a causa di questo didascalismo che la connota soprattutto nei primi episodi, impedisce da un lato di appassionare lo spettatore attraverso l'indagine della PM (già sappiamo che Testori è in crisi, già ne vediamo la caduta, sin dal primo episodio) ma soprattutto posiziona il racconto "dalla parte del cattivo".
Vi è un sostanziale fraintendimento delle strategie narrative americane, dove l'intento non è quello di giustificare le azioni di un protagonista antieroe o criminale, bensì di comprenderle mentre ce se ne distacca. Amammo la caduta all'inferno di Walter White (Breaking Bad) per mezzo di questo distacco, sempre consapevoli di non essere coinvolti in un processo all'imputato in qualità di giuria; differente è il discorso in Il Re, dove il posizionamento sin dall'inizio a favore del personaggio interpretato da Zingaretti - forte anche di un "amore" spettatoriale antecedente, quando era nelle vesti del rispettabile Montalbano - rende le azioni di Testori, dopotutto, giuste e la sua caduta un martirio.
Ricollegandoci ai fatti di cronaca più o meno recenti (da Santa Maria Capua Vetere al caso Cucchi), questo posizionamento fa un po' storcere il naso, mettendo lo spettatore in una situazione scomoda, dopo aver seguito otto episodi a dire il vero molto emozionanti, ben costruiti, ma forse poco lungimiranti.
Serie carceraria annunciata ormai due anni fa e slittata per via del Covid, dovrebbe finalmente vedere la luce su Sky. Il Re ha per protagonista Luca Zingaretti nei panni del direttore di un carcere "di frontiera" e avrà tinte appropriatamente cupe, che promettono di mostrare l'attore sotto una nuova luce, molto diversa dall'assolata Sicilia di Montalbano. La regia degli otto episodi della prima stagione è di Giuseppe Gagliardi (1982, 1983, 1984) e tra gli sceneggiatori c'è il veterano Stefano Bises. Girata tra Roma, Torino e Trieste, darà spazio anche a Isabella Ragonese (qui agente di polizia carceraria), Anna Bonaiuto (PM che indaga sul protagonista) e Barbora Bobulova (la ex moglie).
Per molti anni, si è pensato che il modo migliore per svecchiare il racconto televisivo in Italia fosse l'imitazione della serialità statunitense, non solo nelle strutture e nelle possibilità di narrazione, ma soprattutto nell'immaginario, come se bastasse usare parole, ambienti e modi di fare orecchiati dall'America per eguagliarne la potenza. Un po' come Nando Moriconi di Un americano a Roma, che [...] Vai alla recensione »
In un carcere di massima sicurezza di una località italiana di frontiera, il direttore ha imposto la "sua" legge, ben al di là di norme e regolamenti. Ma un fatto imprevisto sovverte quell'ordine tetro, soffocante, scatenando una serie di azioni, e di reazioni, che travolgono protagonisti e vittime. Ad iniziare proprio da lui, dal Re, costretto a fare i conti su più fronti con il sistema che ha messo [...] Vai alla recensione »
"E come lo tengo questo carcere senza droga? Con le mentine?" s'incavola Bruno Testori, il roccioso direttore del "San Michele", la galera dove vengono convogliati i detenuti più intrattabili d'Italia. Testori ha la faccia, la pelata, la grinta e il corpo tozzo di Luca Zingaretti, sempre in maglietta e maglione neri, tutt'altra pasta umana rispetto al siculo commissario Montalbano, benché schierato, [...] Vai alla recensione »