Anno | 2024 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia, Francia, Tunisia, Senegal |
Durata | 72 minuti |
Al cinema | 1 sala cinematografica |
Regia di | Ilaria Congiu |
Uscita | lunedì 5 maggio 2025 |
Distribuzione | Mescalito Film |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 12 maggio 2025
Un viaggio emozionante e intimo che esplora il cambiamento climatico, l'inquinamento e la pesca industriale.
BIGLIETTI QUI » Breath è 68° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 622,00 e registrato 645 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Ilaria Congiu ha, sin dall'infanzia, un legame stretto con il mare. In questo suo documentario completa il dialogo con il padre che ha un'azienda che esporta pesce congelato dal Senegal. Il loro confronto sull'ecosistema, di cui gli oceani e i mari sono componenti fondamentali, si fonde con quello di altre persone che del mare o sul mare vivono e ne conoscono a fondo i mutamenti.
Una recherche personale che si allarga coinvolgendo il presente e il domani del pianeta Terra indagando passato e prospettive del mondo della pesca.
Tanti documentari nascono, come è normale, su commissione. Si chiede cioè ad un regista e ad una troupe di affrontare un problema restituendo una lettura che possa essere comunicata ad un ristretto o ampio numero di persone. Ci sono poi documentari (il loro numero è significativamente più ristretto) che sorgono da un'esigenza che può essere individuale o legata a una tematica sociale di particolare interesse.
Quello di Ilaria Congiu appartiene a questa categoria. Vi si leggono al contempo due bisogni. Da un lato l'urgenza di comprendere a fondo la figura paterna che ha finito con l'esprimersi di più attraverso il suo lavoro che con la vicinanza effettiva alla famiglia. Dall'altro il cercare di comprendere quanto proprio l'attività del genitore contribuisca o meno all'impoverimento dei mari e degli oceani legandosi così alla precarietà lavorativa di milioni di persone che dal mare e dalla sua vita a loro volta traggono i mezzi di sussistenza.
Congiu non si limita però a leggere questa emergenza solo attraverso la dinamica di un legame personale ma amplia la lettura attraverso persone che con il mare e con la pesca hanno un rapporto dettato anche da tradizioni, latitudini differenti o rapporti quasi simbiotici con esso. Partendo dall'assunto che la pesca fa parte della storia dell'umanità (quindi discostandosi da una sua ideologica messa al bando) si interroga su come l'industria e le leggi che da essa finiscono (ci si perdoni il gioco di parole) con il farsi dettare legge abbia alterato e sconvolto il rapporto tra l'uomo e il mare creando distorsioni in cui il solo profitto finisce con l'essere al centro, dimenticando l'uomo.
L'evangelica moltiplicazione dei pani e dei pesci ha finito con il ribaltarsi in un impoverimento dei mari in cui uno dei vertici dell'assurdo si può riscontrare in aziende che pescano e congelano prodotti ittici vicini all'estinzione per poterli, in un futuro che sperano prossimo, immettere sul mercato come rarità.
Per contrasto gli incontri che ci vengono proposti impongono un'attenzione al cambiamento di rotta che non indulge al radicalismo quanto piuttosto ad un uso del buonsenso nella più alta accezione del termine.
Si apre con alcuni home movie l'esordio di Ilaria Congiu, che compare bambina all'inizio del film. Da questo scorcio intimo ha origine Breath, che si muove a ondate tra privato e pubblico: la ricerca personale della regista - nata in Senegal, dove il padre ha un'azienda che esporta pesce, e in cerca di punti fermi su un pianeta che cambia - sfocia in una più ampia riflessione sul rapporto uomo-mare [...] Vai alla recensione »
Breath si apre con le immagini di Ilaria da piccola che introduce il proprio rapporto profondo con il mare. Un legame che risale all'infanzia, anzi, a prima ancora - come dice la regista stessa - nel grembo materno dove siamo immersi in un liquido. Scoprire il mare, allora, è come tornare a casa. Il lavoro di Ilaria Congiu è innanzitutto un gesto di restituzione personale, prima ancora che un documentario. [...] Vai alla recensione »