figliounico
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venerdì 16 dicembre 2022
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una nota stonata che guasta tutto
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Grottesca, ironica, surreale, black comedy all’italiana in sei episodi. Il soggetto prende spunto da fatti reali per la messa in scena di una storia completamente romanzata. A meno che non si voglia fare cinema verità (ma ne nascono ancora di Petri e di Rosi?) è un approccio corretto per trattare argomenti seri in modo divertente, già sperimentato, sebbene in forme diverse ma analoghe, da Pif nel 2013 con La mafia uccide solo d’estate. Il film paradigmatico di questo genere è Quei bravi ragazzi di Scorsese, che, forse, ha ispirato il duo registico Fontana-Stasi, almeno per il titolo del loro The bad guy. Ottimo il cast nel suo complesso, tuttavia è Luigi lo Cascio a tenere banco dalla prima all’ultima scena.
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Grottesca, ironica, surreale, black comedy all’italiana in sei episodi. Il soggetto prende spunto da fatti reali per la messa in scena di una storia completamente romanzata. A meno che non si voglia fare cinema verità (ma ne nascono ancora di Petri e di Rosi?) è un approccio corretto per trattare argomenti seri in modo divertente, già sperimentato, sebbene in forme diverse ma analoghe, da Pif nel 2013 con La mafia uccide solo d’estate. Il film paradigmatico di questo genere è Quei bravi ragazzi di Scorsese, che, forse, ha ispirato il duo registico Fontana-Stasi, almeno per il titolo del loro The bad guy. Ottimo il cast nel suo complesso, tuttavia è Luigi lo Cascio a tenere banco dalla prima all’ultima scena. Unica nota stonata nella sceneggiatura della prolifica quanto brava Ludovica Rampoldi, ma che purtroppo guasta tutto, è il discredito implicito, credo del tutto non voluto e casuale, del pentitismo di mafia, la cui normativa sarà oggetto di imminenti modifiche legislative. Ma questo è un altro film, prossimamente sullo schermo della feroce e per niente divertente realtà italiana.
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jonnylogan
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venerdì 16 dicembre 2022
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il conte di monte palermo
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La serie firmata da Fontana e Stasi e scritta assieme a Ludovica Rampoldi e Davide Serino, sigla un cambio di registro del genere thriller a sfondo mafioso divenendo fonte innovativa per una narrazione un tempo appannaggio di uomini dello stato dediti alla lotta a cosa nostra.
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La serie firmata da Fontana e Stasi e scritta assieme a Ludovica Rampoldi e Davide Serino, sigla un cambio di registro del genere thriller a sfondo mafioso divenendo fonte innovativa per una narrazione un tempo appannaggio di uomini dello stato dediti alla lotta a cosa nostra. Le vicende di Nino Scotellaro, Luigi Lo Cascio, in una delle sue performance migliori e intrisa delle proprie radici enfatizzate dal dialetto locale, sono quanto di più simile alle peregrinazioni di Edmond Dantes, anti eroe creato dalla penna di Alexandre Dumas padre e che in questa trasposizione contemporanea ha le sembianze di un magistrato inflessibile, afflitto da una rinite fastidiosa e pronto al sacrificio in favore della cattura del latitante Mariano Suro, regolarmente capace di sfuggirgli a causa del concretizzarsi di un atroce sospetto, ovvero di essere circondato da numerosi traditori. Attorno a Nino si muovono i ricordi di una prima parte di vita passata assieme alla moglie Luvi, avvocato penalista, orfana di un padre magistrato, anch’egli vittima di un attentato mafioso. Ma già qua si concretizza il primo colpo di scena; Nino sceglie di cambiare strategia e una volta arrestato decide di assumere le sembianze di un boss amico di coloro che fino a poco prima cercava di combattere. Il tutto sullo sfondo di una Sicilia differente da quella d’oggi in cui il ponte sullo stretto è ormai realtà e anzi assume un ruolo fondamentale per lo snodo della trama. Stasi e Fontana, duo di registi siciliani già autori della dark comedy: ‘Metti la nonna in freezer’, affidano a un manipolo di attori originari di Palermo, cresciuti fra teatro, cinema e TV, fa eccezione la sola Claudia Pandolfi nel ruolo della signora Scotellaro. Arrivando a confezionare sei episodi che si vedono tutti d’un fiato. Da vedere per una sinossi intensa e piena di colpi di scena che permette d’immergersi in una storia ancora fin troppo attuale e verosimile.
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jonnylogan
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venerdì 16 dicembre 2022
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il conte di palermo
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Dopo una vita trascorsa a combattere la mafia il magistrato Nino Scotellaro viene accusato di essere membro di cosa nostra ed è incarcerato all’Ucciardone al termine di un processo fatto di accuse infamanti. Da quel momento Nino progetta la propria vendetta decidendo di diventare quello di cui è accusato.
La serie firmata da Fontana e Stasi e scritta assieme a Ludovica Rampoldi e Davide Serino, sigla un cambio di registro del genere thriller a sfondo mafioso divenendo fonte innovativa per una narrazione un tempo appannaggio di uomini dello stato dediti alla lotta a cosa nostra.
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Dopo una vita trascorsa a combattere la mafia il magistrato Nino Scotellaro viene accusato di essere membro di cosa nostra ed è incarcerato all’Ucciardone al termine di un processo fatto di accuse infamanti. Da quel momento Nino progetta la propria vendetta decidendo di diventare quello di cui è accusato.
La serie firmata da Fontana e Stasi e scritta assieme a Ludovica Rampoldi e Davide Serino, sigla un cambio di registro del genere thriller a sfondo mafioso divenendo fonte innovativa per una narrazione un tempo appannaggio di uomini dello stato dediti alla lotta a cosa nostra. Le vicende di Nino Scotellaro, Luigi Lo Cascio, in una delle sue performance migliori e intrisa delle proprie radici enfatizzate dal dialetto locale, sono quanto di più simile alle peregrinazioni di Edmond Dantes, anti eroe creato dalla penna di Alexandre Dumas padre e che in questa trasposizione contemporanea ha le sembianze di un magistrato inflessibile, afflitto da una rinite fastidiosa e pronto al sacrificio in favore della cattura del latitante Mariano Suro, regolarmente capace di sfuggirgli a causa del concretizzarsi di un atroce sospetto, ovvero di essere circondato da numerosi traditori. Attorno a Nino si muovono i ricordi di una prima parte di vita passata assieme alla moglie Luvi, avvocato penalista, orfana di un padre magistrato, anch’egli vittima di un attentato mafioso. Ma già qua si concretizza il primo colpo di scena; Nino sceglie di cambiare strategia e una volta arrestato decide di assumere le sembianze di un boss amico di coloro che fino a poco prima cercava di combattere. Il tutto sullo sfondo di una Sicilia differente da quella d’oggi in cui il ponte sullo stretto è ormai realtà e anzi assume un ruolo fondamentale per lo snodo della trama. Stasi e Fontana, duo di registi siciliani già autori della dark comedy: ‘Metti la nonna in freezer’, affidano a un manipolo di attori originari di Palermo, cresciuti fra teatro, cinema e TV e fra i quali si stagliano Fabrizio Ferracane, Antonio Catania e Vincenzo Pirrotta, i ruoli di protagonisti. Fa eccezione la sola Claudia Pandolfi nel ruolo della signora Scotellaro, e arrivando a confezionare sei episodi che si vedono tutti d’un fiato e il cui ultimo vagito è un cliff hanger che apre più di qualche semplice possibilità per un seguito. Da vedere per una sinossi intensa e piena di colpi di scena che permette d’immergersi in una storia ancora fin troppo attuale e verosimile.
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simone.torino
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martedì 13 dicembre 2022
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ci prova tanto
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Dopo tutto il rumore su "finalmente una serie italiana all'altezza delle migliori", le aspettative erano alte.
Purtroppo deluse già dopo i primi due episodi.
I difetti delle serie e del cinema nazionali sfortunatamente rimangono, e in forte evidenza: scrittura in bilico tra grottesco e implausibile, con personaggi privi di profondità psicologica e il costante sottotesto degli sceneggiatori: "Vedete quanto sono bravo e creativo?". Totale assenza di empatia con i personaggi , prevalentemente antipatici e/o insignificanti. Figure femminili stereotipate e ritagliate nel cartone. Recitazione spesso inadeguata, a parte il valoroso Lo Cascio. Un clima di falsità diffusa.
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Dopo tutto il rumore su "finalmente una serie italiana all'altezza delle migliori", le aspettative erano alte.
Purtroppo deluse già dopo i primi due episodi.
I difetti delle serie e del cinema nazionali sfortunatamente rimangono, e in forte evidenza: scrittura in bilico tra grottesco e implausibile, con personaggi privi di profondità psicologica e il costante sottotesto degli sceneggiatori: "Vedete quanto sono bravo e creativo?". Totale assenza di empatia con i personaggi , prevalentemente antipatici e/o insignificanti. Figure femminili stereotipate e ritagliate nel cartone. Recitazione spesso inadeguata, a parte il valoroso Lo Cascio. Un clima di falsità diffusa. La solita mafia. I soliti sbirri. Dialoghi primitivi, zeppi di turpiloquio che dovrebbe fare "spregiudicato".
Il tutto solo parzialmenet compensato da una regia vivace e da una bella fotografia.
Insomma, il solito cinema italiano estetizzante e inutile che rimarca, se ce ne fosse bisogno, il declino culturale e umano del paese, senza raccontare niente di nuovo né di sostanziale e sperando tanto di prendere qualche pacca sulle spalle all'estero.
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Purtroppo deluse già dopo i primi due episodi.
I difetti delle serie e del cinema nazionali sfortunatamente rimangono, e in forte evidenza: scrittura in bilico tra grottesco e implausibile, con personaggi privi di profondità psicologica e il costante sottotesto degli sceneggiatori: "Vedete quanto sono bravo e creativo?". Totale assenza di empatia con i personaggi , prevalentemente antipatici e/o insignificanti. Figure femminili stereotipate e ritagliate nel cartone. Recitazione spesso inadeguata, a parte il valoroso Lo Cascio. Un clima di falsità diffusa.
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Dopo tutto il rumore su "finalmente una serie italiana all'altezza delle migliori", le aspettative erano alte.
Purtroppo deluse già dopo i primi due episodi.
I difetti delle serie e del cinema nazionali sfortunatamente rimangono, e in forte evidenza: scrittura in bilico tra grottesco e implausibile, con personaggi privi di profondità psicologica e il costante sottotesto degli sceneggiatori: "Vedete quanto sono bravo e creativo?". Totale assenza di empatia con i personaggi , prevalentemente antipatici e/o insignificanti. Figure femminili stereotipate e ritagliate nel cartone. Recitazione spesso inadeguata, a parte il valoroso Lo Cascio. Un clima di falsità diffusa. La solita mafia. I soliti sbirri. Dialoghi primitivi, zeppi di turpiloquio che dovrebbe fare "spregiudicato".
Il tutto solo parzialmenet compensato da una regia vivace e da una bella fotografia.
Insomma, il solito cinema italiano estetizzante e inutile che rimarca, se ce ne fosse bisogno, il declino culturale e umano del paese, senza raccontare niente di nuovo né di sostanziale e sperando tanto di prendere qualche pacca sulle spalle all'estero.
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