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venerdì 27 aprile 2018

Brigitte Bardot

«B.B.», la ragazza del peccato

83 anni, 28 Settembre 1934 (Bilancia), Parigi (Francia)
Brigitte Bardot
David di Donatello 1961
Premio miglior attrice straniera per il film La verità di Henri-Georges Clouzot

David di Donatello 1961
Nomination miglior attrice straniera per il film La verità di Henri-Georges Clouzot



ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti.

Brigitte: leggenda di ottant'anni

sabato 13 settembre 2014 - Pino Farinotti cinemanews

Brigitte: leggenda di ottant'anni La Francia si prepara al giubileo di Brigitte Bardot, la "francese" per eccellenza. Il 28 settembre compirà ottant'anni. Brigitte è tutto. Ne ha avuto il tempo, il corpo, le occasioni, l'intelligenza. È e ha fatto tutto. Tanto che non è possibile, in questa sede offrire un'istantanea generale. Occorrono delle scelte. "Tutto" significa modello, simbolo, mito, Paese. Amata da tanti, in tutti i sensi. Riconosciuta da tutti, di tutti i target. Ispirazione di artisti e scrittori di vertice. Chiacchierata per scelte politicamente poco corrette e per ogni tipo di scandalo. Ma lei ha sorpassato tutto. E senza neppure trattenere la sua bellezza frequentando questo o quel chirurgo. Brigitte adesso è una bellissima vecchia. È un'ottantenne. Per contro-analogia mi viene in mente una sua coetanea Sophia (alla quale MYmovies.it dedica una rassegna in streaming dei suoi film indimenticabili su MYMOVIESLIVE!), che diventerà ottuagenaria otto giorni prima di Brigitte. Ebbene la Loren continua a tenere le copertine, con ampio decolleté, e davvero tiene schiacciata la sua vera età.

   

Auguri a Brigitte Bardot!

E Dio… creò B.B.

lunedì 28 settembre 2009 - Michelangelo Salvioni cinemanews

E Dio… creò B.B. Esistono persone eccezionali che grazie a particolari condizioni storiche e sociali si trasformano in personaggi pronti a vivere di vita propria nell’immaginario di milioni di persone. Brigitte Bardot compie settantacinque anni: il mito di B.B. non ha età.
B.B. ha rinunciato a calcare le scene quando era ancora giovane, come Greta Garbo, ma se l’attrice svedese era definita “La divina”, Brigitte ha incarnato un altro modello femminile, specchio e al tempo stesso modello per l’Europa degli anni cinquanta e sessanta.
La Bardot era sensualità terrena, semplice, diretta e senza fronzoli. Il corpo minuto e il viso dalle labbra imbronciate incorniciato da una chioma bionda e ribelle suggerivano l’idea di una ragazza libera dai condizionamenti dettati dalle sovrastrutture sociali. Una giovane donna un po’ selvaggia che agiva secondo il proprio istinto senza curarsi del giudizio del prossimo. L’apparente ingenuità della Bardot, forse anche più della sua bellezza, fu la ragione del suo successo. Una ragazza che cammina a piedi nudi saltando dalle storie di celluloide ai sogni degli uomini. Una carica erotica inconsapevole e libera, quanto di più distante dalle bellezze artefatte e maliziosamente seducenti. A differenza di altri grandi miti (Monroe, Loren, Lollobrigida) la Bardot possedeva una fresca impertinenza da monella costretta in un corpo piccolo e sinuoso. Una donna-bambina che con la sua aria da adolescente aumentava la distanza tra sé e gli uomini, accrescendone proporzionalmente il desiderio. Lolita, frutto acerbo, bramosia inconfessata e inconfessabile…
Dopo alcune prime esperienze nel mondo del cinema il marito attore e regista Roger Vadim crea il personaggio che diventerà mito con Et Dieu… créa la femme del 1956, film che consacrò l’immagine dell’attrice come tutti ora la ricordano. Poco importa indagare quanto Brigitte Bardot fosse genuina e quanto fosse “raccontata” dai film e dai produttori. Il cinema trasfigura e concentra rendendo inscindibili realtà e finzione. Erano anni in cui l’immaginario popolare si alimentava soprattutto con il cinematografo e le riviste.
Seguiranno varie produzioni, tra melodrammi e commedie creati su misura per alimentare il mito B.B., in linea con i film di Vadim. Nel 1960 gira La verità di Henri-Georges Clouzot, dramma ben costruito che vincerà l’oscar come miglior film straniero. Partecipa anche a film di registi di nome: Vita privata di Louis Malle del 1961, Il disprezzo di Godard del 1963, Il maschio e la femmina (1966) sempre di Godard e Tre passi nel delirio (1968) nell’episodio di Malle.

Il disprezzo

* * * 1/2 -
(mymonetro: 3,69)
Un film di Jean-Luc Godard. Con Brigitte Bardot, Michel Piccoli, Jack Palance, Fritz Lang, Giorgia Moll.
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Genere Drammatico, - Francia 1963. Uscita 06/02/2017.

A ciascuno il suo cinema

* * * - -
(mymonetro: 3,00)
Un film di Bille August, David Cronenberg, Claude Lelouch, Jane Campion, Michael Cimino, Lars von Trier, Olivier Assayas, Wim Wenders, Manoel de Oliveira, Joel Coen, Atom Egoyan, Abbas Kiarostami, Raoul Ruiz, Gus Van Sant, Takeshi Kitano, Nanni Moretti, Zhang Yimou, Roman Polanski, Youssef Chahine, Ken Loach, Ethan Coen, Theodoros Angelopoulos, Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Amos Gitai, Walter Salles, Alejandro González Iñárritu, Aki Kaurismäki, Elia Suleiman, Raymond Depardon, Andrey Konchalovskiy, Wong Kar-wai, Chen Kaige, Hou Hsiao-Hsien, Tsai Ming-liang. Con Isabelle Adjani, Anouk Aimée, Josh Brolin, Jean Cocteau, David Cronenberg.
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Genere Documentario, - Francia 2007. Uscita 14/05/2012.

Tre passi nel delirio

* * * - -
(mymonetro: 3,13)
Un film di Roger Vadim, Louis Malle, Federico Fellini. Con Brigitte Bardot, Jane Fonda, Alain Delon, Peter Fonda, Terence Stamp.
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Genere Horror, - Italia, Francia 1967.

Il maschio e la femmina

* * * - -
(mymonetro: 3,17)
Un film di Jean-Luc Godard. Con Brigitte Bardot, Françoise Hardy, Jean-Pierre Léaud, Chantal Goya, Eva Britt, Antoine Bourseiller.
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Genere Drammatico, - Francia, Svezia 1966.

Il riposo del guerriero

* * 1/2 - -
(mymonetro: 2,50)
Un film di Roger Vadim. Con Brigitte Bardot, Robert Hossein, Macha Méril, Jacqueline Porel, James Robertson Justice.
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Genere Drammatico, - Francia 1962.
Filmografia di Brigitte Bardot »

martedì 17 aprile 2018 - Silvana Giacobini è l'autrice di un romanzo che approfondisce la vita, la carriera e gli amori di Sordi.

Albertone, romano di Trastevere, americano a Roma

Pino Farinotti cinemanews

Albertone, romano di Trastevere, americano a Roma Per cominciare l'autore: Silvana Giacobini. Nome e volto popolare. Storia importante e completa. Le categorie: opinionista in tivù di programmi leggeri; direttrice di magazine da milioni di copie (Gioia, Chi, Diva e donna, fra gli altri) dunque amatissima dagli editori; editorialista del sociale e della cultura; autrice di romanzi di spessore, da cui sono stati tratti film; biografie che fanno testo. L'azione di Giacobini può dunque essere definita in una sintesi: attitudine alla scrittura, alla divulgazione e al marketing. Al livello più alto. Sono pochi i talenti così completi. Con qualcosa in più che non guasta, lo charme personale. Francesco Alberoni, scrittore e sociologo del mondo, l'ha voluta come relatrice alla presentazione della sua biografia, un'apertura di fiducia importante, significa cultura, la più alta. È in quell'occasione, all'Umanitaria di Milano, che Silvana mi ha dato il suo libro "Albertone: Alberto Sordi, una leggenda italiana". Il metodo: è scontato che Giacobini conosca il mondo, donne e uomini di tutti i campi. È normale che una Sophia Loren si fidi di lei e le confessi cose magari sconosciute. Ma Silvana è quella che chiama Hillary Clinton alla Casa Bianca e la first lady - o Segretario di Stato - accetta di incontrarla e le due si confrontano come donne e come mamme, e Hillary può davvero essere "vista da vicino", secondo il titolo del libro. Alberto Sordi (1920-2003) ha fatto 61 anni di cinema, ha fatto tutto, è notorio. La percezione-Sordi è ben presente nella memoria di tutti, inutile dilungarsi: l'italiano buono per tutti i ruoli, tutti i sentimenti, tutti i sorrisi e, all'interno della sua azione, con momenti di roba molto seria. Costretto all'essenziale per la solita ragione di spazio, per il racconto del libro, parto dal capitolo 13, "Sonego l'uomo del destino" privilegiando un titolo, Una vita difficile, in cui lo sceneggiatore, e l'attore, raccontano la guerra e il dopoguerra, con quelle sequenze indimenticabili: Sordi partigiano, poi giornalista, rigorosamente comunista, coinvolto il quel 2/6/1946, data del referendum, con quella cena a casa dei principi sconvolti per la vittoria della repubblica; e poi l'attentato a Togliatti, le elezioni del 18 aprile del '48 con l'Italia in bilico fra l'alleanza atlantica e il patto di Varsavia.

Sonego e Sordi facevano capire la storia italiana meglio dei libri, delle accademie e degli editoriali. Altra sintesi: il racconto degli amori di Alberto è sorprendente, perché si scontra con l'idea popolare dell'uomo racchiuso nel rapporto famigliare, che vedeva nelle donne un pericolo, per la sua libertà e per il patrimonio. Il libro lo presenta come un grande seduttore. Giacobini, capillare, approfondisce. Solo due richiami esemplari, decisamente diversi. Frequentò l'ereditiera Frances De Villers Brokaw. La scrittrice racconta "Se l'avesse sposata sarebbe diventato cognato di Jane Fonda e "genero" del grande Henry... Della famiglia della presunta nuova fidanzata facevano infatti parte Roger Vadim, ma anche Brigitte Bardot che il regista sposò prima appunto di Jane, da cui ebbe Vanessa, e ancora Catherine Deneuve da cui Vadim ebbe Christian. Catherine divenne anche madre di Chiara, figlia di Marcello Mastroianni... Per non menzionare, come facente parte della famiglia allargata, anche Ernest Hemingway, amato da una delle mogli di Henry Fonda, l'italiana Afdera Franchetti". Certo, è singolare immaginare un trasteverino al centro di intrecci amorosi così... cosmopoliti. Ma tant'è.
Ma il vero amore, la donna che Alberto, forse, avrebbe sposato, è stata Andreina Pagnani. Grande attrice di matrice teatrale, era più grande di Alberto di 14 anni e non è improprio dire che la Pagnani non era una Loren, e neppure una Pampanini ma era "...una bellezza antica, e il ricordo di Andreina si affaccerà prepotente nella mente di Alberto ogni volta che sarebbe stato in procinto di chiedere la mano alle giovani donne che incrociava sulla sua strada. E tutte perdevano al confronto". Nella biografia, come detto, passano tutti e tutto, e un capitolo non poteva non riguardare "Quel pasticciaccio dell'eredità". Ma chiudo con un doppio finale, del libro e del protagonista: "Dotato di fede semplice, Alberto Sordi aveva interpretato la miseria e la nobiltà dell'animo umano, disse il Cardinale Ruini, mentre in aria volteggiava lo striscione con la scritta 'Ieri un americano a Roma, oggi un romano in Cielo". Era il 24 febbraio del 2003.

   

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