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Annie Girardot

Annie Girardot (Annie Suzanne Girardot) è un'attrice francese, è nata il 25 ottobre 1931 a Parigi (Francia) ed è morta il 28 febbraio 2011 all'età di 79 anni a Parigi (Francia).
Nel 1977 ha ricevuto il premio come miglior attrice straniera al David di Donatello per il film Corrimi dietro che t'acchiappo. Dal 1965 al 1977 Annie Girardot ha vinto 2 premi: David di Donatello (1977), Festival di Venezia (1965).

Meglio tardona che mai

A cura di Fabio Secchi Frau

Matura attrice francese che rappresentò la punta dell'iceberg del cinema d'oltralpe e, più in generale, europeo dagli Anni Cinquanta al Duemila. Sugli schermi di ieri e di oggi, trionfò anche quando aveva superato gli "anta". Le sue performances femminili rimangono nella storia della cinematografia. Disperatamente ammaliata dall'arte drammatica, con una solida carriera nel teatro di qualità, si mise in gioco con un fisico che non era esattamente quello di Brigitte Bardot. Ma a lei non importava. Non le importava se, per il pubblico, non era abbastanza attraente. Più in là, dirà addirittura che, forse, aveva sempre avuto un corpo "da scopa". Solo Visconti, guardando in questa donna, scoprì il desiderio mascolino di vederla nuda. Curiosamente, il regista accentuerà i suoi lineamenti maschili per farlo, chiedendole di abbassare notevolmente il tono della voce per renderla più fatale. Grazie a questo piccolo trucco, la Girardot mieterà premi ovunque con il ruolo della prostituta Nadia in Rocco e i suoi fratelli e sarà considerata un po' la portabandiera di quelle donne fatte, interessanti, complicate, senza pudore. Un personaggio finalmente visibile al cinema, anche grazie a ruoli futuri, dove vestirà i panni di signore di mezza età piene di lamentele. Quando si parla di lei si raccontano aneddoti sulla sua intrepida ascesa e sulla sua forte indipendenza professionale che rimase in vita anche quando fu felicemente assorbita dal cinema francese tradizionale. Vecchia e nuova allo stesso tempo, non si replicava mai nelle sue interpretazioni. Una parte era sempre diversa dall'altra: una volta faceva leva sulla sua trascuratezza, una volta sulla maturità, altre volte su un desiderio. Era facile per un'artista così piena di sfaccettature, così segmentata, trovare personaggi con cui identificarsi e su cui proiettare i propri sogni (perché ne aveva ancora tanti). E in un universo in cui il mainstream, che in soldoni corrispondeva ai gusti maschili, lei era esistita, brutta e pelosa, come la volle Marco Ferreri in La donna scimmia. Rara, molto amata dal trasversale pubblico radical-chic, era una sicurezza per produttori e registi. Bastava uno sguardo, bastava il suo nome, per averne la prova. Al cinema mondiale, ha regalato grandi emozioni senza veli. A se stessa, il piacere di aver visto che gli uomini la volevano e le donne ancora volevano somigliarle, senza pudicizia. Una splendida signora, insomma, che dava grandi prove di sé sul grande schermo e che, malauguratamente, non ha potuto vincere contro l'ultima nemica: la malattia. Una sindrome di Alzheimer che l'ha costretta a rinunciare all'ambizione più grande: quella di non smettere di lavorare. È il destino. È facile darlo per scontato. Ma a parte quegli sporadici ruoli succulenti a lei affidati negli ultimi mesi del 2007, non riuscì a fare più altro. Eppure, quando si pronuncia il suo nome, si sente ancora parlare delle primedonne del cinema francese... al posto delle primeragazze del cinema francese.

La passione per la recitazione
Nata a Parigi, figlia di un uomo sposato e della sua amante, non conobbe mai suo padre, morto quando lei aveva appena 2 anni. Studiò da infermiera a Caen, sperando di trovare un lavoro nella stessa struttura ospedaliera che faceva lavorare sua madre, ma rapidamente, la passione per la recitazione la avviluppò, lasciandola senza respiro. Da spettatrice della Comédie-Française passò ad attrice, iscrivendosi al Conservatoire de la rue Blanche (oggi nota come l'École Nationale Supérieure des Art set Technique du Théâtre) nel 1949. Parallelamente, cominciava a lavorare nei cabaret di Montmartre e nelle riviste (una di queste era "Dugudu", messa in scena dalla compagnia di Robert Dhéry). Nel luglio del 1954, entra nel Conservatoire National Supérieur d'Art Dramatique, vincendo alcuni premi teatrali che le permetteranno di avere un contratto con la Comédie-Française. La sua interpretazione di "La Machine à écrire" nel 1956 accanto a Robert Hirsch, fu particolarmente apprezzata da Jean Cocteau che la definì «una donna con il più bel temperamento drammatico del Dopoguerra». Lascerà la compagnia della Comédie-Française per dedicarsi interamente al cinema intorno al 1960. Anche se si farà dirigere da Luchino Visconti nella piéce "Deux sur la balançoire", accanto a Jean Marais. Conoscendo un altro notevolissimo trionfo nel 1974, quando accetterà il ruolo della protagonista di "Madame Marguerite" che diventerà il suo personaggio feticcio e preferito. Infatti, lo riprenderà regolarmente fino al 2002.

Il debutto, i film con Carné e la Coppa Volpi
Nel 1955, iniziò però il suo debutto. Partecipò al film di André Hunebelle Treize à table, poi seguito dal film di Marcel Carné Il fantastico Gilbert (1956). Anche Carné rimarrà stregato dalla Girardot e non la dimenticherà così tanto facilmente, infatti la imporrà come protagonista di Tre camere a Manhattan (1965) che le farà ottenere la Coppa Volpi al Festival di Venezia.

La Nadia di Rocco e i suoi fratelli
Incantevole, ma ancora poco ambiziosa, reciterà soprattutto nei film di Gilles Grangier e accetterà di essere la partner di Jean Gabin in due film noir: Il dado è tratto (1957), proprio di Grangier, e Il commissario Maigret (1958). La popolarità, purtroppo, non arriva subito. Dovrà passare ancora un decennio per vederla splendere. Nonostante questo, la Girardot non si fermerà. Nel 1960, diventerà la prostituta Nadia in Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, ottenendo una candidatura al BAFTA come miglior attrice straniera, ma soprattutto conoscendo sul set il grande amore della sua vita, il povero ma bello Renato Salvatori. Il ruolo della ragazza facile, amata da due fratelli e che andrà comunque a finire male, non le rimarrà addosso per fortuna. Merito forse del fatto che quel personaggio così meraviglioso che, nella sequenza finale del suo assassinio si offre al suo carnefice come un Cristo in croce, è più unico che raro.

Altri film degli Anni Sessanta e Marco Ferreri
Parallelamente lavora a: La francese e l'amore(1960); L'appuntamento (1961) con Michel Piccoli e Philippe Noiret; e il film a episodi, remake di Le jugement de Dieu (1952), Gli amori celebri (1961) con Brigitte Bardot e Belmondo. Ritroverà Noiret con Il delitto non paga (1962), dove avrà l'occasione di lavorare con Gino Cervi e continuerà a recitare in Italia con Smog (1962) di Franco Rossi, Il giorno più corto (1962) con Franco & Ciccio, I compagni (1963) di Mario Monicelli con Marcello Mastroianni e I fuorilegge del matrimonio (1963) con Ugo Tognazzi. Dopo Il vizio e la virtù (1963) con Catherine Deneuve e Quella terribile notte (1964), arriverà un ruolo grottesco e che la imprimerà nella memoria del cinema europeo: quello della pelosa Maria in La donna scimmia (1964), scandaloso film di Marco Ferreri che la vedeva in coppia con Tognazzi. Anche Ferreri si appassionerà alla Girardot, tanto da volerla anche in Dillinger è morto (1960) con il connazionale Piccoli e Il seme dell'uomo (1969). A chiudere arrivano altri notevoli titoli: La guerra segreta (1965) con Vittorio Gassman ed Henry Fonda; Le belle famiglie (1965) con Totò e Nanni Loy; i tanti film di Philippe De Broca (fra cui ...Poi ti sposerò con la Deneuve, Hanno rubato le chiappe di Afrodite e Disavventure di un commissario di polizia, entrambi con Noiret); la commedia a episodi Le streghe (1967) diretta ancora da Visconti; e Metti, una sera a cena (1969) di Giuseppe Patroni Griffi.

I film degli Anni Settanta
Grazie a tutto questo bagaglio di lavoro, negli Anni Settanta, diventa finalmente una celebrità. Alternandosi fra commedie e melodrammi, non lavora solo con grandi autori, ma anche con giovani cineasti che si confrontano con il loro film. Per esempio, fu lei a convincere l'amico Noiret a partecipare a una delle commedie più insolite, ma anche più riuscite dell'epoca: La tardona (1973) che era diretta dall'esordiente Jean-Pierre Blanc. Scelta felice questa, visto che vinsero entrambi il Premio UNICRIT. Da Lo schiaffo (1974) con Isabelle Adjani a Le clé sur la porte (1978, con Barbara Steele, che le fruttò una candidatura al César come miglior attrice), Annie Girardot contribuì, con la sua grazia e le sue interpretazioni mai sottotono, ai ritratti di donne particolari e oscure, imponendosi in più di venti film che hanno sbancato il box-office. Tanto per citarne alcuni: Il caso del Dr. Gailland (1976, César come miglior attrice); Corrimi dietro... che t'acchiappo (1976, David di Donatello come miglior interprete straniera); L'ingorgo - Una storia impossibile (1979) di Luigi Comencini con Mastroianni e Stefania Sandrelli; Souvenirs, souvenirs (1984) ancora con Noiret; i tanti film di Claude Lelouch fra cui spicca il più recente I miserabili (1995, César come miglior attrice non protagonista); Un tipo che mi piace (1969) con Belmondo; Le novizie (1970) con la Bardot; e i molti film di André Cayatte, Serge Korber e José Giovanni. Ma non piaceva proprio a tutti. François Truffaut le scrisse una lettera nella quale criticò una delle sue pellicole più famose, Morire d'amore (1971) giudicando l'intero film troppo demagogico. Eppure, fu proprio il ruolo della professoressa Danièle Guénot, ispirata al tragico vero caso di Gabrielle Russier, innamorata di uno dei suoi studenti, imputata per molestie sessuali su minore e poi suicida, a farla conoscere anche all'America, tanto è vero che partecipò al film All Night Long (1981) con Gene Hackman e Barbra Streisand.

Il periodo buio: gli Anni Ottanta
All'inizio degli Anni Ottanta, divenne una delle più apprezzate attrici del cinema francese, insieme ad Alain Delon e Romy Schneider, anche se attraversò un bruttissimo momento dovuto a delle compagnie maschili non proprio disinteressate. Il sospetto di una tossicodipendenza da cocaina e di una possibile manipolazione da parte di uno dei suoi più giovani amanti, Bob Decout, le fece perdere soldi, casa e persino molti ruoli importanti. Fu con la fine di questa storia d'amore e sposata la causa femminista, che si rimetterà in carreggiata, interpretando una serie di ruoli che solitamente venivano affidati ai maschi: dottori, tassisti, reporter fotografici, commissari di polizia. Lavorerà ancora con Piccoli in Tornare per rivivere (1985) e Boxes (2007) e con Depardieu in Merci la vie (1991) e Je préfere qu'on reste amis (2005).

Il grande ritorno con La pianista
Anche se i suoi ultimi successi saranno legati a due pellicole di Michael Haneke, una di queste, La pianista (2001), le permetterà di avere l'ultima onorificenza: il César come miglior attrice non protagonista per il ruolo della repressiva madre della pianista sadomaso Erika. Un ruolo che era stato precedentemente offerto a Jeanne Moreau e che era ispirato alla madre dello sceneggiatore Elfriede Jelinek. Il suo ultimo ruolo, prima di ritirarsi dalle scene, fu quello della vecchia Odile in Christian (2007) di Elisabeth Löchen.

Il piccolo schermo
La Girardot fu attiva anche nel piccolo schermo. Recitò accanto a Anthony Hopkins e Susan Sarandon nel film tv Io e il duce (1985), poi nelle serie Olga e i suoi figli (1985) di Salvatore Nocita, Le vent des moissons (1988), Orages d'été (1989), Delitti privati (1993) di Sergio Martino con Edwige Fenech, Ray Lovelock, Lorenzo Flaherty e Carlo Monni, Les filles du Lido (1995) e Vorotily (2007). Ricordiamo anche le fiction italiane Colpo di coda (1993) e lo spiritoso Nuda proprietà vendesi (1997).

La carriera musicale
Negli Anni Ottanta, giocò a fare anche l'autrice di canzoni e la cantante con il giovane musicista Bob Decout, che diventerà il suo ultimo compagno di vita, con ben 17 anni di differenza che li separava l'uno dall'altra. Sarà sempre lei a firmare i suoi spettacoli musicali "Le Jour de la tortue" e "Reveu et corrigée", messi in scena da Decout e musicate da Catherine Lara con i costumi di Jean-Paul Gautier. Purtroppo però, non trovando finanziamenti, la Girardot ipoteca il suo appartamento a Place des Vosges e quando gli spettacoli si dimostreranno dei fiaschi, perderà molti soldi e sarà costretta a vendere la sua casa. Tenterà di rifarsi con film e accettando dei ruoli a teatro, ma lo stress e le preoccupazioni saranno così grande che a Parigi comincerà a circolare la voce di una sua possibile tossicodipendenza dalla quale solo il lavoro la salvò.

La tormentata vita sentimentale
Il 6 gennaio 1962, sposa Renato Salvatori, suo partner in Rocco e i suoi fratelli (1960). L'unione va avanti fino alla morte di lui, il 27 marzo 1988, coronata dalla nascita di Giulia Salvatori, attrice nata a Roma il 4 luglio 1962. Vittima delle violenze coniugali dell'attore italiano, non divorzierà mai da lui, ma vivranno separati. Dal 1980 al 1993, diventerà la compagna del musicista rock Bob Decout che venne accusato da chi stava vicino all'attrice di aver rovinato la sua carriera e di essere solo uno sporco gigolò. A tutte queste diffamazioni, Decout risponderà che era la Girardot a non avere soldi. Alcuni indicano lui come lo spacciatore di cocaina dell'attrice: «Per noi, era considerata come un filtro d'amore, un piacere legato alla sessualità». Fortunatamente, anche questa relazione si conclude e la Girardot si lega all'attore Bernard Fresson e al regista Claude Lelouch.

L'Alzheimer e la morte
Nel 2006, il 20 settembre, il mondo apprese tramite la voce del suo avvocato Emmanuelle Asmar che l'attrice aveva riscontrato la sindrome di Alzheimer, rivelata anche dalle parole della figlia e della nipote, l'attrice Lola Vogel. Giulia Salvatori scriverà poi la biografia "La Mémoire de ma mère". Dal 2008 fino al giorno della sua morte, la Girardot visse in una casa di cura parigina. Nel 2010, la sua salute si aggrava così tanto che la figlia, durante conferenza stampa inerente alla Giornata Mondiale contro l'Alzheimer, prega i giornalisti e i fotografi di non andare più a fare visita a sua madre, ma di ricordarla per quella che è, lasciandola morire in pace. Morirà il 28 febbraio 2011, all'ospedale Lariboisière di Parigi.

Annie Girardot, così va la vita
Filosofica e amante dei viaggi (riuscì in una traversata del deserto durata alcuni anni), fu la Presidentessa della Giuria del Festival Internazionale del Cinema di Berlino nel 1992 e pubblicò la sua autobiografia "Vivre d'aimer" nel 1989. Nicolas Baulieu filmò i suoi ultimi otto mesi di vita, costruendo il documentario Annie Girardot, Ainsi va la vie che tradotto significa: "Annie Girardot, così va la vita".

Ultimi film

Drammatico, (Francia - 2001), 129 min.
Drammatico, (Francia - 1995), 169 min.
Thriller, (Italia - 1992), 95 min.
Commedia, (Francia - 1991), 117 min.
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