Jep Gambardella ha raggiunto il traguardo dei 65 anni d'età. L'uomo vive ormai da anni a Roma dove si era trasferito a seguito del successo ottenuto con il suo primo e unico romanzo intitolato l'Apparato umano. Nel corso degli anni, per sua stessa ammissione, Jep ha perso la vena artistica e si è dedicato a diventare il re della mondanità attorniato da una serie di personaggi improbabili. Il disincanto e una certa noia per la vita che conduce e la morte del suo primo amore lo porteranno a guardare dentro e fuori di se alla ricerca della grande bellezza.
Ecco per sommi capi questa è la trama di un film che non si gioca tanto nel suo svolgimento ma soprattutto nelle sue immagini e dialoghi. Sicuramente l'istantanea che esce dalla macchina di Sorrentino è lontana miliardi di anni luce da quella favoleggiante tratteggiata poco tempo fa da Woody Allen nel suo To Rome with love ma d'altra parte gli intenti dei due registi non potrebbero essere più agli antipodi di così. Il film è semplicemente straordinario. Questo effetto si ottiene con una perfetta miscela di diversi ingredienti. Partiamo dal cinismo che attraversa grandi parti del film e questo lo possiamo vedere tra gli stacchi di immagini che ci regala il regista. Rimaniamo infatti ammirati dalle bellezze romane viste all'alba (siano il Colosseo piuttosto che il Gianicolo) e subito dopo eccoci catapultati ad una sguaiata festa popolata da personaggi più o meno improbabili. Così come lo sono gli "amici" di cui si circonda il protagonista Jep: si va dallo sceneggiatore di teatro che non ha mai visto decollare la sua carriera e che per giunta si fa sfruttare dalla donna di cui è innamorato, c'è la radical chic, il venditore di giocattoli dalla parlantina infinita. E' pero Servillo con i suoi dialoghi e con la sua voce fuori campo a recitare la parte del leone e ha confermarsi l'attore migliore di cui disponiamo al momento in Italia. Fantastica l'intervista all'artista ispirata dalle vibrazioni (bellissima la presa in giro di tante interviste del genere con Jep a chiedere insistentemente cosa siano queste vibrazioni) così come splendidio è il momento in cui abbandona la donna che voleva mostrargli le sue foto su facebook (a 65 anni non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare). Allo stesso tempo è terribile nello smascherare i difetti di una donna del gruppo e non esita a definirsi non solo misogino ma misantropo perchè quando si odia bisogna avere la massima ambizione. Però, e quì veniamo alla vena poetica del film, Jep sta cercando alcune risposte al senso della vita e sono molto intense le scene in cui ripensa alla prima ragazza che ha amato e che è stata anche l'unica ad avere veramente amato (le altre sono state donne più o meno dozzinali). La suora Santa che farà la comparsa alla fine cercherà di regalare un po' uno spiraglio di luce e di meravigliose frasi alla pletora formata da Gambardella e soci (la povertà si vive, mangio sempre le radici perchè le radici sono la cosa più importante) in netta contrapposizione al cardinale in odore di soglio pontificio con la fissa delle ricette (una vera macchietta). Insomma un variegato spaccato della Roma attuale che però lascia qualche speranza sul finale. Detto di Servillo anche Sorrentino si conferma regista di assoluta qualità poi molto bene Verdone mentre invece l'unica cosa che non funziona nel film è una Ferilli dalla recitazione piatta e quasi fuori ruolo poi ci sono un sacco di comparsate anche di volti del passato. Insomma tutti noi dobbiamo cercare le nostre risposte e la nostra grande bellezza nelle nostre origini, nella nostra famiglia ma soprattutto dobbiamo cercare di andare alla profondità delle cose senza lasciarci distogliere dal chiacchiericcio e dal blablablabla di fuori.
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