L'alfabeto di Peter Greenaway

Film 2017 | Documentario, +13 80 min.

Titolo originaleThe Greenaway Alphabet
Anno2017
GenereDocumentario,
ProduzionePaesi Bassi
Durata80 minuti
Regia diSaskia Boddeke
AttoriPeter Greenaway, Pip Greenaway, Saskia Boddeke .
Uscitadomenica 12 maggio 2019
TagDa vedere 2017
DistribuzioneI Wonder Pictures
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,18 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Saskia Boddeke. Un film Da vedere 2017 con Peter Greenaway, Pip Greenaway, Saskia Boddeke. Titolo originale: The Greenaway Alphabet. Genere Documentario, - Paesi Bassi, 2017, durata 80 minuti. Uscita cinema domenica 12 maggio 2019 distribuito da I Wonder Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,18 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 13 maggio 2019

Peter Greenaway si fa protagonista e oggetto di studio nel documentario diretto da sua moglie. In Italia al Box Office L'alfabeto di Peter Greenaway ha incassato 8,7 mila euro .

Consigliato sì!
3,18/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 3,50
PUBBLICO 3,03
CONSIGLIATO SÌ
L'artista visiva Saskia Boddeke racconta il marito in maniera ironica e sperimentale in un alfabeto filmico poetico e surreale.
Recensione di Rossella Farinotti
venerdì 22 febbraio 2019
Recensione di Rossella Farinotti
venerdì 22 febbraio 2019

"A come Amsterdam. A come autistico". Due parole che non indicano solamente la città in cui Peter Greenaway vive e lavora, oppure un modo di essere, ma piuttosto rappresentano l'incipit di questo "alfabeto" filmico, poetico, surreale e un po' sperimentale diretto dall'artista visiva Saskia Boddeke per raccontare la figura del marito, il poliedrico regista gallese Peter Greenaway. "Papà sei autistico, vero?" domanda Zoë (detta Pip) Greenaway al padre. "Gli autistici sono persone acute e con molta immaginazione. Sii, sono autistico", risponde il padre. È così che un'ironica e innamorata Saskia inizia a riprendere il marito Peter Greenaway dalla "a" alla "z", coinvolgendo tematiche care al regista attraverso uno scambio generazionale con la figlia Pip fatto di quesiti, scherzi, poesie, racconti, gesti, creazioni, disegni, visite nei musei, rimandi amarcord su una spiaggia nordica e chiacchierate al bar.

Una maniera profonda e umana, con tocchi cinematografici e narrativi "alla Greenaway", per un personaggio complesso come quello del regista che si lascia un po' andare guardando dritto in camera e svelando anche alcune fragilità.

Tra le fragilità svelate da Greenaway c'è la mancanza di affetto avuta da bambino - nato nel pieno dei bombardamenti della seconda guerra mondiale a Newport nel 1942 - che l'ha portato a dimenticare quasi la prima moglie e le figlie grandi, per poi riscattarsi in qualche maniera con Pip, quindicenne attenta e intelligente che ripercorre qui, col padre, alcuni tratti della sua carriera attraverso le passioni e le ossessioni - da quelle per gli animali, specialmente i volatili, per il corpo umano e la morte, ad esempio - e i suoi film.

Greenaway, come un adolescente eternamente curioso, assorbe e rielabora quello che gli interessa del mondo intorno. Tanto da ammettere, alla domanda della figlia "Se morissi ora saresti soddisfatto di te?" che "No, rifarei tutta la vita". Questo artista nelle sue opere diventa un connettore e osservatore onnivoro di nozioni, immagini, storie, movimenti, evoluzioni, personaggi, esseri viventi. Come quegli uccelli che tanto lo accattivano e da cui ha preso la passione dal padre con il quale, racconta Peter, non ha mai avuto un grande rapporto per via delle sue velleità artistiche, incomprese in famiglia. Tutti elementi che diventano una ossessione, come quella per l'ornitologia appunto, trasmessa in un film che il regista stesso definisce "enciclopedico" di tre ore dal titolo The Falls.

E intanto l'alfabeto prosegue formando una miscellanea. "C for Chidren", i figli. "D for Death", la morte. Altro concetto ricorrente nei film d Greenaway, come ricordano le immagini dell'inquietante film culto Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante (1989) dove il corpo del cattivo viene servito a banchetto, citando quel "pasto nudo" di Burroughs. E ancora la morte per il Peter umano: la paura di annegare, qui rappresentata anche nel finale del film con un'immagine quasi citazionistica a un collega della video arte come Bill Viola. Anche il protagonista di un suo film, Eisenstein in Messico (2015), si chiede se i registi verranno ricordati.

"E" sta per eleganza, come dimostra il sarto dove Peter va a farsi fare i vestiti, che lo spettatore ascolta con alternanze di altri film, come I racconti del cuscino (1996), o l'ultimo Walking to Paris (2019). Del resto: "Film" sta per film, racconta Peter. Anche se il primo amore è quello per la pittura. Infatti, mentre Greenaway spiega alla figlia, anzi, giustifica, le sue scelte stilistiche ed estetiche, sottofondo passano le immagini e i testi del surreale, intenso e pittorico Goltzius & the Pelican Company (2012). E poi ancora: "L" sta per Love. L'amore per la famiglia e quello per il cinema, "un mezzo troppo sofisticato per essere lasciato ai narratori". Per questo Greenaway non si ferma mai e sarà un energico creatore anche dopo gli ottanta anni, quella data che si è dato come limite per lasciare alla figlia e ai suoi fruitori un testamento ricco di tracce, immaginazione vivida e ironia. Un'ironia che "T", il tempo, farà sedimentare.

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STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
sabato 11 maggio 2019
Leonardo Lardieri
Sentieri Selvaggi

Dal 12 al 15 maggio I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection portano in sala L'alfabeto di Peter Greenaway, un ritratto tenero e ironico sul regista inglese, tra la sua vita privata e la sua filmografia. L'artista Saskia Boddeke racconta il marito formulando un alfabeto che ripercorre vita e arte in un dialogo con la figlia Zoë, detta Pip. Greenaway, il cui motto è "l'arte è vita e la vita [...] Vai alla recensione »

martedì 7 maggio 2019
Luca Pacilio
Film TV

Un documentario dedicato a Peter Greenaway, girato dalla moglie Saskia Boddeke che vorrebbe ricostruire l'universo, non solo poetico, del regista attraverso il dialogo con la figlia Pip. Quale forma migliore, trattandosi del gallese, di un catalogo e del ricorso a voci in ordine alfabetico? Tentare di dare ordine al caos non è quanto sottende ogni suo film? Ma anche stavolta è il caos ad avere la meglio: [...] Vai alla recensione »

giovedì 2 maggio 2019
Alessandra De Luca
Ciak

«Art is life and lite is art». È il motto di Peter Greenaway, film-maker fra i più eclettici del cinema contemporaneo. Partendo da questa premessa Saskia Boddeke, artista multimediale e moglie del regista, fa incursione nella mente del marito incorniciando la creatività di Greenaway in una conversazione con la figlia adolescente Zoé, detta Pip, che in un dialogo ricco d'ironia e tenerezza mette in [...] Vai alla recensione »

NEWS
VIDEO RECENSIONE
lunedì 6 maggio 2019
A cura della redazione

Quesiti, poesie, racconti, gesti, creazioni, visite nei musei e chiacchiere al bar. È così che Saskia Boddeke racconta dalla "a" alla "z" la figura del marito, il poliedrico regista Peter Greenaway, coinvolgendolo in tematiche a lui care attraverso uno [...]

TRAILER
venerdì 12 aprile 2019
 

"La vita è arte e l'arte è vita". Questo il motto di Peter Greenaway, filmmaker fra i più eclettici del cinema contemporaneo. Partendo da questa premessa Saskia Boddeke, artista multimediale nonché moglie del regista, fa incursione nella mente del marito. [...]

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