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Anthony HopkinsAnthony The CannibalAltri nomi: Sir Anthony Hopkins83 anni, 31 Dicembre 1937 (Capricorno), Port Talbot (Gran Bretagna) |
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![]() Come è morta Lucy? Bèh… Ha sofferto molto? Sì, ha sofferto molto, ma poi le abbiamo tagliato la testa, conficcato un paletto nel cuore e l’abbiamo arsa. Finalmente ha trovato la pace!
dal film Dracula di Bram Stoker (1992)
Anthony Hopkins Il professor Abraham van Helsing
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Non c'è trucco e non c'è inganno: Anthony Hopkins è davvero quel cannibale che ha tolto il sonno a tutti noi. Ma non mangia carne, tranquilli, mangia premi, film e registi, scene e inquadrature. Il cinema ce l'ha riproposto per ben tre volte nei panni del cattivo più cattivo del cinema e noi, immancabilmente, abbiamo remunerato l'enorme professionalità di questo attore inglese, spettacolare e suggestivo, consacrandolo alle pagine della storia della settima arte... e non è poco! Lanciato nientemeno che da Laurence Olivier e, di conseguenza, con una grossa eredità alle spalle, questo attore sanguigno nel privato, ma profondamente controllato sulla scena, ha conquistato il mondo intero con le sue straordinarie performances di personaggi storici, siano essi posti nella linea del bene o in quella del male.
Le origini e gli esordi al teatro
Nato nella notte di Capodanno, figlio di una casalinga e di un panettiere, Anthony Hopkins frequenta la Cowbridge Grammar School di Wales, nel Galles, scoprendosi dislessico. Universitariamente parlando, si iscrive prima alla Royal Welsh College of Music and Drama di Cardiff, nel 1957 (influenzato da un altro grande attore e amico, Richard Burton) e poi, nel 1963, alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, seguendo ovviamente quelle che sono le sue attitudini artistiche. Due anni più tardi, il maestoso re del teatro inglese, Laurence Olivier, lo invita a entrare nella compagnia del National Theatre, colpito dalle sue doti di interprete dalla memoria feroce e dalla determinazione taurina.
Lo spettacolo, l'alcool e le donne
Nel 1967, appare nel suo primo film per la televisione A Flea in Her Ear di Georges Feydeau, successivamente lavora diretto da Anthony Harvey in Il leone d'inverno (1968) con Peter O'Toole, Katharine Hepburn e Timothy Dalton. Alcolista cronico, passa, oltre che da una bottiglia all'altra, anche da una donna all'altra: nel 1968 sposa l'attrice Petronella Barker, dalla quale avrà la sua unica figlia, la musicista Abigail Hopkins. Dopo il divorzio da quest'ultima, nel 1973, sposa la sua segretaria Jennifer Lynton, cui seguirà l'ennesimo divorzio, e dopo alcuni flirt (uno con l'attrice e modella Joyce Ingalls e uno con la scrittrice Francine Kay), sposa l'antiquaria Stella Arroyave, la sua terza moglie.
Gli anni settanta
Negli anni Settanta, la sua filmografia si estende a titoli come Gli anni dell'avventura (1973), Quell'ultimo ponte (1977) e Magic - Magia (1978), tutte pellicole dirette dal suo primo pigmalione cinematografico: l'attore e regista Richard Attenborough, che lo spinge a confrontarsi con star compatriote e non di primaria grandezza come Anne Bancroft (che sarà spessissimo sua compagna di set), Sean Connery, Gene Hackman, Maximilian Schell, Michael Caine, Elliott Gould, James Caan, Liv Ullman, Dick Bogarde, Ann Margret e Burgess Meredith. Poi, dopo essere stato diretto da Robert Wise in Audrey Rose (1977), lavora con il grandissimo David Lynch nella pellicola drammatica The Elephant Man (1980), mentre nella televisione inglese degli anni Ottanta ottiene un successo strepitoso nell'adattamento dell'Otello shakespeariano e di "Il gobbo di Notre Dame" di Victor Hugo, ovviamente nei due ruoli principali.
Gli anni ottanta e l'approdo in Italia
In Italia arriva nel 1985, quando Alberto Negrin lo dirige nel ruolo di Galeazzo Ciano in Io e il Duce, accanto a Susan Sarandon, Fabio Testi, Annie Girardot, Barbara De Rossi, Bob Hoskins, Vittorio Mezzogiorno e Massimo Dapporto. Mentre in patria, riceve il titolo di Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico, seguito, l'anno successivo, dal Dottorato in Lettere ottenuto dall'Università del Galles. Tutte onorificenze che gli portano fortuna dato che, nel 1987, ottiene il successo di critica e pubblico nelle pellicole 84 Charing Cross Road di David Hugh Jones e Amore e rabbia (1987) di Mike Newell.
Il successo de Il silenzio degli innocenti
Poi cade il silenzio, quello degli innocenti. Arriva il ruolo che finalmente lo destinerà nella lunga fila di quegli interpreti indimenticabili della settima arte, così come similmente accadde per un altro Anthony: il memorabile Perkins, alias Norman Bates, di Psycho (1960) di Hitchcock. Cosa hanno in comune questi due attori, oltre al nome? Il fatto che entrambi siano stati diretti con lucida intelligenza in un thriller claustrofobico e crudele, interpretando un ruolo angosciante e psicopatico, ma che è stato comunque amato da tutto il mondo. Una battuta che diventa un cult («Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti») e che riassume tutto il suo personaggio: lo psicanalista cannibale Hannibal Lecter che divora la scena all'agente dell'FBI Clarice M. Starling (Jodie Foster) nel film Il silenzio degli innocenti (1991) di Jonathan Demme. Si guadagna così, meritatamente, l'Oscar come Miglior Attore Protagonista e, come se non bastasse, una saga che lo rivedrà nei panni di questo medico pazzo in Hannibal (2001) di Ridley Scott e Red Dragon (2002) di Brett Ratner.
Gli anni novanta
Gli anni Novanta sono invece tutti impegnati a far dimenticare al pubblico e alla critica un personaggio storicamente e cinematograficamente invadente nella sua carriera. È diretto da Michael Cimino in Ore disperate, nel ruolo del marito di Mimi Rogers, poi sarà uno dei più notevoli Van Helsing in circolazione in Dracula di Bram Stoker (1992) di Francis Ford Coppola, nonché un non così ottimo gentleman inglese in Casa Howard (1992) di James Ivory. Tornerà a essere diretto da Richard Attenborough nel 1993, partecipando al biografico Charlot, ma riceverà una nomination all'Oscar e il David di Donatello come miglior attore straniero solo per Quel che resta del giorno (1993) sempre di Ivory, come miglior attore protagonista, facendo coppia con una delle più grandi attrici inglesi di Hollywood: Emma Thompson (con la quale aveva lavorato anche in Casa Howard). Il ruolo del maggiordomo Stevens, perfetto e impeccabile, che è continuamente agli ordini del padrone di casa, e che sembra vacillare solo quando la governante della casa gli confessa il suo grande amore, è uno dei ruoli più affascinanti della sua carriera.
Seguono ancora Attenborough, Zwick e perfino Oliver Stone che lo veste nei panni del presidente più odiato d'America, Richard Nixon, in Gli intrighi del potere (altra nomination all'Oscar come attore protagonista), senza dimenticare un caotico Pablo Picasso per Ivory. Nel 1997, arriva un'altra nomination dall'Academy, ma questa volta come miglior attore non protagonista per la pellicola drammatica Amistad di Steven Spielberg, dove recita il ruolo di John Quincy Adams, ex presidente degli Stati Uniti e giurista leggendario che difende la libertà di un gruppo di negri dell'Africa che vengono catturati dalla monarchica Spagna per essere schiavizzati nel mondo moderno, ma che si ribellano e uccidono l'equipaggio della nave Amistad che li conduceva a Cuba.
L'approdo nel nuovo millennio
La maschera di Zorro (1998), Vi presento Joe Black (1998) e Instinct - Istinto primordiale (1999) sono dei blockbusters di successo, ma continuerà a impegnarsi con registi di qualità estrema come l'atipica Julie Taymor, il dinamico John Woo, l'indipendente Joel Schumacher, il re dei melodrammi hollywoodiani Robert Benton e ancora Stone che gli affiderà il ruolo del narratore nel kolossal Alexander (2004).
Vincitore del premio Cecil B. DeMille nel 2006, dà prova ancora una volta delle sue capacità recitative in Tutti gli uomini del re (2006) di Steven Zaillian e in Bobby (2006) di Emilio Estevez, ma sarà a suo agio anche nei ruoli fantasy come nell'adattamento cinematografico del poema epico Beowulf (2007) di Robert Zemeckis. Torna poi a recitare per James Ivory in Quella sera dorata (2009) in cui interpreta il fratello dello scrittore James Gund, e lo troviamo in Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni (2010), diretto da Woody Allen. Torna poi all'horror con l'uomo lupo Benicio Del Toro in Wolfman (2009), dove interpreta il padre della creatura leggendaria. Continua comunque a trovarsi a suo agio nella fantascienza e passa a Thor (2011), film di Kenneth Branagh sul fumettistico dio del tuono ma, con Il Rito (2011), torna a spaventarci come un tempo. Nel 2013 è protagonista del film di Sacha Gervasi Hitchcock. Lavorerà per Aronofsky in Noah e poi nei thriller Blackway (2015), Premonitions (2015), Conspiracy - La cospirazione (2016) e Autobahn - Fuori controllo (2016). Nel 2017 lo vedremo in Thor: Ragnarok e in Transformers - L'ultimo cavaliere.
Le esperienze dietro la macchina da presa
Anche regista, Anthony Hopkins nel 1990 firma la pellicola biografica Dylan Thomas: Return Journey (1990), seguito nel 1996 da August e Slipstream (2007). Alla luce di tutto questo, Anthony Hopkins è un super campione del cinema, che si è guadagnato (da umile figlio di un panettiere gallese) tutti i benefici e le lodi del mondo intero. Difficilmente ha deluso le enormi aspettative che regista, pubblico e critica richiedevano da uno come lui. Mai sottotono, ecco uno dei veri mostri della settima arte.
La storia professionale di Anthony Hopkins è intimamente legata alla magia del cinema; solo il fantastico potere della celluloide avrebbe potuto portare un ragazzo gallese figlio di panettieri sul palcoscenico più importante del mondo per ricevere il premio più ambito.
Il giovane Hopkins nasce nella zona industriale del Galles ma si innamora della recitazione. Niente destino da minatore ma presto tutti comprendono che sono di fronte a un predestinato: nel 1965 entra nella Royal Academy scelto dopo un'audizione con Laurence Olivier. Sempre il grande attore inglese terrà a battesimo il giovane Hopkins. Fu per sostituire Olivier che fece il suo debutto in "Danza di morte" di Strindberg. Di lì non si è più fermato. Dai teatri inglesi, a Hopkins riuscì l'impresa di attraversare l'Atlantico, invitato a Broadway, prima, e a Hollywood, poi.
L'ascesa verso il successo sarà ininterrotta, certo, intervallata da alcune cadute di gusto ma indubbiamente pregevole. Il punto più alto arriva nel 1991 quando Jonathan Demme lo ingaggia per interpretare uno dei serial killer più "amati" della storia del cinema e, in effetti, anche della letteratura, Hannibal "The Cannibal" Lecter. Da allora, la carriera di Hopkins, sebbene già importante, fu trasfigurata dallo sguardo pazzoide del suo personaggio più apprezzato, tanto da tornare a interpretarlo nel 2002 in Red Dragon, facendo di Hopkins uno degli attori più richiesti e amati. Ivory e Stone lo vollero più volte; in altre occasioni diresse dei propri progetti (Titus, girato a Roma); in altri fu imbarcato in horror (Dracula di Coppola), ma anche in film risibili (Instinct – Istinto primordiale). Oggi, a 72 anni, mette il suo imprimatur sul ritorno di uno dei "mostri" più importanti del cinema, Wolfman l'uomo lupo che ha fatto la storia dell'Universal.
Vi siete mai chiesti cosa potessero avere in comune Sir. Anthony Hopkins ed il suo insaziabile alter ego, il Dr. Hannibal Lecter?! Ve lo svelo subito: entrambi amano dipingere "deliziati" da un sottofondo di musica classica , lasciandosi estasiare dinanzi all'incanto dei paesaggi toscani.
Ed è proprio questa travolgente attrazione per l'arte che ha condotto l'Academy actor gallese in quel gioiello etrusco chiamato Cortona, piccolo borgo medievale che si riposa sulle alture della rigogliosa Toscana, stimolata nei suoi cinque sensi dalla settima edizione del Festival del Sole, dove la star hollywoodiana si è presentata nella duplice ed inconsueta veste di artista visivo e compositore. E noi, lo abbiamo incontrato per voi.
Intervistato alla prima del film, Anthony Hopkins ha detto che la sua esperienza ne Il caso Thomas Crawford è stata in assoluto la migliore della sua carriera, grazie all'eccezionale sceneggiatura di Daniel Pyne e Glenn Gers, oltre a un'ottima regia e a grandi attori.
Hopkins recita di nuovo la parte del cattivo che non può non affascinare e, unendo questo personaggio a quello di Hannibal Lecter, si consacra inevitabilmente all'olimpo dei malvagi "sulla scena".
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