Un raduno astronomico nel deserto è l'occasione per ragazzi e famiglie di intrecciare le proprie esperienze. Espandi ▽
Come Nathan Zuckerman (“Il fantasma esce di scena”), Wes Anderson ha perso la magia. Tanto meglio, perché quella impotenza creatrice diventa il magnifico soggetto di
Asteroid City. Un film sul deserto del nostro scontento che comincia con un guasto. Un’auto in panne nel mezzo di
nowhere, una città cratere, un enorme buco con cui autore, film e personaggi dovranno fare i conti e comporre, (ri)comporsi. Al contrario dell’effervescente
French Dispatch, che saturava i piani nel tentativo di combattere l’assenza di appigli drammatici e tematici,
Asteroid Cityfa corpo col vuoto. Se Wes Anderson ha sempre gestito la miniatura dei grandi spazi (
Il treno per il Darjeeling, Moonrise Kingdom, Grand Budapest Hotel), questo deserto da
cartoon è uno spazio troppo grande per lui, impossibile da governare. È un ‘trucco’ alieno in tre atti che confronta i suoi eroi col vuoto interiore per riaffermare meglio il potere delle storie. Mai come oggi, il regista si è rivelato e ha rivelato la sua condizione di artista. La nuova frontiera di Wes Anderson è assumere finalmente la sua ossessione, la perfetta fotogenia della sua ossessione, è affrontare di petto le sue paure, i limiti della sua arte e i tormenti della creazione