Anno | 1969 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Marco Ferreri |
Attori | Michel Piccoli, Annie Girardot, Anita Pallenberg, Gino Lavagetto, Carole André Carla Petrillo, Mario Jannilli, Adriano Aprà. |
Tag | Da vedere 1969 |
MYmonetro | 3,92 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 23 ottobre 2017
Dopo aver ucciso la moglie, senza rimorsi, un uomo decide di iniziare una nuova vita alle Hawaii. Ha vinto un premio ai Nastri d'Argento,
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Un uomo, trovata per caso una pistola, diventa un assassino e uccide la moglie. Senza nessun rimorso si fa ingaggiare come mozzo su una imbarcazione privata e parte per le Hawaii. La sua violenza ingiustificata è solo frutto della noia. È il film che ha dato all'opera di Ferreri un'impronta di internazionalità.
TRAMA:Un uomo torna a casa dal lavoro,cucina,trova una pistola avvolta in un giornale che porta la notizia della morte del bandito americano John Dillinger e da lì in avanti gli eventi proseguiranno in una maniera particolare...RECENSIONE:Apparentemente si tratta di un film senza alcuno scopo preciso e può risultare quasi incomprensibile ma in realtà si tratta di uno dei film [...] Vai alla recensione »
In “Dillinger è morto” converge tutto il cinema di Ferreri. Un film quasi sperimentale, d'avanguardia, dal fascino tutto suo, con una colonna sonora ricchissima. Il film descrive perfettamente l'alienazione dell'uomo borghese negli anni della maturità capitalistica. I massmedia surrogano la realtà. L'appartamento è un labirinto in cui celebrare [...] Vai alla recensione »
Il capolavoro assoluto di Marco Ferreri, ritratto dell'uomo a una dimensione della società tardocapitalistica, l'integrato senza slanci nè certezze, in un'opera che celebra la morte del Mito come via di fuga che alla fine non può che essere quella della favola. Esempio straordinario di cinema antinarrativo, tutto risolto nelle valenze espressionistiche e iperrealistiche [...] Vai alla recensione »
MArco Ferreri, l'iconoclasta caotico e rabbioso per eccellenza, nel 1969, periodo assai fecondo per l'arte e non solo, diede vita ad uno dei suoi più discussi e controversi lavori, osteggiato ed al tempo stesso osannato dai critici dell'epoca e da pubblico. Assenza assoluta di narrazione questo è l'elemento fondante di tutto il film.
'Dillinger é morto' è costruito come una performance. Sono gli anni della frequentazione di Ferreri con Schifano e l'omaggio alle sue televisioni e ai suoi 'Futuristi' è assolutamente evidente. Stessa passione fisica per il cinema, per il filmino, la proiezione sul muro, sul paravento di cartone, le smorfie regressive, 'io sono infantile', le donne come [...] Vai alla recensione »
Film sperimentale sotto più punti di vista; l'imporsi della presenza di Piccoli sulla scena, i tempi lunghi, il niente accadere dei fatti, la volontà di Ferreri di permettere al protagonista di non riflettere sulle sue azioni: agire prima di pensare, lo si può forse considerare un film "dadaista". Un designer di maschere antigas torna a casa dopo una giornata di [...] Vai alla recensione »
Io di certo non sono un critico di professione e se tutti quelli che invece lo sono parlano di questo film in termini lusinghieri vuol dire che qualcosa di buono ci sarà. Si sa che i critci vedono cose che i comuni mortali non vedono. Detto questo , per me semplice spettatore, il film è una palla. Un cretino che con una moglie bona e nuda che lo aspetta si mette a dipingere una pistola a pallini [...] Vai alla recensione »
Dopo una giornata di lavoro, un ingegnere-designer torna a casa con la moglie che dorme, si prepara una ricca cenetta, trova una pistola, la dipinge di rosso a pallini bianchi, si proietta filmini, fa giochini sessuali con la cameriera, finche non farà uso della pistola. E' un apologo sull'orrore del quotidiano, sull'alienazione dell'individuo borghese di fine anni sessanta.
Dopo una giornata di lavoro, un ingegnere-designer torna a casa con la moglie che dorme, si prepara una ricca cenetta, trova una pistola, la dipinge di rosso a pallini bianchi, si proietta filmini, fa giochini sessuali con la cameriera, finche non farà uso della pistola. E' un apologo sull'orrore del quotidiano, sull'alienazione dell'individuo borghese di fine anni sessanta.
Il film è più di una generica ribellione alla alienazione del consumismo. È una fuga dalla propria realtà, la quale si avvia ad assumere le stimmate del proprio destino. Un destino fatto di privazione di affetto e di impossibilità' di esprimere se' stesso, fatto di umiliazione della propria sensibilità e del proprio carattere.
Giovane, se non anagraficamente certo per la carica di insofferenza corrosiva che mette nel suo lavoro, è Marco Ferreri che non si stanca di ripetere, da qualche tempo, che il cinema non serve a nulla e non ha alcuna possibilità di incidenza. Eppure Dillinger è morto è un film davvero bello e importante, lontanissimo da posticce giustificazioni sociologiche come dalle facili tipologie cos? frequenti [...] Vai alla recensione »
There are some sharp ideas tucked alongside the tedious high jinks and rank sexism of “Dillinger Is Dead.” Directed by the Italian provocateur Marco Ferreri (1928-1997), this 1969 curio first popped up at the Museum of Modern Art in 1970 but is only now receiving American distribution. Although it’s easy to see why buyers initially passed on the film, a clumsy attempt to translate radical social theory [...] Vai alla recensione »