si traduce COSE. Oggetti, non soggetti. Cosalità, Sachlickeit, volendo giocare al piccolo metafisico. Film che già nei titoli crea problemi.
Mi chiedo se il cast, prima di intraprendere le interpretazioni, fu informato di quel che si voleva veramente dire. Personaggi negativi del tutto innocui, bonari, alcuni infantili e indifesi. Persino simpatici, Godwin, deturpato alla buona con imbastiture da sarta, pacioso come un pensionato, coccola le creature, si rammarica di non procreare alla vecchia maniera, vittoriano davvero.
Film pregevole per maestria, suggestione, inventiva. "Brutto" è chi lo ha fatto, nell'anima. Anch'io scansai Lanthimos dopo The Lobster. Non per altro ma per igiene mentale, un depresso non può che deprimerti. Scoprii la distopia, percezione di malessere attuale prima di un arzigogolo su un futuro che,
stando così le cose, sarà comunque disastroso. L'ateniese ha del Greco la fisima dell'ineluttabile fato di tragedia. Oltre a ciò, secerne acredine, mastica amaro, cerca un cupio dissolvi. Lo ascriverei, pertanto, ai Balcanici. Senza offesa, orgogliosi e coraggiosi ma ingestibili sotto qualsiasi impero o cultura, riottosi e ribaldi in ogni temperie, da non andarci a braccetto.
La Stone? Non l'ho sublimata quando sgambettava sveltina, figurarsi ora che ballonzola. Però, mi è sempre piaciucchiata, Emmina, "la ragazza dagli occhi verdi". Solo giorni fa, ramingando con Klimt, l'ho collegata a La fille aux yeux verts. Il curioso è che sospetto che anche Yorgos l'abbia osservato. Notevole la somiglianza ma guardate alle spalle, in alto a sinistra. Matisse dimentica i suoi verdi inconfondibili e impiastriccia un biancastro gelido, mortuario. Un cadavere amputato su cui si scorge una cosa, anzi un coso. Lo maneggia nel film Bella, blandamente incuriosita, deve ancora crescere.
E' quando cresce che sorge il dramma. Quando donna si appropria finalmente di sè. Che fa? che ti fa? come ti riduce il maschietto dianzi vispo e preponderante? Ghiaccio le sue pupille, fissità di civetta, totem enigmatico, dietro s'indovina il vuoto.
Lanthimos vuole confonderci idee che nemmeno lui ha. Si affida a espedienti inventati da Playboy: i sentimenti si esprimono, i valori si proclamano esponendo il pubic hair. Rimane comunque limitato nella faccenda. Figurazioni semplici, elementari, accessibili a chiunque, avrei detto normali. Non insegno niente a nessuno ma mi sarei inoltrato in un grottesco più intricato, avrei apprezzato un kamasutra advanced.
Il film fin dal titolo deriva dal romanzo Poor Things. Tradotto da noi, pensate, dapprima con Poveracci. La parlata, l'inflessione borgatara che imperversa ancor prima del populismo di Pasolini. Poi ricondotto a Povere creature come il film. Di ambedue, travisati contenuti e messaggi. Tuttavia non mi dispiace. Mantiene l'illusione che siamo capaci di generare, di produrre non solo cose o fatti ma perfino esseri viventi in natura.
P.S. L'autore del romanzo è uno Scozzese non proprio mellow. Di sinistra a tempo pieno, secessionista non quaraquaquà, senza dubbio antieuropa e antiatlantico. Sano di mente, non mugugna da misogino frustrato ma non aspettatevi un corifeo del femminismo.
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