Titolo originale | The Gold Rush |
Anno | 1925 |
Genere | Comico, |
Produzione | USA |
Durata | 82 minuti |
Regia di | Charles Chaplin |
Attori | Charles Chaplin, Mack Swain, Tom Murray, Henry Bergman, Georgia Hale, Malcolm Waite . |
Uscita | lunedì 3 febbraio 2014 |
Tag | Da vedere 1925 |
Distribuzione | Cineteca di Bologna |
MYmonetro | 4,55 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 22 gennaio 2014
Il film, girato nel '25, era originalmente muto. Nel '42 ne venne realizzata un'edizione con commento parlato. In Italia al Box Office La febbre dell'oro ha incassato 41 mila euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Un omino, cercatore d'oro solitario, affronta i rischi e i pericoli dell'algido Klondike per trovare la ricchezza. Incontra prima il temibile Black Larsen per poi instaurare un sodalizio con il robusto Giacomone in cui si imbatte accidentalmente cercando un rifugio in una baracca di legno. I due dovranno cercare di sopravvivere insieme alla fame e al freddo. Quando l'omino si recherà nel paese vicino ci troverà l'amore.
Chaplin realizza questo film dopo l'insuccesso commerciale de La donna di Parigi. Il suo affezionato pubblico non ha gradito che smettesse i panni del Vagabondo così il regista, favorevolmente impressionato da alcune foto scattate a fine Ottocento ai cercatori d'oro, ritiene di poter far tornare sullo schermo il personaggio di Charlot. Il che accadrà dopo 15 mesi dall'avvio del progetto e dopo ben 170 giorni di lavorazione. Come spesso gli accadeva la sua vita privata finì anche in questo caso con l'interferire con il film. L'attrice Lita Grey, scelta per il ruolo femminile, rimase incinta (il matrimonio riparatore in Messico lontano dai riflettori durerà due anni) e venne sostituita con Georgia Hale.
Portato sullo schermo nel 1925 il film verrà rieditato nel 1942 con un cambiamento delle musiche e la sostituzione dei cartelli con un commento sonoro dello stesso Chaplin. Ancora oggi La febbre dell'oro si presenta come un'opera assolutamente moderna, una di quelle che si imprimono in maniera indelebile nella storia del cinema. La casa in bilico sul precipizio e la stessa passeggiata iniziale sull'orlo del burrone, con tanto di orso minaccioso, sono brani da antologia. Così come la trasformazione del Vagabondo in una enorme gallina inseguita da un Giacomone affamato. Chaplin nell'infanzia aveva conosciuto per esperienza diretta i morsi della fame ed è anche per questo che riesce a mettere in gioco un'ironia che non si trasforma mai in irrisione dei diseredati ma conserva con loro un forte senso di vicinanza. Al vertice delle numerose gag sta però, ancora oggi, la scena della danza dei panini. Di per sé non si trattava di un'idea originale: già Fatty Arbuckle in Rough House ne aveva abbozzato gli elementi di base. Chaplin però eleva il potenziale di questa scena alla massima potenza.
Le cronache dell'epoca ci tramandano che alla prima al cinema Capitol di Berlino si verifico il caso, più unico che raro, di un bis nel corso di un film. Dinanzi alla danza dei panini il pubblico andò in visibilio e il direttore di sala si recò in cabina di proiezione dando ordine di riavvolgere la pellicola per riproporre la scena che venne accolta con un entusiasmo ancora maggiore.
E' il secondo film di Chaplin che vedo, dopo "Tempi moderni". Avrei voluto scoprire da prima questo artista, ma ahimè oggi il suo è quasi cinema di nicchia, e reperirlo non è proprio semplicissimo, anche impiegando i peer-to-peer. Andiamo alle impressioni sortite: 4 stelle a parte, spendo due paroline su quello che per me sono i veri talenti di Chaplin: la sintesi e la sinestesia.
Poche parole per definire il capolavoro di Chaplin dopo “Luci della ribalta”. Bisogna solo vederlo. Come certe cose che più invecchiano e più diventano belle, così la comicità spontanea di Giacomone e il trucco ingenuo del pollo gigante sono l’emblema di un’origine. Il cinema ha avuto origine qui, come il film stesso narra l’avventura dei pionieri agli albori di una nazione.
Charlot era una proiezione mentale della complessa personalità di Charlie Chaplin. Negli anni ruggenti (seconda rivoluzione industriale), il suo vagabondo, goffo, impacciato e visibilmente grottesco, faceva ridere e piangere la popolazione americana e quella di tutto il mondo. Tuttora lo fa: i risultati non sono poi così tanto diversi da quel periodo.
LA FEBBRE DELL'ORO (USA, 1925) diretto da CHARLIE CHAPLIN. Interpretato da CHARLIE CHAPLIN, MACK SWAIN, GEORGIA HALE, TOM MURRAY, MALCOLM WAITE, HENRY BERGMAN, BETTY MORISSEY, KAY DESLEYS, JOAN LOWELL, TINY SANDFORD Nel 1898 in Alaska abbondano gli uomini intrepidi e spericolati che si avventurano fra i ghiacci e la neve alla ricerca dell’oro.
TRAMA:il film,realizzato nell'1925 e restaurato da Chaplin nell'1942,racconta le "avventure"di un vagabondo che si avventura in Canada alla ricerca dell'oro ma troverà dopo varie peripezie sia l'amore che l'amicizia. RECENSIONE:la prima impressione che potrebbe venire da pensare dopo avere visionato un film "storico" come questo e che si tratti di un film invecchiato.
Siamo negli anni '20 e molti americani sono colpiti dalla "febbre dell'oro" che li spingeva in massa verso mete anche anguste, col sogno di arricchirsi. Tra queste c'era l'Alaska e le sue montagne innevate e ripide, nonchè i suoi inverni freddi e ostili. Tra i famelici ricercatori viene coinvolto inconsapevolmente anche Charlot, che nella disperata ricerca di un riparo, [...] Vai alla recensione »
grande film meraviglioso chaplin l'assoluto del cinema pari solo a brando memorabile la scena ,quando mangia la sua scrpa per fame da rivedere e rivedere..........
La febbre dell'oro di Chaplin è una favola sulla forza di andare avanti con la vita. E con la storia di un omino nell'Alaska innevata ai tempi dei cercatori d'oro Chaplin espone tutta la sua umanità. Dietro alla goffaggine della vita si nasconde il dramma, la disgrazia. E solo Chaplin ci riesce con il suo tocco da grande maestro e soprattutto da “uomo”.
La grandezza di chaplin sta nella semplicità espressa ai massimi livelli creativi, lui ha raccontato il vagabondo come forza di riscatto e di speranza per deboli, indifesi e oppressi, charlot sinonimo di umiltà, candore e dignità. La febbre dell'oro è stato un film pioniere dell'arte cinefila, tecniche di ripresa geniali e gag memorabili fanno di quest'opera [...] Vai alla recensione »
Ciao. C'è poco da dire... molto da osseevare... sorridendo e dolendosi! Chaplin, a mio avviso, possedeva la capacità di ironizzare la vita con sfumature inarrivabili ad altri autori, registi ed attori a lui contemporanei. Charlot, il suo manifesto più potente, cinica e grottesca maschera, si muoveva improbabile e disarticolata in un mondo che lentamente e dolorosamente evolveva seguendo regole inique [...] Vai alla recensione »
Forse non è tra i capolavori in assoluto di Chaplin, ma è sicuramente quello dove il drammatico diventa tragico, e come nei film di Chaplin il tragico diventa comico. La scena di Charlot che mangia i lacci degli scarponi come fossero gustosissimi spaghetti è ormai tra le più indimenticabili dell'autore, insieme alla danza sei panini, veramente esilarante.
Charlot fa il cercatore d’oro in Alaska, sulla fine del secolo. Nella tormenta, si rifugia nella baracca di un bandito, dal quale lo salva l’intervento di un altro cercatore. Passata la tormenta i due escono dalla capanna (il bandito uscito a caccia, ha ucciso due poliziotti fuggendo con la loro slitta). Charlot arriva in un villaggio di cercatori dove conosce una ragazza e le fa la corte, invitandola [...] Vai alla recensione »
La febbre dell'oro apparve nel luglio del 1925. Nel '22 Chaplin aveva firmato Il pellegrino che, forse meglio ancora de Il monello (1920), era apparso il tentativo più riuscito di dilatare la breve «comica finale» a più ampie cadenze. Era: perciò anche pronto a immettere nella sua «vis comica» altri accenti più palesemente patetici; e La febbre dell'oro doveva poi essere accolta e ricordata come il [...] Vai alla recensione »