gabrjack
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domenica 17 maggio 2020
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neorealismo in salsa cinese
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Gli ultimi vent'anni di una Cina vista dal di dentro. Storia di una donna mai sposata ma legata anima e corpo ad un uomo di potere, certo non un pezzo grosso semmai un mandarino locale attorniato dalla sua corte di uomini ubbidienti e rispettosi dove il motto principale è lealtà e correttezza. Questo concetto quasi romantico di una mafia buona e giusta mal si addice ai tempi rapidi della crescita cinese, attenzione non è una crescita che va nella direzione del popolo e del suo benessere, semmai il contrario e uno sviluppo caotico, da un giorno all'altro saltano gli equilibri, le miniere chiudono, i lavoratori si trovano a spasso e devono cercarsi un altro lavoro magari a centinaia di km.
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Gli ultimi vent'anni di una Cina vista dal di dentro. Storia di una donna mai sposata ma legata anima e corpo ad un uomo di potere, certo non un pezzo grosso semmai un mandarino locale attorniato dalla sua corte di uomini ubbidienti e rispettosi dove il motto principale è lealtà e correttezza. Questo concetto quasi romantico di una mafia buona e giusta mal si addice ai tempi rapidi della crescita cinese, attenzione non è una crescita che va nella direzione del popolo e del suo benessere, semmai il contrario e uno sviluppo caotico, da un giorno all'altro saltano gli equilibri, le miniere chiudono, i lavoratori si trovano a spasso e devono cercarsi un altro lavoro magari a centinaia di km.. Le città cambiano volto e cambia anche il potere. Comanda il denaro la borsa e ci si deve accodare ai nuovi padroni politici. In vent'anni, dal 2000 ad oggi, la storia di questa coppia segue quasi metaforicamente le contraddizioni di uno sviluppo squilibrato senza ideali. La disillusione scalza l'amore, l'equilibrio il rispetto tra i due è ormai un ricordo. Si lasciano si ritrovano ma niente è come prima, è terra bruciata, solo avanzi e ricordi. Emerge questa figura femminile fisicamente gracile ma caratterialmente forte, che fino alle fine cerca di salvare quel poco che rimane. L'uomo ormai minato nel fisico e nel morale vegeta nel suo vecchio quartiere isolato non piu riconsciuto dai suoi stessi ex subalterni, vive a spese della donna che lo fa curare lo risolleva ma che alla fine però lui ancora una volta l'abbandona. L'ultimo fotogramma è di una videocamera di sorveglianza dove ce la mostra allibita piu che sconsolata, che osserva nel vuoto il fallimento definitivo di un sentimento. E fotografa idealmente quello che sta avenendo in Cina : il progresso tutmultuoso per certi versi scontertante, puntato sulla produttività, su un consumismo tipicamente occidentale e l'accumulo di denaro e potere in mano a pochi, lascia intravvedere un profondo senso di
incertezza e di perplessità sul futuro di questo paese.
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gianleo67
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mercoledì 18 agosto 2021
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il boss, la bruna e il fiume...azzurro
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Figlia di un ex minatore disoccupato e compagna di un boss locale di piccolo cabotaggio, la bella Zhao Qiao si barcamena tra un locale da ballo che funge da copertura ed una bisca clandestina che fornisce sostentamento. La fedeltà al suo uomo le costerà 5 anni di carcere e 15 anni di solitudine che la condurranno, attraverso un intero continente in perpetua trasformazione, al punto di partenza delle sue dolorose peregrinazioni. L'ultimo film di Jia Zhangke è l'ennesima odissea attraverso un continente travolto dagli sconvolgimenti ambientali e sociali dell'economia di mercato, ma soprattutto la sotterranea rappresentazione di un potere centralizzato i cui effetti sono riscalati con rigore naturalistico al retroterra culturale di una piccola cittadina nel nord del paese, depauperata dei valori di un'industria mineraria in dismissione ed abbandonata ad un'economia di sussistenza dove la piccola malavita locale è un'accozzaglia di bande cui è concesso di scannarsi liberamente a vicenda, ma senza l'uso delle armi da fuoco.
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Figlia di un ex minatore disoccupato e compagna di un boss locale di piccolo cabotaggio, la bella Zhao Qiao si barcamena tra un locale da ballo che funge da copertura ed una bisca clandestina che fornisce sostentamento. La fedeltà al suo uomo le costerà 5 anni di carcere e 15 anni di solitudine che la condurranno, attraverso un intero continente in perpetua trasformazione, al punto di partenza delle sue dolorose peregrinazioni. L'ultimo film di Jia Zhangke è l'ennesima odissea attraverso un continente travolto dagli sconvolgimenti ambientali e sociali dell'economia di mercato, ma soprattutto la sotterranea rappresentazione di un potere centralizzato i cui effetti sono riscalati con rigore naturalistico al retroterra culturale di una piccola cittadina nel nord del paese, depauperata dei valori di un'industria mineraria in dismissione ed abbandonata ad un'economia di sussistenza dove la piccola malavita locale è un'accozzaglia di bande cui è concesso di scannarsi liberamente a vicenda, ma senza l'uso delle armi da fuoco. Perfino i valori tradizionali della locale mafia jianghu sono derubricati al rango di un bonario codice di comportamento che appiani tensioni da circolo della terza età per una leadership troppo avanti con gli anni e presto spazzata via da una generazione sanguinaria di giovani bulli armati soltanto di di spranghe e di coltelli. Diviso idealmente in tre parti, l'odissea on the road questa volta coinvolge la musa Zhao Tao nel suo cammino di espiazione e di inutile riscatto sociale, tradita tre volte (nell'onore, nell'amore, nella devozione) e tre volte abbandonata, secondo una struttura simmetrica che riecheggia simbolicamente nella mastodontica visione della Diga delle Tre gole, vero paradigma di una capacità di manipolazione della natura su scala continentale che finisce per avere le sue ricadute più minute sul sottobosco affaristico e sociale della varia umanità che brulica sui suoi argini. Le contraddizioni di questa Cina moderna e camaleontica ma anche razionale e pianificatrice, sono anche le sue: quelle di una donna sveglia e determinata che sa adattarsi per sopravvivere, segue il suo sogno fin dove è possibile e che sta quasi per cedere alla sirena dei sentimenti e del calore umano di una promessa senza sbocchi, ma alla fine decide di tornare sui suoi passi, al porto sicuro di un luogo d'origine dove si consumerà l'atto finale di un tradimento che ha il volto di bronzo un emiplegico che se la dà a gambe levate e di una rassegnazione incondizionata che, spalle al muro, la vede ripresa dall'occhio impassibile di una fotocamera (Cachè) che scruta da lontano le miserevoli vite di un formicaio umano senza speranza. Passibile forse di una certa frammentazione narrativa e di un andamento rapsodico, ha il pregio di giocare con eleganza ed abilità sul labile confine del non detto e della mimica espressiva di caratterizzazioni umane che lasciano il segno. Silver Hugo per la migliore attrice protagonista e per la miglior regia e candidato al Golden Hugo per il miglior lungometraggio al Chicago International Film Festival 2018.
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maramaldo
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sabato 11 maggio 2019
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la cina è più vicina
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ma non v'è traccia del Celeste Impero. Ripensandoci e ripensandosi Jia Zhangke confeziona un lavoro che, come tutte le belle scritture orientali, si presta a così tante letture fino a stimolare le esegesi più esoteriche. Tentando anch'io un'intellettualizione, lo paragonerei ad un fugato a due voci con corale. Questo, in realtà, fittizio in quanto il monolito ex-proletario vi si è sgretolato in individualità atomizzate, squallide e senza speranza, detriti che dànno luogo ad una "ndrangheta" dello Shanxi, galantomismo e iattanza, sostanzialmente un loscame senza arte nè parte, malpagatori scannati dai debiti.
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ma non v'è traccia del Celeste Impero. Ripensandoci e ripensandosi Jia Zhangke confeziona un lavoro che, come tutte le belle scritture orientali, si presta a così tante letture fino a stimolare le esegesi più esoteriche. Tentando anch'io un'intellettualizione, lo paragonerei ad un fugato a due voci con corale. Questo, in realtà, fittizio in quanto il monolito ex-proletario vi si è sgretolato in individualità atomizzate, squallide e senza speranza, detriti che dànno luogo ad una "ndrangheta" dello Shanxi, galantomismo e iattanza, sostanzialmente un loscame senza arte nè parte, malpagatori scannati dai debiti.
Colpa del capitalismo, della nefasta influenza dell'Occidente, dichiara e dimostra Jia. Tralasciamo la presenza invasiva della tecnologia che di cinese non ha nulla tranne la manifattura in loco. Nella sua requisitoria - è quella la voce prima - Jia , da buon cinese, si diverte con qualche perfidia. Indugia sulla sacca di mazze da golf del giovane funzionario che lascia l'ufficio, sicuramente il figlio di qualcuno che a suo tempo vide la fame mentre ora ettari di buon terreno vengono sacrificati ad un trastullo di ricchi. Peggiore è l'episodio della ladra ove si denuncia la carenza di un'etica nei fideismi d'importazione.
Frantumi di umanità, non vige più quello spirito di unità e di abnegazione, neppure un coordinamento organizzato per trovare il quale bisogna recarsi nelle carceri, queste sì modello, conquista di una democrazia severa anche se, a dir vero, non proprio funzionali ad una rieducazione, un po' come le nostre con in più l'ora di ginnastica. Qiao, infatti, ne esce più gaglioffa di prima.
Voce seconda, la principale e più convincente, Qiao (Zhao Tao, splendida e intensa, vale molto di più di tutta la menata socio-antropologica). Cinese la vuole il marito. Vi s'ingegna con bozzetti folkloristici e facendole accendere ogni tanto bastoncini d'incenso. Non ci casca nessuno. Creatura universale è, uno dei tanti universi di cui "siamo prigionieri". Donna forte e prepotente, aliena da scrupoli ma generosa, non si rassegna all'idea di aver dato il suo cuore (tutte ne hanno uno) ad un essere inconsistente come Bin (Liao Fan). Una "tigre di carta" come dice il vecchio padre nel suo ultimo e patetico comizio radiofonico. Degna di un poeta l'espressione, la usò Mao per definire l'America.
Affabulazioni d'altri tempi. Oggi non c'è più il Celeste Impero. Accantonato il progetto di una dominazione culturale accarezzato da una moltitudine che si è sempre ritenuta elitaria: "Bisogna bruciare al massimo per diventarte i bianchi più puri".
Secondo Jia, forse è meglio contentarsi di essere tra le prime potenze economiche. Innegabili alcuni aspetti positivi: pasti abbondanti; eleganza da boutique con sigaretta accesa tra le dita inguantate; libertà ai giovani in discoteca di fibrillare ai motivi internazionali di successo; artisti che rendono omaggio ai trapassati con le spinte pelviche da Ballando con le Stelle...
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[+] l'eterno scontro tra il mondo e gli individui
(di antonio montefalcone)
[ - ] l'eterno scontro tra il mondo e gli individui
[+] ma il film com'è?
(di no_data)
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