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Rassegna stampa di Brigitte Bardot

Brigitte Bardot è un'attrice francese, è nata il 28 settembre 1934 a Parigi (Francia). Brigitte Bardot ha oggi 90 anni ed è del segno zodiacale Bilancia.

RAFFAELLA GIANCRISTOFARO
Film Tv

«Ringrazio quanti mi hanno sinceramente e profondamente amata: essendo in pochi, si riconosceranno». Non ha mezzi termini la Bardot, nell'aprire la sua autobiografia: Mi chiamano B.B.. (Bompiani, 2003). Titolo originale: Initiales B.B. Un morbido bisillabo che è un copyright, sigillo di sfacciataggine e pigra sensualità. Con tutte le licenze poetiche che si possono concedere a una confessione letteraria, quella della Bardot comincia impudicamente il filone del “feuilleton proto-femminista“.
Nata il 28 settembre 1934, Bilancia ascendente Sagittario, figlia di un industriale che produce bombole d'ossigeno e acetilene, già da piccola ha i tratti che la consacreranno sex symbol: i denti da coniglio e il broncio. Dopo il conservatorio, studia danza. A quattordici anni e mezzo, le prime foto di moda e, a ruota, due copertine di Elle che ‘le aprono le porte del cinema. La nota il regista Marc Allégret, che aveva scoperto, tra gli altri, Michèle Morgan e Jeanne Moreau. Nel suo studio, l'incontro cruciale con Roger Vadim, assistente di Allégret. Quando si dice amore a prima vista. Lei ha quindici anni, lui ventuno. Quando i genitori lo scoprono, è tragedia (anche perché lui è troppo di sinistra), e lei tenta il suicidio con il gas. Danza accompagnando le sfilate di Capucine in crociera ma si cuce i vestiti da sola. Altre copertine, le prime offerte di lavoro, come il provino da Colette, in cerca di una Gigi teatrale. Poi il debutto con Le Trou Normand di Bourvil, la scoperta di essere incinta e, in epoca pre-pillola, l'aborto, in Svizzera.

GIUSEPPE MAROTTA

Per quanta gente «B.B.» è il «Sesamo, apriti» di tutte le gioie? Dite B.B. e sarete (fra uomini) fulmineamente capiti. BB: due tenui labiali che Edmond Rostand avrebbe caricato di inespresso, e che i «fusti» della Magliana caricano di espresso; B.B., due lettere che pronunziate da Enrico Maria Salerno alla TV (su evanescenti immagini della tortuosa diva francese, e per dieci minuti di seguito) ci getterebbero in una squisita demenza; B.B., la paroletta d'ordine che schiude le più remote e sigillate porte della fantasia. Che altro? B.B. non è tutta in B.B. Le iperboli di Salomone giacciono e si danno pace, dinanzi a lei. B.B. non evoca montagne e golfi, B.B. è il tanto che si può fare col poco, l'universo in una goccia d'acqua, un irresistibile invito ad attingere la salute dalla gracilità, il superfluo dall'insufficienza, la ricchezza dalla povertà, l'eccesso dalla sobrietà. È un banchetto di Trimalcione, B.B., improvvisato sull'erba di un praticello suburbano, dove fischiano ogni tanto gli accelerati appena usciti dalla stazione e una logora farfalla va e viene.
Queste rare cose me le disse, era l'alba, il professore Adolfo N., fisico nucleare. Mette conto, o no, che ve lo descriva? Lunghissimo, dava l'impulso di piegarlo in quattro e di introdurlo in un fodero di ombrello. Una faccia di scure, frequentata dall'empio sorriso dei borsaiuoli dell'atomo (con l'aiuto dei quali viaggeremo fra un cinquantennio fino a sbarcare in grembo a Dio, lo vedremo finalmente da vicino, oppure, non trovandolo, ci consegneremo al più motivato e gelido ateismo); i capelli a zero di Yul Brynner e una presunzione lavata e stirata all'amido. Il professore, dunque, si guardò le scarne dita grondanti di numeri, e continuò: «Brigitte Bardot è piena, anzi trabocca di magie nucleari. Il suo fascino ha tutti gli elementi della scomposizione totale che libera immense energie. B.B. è un continuo trasformarsi da candida bambina in sapiente donna e da sapiente donna in candida bambina, che sprigiona formidabili quantità di radiazioni sessuali. Io non vivo, come individuo, che di B.B. Commisi l'errore, nel '50, di sposare Annamaria F, una mia solerte compagna di ricerche scientifiche. Sì, e la trasformiamo! È legnosa e frigida, i suoi atomi sono grumi intangibili di protoni e neutroni ed elettroni, che nessuna formidabile accelerazione può dissolvere in voluttà e in sentimento. Ho rinunziato ad ogni legittima speranza di tal genere. Mai vedrò Annamaria flettersi e scindersi, quando la bacio, come B.B. nelle scene d'amore dei suoi film. Che tristezza. Abbiamo donne-uranio (BR) e donne-piombo (Annamaria). Perché a me doveva toccare questo invalicabile muro di cinta femminile? Avrò quasi certamente, l'anno venturo, il Premio Nobel. Ah ah, me lo sbatto. Vuole ella propormi, signor giornalista, per un giro di ballo, per un semplice minuto di cha-cha-cha con B.B.? Oppure se ne vada e abbia pietà di me».

GIUSEPPE MAROTTA

La ragazza del peccato - 1
Il fatto è che tre cose irripetibili ha il mondo: la nascita, la morte e Brigitte Bardot. Ed eccoci soli, Brigitte Bardot e io, soli al centro di un'allucinante radura.
B.B., io ti accuso. L'inferno è con te, in ogni battito delle tue ciglia. Satana ammicca in ogni fremito del tuo viso delicato, fragile, di candida tredicenne. Come le rose di Lucrezia Borgia, tu sei profumo e crimine, olezzo e assassinio. B.B., tu odori, mannaggia te, di culla e di bara, di prima comunione e di casa equivoca, di aranci e di putredine, di viole e di concime. Non alludo, si capisce, alla B.B. reale, che mi è ignota; parlo del suo ricorrente personaggio cinematografico. Ne hanno di «chances», con B.B., i tetri alchimisti, i lividi maghi dell'erotismo cinematografico! Nei loro alambicchi distillano, componendo e scomponendo B.B., arcobaleno e fango. Sono donne, le Sofie le Marise le Rosanne le Gine: mai corrotte e angeliche (mi riferisco, badate, sempre ed unicamente ai loro aspetti cinematografici), mai limpide e torbide, mai sorgive e impantanate nello stesso attimo, nella stessa immagine. È di B.B. il corpo di B.B., licenziato dagli influssi lunari, adulto, finito come pezzo di scultura? È di B.B. la faccia di B.B., lieve, acerba, intatta, ferma nelle soavi linee dell'infanzia? Come s'intonano, quale compagnia si fanno quella innocenza di tratti e quelle iperboli di seni, di anche, di bacino? Che specie di accordo esiste fra l'urlo e il mormorio visivi confluenti in B.B.? È la nevosa Diana o è Venere in luglio, riversa nei pagliai? Desiderare B.B. è una colpa mostruosa, o e un lecito impulso naturale? Dobbiamo innalzare aquiloni, con B.B., o dobbiamo trasformare in un giaciglio, in una alcova, qualunque elemosina di foglie, d'ombra, di vacanza, di silenzio? Mannaggia te, Brigitte. I tuoi diabolici sofisticatori cinematografici hanno talmente imbrogliato i fili, confuso gli addendi, che sarebbe un'ingiuria dedicarti un sospiro, come un'ingiuria sarebbe non violentarti (nei pressi, magari, di un Palazzo di Giustizia). Cribbio. Su questa duplice, eterogenea Bardot, il cinema fa il suo perfido giuoco. Avanti, chi è abbastanza ragazzo o abbastanza uomo per Brigitte? Essa riduce a una goffa, puerile, inadeguata pulce sessuale Franco Interlenghi; e di Jean: Gabin fa peraltro un odioso, turpe vandalo. Che un ventenne osi cimentarsi con lei svestita!: c'è da ridere. Che un cinquantenne si permetta di accarezzarla!: è una oscenità, un'ignominia, quasi un incesto. D'accordo? Nessuno è giovane ma nessuno è vecchio, per B.B.: in tal modo tutti siamo, negli amori suoi, degeneri o buffi, vili o canaglie. Per cinquecento lire il cinema offre a chiunque il piacevole brivido, la squisita vergogna di commettere questi immani peccati: una facile e stantia vicenda camuffa, vela il fondamentale proposito degli autori del film, distraendo la Censura.

CRISTINA BRAGAGLIA

Nata in una famiglia della media borghesia (il padre era industriale), studia danza fin dall'infanzia. A 15 anni posa per la copertina di una delle più diffuse riviste femminili francesi: 'Elle'. È così che la notano Marc Allégret - che la farà recitare nel 1954 in Futures vedettes (Ragazze folli) - e Roger Vadim, aiuto del regista, che la guida nei primi passi della carriera. Le fa anche prendere lezioni di recitazione da René Simon. Nel 1952 ha una piccola parte in Le trou normand (Il buco normanno) di Jean Boyer: è la prima di una serie tesa a sfruttare unicamente la sua bellezza; citiamo solo Le fils de Caroline Chérie (Il figlio di Caroline Chérie, 1955) di Jean Devaivre e Doctor at Sea (Un dottore in altomare, 1955) di Ralph Thomas. Fa eccezione Les grandes manoeuvres (Grandi manovre, 1955) di René Clair, per la qualità della regia, e per il garbo insinuante con cui l'attrice disegna una figurina di fianco. Nel 1956 Roger Vadim (che ha sposato nel 1952) mette a punto il personaggio che si delineava di film in film e la B. (o B.B., come verrà poi chiamata) interpreta da protagonista .. .Et Dieu créa la femme (Piace a troppi) diretto dal marito. 'Esplode' (Vadim possiede un elevato senso della pubblicità) un sex symbol. Spregiudicata e convenzionale a un tempo, B. è la nuova versione della donna bambina, dalle labbra perennemente imbronciate e dal corpo provocante: un misto di candore, audacia, innocenza, spudoratezza e indifferenza esibito con estrema naturalezza. Negli ultimi anni '50 e nei primi anni '60 diventa un vero e proprio fenomeno divistico che, nato fuori da Hollywood, riesce però a raggiungere incredibili livelli di intensità e di popolarità in tutto il mondo, Stati Uniti compresi. Le si dedica persino una canzone, un samba brasiliano che diventerà popolarissimo. I film che interpreta non fanno storia: costruiti sulla sua immagine, sono come sopraffatti dalla figura dell'attrice e dal sapore di scandalo che accompagna (e soffoca) le vicende della sua vita: il divorzio da Vadim (1957), il matrimonio con Jacques Charrier, la nascita di un figlio, il divorzio, un tentativo di suicidio, le nuove nozze con il playboy Gunther Sachs (1966). Su queste vicende Louis Malle costruisce un film, Vie privée (Vita privata, 1962), dove B. interpreta se stessa. Altri registi l'avevano utilizzata in ruoli drammatici: Autant-Lara per un film tratto da un racconto di Simenon, En cas de malheur (La ragazza del peccato, 1959) dove B. (simbolo poco credibile di una morale anticonvenzionale e pura) seduce col suo fascino Jean Gabin avvocato sessantenne; nel 1960 Clouzot la vuole per La vérité (La verità), e ne fa l'incarnazione dell'amore, in un film dove il mito B. è rivisitato in chiave quasi romantica. Ma l'attrice non dà il meglio di sé nelle parti serie. Ne è riprova anche Le repos du guerrier (Il riposo del guerriero, 1962) girato con l'ex marito Vadim. Godard le fa interpretare Le mépris (Il disprezzo, 1963). B. è Camille, moglie di uno scrittore che viene in Italia a collaborare alla sceneggiatura di un film: lascia il marito dopo avergli gridato il suo disprezzo in una lunga sequenza attorno a cui ruota il film e dove l'attrice e il suo corpo vengono ironicamente usati dal regista secondo il modello classico del bagno della star. Meglio comunque la commedia, come in Viva Maria! (1965) di Louis Malle dove B., al fianco di Jeanne Moreau, fornisce una delle sue migliori prove con spirito e grazia. Con Malle gira anche uno degli episodi delle Histoires extraordinaires (Tre passi nel delirio, 1967). Nel 1973 dopo una serie di film - tra cui spicca per l'interpretazione lodata dalla critica L'ours et la poupée (L'orso e la bambola, 1969), di Michel Deville - l'attrice si ritira nella sua villa di Saint Tropez. Concede pochissime interviste (fa eccezione lo special per la televisione francese del 1983) e si occupa della difesa degli animali. Sul suo personaggio si è scritto molto (c'è anche un saggio di Simone de Beauvoir) e si sono girati dei film come I paparazzi di Jacques Rozier del 1963 e Dear Bnigitte (Erasmo il lentigginoso) del 1965, di Henry Koster, imperniato sulla storia di un bambino che desidera, e ci riesce, conoscere Brigitte. Riceve nel 1985 un alto riconoscimento dal presidente della repubblica francese: la Legion d'onore. Due anni dopo mette all'asta i gioielli per sostenere le sue iniziative animaliste. Sposa un uomo politico di destra (non mancheranno di rimproverarglielo), con il quale condurrà un'esistenza burrascosa. Nel 1994 vende la villa di Saint Tropez e si trasferisce a Parigi, bizzosa e incostante come i personaggi interpretati - con abilità indubbia - sullo schermo. Nel 1995 partecipa, con un gruppo di animalisti, a una udienza papale. Rimane, nonostante le bizze, una donna spiritosa, dopo essere stata un fenomeno divistico di prima grandezza negli anni '50 e '60. Dice di sé: «Ho cominciato che ero una pessima attrice e tale sono rimasta».

NATALIA GINZBURG

Due scrittori di fronte a un vecchio mito
Brigitte Bardot mi ha sempre ispirato simpatia. Non ho visto tutti i suoi film. Quelli che ho visto, non mi piacevano. A dire il vero, non me ne ricordo nemmeno uno. Ho visto, la sera scorsa, una sua intervista alla televisione.
Salvo qualche rara eccezione, da contarsi sulle dita, le interviste alla televisione sono una cosa fatua e malinconica, vaste coltivazioni di luoghi comuni, lugubri cerimonie pubbliche. Come una marmellata si spande sulle facce e sulle parole la coltre della banalità e della superfluità, e vi sta impresso il marchio del conformismo televisivo, il quale è uno dei conformismi della specie più lugubre che i nostri tempi abbiano saputo inventare.
Questa intervista a Brigitte Bardot mi sembrava, all'inizio, lugubre e volgare quanto ogni altra. In qualche attimo, si sentiva la voce vera di Brigitte Bardot che parlava in francese, ma subito si alzava la voce italiana che la doppiava e questa seconda voce aveva la solita coltre di marmellata, che nella voce di Brigitte Bardot era assente.

CARLO FELICE VENEGONI

Attrice francese, la diva più popolare ed emblematica della Francia dopo la seconda guerra mondiale e la riconquista del benessere. Venne al cinema dopo aver frequentato scuole di danza e aver iniziato a spogliarsi come cover girl. Comparsa in alcuni film, tra i quali Le grandi manovre, 1955, di Clair, la Bardot aveva sposato nel 1952 lo sceneggiatore Roger Vadim, oriundo russo. Fu questi a renderla famosa facendole interpretare nel 1956, il suo primo film, ....et Dieu créa la femme, in italiano Piace a troppi, dove la Bardot - da quel momento famosa semplicemente come BB - costruì quello che rimase in sostanza il suo personaggio: di ragazza assai bella, viziata e talora viziosa, la cui ricerca d'amore, pur autentica, è ostacolata da una precoce consapevolezza e rassegnazione alla mitologia dell'erotismo oggettivo e feticistico, tipicamente contemporaneo. Su questa falsariga si mossero in seguito le varie figure caratterizzate dalla Bardot, da Gli amanti del chiaro di luna e La parigina, 1957 (il primo ancora diretto da Vadim) a La ragazza del peccato, 1958, di Autant-Lara, Il riposo del guerriero, 1962 (di Vadim) e Vita privata, 1962, di Louis Malle, fino a Il disprezzo, riduzione di Jean-Luc Godard dal romanzo di Moravia, nel 1963. Dopo il divorzio da Vadim la Bardot sposò l'attore Jacques Charrier, ne ebbe un figlio e divorziò di nuovo. Al Messico, nel 1965, girò con Jeanne Moreau ancora per la regia di Louis Malle il film Viva Maria!. Nel 1966 sposò il suo terzo marito, il miliardario tedesco Gunther Sachs.

News

Brigitte Bardot, che il 28 settembre prossimo compirà novant’anni, è stata il personaggio...
Godard traspose un romanzo di Moravia che non amava molto, e ne trasse un'opera epocale. Al cinema in versione restaurata.
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