xxseldonxx
|
giovedì 8 gennaio 2015
|
se questo è un eroe
|
|
|
|
Chris Kyle. Per alcuni un eroe, per altri un assassino. Clint Eastwood non ha dubbi: quel barbuto texano non solo è un perfetto tiratore, ma è il più grande eroe americano fin dai tempi di, beh... dello Straniero senza nome.
Cresciuto da un padre autoritario ma amorevole, religioso ma categorico, Kyle è un cowboy, subisce gli alti e bassi della vita e, mosso dalle immagini dell'11 settembre, si arruola nei Seals, corpo di patriottica élite dell'esercito USA; mette su famiglia, uccide il nemico, protegge gli States e i suoi commilitoni e diviene così leggenda.
[+]
Chris Kyle. Per alcuni un eroe, per altri un assassino. Clint Eastwood non ha dubbi: quel barbuto texano non solo è un perfetto tiratore, ma è il più grande eroe americano fin dai tempi di, beh... dello Straniero senza nome.
Cresciuto da un padre autoritario ma amorevole, religioso ma categorico, Kyle è un cowboy, subisce gli alti e bassi della vita e, mosso dalle immagini dell'11 settembre, si arruola nei Seals, corpo di patriottica élite dell'esercito USA; mette su famiglia, uccide il nemico, protegge gli States e i suoi commilitoni e diviene così leggenda. E' un americano modello: "from zero to hero", come dicono oltreoceano.
Clint Eastwood conosce il fatto suo. Lo conosceva cinquant'anni fa, davanti alla macchina da presa del più fiero Leone italiano; lo conosce oggi, seduto in cabina di regia con un poker d'oscar in mano. Non ha dubbi e non ne lascia: il titolo, la locandina, la posizione politica dell'autore, tutto annuncia: sarà un film patriottico. E lo è.
C'è da chiedersi: è questo un problema? Non dal punto di vista tecnico: il film scorre bene, teso e ben bilanciato, nonostante qualche facile trucco sentimentale. Bradley Cooper è perfetto nel ruolo e Eastwood gira le scene d'azione alla vecchia maniera (dovrebbe dare qualche lezione a molti registi di action/cinecomic del giorno d'oggi). Due ore di ottimo intrattenimento, senza dubbio.
Ma sotto questo bel vestito, c'è un cuore marcio. Terminati i commemorativi titoli di coda, viene da pensare alle implicazioni morali di una posizione del genere. E qui entra a piede teso l'ottica utilitaristica e spiccia che ha sempre caratterizzato il pensiero anglosassone da Smith fino al derivato American Dream: il Bene e il Male si distinguono così, in un lampo, e nessuno discuta.
Il nemico viene dipinto brutale, sanguinario e infido: è cattivo per natura, fa ciò che fa perché è il male incarnato. Gli americani invece agiscono per proteggere la propria patria, attaccata da due aerei kamikaze che hanno ucciso migliaia di persone perché... beh perché sono cattivi.
Fossimo di fronte all'ennesimo film di supereroi, questa morale spiccia non mi darebbe certo fastidio, ma non è questo il caso: raccontare in questo modo una storia vera significa ridurre il mondo reale a quello Marvel e DC. E a me non sta bene. A voi sì? Pregate solo che non vi tocchi il ruolo del cattivo...
Kyle un eroe? Non per me (almeno il Kyle dipinto dal film). E non perché ha ucciso uomini, donne e bambini, ma perché non lo ha fatto con rispetto.
Credo che, una volta entrati nel tremendo gioco della guerra, sia necessario rispettare delle regole e combattere il nemico, qualunque aspetto esso abbia. L'importante è vederlo come un avversario tuo pari, non come un mostro, una selvaggia incarnazione del male. Altrimenti tutto si riduce a un miope atto di superbia, che poco si addice a un eroe.
Come il suo protagonista, "American Sniper" non si apre alle critiche, non lascia nessuno fessura dalla quale possa filtrare un minimo dubbio ed è proprio questa sua compattezza il principale punto debole del film.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a xxseldonxx »
[ - ] lascia un commento a xxseldonxx »
|
|
d'accordo? |
|
alemoon
|
domenica 11 gennaio 2015
|
la patria, dio e la famiglia
|
|
|
|
Dimentichiamo.
Noi tutti dimentichiamo. Nella nostra testa c'è spazio per il lavoro, per organizzare il weekend, per ricordarci i compleanni degli amici del liceo, ma non c'è per ricordarci il sacrificio di coloro che morirono per la patria, non c'è per pensare alla guerra, o alla morte altrui, non c'è mai per tutto questo.
Clint Eastwood, con il suo ultimo film, sembra volerci riportare sulla Terra, sembra che gridi: "ehi bello, tu vivi in pace perchè c'è chi muore per te."
Una descrizione perfetta della vita dei soldati americani inviati in Iraq, un disegno preciso dell'onore della guerra, della gloria, il racconto crudo della vita delle famiglie dei militari e della vita dei civili dei paesi belligeranti, un affresco realistico della violenza che da troppo tempo tormenta la Terra.
[+]
Dimentichiamo.
Noi tutti dimentichiamo. Nella nostra testa c'è spazio per il lavoro, per organizzare il weekend, per ricordarci i compleanni degli amici del liceo, ma non c'è per ricordarci il sacrificio di coloro che morirono per la patria, non c'è per pensare alla guerra, o alla morte altrui, non c'è mai per tutto questo.
Clint Eastwood, con il suo ultimo film, sembra volerci riportare sulla Terra, sembra che gridi: "ehi bello, tu vivi in pace perchè c'è chi muore per te."
Una descrizione perfetta della vita dei soldati americani inviati in Iraq, un disegno preciso dell'onore della guerra, della gloria, il racconto crudo della vita delle famiglie dei militari e della vita dei civili dei paesi belligeranti, un affresco realistico della violenza che da troppo tempo tormenta la Terra. Tutto questo è "American Sniper".
"American Sniper" è vedere un bambino morire per mano dei ribelli iraqueni e chiedersi dove abbia sbagliato il mondo. "American Sniper" è quando ti fai un esame di coscienza e capisci che la pace non si ottiene con la guerra, quando vedi il legame sacro di fratellanza che unisce i soldati,pronti a morire l'uno per l'altro, quando finalmente ti chiedi perchè non ti sei mai chiesto tutto ciò. E' facile indossare il dolore e piangere le vittime della guerra, del terrorismo... ma nessuno potrà mai capire cosa accade nella mente, nella vita e nel cuore di un uomo di ritorno dalla guerra. Non è facile essere un eroe. Non è facile essere un Americano innamorato dell'America,che farebbe di tutto per difenderla. Ma semmai nella vostra anima avete sentito il bisogno di avvicinare, almeno una volta, il vostro cuore a quello di un eroe, a quello di una terra insanguinata dalla guerra, guardate questo capolavoro e quando arriveranno i titoli di coda saprete che dentro di voi qualcosa è cambiato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alemoon »
[ - ] lascia un commento a alemoon »
|
|
d'accordo? |
|
romifran
|
domenica 11 gennaio 2015
|
clint sa "fare" il cinema...
|
|
|
|
Non si può far altro che applaudire, purtroppo da lontano, quest'uomo ultra ottuagenario che continua a stupirci con autentici capolavori. Toccante la storia del Navy Seal americano Chris Kyle, che dopo aver consacrato (è il caso di dirlo) una parte della sua vita a difendere il suo Paese contro una follia di cui la cronanca contemporanea ci consegna barbari esempi, cerca, con immane fatica, di tornare ad una normalità che gli sta stretta. Fino a perderla, quella vita che non gli era affatto cara, non già sui campi di battaglia, ma per continuare ad aiutare il suo Paese, vindice di libertà e convinto dei suoi valori democratici, nel voler sostenere reduci come lui, resi disumani dalle atrocità vissute in missione.
[+]
Non si può far altro che applaudire, purtroppo da lontano, quest'uomo ultra ottuagenario che continua a stupirci con autentici capolavori. Toccante la storia del Navy Seal americano Chris Kyle, che dopo aver consacrato (è il caso di dirlo) una parte della sua vita a difendere il suo Paese contro una follia di cui la cronanca contemporanea ci consegna barbari esempi, cerca, con immane fatica, di tornare ad una normalità che gli sta stretta. Fino a perderla, quella vita che non gli era affatto cara, non già sui campi di battaglia, ma per continuare ad aiutare il suo Paese, vindice di libertà e convinto dei suoi valori democratici, nel voler sostenere reduci come lui, resi disumani dalle atrocità vissute in missione. La fine del film, lucido e tremendo al tempo stesso, è un prezioso spaccato della vita reale del protagonista e non ha bisogno di commenti, nè di parole. E tutto il cinema, tutti gli spettatori sono andati via con una convinzione rafforzata dall'esperienza di quest'ultima visione: Clint Eastwood sa "fare" il cinema. Chapeau!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a romifran »
[ - ] lascia un commento a romifran »
|
|
d'accordo? |
|
animo001
|
lunedì 19 gennaio 2015
|
eroe o valoroso soldato?
|
|
|
|
“Ci sono tre tipi di persone: pecore, lupi e cani da pastore”; il compito di questi ultimi è quello di proteggere i più deboli. La citazione ci permette di capire il contesto ideologico in cui si colloca la pellicola, nonché il pensiero di Clint Eastwood, il cui acume intellettuale nel mostrare le diverse facce di una stessa medaglia, rende una storia di per sé affascinante, un’opera eccezionale.
E’ da qui che prende forma il mito di Chris Kyle, interpretato da uno dei migliori Bradley Cooper mai ammirati prima ed inoltre, vicino ai tratti somatici del personaggio realmente esistito.
[+]
“Ci sono tre tipi di persone: pecore, lupi e cani da pastore”; il compito di questi ultimi è quello di proteggere i più deboli. La citazione ci permette di capire il contesto ideologico in cui si colloca la pellicola, nonché il pensiero di Clint Eastwood, il cui acume intellettuale nel mostrare le diverse facce di una stessa medaglia, rende una storia di per sé affascinante, un’opera eccezionale.
E’ da qui che prende forma il mito di Chris Kyle, interpretato da uno dei migliori Bradley Cooper mai ammirati prima ed inoltre, vicino ai tratti somatici del personaggio realmente esistito. Nemmeno l’amore ed il senso della famiglia, riusciranno ad arrestare il mai domo senso del dovere di Chris: da qui tanti spunti di riflessione per una morale impregnata di patriottismo, che edifica l’animo dell’acuto osservatore a capire l’importanza un ideale (giusto o sbagliato?) portato avanti sempre e comunque. E’ compito di chi guarda però, giudicare se siamo al cospetto di un eroe, per la sue idee, o di un “valoroso soldato”; se l’ideologia di Chris è universale o va contestualizzata.
Dalle parole del protagonista, il regista ci dice che fermare la guerra in Iraq, non aiuta solo suddetto Stato… ma l’intera umanità.
Poi la prima vittima, il sangue, un brivido: è nato il mito di “Leggenda”; tuttavia, il senso del dovere può portare il mondo ad essere un posto migliore, ma anche un uomo a crollare sui suoi stessi ideali; la guerra vista fuori, può trasformarsi in un conflitto interiore: ed ecco che anche l’uomo più forte ‘sente’ spari ed esplosioni davanti ad una tv spenta.
Chris sarà davanti ad una scelta, il cui motivo resta segnato da un velo sottile: frutto della sua volontà o semplicemente la cosa meno sbagliata?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a animo001 »
[ - ] lascia un commento a animo001 »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
mercoledì 11 febbraio 2015
|
e guerra sia!
|
|
|
|
Guerra quanta ne vuoi (a “strafottere”, si dice in siciliano volgare): tecnologica; di precisione; di caccia all’uomo casa per casa; regionale per le scene di distruzione che sono mostrate; planetaria, perché i moderni mezzi militari e non, di cui nel film c’è grande dispiego, permettono pure di sentire dagli USA il proprio marito combattere o di vedere le bombe in diretta e il conteggio aggiornato dei morti in televisione.
Questo American Sniper è l’elegia della “leggenda” Chris Kyle, tiratore scelto dei “seals” in Iraq, 160 prede al suo attivo (!) ma morto 39enne nel 2013 vicino al suo focolare domestico, ucciso da fuoco amico o più precisamente da un reduce deluso dalla presunta utilità delle guerre (utilità per chi?).
[+]
Guerra quanta ne vuoi (a “strafottere”, si dice in siciliano volgare): tecnologica; di precisione; di caccia all’uomo casa per casa; regionale per le scene di distruzione che sono mostrate; planetaria, perché i moderni mezzi militari e non, di cui nel film c’è grande dispiego, permettono pure di sentire dagli USA il proprio marito combattere o di vedere le bombe in diretta e il conteggio aggiornato dei morti in televisione.
Questo American Sniper è l’elegia della “leggenda” Chris Kyle, tiratore scelto dei “seals” in Iraq, 160 prede al suo attivo (!) ma morto 39enne nel 2013 vicino al suo focolare domestico, ucciso da fuoco amico o più precisamente da un reduce deluso dalla presunta utilità delle guerre (utilità per chi?). Uno snip, dice l’Oxford Dictionary, è un “fire shot from a hiding-place, usually at long range”, uno sparo a lunga distanza da un posto nascosto, lo sniper è praticamente un cecchino, quasi infallibile nel caso di Kyle. Una “leggenda” c’è anche tra gli iracheni, comunemente visti come terroristi, chissà poi perché, pare che si trattasse in realtà di un siriano che vinse la medaglia del tiro a segno in qualche olimpiade. Ma questo muore, colto dalla distanza di quasi due chilometri proprio da Kyle, la leggenda americana. I “nostri” vincono, pure se in mezzo a tante perdite.
Il tanto fragore bellico nel film richiama alla mente le sparatorie del wild-west a cui prendeva parte, vincente, Clint Eastwood, oggi anziano, saggio, conclamato e celebrato regista. Qualche commentatore ha detto che da parte di Eastwood ci sia approvazione dell’intervento americano in Iraq, pare che al regista questo non sia importato, lui sembra compiacersi del crepitare delle armi e dell’azione, senza alcuna valutazione morale di quella guerra. Ingentilisce il film però con il travaglio interiore della “leggenda” a far saltare un bambino a distanza e con l’immancabile sindrome del reduce che fatica a riambientarsi nella società.
Kyle decise di arruolarsi in quel corpo dei seals, che si dice nel film superiore ai marines, con annesso addestramento simil- Full Metal Jacket, perché papà gli aveva insegnato che esistono tre categorie di uomini: le pecore, i lupi e i cani pastore. Lui scelse di preservare e difendere la virtù dei “giusti” e le immagini dell’attentato a Nairobi e delle Twin Towers che crollano lo convinsero ancora di più del suo ruolo nel “servire il mio Paese”. In uno dei suoi ritorni dai tour in Iraq – i viaggi verso il territorio bellico nel film si chiamano tour – dice alla moglie che lo vede assente, quasi un pesce fuor d’acqua quando è lontano dalle operazioni militari, pronto a vedere nemici ovunque, fortemente compreso nel suo ruolo di cane pastore: “Siamo attaccati al cellulare a vivere le nostre vite superficiali, c’è una guerra e io vado al centro commerciale…”. Immancabile anche il fragore del film in campo mediatico, nell’imminente festa degli Oscar: incredibile come i film candidati all’Oscar si nutrano soprattutto di grandi nomi e di grossi budget, oltreché di gran
pubblicità.
[-]
[+] oscar al miglior montaggio del suono ...
(di angelo umana)
[ - ] oscar al miglior montaggio del suono ...
[+] immagini, contenuto e sostanza
(di hollyver07)
[ - ] immagini, contenuto e sostanza
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
gaiart
|
giovedì 1 gennaio 2015
|
“quand'è che la gloria svanisce e diventa una croc
|
|
|
|
“Quand'è che la Gloria svanisce e diventa una crociata sbagliata?” - dice la madre di Mark, un Seal ucciso nella guerra in Iraq?
Da questa riflessione origina forse la scelta di documentare una Storia Vera come quella di American Sniper. Un uomo, Chris Kyle, si arruola nei NAVY SEAL ed eccelle come cecchino, tanto da venire definito, in arabo Al Sheitan: il diavolo e in inglese “the legend”, nella storia americana colui che, in assoluto, ha ucciso più persone.
Diretto da Clint Eastwood, che da prova di un’ottima regia, basato sull'omonima autobiografia di Chris Kyle, il film ha per protagonista Bradley Cooper in una veritiera interpretazione, se non altro per i muscoli accumulati, circa 30 kili, che definiscono il vero soldato americano, affiancato poi da Sienna Miller, Luke Grimes, Kyle Gallner e Sam Jaeger.
[+]
“Quand'è che la Gloria svanisce e diventa una crociata sbagliata?” - dice la madre di Mark, un Seal ucciso nella guerra in Iraq?
Da questa riflessione origina forse la scelta di documentare una Storia Vera come quella di American Sniper. Un uomo, Chris Kyle, si arruola nei NAVY SEAL ed eccelle come cecchino, tanto da venire definito, in arabo Al Sheitan: il diavolo e in inglese “the legend”, nella storia americana colui che, in assoluto, ha ucciso più persone.
Diretto da Clint Eastwood, che da prova di un’ottima regia, basato sull'omonima autobiografia di Chris Kyle, il film ha per protagonista Bradley Cooper in una veritiera interpretazione, se non altro per i muscoli accumulati, circa 30 kili, che definiscono il vero soldato americano, affiancato poi da Sienna Miller, Luke Grimes, Kyle Gallner e Sam Jaeger.
Grandi capacità tecniche, effetti scenici pazzeschi che generano scene intense, ricche di tensione, si alternano a noiose sparatorie troppo lunghe per non destare qualche sbadiglio. American Sniper non colpisce del tutto o mortalmente lo spettatore, bene quanto sa fare il suo cecchino protagonista.
Poca caratterizzazione psicologica, nessun dilemma di uno che altrove si definirebbe killer, sono forse i tratti che lo rendono scarno.
Da un lato la solita trita e ritrita autocelebrazione americana, quasi sempre autoreferenziale nel suo patriottismo, dall’altro la lucida visione, ahimè univoca, di un punto di vista schierato che non aggiunge consapevolezza alla stupidità di queste eterne guerre.
La netta divisione che sempre imperversa tra buoni e cattivi, yankees e non, avrebbe un po’ stufato dopo decenni di film così strutturati, anche perché il male non è mai così banale, netto e schierato come lo si vuole dipingere!
Il film però, se visto con un ottica obiettiva, e non monoteista, apre interrogativi utili anche sulla scissione che questi soldati, spesso giovanissimi e inconsapevoli vivono tra vita privata e lavoro, in un’idea di patria forse ancora tutta da rivedere, se non tutta da costruire.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gaiart »
[ - ] lascia un commento a gaiart »
|
|
d'accordo? |
|
luigi chierico
|
domenica 4 gennaio 2015
|
deludente
|
|
|
|
Si vis pacem para bellum non significa se vuoi la pace vai in Guerra!
Se è vero che il mondo si divide in pecore, persone deboli ed in difese alla mercé dei forti, in lupi, coloro che aggrediscono, violentano, non rispettano le leggi, predatori di pecore, ed infine in cani da pastore, uomini pronti a difendere i deboli dai prepotenti, le pecore dai lupi, bene questo non significa che il cane pastore debba trasformarsi in lupo. Ne è da esempio la metamorfosi del protagonista che, in una festosa giornata, per dividere il suo cane da suo figlio è sul punto di ucciderlo, con lo stupore di tutti. Si vis pacem para bellum. Preparati alla guerra in modo che i lupi ti temano.
Il film realizzato con grandi mezzi con tutta la maestria di cui è dotato Clint Eastwood, ottime riprese, ottimo montaggio, non è sorretto da una valida sceneggiatura, ed una credibile interpretazione della coppia protagonista Bradley Cooper e Sienna Miller, rispettivamente nelle parti di Khris Kyle E Taya Renae.
[+]
Si vis pacem para bellum non significa se vuoi la pace vai in Guerra!
Se è vero che il mondo si divide in pecore, persone deboli ed in difese alla mercé dei forti, in lupi, coloro che aggrediscono, violentano, non rispettano le leggi, predatori di pecore, ed infine in cani da pastore, uomini pronti a difendere i deboli dai prepotenti, le pecore dai lupi, bene questo non significa che il cane pastore debba trasformarsi in lupo. Ne è da esempio la metamorfosi del protagonista che, in una festosa giornata, per dividere il suo cane da suo figlio è sul punto di ucciderlo, con lo stupore di tutti. Si vis pacem para bellum. Preparati alla guerra in modo che i lupi ti temano.
Il film realizzato con grandi mezzi con tutta la maestria di cui è dotato Clint Eastwood, ottime riprese, ottimo montaggio, non è sorretto da una valida sceneggiatura, ed una credibile interpretazione della coppia protagonista Bradley Cooper e Sienna Miller, rispettivamente nelle parti di Khris Kyle E Taya Renae. Pur essendo un film d’azione, tutto di guerra, è lento, non coinvolge, non dà emozioni. Tutta la storia è scontata, la bravura eccezionale della sniper,il cecchino, è data tutta per scontata, non vi sono colpi di scena ma solo tantissimi colpi d’arma da fuoco: fucili che colpiscono bersagli a 1000 o 2000 metri, bombe a mano, bazuka, pistole con enormi caricatori, mitragliatrici con infiniti colpi, ecc. ed un grande magnifico, superbo carro armato che all’inizio della proiezione occupa l’intero schermo, al punto che sembra voler occupare l’intera sala (ripresa eccezionale ma non basta a farne un buon film).
È forse l’ emblema della Guerra, passa su tutto, tutto schiaccia sotto i suoi cingoli, va avanti e non conosce ostacoli:la Guerra!
Siamo stati abituati a vedere tantissimi film del genere che questo non fa impressione. Scivola giù stanco al solo scopo di fare omaggio al noto cecchino americano che nella guerra in Irak ha ucciso,col suo fucile a precisione, oltre 160 persone. Se vogliamo fare confronti dobbiamo citare il tiratore scelto Vassili Zaitsev che tra il 10 novembre e il 17 dicembre 1942 uccise 225 tra soldati e ufficiali della Wehrmacht e altri eserciti dell'Asse, tra cui 11 cecchini nemici (vedi il film “Il nemico alle porte”).
Il film non ha una morale, una spiegazione storica, rimangono “i cani da pastore” che soccorrono solo i Greggi la cui salvezza interessa ai padroni delle pecore, diversamente i cani pastori americani li troveremmo in tutte quelle centinaia di nazioni e tra tutti quei popoli in cui le pecore sono sbranate dai lupi.
La tragedia di una guerra non colpisce solo l’ intera umanità, ma anche il singolo individuo, che dà in olocausto tutto il suo mondo interiore.
Assistiamo con crudo realismo agli orrori della guerra voluta dai potenti che mandano la propria gente ad uccidere altra gente. Talora è difficile distinguere i cani dai lupi! Vi è una ragione, uno scopo fatto passare per ragion di Stato, per religioso, politico, strategico, di sopravvivenza, di difesa. La guerra che già di per sé non si giustifica, nulla può giustificare. Direi che la guerra sta nel DNA dell’uomo dalla sua venuta al mondo.
Se vogliamo scrivere una pagina di storia, di coraggio ed eroismo, in occasione di questo centenario della Prima Guerra Mondiale (“La Grande Guerra”), pensiamo ai nostri soldati, che hanno affrontato il nemico a viso aperto avvalendosi soltanto del semplice modesto, ma mitico, Moschetto Mod.91 ! chibar22@libero.it
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luigi chierico »
[ - ] lascia un commento a luigi chierico »
|
|
d'accordo? |
|
paolo salvaro
|
domenica 11 gennaio 2015
|
il tributo di eastwood alle forze armate americane
|
|
|
|
(lunga recensione spoilerosa)
Si attendeva, in vista degli Academy Awards, il classico film americano incentrato sulla guerra ed il patriottismo. Dopo aver avuto, in successione : The Hurt Locker, Zero Dark Thirty, Argo e Lincoln, anche l'immortale Clint Eastwood si cimenta in questa categoria. La storia, pur raccontando di una celebrità, è abbastanza semplice: un uomo, suggestionato dalla tragedia dell'11 settembre, si arruola nell'esercito e per via delle sua abilità viene mandato in Iraq come cecchino, più precisamente a Falluja.
[+]
(lunga recensione spoilerosa)
Si attendeva, in vista degli Academy Awards, il classico film americano incentrato sulla guerra ed il patriottismo. Dopo aver avuto, in successione : The Hurt Locker, Zero Dark Thirty, Argo e Lincoln, anche l'immortale Clint Eastwood si cimenta in questa categoria. La storia, pur raccontando di una celebrità, è abbastanza semplice: un uomo, suggestionato dalla tragedia dell'11 settembre, si arruola nell'esercito e per via delle sua abilità viene mandato in Iraq come cecchino, più precisamente a Falluja. L'orrore ed al tempo stesso la strana attrazione che l'essere umano prova per la guerra, lo spingono a tornare al fronte più e più volte, finchè il soldato non smarrisce sè stesso e finisce col trascurare la sua stessa famiglia. Nemmeno soddisfare la sua sete di sangue gli basterà, tanto che una volta tornato a casa continuerà ad essere perseguitato da ciò che ha visto sul campo di battaglia. Capirà infine che solo aiutando e lasciandosi aiutare dagli altri reduci, ai quali condivide le sue esperienze, può superare il trauma e così riesce a ricostruire lentamente la propria vita. Ma infine,per ironia della sorte, verrà ucciso proprio da uno dei reduci che avevano permesso al cecchino di ricominciare a vivere.
Tra tutti i film girati da Clint Eastwood (tra cui Bird, Million Dollar Baby, Gli spietati, Changeling, Gran Torino, Invictus, Hereafter, J. Edgard, Lettere da Iwo Jima e soprattuto Mystic River, almeno secondo me il suo capolavoro) questo è probabilmente uno dei meno riusciti. Non dico che sia un brutto film, ma in certi punti diventa davvero eccessivamente patriottico. D'accordo, stiamo parlando di un film americano girato da un regista americano, ma non è una giustificazione. Ci siamo già dimenticati di ciò che fece oppure Kubrick malinconicamente con Orizzonti di gloria, ironicamente con il dottor Stranamore ed in ambedue le direzioni con Full Metal Jacket? Per non parlare di Coppola con Apocalypse Now, forse il miglior film sulla guerra mai realizzato, se non ci fosse in giro La grande guerra del nostro Monicelli. Tra l'altro, restando nella nostra cinematografia, pochi mesi fa è uscito Fango e gloria, un'interessante film divulgativo incentrato sulla prima guerra mondiale, a metà tra documentario e film. Niente di eccezionale, beninteso, ma dato che è un prodotto nostrano che quasi nessuno si è cagato di striscio, mi sembrava giusto citarlo nella speranza che anche qualcun altro lo veda.
Tornando a noi, ho citato tutti quegli esempi per ricordare a tutti la sottile differenza esistente tra "film di condanna" e "film di parte". Pur essendo ben diretto e ben recitato, questo film del buon Eastwood rientra nella seconda categoria. Ciò non sarebbe da considerare un difetto a prescindere, ma dopo tutta quella sfilza di film citati all'inizio della recensione usciti negli ultimi 3-4 anni, francamente non si sentiva il bisogno dell'ennesimo film che ci ricordasse che tutti gli iracheni sono musulmani brutti e cattivi, mentre gli americani sono eroi senza macchia e senza paura. Sempre si escludono Cuba, Giappone, Corea del Nord, Vietnam, Grenada, Panama, Kuwait, Kosovo ... ma per il resto sono bravi ragazzi. Sinceramente, faccio fatica a considerare "in difesa della patria" un qualunque conflitto che si disputa a migliaia di chilometri dai tuoi confini nazionali, che si parli di Baghdad, Falluja, Tripoli, Kabul o Nàsiriya. Ovvio che con questo non voglio però assolutamente mancare di rispetto a chi muore in quelle zone di guerra, lontano anni luce da casa e dalla propria famiglia, donando tutto sè stesso per servire coraggiosamente la patria. Essi meritano solo onore e rispetto e questo non glielo si dovrebbe mai negare. Tra l'altro, proprio questo aspetto del sacrificio e del donare sè stessi, è forse quello meglio reso nel film di Eastwood.
Allo stesso modo non si può però non rilevare, come hanno già fatto molti altri recensori, i diversi difetti della pellicola, come la presenza di numerosi clichè o stereotipi dei classici film di guerra. Seriamente, se voi aveste già visto tutti i film che ho citati pocanzi prima di questo, sareste stati in grado di notare numerosi temi o situazioni ricorrenti in ciascuno di essi. Ecco, American Sniper lo si può considerare un po' la somma di tutte queste ricorrenti tematiche. Ad esempio, il durissimo addestramento dei marines, con tanto di istruttori sempre incazzosi; l'isolamento dal mondo reale ed il desiderio di tornare al fronte; la morte di uno dei commilitoni assai caro al protagonista; l'ingiustizia alla base di un'azione isolata o vendicativa. Sono tutte cose già viste e riviste in tantissimi altri film di guerra che Clint Eastwood presenta in modo innegabilmente buono ed equilibrato, ma senza la maestria e padronanza che ci si attenderebbe da un regista del suo calibro, sempre così attento ed abile in passato ai dettagli ed alle sfumature. La colonna sonora, dal canto suo, non mi è sembrata troppo invadente, forse allo scopo di permettere allo spettatore di apprezzare meglio gli intensissimi momenti che precedono lo sparo del cecchino; uno dei piccoli accorgimenti che alzano il film di livello, insieme ad alcune ottime sequenze, come quella in cui si vede il protagonista fissare lo schermo della televisione spenta. Non vi è nessuna immagine sullo schermo, ma nella sua testa si. Un po' troppo rapida e forzata, invece, la rappresentazione della famiglia del giovane protagonista: il suo severo padre è poco più di un'impalpabile macchietta. Troppo poco per convincersi che da quel dialogo trattante agnelli e lupi si sia sviluppato il suo carattere coraggioso ed avverso alle ingiustizie.
Chiudendo, il finale è una delle cose che meno mi sono piaciute. Già quello di Lincoln, in cui il film si chiude senza che venga mostrato lo sparo al presidente, mi aveva fatto girare le palle, ma qui si va anche oltre. Perchè diavolo Eastwood non ha aggiunto cinque minuti di pellicola e mostrato la scena in cui il reduce spara a Kyle? Bah. Strana scelta stilistica. Personalmente credo che l'assassinio improvviso ed immotivato del protagonista sarebbe stato un colpo di scena assai maggiore di una banale scritta, ma fa lo stesso. Confermo il mio giudizio finale più che positivo, ma spero che non sia questo a vincere l'Oscar come miglior film il mese prossimo, agli Academy Awards.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolo salvaro »
[ - ] lascia un commento a paolo salvaro »
|
|
d'accordo? |
|
gpistoia1939
|
lunedì 12 gennaio 2015
|
ci sono lupi e lupi
|
|
|
|
Questo ultimo film di K. Eastwood, si colloca bene con gli ultimi due precedenti: Gran Torino e A Million dolar Baby, per via dell'argomento etico-morale che più sta a cuore al nostro simpatico regista-attore. L'argomento è quello che le persone eroiche, moralmente sane, vittoriose nella vita, vengono uccise da delle "nullità". Vedi il protagonista di Gran Torino, che ammalato di cancro, per poter far condannare dei delinquenti, finge di estrarre una pistola, sapendo bene che solo con quel gesto avrebbe scatenato un selva di colpi. Inoltre con quel gesto il regista cita sé stesso giovane attore pistolero buono, in "per un pugno di dollari" e altri film del genere che lo vedevano giovane e imbattibile.
[+]
Questo ultimo film di K. Eastwood, si colloca bene con gli ultimi due precedenti: Gran Torino e A Million dolar Baby, per via dell'argomento etico-morale che più sta a cuore al nostro simpatico regista-attore. L'argomento è quello che le persone eroiche, moralmente sane, vittoriose nella vita, vengono uccise da delle "nullità". Vedi il protagonista di Gran Torino, che ammalato di cancro, per poter far condannare dei delinquenti, finge di estrarre una pistola, sapendo bene che solo con quel gesto avrebbe scatenato un selva di colpi. Inoltre con quel gesto il regista cita sé stesso giovane attore pistolero buono, in "per un pugno di dollari" e altri film del genere che lo vedevano giovane e imbattibile. In Gran Torino non solo Eastwood è anziano, ma lo è anche il suo protagonista ex eroe stanco e malato, così come lo è l'America, non più "eroica" dei tempi Western. Perché sempre di America amata ma decadente, si parla negli ultimi film di questo sensibile regista. Gli eroi ci sono ancora, ma sono pochi e si battono in mezzo per l'America che ha sempre grossi problemi. Un'America stanca? No un'America sempre più implicata in guerre non sempre pulite. Lo Sniper di questo film è descritto come una brava persona, sensibile, patriottica, amante della sua nazione. Fa il suo dovere fino in fondo: 4 turni di servizio per 1000 giorni sono veramente tanti. Certo quando torna a casa impiegherà molto tempo per curarsi dai disturbi traumatici causati dalla guerra. Riuscirà anche a smettere di bere, ma non riuscirà ad evitare il pazzo che non è riuscito a reinserirsi nella vita di tutti i giorni e che continuando a soffrire di disturbi causati dalla guerra, nel poligono di tiro, non saprà distinguere l'amico, cioè Cris, dal nemico.
Questo film mi ricorda anche per il tema che tratta, cioè dei reduci dalle varie guerre Americane in Afganistan e Irak, "Nella valle di Elath". Grande film in cui un padre vuol sapere come è morto il figlio di ritorno dall'Afganistan durante una licenza. Alla fine del film si scoprirà che il figlio è stato ucciso dai suoi compagni per divertimento durante un uscita serale in cui erano tutti un po' alticci. Grande film chi non l'avesse visto lo riveda registrato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gpistoia1939 »
[ - ] lascia un commento a gpistoia1939 »
|
|
d'accordo? |
|
vincenzo ambriola
|
martedì 13 gennaio 2015
|
ma i cecchini sognano pecore elettriche?
|
|
|
|
Chris Kyle è un marine in forza ai Navy Seal. In azione è un cecchino, il migliore di tutti dato che in quasi 1000 giorni di missione ha ammazzato 160 persone (una ogni settimana, in media). Clint Eastwood ci racconta la sua storia, usando due piani diversi: quello militare e quello personale. Le scene di guerra sono ben fatte, con una precisa ricostruzione degli ambienti, dei dialoghi e della tensione emotiva che provavano i soldati americani in Iraq. Forse gli iracheni erano più organizzati e non morivano come mosche sotto il fuoco degli americani, ma questo è un dettaglio trascurabile. Il piano personale, invece, mostra alcune lacune e debolezze. La vita familiare di Chris è molto semplificata, la moglie lo aspetta e gli chiede di parlare ma lui non si apre, non si rivela.
[+]
Chris Kyle è un marine in forza ai Navy Seal. In azione è un cecchino, il migliore di tutti dato che in quasi 1000 giorni di missione ha ammazzato 160 persone (una ogni settimana, in media). Clint Eastwood ci racconta la sua storia, usando due piani diversi: quello militare e quello personale. Le scene di guerra sono ben fatte, con una precisa ricostruzione degli ambienti, dei dialoghi e della tensione emotiva che provavano i soldati americani in Iraq. Forse gli iracheni erano più organizzati e non morivano come mosche sotto il fuoco degli americani, ma questo è un dettaglio trascurabile. Il piano personale, invece, mostra alcune lacune e debolezze. La vita familiare di Chris è molto semplificata, la moglie lo aspetta e gli chiede di parlare ma lui non si apre, non si rivela. I dialoghi sono minimali e, a volte, banali. Ma oltre questi due piani, Eastwood affronta il tema della morte, in particolare quella data dai cecchini, giustizieri senza appello. Lo fa mostrandone gli effetti psicologici, la dipendenza simile a quella delle droghe, il piacere di uccidere sapendo di fare del bene, il rischio perenne di essere colpiti da un un altro cecchino, ovviamente più bravo e con une mira migliore. Ma la guerra si evolve, la vita dei soldati diventa sempre più preziosa e i cecchini sono sostituiti da droni pilotati e controllati a distanza da persone che prendono l'autobus per andare a lavorare, che non rischiano nulla. Forse dobbiamo chiederci se questi nuovi giustizieri sognano pecore elettriche.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a vincenzo ambriola »
[ - ] lascia un commento a vincenzo ambriola »
|
|
d'accordo? |
|
|