fabriziog
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venerdì 10 maggio 2019
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da anni non si vedeva un buon film horror
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Nel 1983 uscì un capolavoro-cult autenticamente horror di Stephen KIng "Pet Sematary". Quando lo lessi mi piacque molto e mi spaventò. Mary Lambert si cimentò nel 1989 nella sua realizzazione cinematografica con "Cimitero vivente". Ora, nel 2019, Kevin Kölsch ha partorito una ottima pellicola paurosa con l'omonimo titolo del romanzo del genio statunitense. "Pet Sematary" non è un errore di digitazione o ignoranza della lingua. Sematary e non Cematary perché è in questo modo che i ragazzini del racconto indicano il luogo dove vanno a seppellire i loro amati animali domestici.
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Nel 1983 uscì un capolavoro-cult autenticamente horror di Stephen KIng "Pet Sematary". Quando lo lessi mi piacque molto e mi spaventò. Mary Lambert si cimentò nel 1989 nella sua realizzazione cinematografica con "Cimitero vivente". Ora, nel 2019, Kevin Kölsch ha partorito una ottima pellicola paurosa con l'omonimo titolo del romanzo del genio statunitense. "Pet Sematary" non è un errore di digitazione o ignoranza della lingua. Sematary e non Cematary perché è in questo modo che i ragazzini del racconto indicano il luogo dove vanno a seppellire i loro amati animali domestici. La storia è carica di brivido, suspense, attesa, terrore, una storia che si distanzia in alcuni punti dalla trama originaria dettata da King, forse per motivi attoriali (poi capirete). Come è inevitabile, il libro ha sempre una struttura narrante più elevata rispetto al suo sviluppo cineastico. Come dice Ammanniti, ognuno di noi mentre legge si costruisce un proprio film che provoca una fatale delusione quando non lo vede realizzato da altri sul Grande Schermo. Una famiglia che se ne va da Boston. Lui è medico e lei casalinga. Due figli: una bambina e un bimbo più piccolo. Il ricordo di una zia con la schiena contorta oscenamente raggomitolata sul letto. Gatto. Villetta. Campagna. Un cimitero di bestioline prevalentemente morte investite dai grossi camion che sfrecciano lungo la vicina statale. Non solo i pet muoiono lì. Bambini che con maschere inquietanti fanno i funerali ai loro perduti amici. E poi v'è un'area, più in là, oltre il piccolo fanciullesco cimitero, ricoperta da una terra strana, immersa in suoni che sembrano di uccelli, ma non lo sono. Ritmo elevato, che non demorde, insistente, incupito da sonorità amorfe elettroniche. Il muro non va abbattuto. La morte è più dolce. Fabrizio Giulimondi
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harloch74
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giovedì 16 maggio 2019
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bel remake
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Seconda trasposizione cinematografica di uno dei più bei libri di Stephen King,e anche questa come la controparte del 1989 non esente da differenze con l'originale letterario.Devo dire che sono andato al cinema con tanta curiosità ma ben poche aspettative visto i quasi sempre scarsi risultati in fatto di remake fatti in questi ultimi anni.premetto che non mi metterò a fare confronti con l’opera degli anni 80,poiché sarebbe inutile e anche irrispettoso verso il lavoro svolto dai due registi Kevin Koisch e Dennis Widmyer che sono riusciti a tenere un filo negli anni 80 e uno nel 2019 confezionando un prodotto attuale come fotografia e nello stesso tempo ricordando per spirito gli Horror classici degli anni 80,e quando dico per spirito intendo una cosa che negli Horror dovrebbe essere la norma ma che ormai è rara come l’oro:La paura.
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Seconda trasposizione cinematografica di uno dei più bei libri di Stephen King,e anche questa come la controparte del 1989 non esente da differenze con l'originale letterario.Devo dire che sono andato al cinema con tanta curiosità ma ben poche aspettative visto i quasi sempre scarsi risultati in fatto di remake fatti in questi ultimi anni.premetto che non mi metterò a fare confronti con l’opera degli anni 80,poiché sarebbe inutile e anche irrispettoso verso il lavoro svolto dai due registi Kevin Koisch e Dennis Widmyer che sono riusciti a tenere un filo negli anni 80 e uno nel 2019 confezionando un prodotto attuale come fotografia e nello stesso tempo ricordando per spirito gli Horror classici degli anni 80,e quando dico per spirito intendo una cosa che negli Horror dovrebbe essere la norma ma che ormai è rara come l’oro:La paura.Gia’ il Succo della storia è di per se terrificante,poiché analizza cosa può arrivare a fare qualsiasi individuo alle prese con il dolore per la perdita di una persona cara,poi i registi giocano sulla tensione che lo spettatore ha seguendo la vicenda,ben consapevole della terribile sorte dei protagonisti,in questo remake ancora più terribile che nell’originale .Inquietante,con scene davvero ben fatte e con protagonisti azzeccati nella parte.Consigliato.
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felicity
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mercoledì 12 febbraio 2020
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horror classico, elegante e rarefatto
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Il film è molto fedele al romanzo, alle sue atmosfere, a quei dettagli che lo rendono unico.
In linea generale, il film si presenta come un horror classico, elegante e rarefatto, attraversato dalla disperazione e dal senso di colpa.
Chi si aspetta un film fortemente innovativo, potrebbe rimanere deluso dalla confezione tradizionale del nuovo Pet Sematary.
Di fatto il film è un’ottima aggiunta all’universo cinematografico di Stephen King: il film è ricco di scene spaventose e deliranti.
Tutti, in Pet Sematary, sono perseguitati da tragedie del passato, eventi traumatici che hanno risonanza nel presente.
L’umorismo è tagliente, non kitsch, e le performance, soprattutto da parte di Lithgow e della giovane Laurence, vanno ben oltre il minimo sindacale.
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Il film è molto fedele al romanzo, alle sue atmosfere, a quei dettagli che lo rendono unico.
In linea generale, il film si presenta come un horror classico, elegante e rarefatto, attraversato dalla disperazione e dal senso di colpa.
Chi si aspetta un film fortemente innovativo, potrebbe rimanere deluso dalla confezione tradizionale del nuovo Pet Sematary.
Di fatto il film è un’ottima aggiunta all’universo cinematografico di Stephen King: il film è ricco di scene spaventose e deliranti.
Tutti, in Pet Sematary, sono perseguitati da tragedie del passato, eventi traumatici che hanno risonanza nel presente.
L’umorismo è tagliente, non kitsch, e le performance, soprattutto da parte di Lithgow e della giovane Laurence, vanno ben oltre il minimo sindacale.
Il film rende onore a King e racconta le sue storie a una nuova generazione.
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