Anthony Hopkins è un attore inglese, regista, produttore, produttore esecutivo, scrittore, sceneggiatore, musicista, è nato il 31 dicembre 1937 a Port Talbot (Gran Bretagna). Al cinema il 14 novembre 2024 con il film Freud - L'Ultima Analisi. Anthony Hopkins ha oggi 86 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.
Che Anthony Hopkins in Cuori in Atlantide abbia fornito l'ennesima ottima prova d'attore non è certo una notizia. Ci siamo abituati. Eppure il ruolo di Ted Brautigan, il sensitivo triste che nasconde il grande mistero rappresenta, come si dice, la summa della carriera del gallese diventato divo non più giovane. Ambiguità, senso di un destino che si compirà tragicamente, stanchezza del corpo e di tutto, eppure grande dolcezza verso il suo amico undicenne che serberà di quell'uomo un ricordo decisivo per il resto della vita. Soltanto qualche anno fa, in Quel che resta del giorno, Hopkins aveva sfiorato questa qualità, nella parte di quel maggiordomo fedele e ottuso, incapace del pur minimo sussulto al di fuori del proprio mestiere. Brautigan è stato inventato da Stephen King, il grande facitore di best sellers che sembra sposarsi benissimo alle attitudini del 65enne Hopkins, su molti piani, a cominciare da quello dell'ambiguità. La prima obiezione sta già urlando: e Hannibal Lecter, l'orrendo e affascinante protagonista del Silenzio degli innocenti? Nella circostanza Hopkins ebbe anche l'Oscar, che poi rinnegò perché, disse, Hannibal era troppo violento e diseducativo. Appunto, se non fosse stato ambiguo l'attore sarebbe rimasto sulla sue posizioni, coerente, anzi, onesto, invece eccolo accettare il sequel, Hannibal, dando corpo e volto a un personaggio ancora peggiore. E il giudizio generale di qualità non prescinde, per me almeno, anche dall'aspetto etico. Che poi era proprio il concetto accampato da Hopkins. Dunque ambiguità. E cos'è se non ambiguità quella di accettare ruoli chiaramente non all'altezza delle posizioni conquistate. Alludo per esempio al capofamiglia di Vento di passioni, un Hopkins dalla faccia sfigurata, in maniera ridicola, da un ictus. In sostanza un uomo per tutti i ruoli. Il sospetto è che l'attore, e non è certo l'unico, abbia privilegiato il cachet. E pensare che il primo momento, il grande momento, aveva le connotazioni della leggenda. Nel 1965 infatti, al National Theatre, accadeva che il 28enne Hopkins avesse la possibilità di sostituire, in un lavoro di Strindberg, il titolare indisposto, nientemeno che Lawrence Olivier. Certo, da quell'episodio al secondo Hannibal il passaggio è stato lungo e, ancora una volta, ambiguo. Hannibal è un personaggio molto pericoloso. è legittimo attribuirgli il «fascino del maligno», ma Hopkins ne fa un eroe: alla fine uccide i cattivi e gli antipatici e così piace, e molto. Ed è più simpatico dei tradizionali eroi buoni, ritenuti, nei film e nella comunicazione generale del nostro tempo, solo ruderi noiosi. è' l'ennesima ambiguità. Ed è triste. E vorremmo che qualche eroe buono ci venisse lasciato.
Studia al Welsh College of Music and Drama, convinto di intraprendere la carriera di pianista, ma ben presto cambia parere e studia recitazione. Si iscrive così alla Royal Academy of Dramatic Art e comincia a recitare. Nel 1965 arriva al National Theatre e ha la possibilità di sostituire Laurence Olivier in un dramma di Strindberg. Esordisce al cinema nel 1967 con The White Bus e l'anno dopo in Il vento e il leone di Anthony Harvey. Capelli scuri, atletico, non molto alto ha come caratteristica l'accento lento gallese che lo rende adatto oltre che per i ruoli storici e teatrali anche per i personaggi dalla difficile psicologia. Fin da giovane riesce a rendere credibili personaggi più anziani di lui. Nel 1975 riceve numerosi premi teatrali per la sua magistrale interpretazione in Equus (più tardi portato sul grande schermo con Richard Burton protagonista). Nel 1980 ottiene, pur essendo già celebre, la prima grande consacrazione con The Elephant Man di David Lynch. Seguono Il Bounty di Roger Donaldson con Mel Gibson, Amore e rabbia di Mike Newell, Ore disperate di Michael Cimino. Nel frattempo al fianco di Bob Hoskins interpreta l'italiano Io e il duce nel ruolo di Galeazzo Ciano, e recita in coppia con Anne Bancroft nell'interessante 84 Charing Cross Road. Il personaggio violento e mesmerizzante di Hannibal the Cannibal ne Il silenzio degli innocenti gli frutta il premio Oscar. Verrà candidato in seguito anche per Quel che resta del giorno di James Ivory e Nixon Gli intrighi del potere di Oliver Stone. Grandi prove le offre in Casa Howard sempre di Ivory, Viaggio in Inghilterra di Sir Richard Attenborough e Amistad di Steven Spielberg. Prende parte al Dracula di Francis Ford Coppola e a Charlot di Attenborough. Nel 1998 al fianco di Antonio Banderas e Catherine Zeta-Jones si dedica al genere cappa e spada interpretando La maschera di Zorro. In Titus tratto dal dramma su Tito Andronico scritto da Shakespeare dà forza a un altro personaggio storico e fa un breve cameo non accreditato in Mission Impossible 2. Non manca qualche passo falso, ad esempio il personaggio di Pablo Picasso in un film di Ivory, ma alla fine del secolo passato Hopkins è in piena creatività. Nel 2001 è pronto a rivestire di nuovo i panni di Hannibal nel film omonimo diretto da Ridley Scott. Nel futuro un film diretto e interpretato da Alec Baldwin, Il diavolo e Daniel Webster, sorta di Faust ambientato ai giorni nostri. Nel 2003 ha aggiunto un altro personaggio complesso alla sua già ricchissima bacheca - quello del professore tacciato di razzismo che si innamora di una donna molto più giovane di lui in La macchia umana - che potrebbe fargli ottenere la sua quinta candidatura all'Oscar.
Musicista. Pittore. A Sir Anthony il grande schermo non basta più: "Perché ho una psicologia da pioniere degli spazi e della natura secondo un recente sondaggio dell'Old Vic, storico teatro londinese, Sir Anthony Hopkins è il più grande.
L'attore britannico di tutti i tempi, lasciando alle sue spalle persino Laurence Olivier. Pur essendo uno dei duri per antonomasia di Hollywood, è difficile trovare star del cinema che più di lui rifugga i facili cliché. Quando il settantaduenne artista calca la scena del teatro rivela, come ovvio molto più che dinanzi a delle telecamere, tutta la peculiarità del suo carattere, con un talento recitativo al tempo stesso robusto e raffinato: metaforicamente, sembra un caldo panciotto di lana gallese (è infatti nato in Galles, nella zona industriale di Port Talbot nel 1937, figlio di Richard e Muriel Hopkins, gestori di una panetteria) esposto in un elegante negozio di Bond Street.
Rifugge anche l'ironia "old England" tipica dei suoi colleghi britannici, in stile Michel Caine o Peter O'Toole, quando gli si chiede cosa pensa in generale della classe media americana. «Non ho opinioni. Vivo in America. E in generale non ho opinioni a proposito di qualsiasi cosa?», sussurra timidamente a "L'espresso. Pare proprio non aver niente pure della personalità ambigua e controversa di Hannibal Lecter, lo psichiatra pluriomicida che gli ha dato il premio Oscar come miglior attore protagonista e lo ha fatto conoscere al grande pubblico nel film "II silenzio degli innocenti". «Per me non fu nient'altro che un personaggio di finzione in un film che mi diverti molto interpretare», dichiara. Alla faccia del metodo Stanislavskij. Forse proprio per questo c'è chi ha giudicato troppo "fredde" alcune sue interpretazioni. E qui, per paradosso, Hopkins si scalda. «È una cosa assolutamente non vera. Ho sempre amato interpretare tutti i miei ruoli. Sono un attore molto professionale e mi piace il mio mestiere, quindi mi preparo con scrupolo per ogni film. Detto questo, la mia giornata si svolge in maniera abbastanza normale. Sul set di "Red Dragon" o de "ll silenzio degli innocenti", ad esempio, mi svegliavo, facevo colazione, magari con il produttore Dino De Laurentiis e sua moglie, poi mi mettevo la divisa del manicomio criminale ed entravo nella mia cella, fino all'ora di pranzo. Quindi mangiavo un boccone con Edward Norton o con Jodie - Foster, senza aggredirli nella maniera più assoluta, e tornavo sul set e concludevo la mia giornata di lavoro». Una persona che si sente del tutto normale, ci tiene a precisare. Ama molto leggere, passeggiare, dipingere, suonare il pianoforte. Hobby, questi ultimi due, che però nascondono velleità mai sopite. E che troveranno conforto al prossimo "Tuscan Sun festival" di Cortona (3-9 agosto), dove Hopkins, dopo la presenza di Robert Redford lo scorso anno, ricoprirà la gradita parte dell'ospite d'onore. E dove, fermandosi a Cortona per tutta la durata della manifestazione, ricoprirà anche la duplice, inconsueta veste di artista visivo e compositore con una mostra e alcuni concerti dedicatigli.
Proprio a proposito della sua personalità musicale, Hopkins minimizza: «Non sono un pianista da concerto e non ho un background accademico per quanto riguarda gli studi di composizione. Ma, paradossalmente, proprio la mancanza di una formazione professionale ha favorito la mia libertà creativa. E 'sono perciò grato all'occasione datami dal Festival dei Sole: l'ho accettata come la conferma che i miei "musical dreams" rivelano un'autentica ispirazione». Hopkins è stato, in due occasioni, anche autore di colonne sonore per il cinema. Chi lo ha influenzato per questo genere di musiche? «Qui senz'altro ho avvertito l'importanza di una figura come quella di Bernard Hermann, che collaborò a tanti capolavori di Alfred Hitchcock.
Per quella di artista visivo Hopkins il 3 agosto a Palazzo Casali, inaugurerà una mostra intitolata "Masques". «Nelle mie opere ho voluto rappresentare, per così dire, le immagini dei miei sogni. Il mondo onirico mi affascina. Ho sempre sognato in modo vivido e, una volta desto, disegnato le immagini rimaste nella mia memoria. Mi piace guardare cose nascoste dietro altre cose e inconsueti paesaggi pieni di colori. Ho spesso provato ad esprimere le impressioni della mia infanzia, ma solo negli ultimi quattrocinque anni, attraverso la pittura, sono riuscito a manifestare sotto forma di creazione quello che è sempre stato nella mia mente», racconta Hopkins. Chissà se il ghigno di Hannibal Lecter vi farà capolino: il Freud uscito dalla porta dell'interpretazione cinematografica sembra rientrare dalla finestra di quella visiva.
E qualcuno potrebbe azzardare una lettura psicanalitica anche a proposito della sua ultima fatica di regista, "Slipstream". «L stato il mio primo vero film da regista. Molto biografico sul piano intellettuale. L un copione sulla natura della realtà e l'illusione della vita. Sono affascinato dal tempo e dalla percezione degli eventi nel suo corso. Più invecchio e più mi capita di "ricordare" il mio futuro». Nel film si susseguono i cortocircuiti tra sogno e realtà, la trama pare non esistere, la storia è come raccontata in fase di montaggio. Quali sono i grandi registi che hanno influito nella sua ispirazione e nel suo stile? «Non credo di aver avuto alcuna influenza consapevole. Ma certi critici, alcuni spettatori preparati, hanno citato "Marienbad" di Alain Resnais e "Mullholland Drive" di David Lynch».
Ma all'inizio fu il teatro a segnare la sua vita d'artista. Da ragazzo era piuttosto chiuso e taciturno. Negli anni scolastici Tony si rivelò un pessimo studente. A 17 anni si uni a un gruppo di giovani attori, e presto si accorse che la recitazione sarebbe stata il suo destino. Quindi frequentò i corsi del Welsh College of Music and Drama, a Cardiff, e nel 1961 vinse una borsa di studio per la prestigiosa Royal Academy of Dramatic Art di Londra, dove si diplomò due anni piu tardi. Nel 1963 entrò a far parte della Phoenix Theater Company di Leicester e nel 1965, in una audizione presso il celeberrimo National Theatre, Hopkins fece l'incontro della sua vita: «Non capita tutti i giorni avere un mentore come Sir Laurence Olivier», ricorda, «un modello e uno dei grandi virtuosi della scena dello scorso secolo». Proprio Olivier lo invita a entrare nella sua compagnia, colpito dalle sue doti di interprete dalla memoria feroce e dalla determinazione taurina. Anni segnati dall'amore viscerale per l'universo shakespeariano, poi consolidatosi nelle magistrali esibizioni nei ruoli di Macbeth, Coriolano, Prospero, Re Lear, Otello: «Io credo che, fra i fondamenti della cultura di un attore inglese, Shakespeare rappresenti ancora la pietra di paragone. Un po' come per l'italiano Goldoni o Pirandello».
Il suo debutto cinematografico nel 1967 fu nel ruolo di Riccardo Cuor di Leone nel film "Il leone d'inverno". Il successo del film fu enorme, e i due Oscar ottenuti dalla pellicola una conseguenza. «Lavorare con due mostri sacri come la Katharine Hepburn e Peter O'Toole rappresentò un auspicio radioso per l'inizio di questa mia nuova carriera », ci conferma. Ma in realtà, mentre la sua attività teatrale prosegue di trionfo in trionfo (nonostante la dipendenza dall'alcol, che riesce a sconfiggere nel 1975), per lunghi anni nel cinema e in tv ha ruoli di scarso ri lievo. Solo nel 1980 ha la sua prima parte importante in "The Elephant Man" di David Lynch. Iniziò allora un periodo particolarmente brillante e dal 1987 lavorò incessantemente dividendo il suo tempo tra gli Usa e l'Inghilterra, in produzioni cinematografiche, teatrali e televisive. Finché raggiunse l'apice del successo, con il ruolo di Hannibal Lecter, lo psichiatra assassino nel film "Il silenzio degli innocenti", grazie al quale, nel 1992, vinse il premio Oscar come miglior attore. E pensare che nel film si vede, complessivamente, appena 16 minuti: probabilmente la più breve recitazione ad aver meritato l'Oscar come protagonista. Da allora, una carriera in discesa, dove alterna i ruoli più diversi: maggiordomo ("Quel che resta del giorno") e presidente ("Nixon"), eroe da cappa e spada ("La maschera di Zorro") e magnate dei media che £a un patto con la morte ("Vi presento Joe Black"), ma anche un "negro bianco" ("La macchia umana") o Galeazzo Ciano ("Mussolini and I").
Venendo alla sua vita privata, negli anni Settanta attraversò un periodo burrascoso: divorziò dalla moglie (l'attrice Petronella Barker), ma rimase in ottimi rapporti con la figlia Abigail, nata nel 1968. Si risposò nel 1973 con Jennifer Lyton, dalla quale poi divorziò nel 2002. Nel 1993 venne nominato cavaliere (Knights Bachelor), e ottenne il titolo di Sir. Nel 2000 accettò la cittadinanza statunitense, «californiano », precisa, « perché ho una psicologia da pioniere degli spazi, delle sfide, della natura, della libertà della mente e, nonostante la mia interpretazione di Ernest Hemingway, jack Kerouac è stato uno degli scrittori della mia vita». Cosa che a esser sinceri fece storcere il naso a qualche ammiratore della terra natale. Nel 2003 si è sposato per la terza volta, con Stella Arroyave, antiquaria americana. Ma il grande amore della sua vita rimarrà sempre la mamma, Muriel, che lo seguì anche negli States. Un Hopkins per tutte le stagioni.
Da L'Espresso, 28 maggio 2009
Ha ricevuto un Premio Oscar per la sua interpretazione in Il silenzio degli innocenti (The Silence of the Lambs) (1991) ed è stato in seguito nominato nella stessa categoria per la sua interpretazione in Quel che resta del giorno (The Remains of the Day) (1993) e in Nixon – Gli intrighi del potere (Nixon) (1995). Nel 1993, ha recitato in Viaggio in Inghilterra (Shadowlands) di Richard Attenborough con Debra Winger, vincendo numerosi premi della critica negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Nel 1998 è stato nominato come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in Amistad . Nel 2001, Hopkins ha recitato nel sequel de Il silenzio degli innocenti, Hannibal, insieme a Julianne Moore. Diretto da Ridley Scott, il film campione di incassi ha totalizzato più di 100 milioni di dollari negli Usa. Hopkins è anche stato la voce narrante del film di successo della stagione invernale del 2000 Il Grinch (How the Grinch Stole Christmas) nato dalla fantasia dello scrittore statunitense Theodor S. Geisel, conosciuto come Dr. Seuss. Nel 1998, ha recitato in Vi presento Joe Black (Meet Joe Black) diretto da Martin Brest, in Instinct - Istinto Primordiale (Instinct) diretto da Jon Turletaub e in Titus, adattamento cinematografico di Julie Taymor della tragedia di Shakespeare Tito Andronico, con Jessica Lange. Nel 1992 ha interpretato Casa Howard (Howards End) e in Dracula di Bram Stoker (Bram Stoker’s Dracula), prima di Vento di passioni (Legends of the Fall) e in Morti di salute (The Road to Wellville). Seguono Surviving Picasso - Sopravvivere a Picasso (Surviving Picasso), nel ruolo del protagonista e L’urlo dell’odio con Alec Baldwin (The Edge), un film d’avventura drammatico scritto da David Mamet e diretto da Lee Tamahori. La maschera di Zorro (The Mask of Zorro), diretto da Martin Campbell con Antonio Banderas e Catherine Zeta-Jones come protagonisti, è uscito nel luglio del 1998, e Amistad, diretto da Stephen Spielberg, è uscito nel dicembre del 1997. Tra i film precedenti, 84 Charing Cross Road, The Elephant Man, Magic e Quell'ultimo ponte (A Bridge Too Far). Il Bounty (The Bounty) e Ore disperate (Desperate Hours) sono state le sue prime due collaborazioni con la Dino De Laurentis Company. Nella televisione americana, ha ricevuto due Emmy Awards per Il caso Lindbergh (The Lindbergh Kidnapping Case) (1976) in cui interpretava Bruno Hauptman, e The Bunker in cui interpretava Adolph Hitler.
Nato il 31 dicembre del 1937 a Margum, vicino a Port Talbot, nella contea di West Glamorgan in Galles, è il figlio unico di Muriel e Richard Hopkins. Suo padre era un banchiere. Educato alla Cowbridge Grammar School, a 17 anni partecipò ad una rappresentazione teatrale amatoriale alla YMCA e capì immediatamente che si trovava nel posto giusto. L’entusiasmo per la recitazione, e la sua abilità al pianoforte, gli permisero di vincere una borsa di studio per il Welsh College of Music and Drama di Cardiff dove studiò per due anni (1955-1957). Dopo aver interpretato il Capitano Bligh in Il Bounty (1984), ritornò in Inghilterra e recitò al National Theatre nel dramma di David Hare Prava, ricevendo il premio della British Theatre Association come miglior attore e il The Observer Award, per i notevoli risultati conseguiti, ai Laurence Oliver Awards del 1985. Durante questa permanenza al National, interpretò anche Antonio e Cleopatra (Antony and Cleopatra) e Re Lear (King Lear). Hopkins è apparso anche nell’adattamento cinematografico del romanzo di Stephen King Cuori in Atlantide (Hearts In Atlantis) del regista Scott Hicks, nel film d’azione Bad Company - Protocollo Praga (Bad Company) con Chris Rock e nel successo d’incassi, il prequel de Il silenzio degli innocenti, Red Dragon con Ed Norton, Ralph Fiennes ed Emily Watkins. Tra i film più recenti con Hopkins, La macchia umana (The Human Stain) con Nicole Kidman; Alexander con Colin Farrell e Angelina Jolie, diretto da Oliver Stone; Proof –La prova (Proof) con Gwyneth Paltrow, diretto da John Madden; Tutti gli uomini del re (All the King’s Men) con Jude Law, Sean Penn e Kate Winslet, per la regia di Steven Zaillian, Indian - La grande sfida (The World’s Fastest Indian) diretto da Roger Donaldson, e Bobby diretto da Emilio Estevez.