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L'alfabeto di Peter Greenaway, la video recensione

L'artista visiva Saskia Boddeke racconta il marito in maniera ironica e sperimentale in un alfabeto filmico poetico e surreale. Recensione di Rossella Farinotti, legge Francesco Buttironi.
di A cura della redazione

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lunedì 6 maggio 2019 - Video recensione

Quesiti, poesie, racconti, gesti, creazioni, visite nei musei e chiacchiere al bar. È così che Saskia Boddeke racconta dalla "a" alla "z" la figura del marito, il poliedrico regista Peter Greenaway, coinvolgendolo in tematiche a lui care attraverso uno scambio generazionale con la figlia Pip.
"A come Amsterdam, A come autistico" rappresentano l'incipit di questo "alfabeto" filmico, poetico e un po' sperimentale girato dalla regista in maniera profonda e umana. "C for Children", i figli. "D for Death", la morte, come del resto: "Film" sta per film.

Peter Greenaway è un uomo che non si ferma mai, un energico creatore anche dopo gli ottanta anni, quella data che si è preso come limite per lasciare un testamento ricco di tracce, immaginazione vivida e ironia. Un'ironia che "T", il tempo, farà sedimentare.
A cura della redazione

In occasione dell'uscita al cinema di L'alfabeto di Peter Greenaway, Francesco Buttironi interpreta la recensione di Rossella Farinotti.


RECENSIONE

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