ma non v'è traccia del Celeste Impero. Ripensandoci e ripensandosi Jia Zhangke confeziona un lavoro che, come tutte le belle scritture orientali, si presta a così tante letture fino a stimolare le esegesi più esoteriche. Tentando anch'io un'intellettualizione, lo paragonerei ad un fugato a due voci con corale. Questo, in realtà, fittizio in quanto il monolito ex-proletario vi si è sgretolato in individualità atomizzate, squallide e senza speranza, detriti che dànno luogo ad una "ndrangheta" dello Shanxi, galantomismo e iattanza, sostanzialmente un loscame senza arte nè parte, malpagatori scannati dai debiti.
Colpa del capitalismo, della nefasta influenza dell'Occidente, dichiara e dimostra Jia. Tralasciamo la presenza invasiva della tecnologia che di cinese non ha nulla tranne la manifattura in loco. Nella sua requisitoria - è quella la voce prima - Jia , da buon cinese, si diverte con qualche perfidia. Indugia sulla sacca di mazze da golf del giovane funzionario che lascia l'ufficio, sicuramente il figlio di qualcuno che a suo tempo vide la fame mentre ora ettari di buon terreno vengono sacrificati ad un trastullo di ricchi. Peggiore è l'episodio della ladra ove si denuncia la carenza di un'etica nei fideismi d'importazione.
Frantumi di umanità, non vige più quello spirito di unità e di abnegazione, neppure un coordinamento organizzato per trovare il quale bisogna recarsi nelle carceri, queste sì modello, conquista di una democrazia severa anche se, a dir vero, non proprio funzionali ad una rieducazione, un po' come le nostre con in più l'ora di ginnastica. Qiao, infatti, ne esce più gaglioffa di prima.
Voce seconda, la principale e più convincente, Qiao (Zhao Tao, splendida e intensa, vale molto di più di tutta la menata socio-antropologica). Cinese la vuole il marito. Vi s'ingegna con bozzetti folkloristici e facendole accendere ogni tanto bastoncini d'incenso. Non ci casca nessuno. Creatura universale è, uno dei tanti universi di cui "siamo prigionieri". Donna forte e prepotente, aliena da scrupoli ma generosa, non si rassegna all'idea di aver dato il suo cuore (tutte ne hanno uno) ad un essere inconsistente come Bin (Liao Fan). Una "tigre di carta" come dice il vecchio padre nel suo ultimo e patetico comizio radiofonico. Degna di un poeta l'espressione, la usò Mao per definire l'America.
Affabulazioni d'altri tempi. Oggi non c'è più il Celeste Impero. Accantonato il progetto di una dominazione culturale accarezzato da una moltitudine che si è sempre ritenuta elitaria: "Bisogna bruciare al massimo per diventarte i bianchi più puri".
Secondo Jia, forse è meglio contentarsi di essere tra le prime potenze economiche. Innegabili alcuni aspetti positivi: pasti abbondanti; eleganza da boutique con sigaretta accesa tra le dita inguantate; libertà ai giovani in discoteca di fibrillare ai motivi internazionali di successo; artisti che rendono omaggio ai trapassati con le spinte pelviche da Ballando con le Stelle...
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antonio montefalcone
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venerdì 17 maggio 2019
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l'eterno scontro tra il mondo e gli individui
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'Ash Is Purest White' – 'I figli del fiume giallo' è il nuovo film del regista cinese Jia Zhang-ke, Leone d'Oro con 'Still Life'. Esattamente come la sua precedente opera, anche qui c'è un affresco storico-sociale nella Cina di ieri e di oggi, la ripartizione in tre epoche, e personaggi vittime di errori e profondi cambiamenti. La sceneggiatura utilizza la love story per riflettere sull'evoluzione dei codici d'onore al mutare del contesto e la messinscena è di un realismo cupo e amaro, pregno di atmosfere crepuscolari che riflettono la dolente relazione tra i due protagonisti e le trasformazioni economico-sociali del paese. E qui, come sottolinea il titolo allegoricamente, 'la cenere è veramente più pura del bianco'.
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'Ash Is Purest White' – 'I figli del fiume giallo' è il nuovo film del regista cinese Jia Zhang-ke, Leone d'Oro con 'Still Life'. Esattamente come la sua precedente opera, anche qui c'è un affresco storico-sociale nella Cina di ieri e di oggi, la ripartizione in tre epoche, e personaggi vittime di errori e profondi cambiamenti. La sceneggiatura utilizza la love story per riflettere sull'evoluzione dei codici d'onore al mutare del contesto e la messinscena è di un realismo cupo e amaro, pregno di atmosfere crepuscolari che riflettono la dolente relazione tra i due protagonisti e le trasformazioni economico-sociali del paese. E qui, come sottolinea il titolo allegoricamente, 'la cenere è veramente più pura del bianco'... Ma la pellicola, adottando maggiormente il punto di vista della donna, Qiao (Zhao Tao), diventa anche un intenso ritratto femminile. Non tutto nel complesso è riuscito ed efficace, però l'opera è interessante per come sa mettere ben in evidenza lo sguardo di questo regista, la sua poetica, le sue idee sul mondo e sulla sua cinematografia, anche questa in continua trasformazione tra pellicola e digitale, tra passato e futuro, tra materialità e immaterialità, tra scarti e cose ineditie. Alla ricerca di un'armonia dentro e fuori il film, che avvicini la dimensione della realtà a quella sfumata delle idee, del sogno e del desiderio...
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domenica 26 maggio 2019
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ma il film com'è?
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C'è il riassunto della storia, c'è filosofia e sociologia, ma non c'è un giudizio sul film.
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