Peter Greenaway si fa protagonista e oggetto di studio nel documentario diretto da sua moglie. Espandi ▽
Quesiti, poesie, racconti, gesti, creazioni, visite nei musei e chiacchiere al bar. È così che Saskia Boddeke racconta dalla “a” alla “z” la figura del marito, il poliedrico regista Peter Greenaway, coinvolgendolo in tematiche a lui care attraverso uno scambio generazionale con la figlia Pip.
“A come Amsterdam, A come autistico” rappresentano l’incipit di questo “alfabeto” filmico, poetico e un po’ sperimentale girato dalla regista in maniera profonda e umana. “C for Children”, i figli. “D for Death”, la morte, come del resto: “Film” sta per film.
Peter Greenaway è un uomo che non si ferma mai, un energico creatore anche dopo gli ottanta anni, quella data che si è preso come limite per lasciare un testamento ricco di tracce, immaginazione vivida e ironia. Un’ironia che “T”, il tempo, farà sedimentare.