(lunga recensione spoilerosa)
Si attendeva, in vista degli Academy Awards, il classico film americano incentrato sulla guerra ed il patriottismo. Dopo aver avuto, in successione : The Hurt Locker, Zero Dark Thirty, Argo e Lincoln, anche l'immortale Clint Eastwood si cimenta in questa categoria. La storia, pur raccontando di una celebrità, è abbastanza semplice: un uomo, suggestionato dalla tragedia dell'11 settembre, si arruola nell'esercito e per via delle sua abilità viene mandato in Iraq come cecchino, più precisamente a Falluja. L'orrore ed al tempo stesso la strana attrazione che l'essere umano prova per la guerra, lo spingono a tornare al fronte più e più volte, finchè il soldato non smarrisce sè stesso e finisce col trascurare la sua stessa famiglia. Nemmeno soddisfare la sua sete di sangue gli basterà, tanto che una volta tornato a casa continuerà ad essere perseguitato da ciò che ha visto sul campo di battaglia. Capirà infine che solo aiutando e lasciandosi aiutare dagli altri reduci, ai quali condivide le sue esperienze, può superare il trauma e così riesce a ricostruire lentamente la propria vita. Ma infine,per ironia della sorte, verrà ucciso proprio da uno dei reduci che avevano permesso al cecchino di ricominciare a vivere.
Tra tutti i film girati da Clint Eastwood (tra cui Bird, Million Dollar Baby, Gli spietati, Changeling, Gran Torino, Invictus, Hereafter, J. Edgard, Lettere da Iwo Jima e soprattuto Mystic River, almeno secondo me il suo capolavoro) questo è probabilmente uno dei meno riusciti. Non dico che sia un brutto film, ma in certi punti diventa davvero eccessivamente patriottico. D'accordo, stiamo parlando di un film americano girato da un regista americano, ma non è una giustificazione. Ci siamo già dimenticati di ciò che fece oppure Kubrick malinconicamente con Orizzonti di gloria, ironicamente con il dottor Stranamore ed in ambedue le direzioni con Full Metal Jacket? Per non parlare di Coppola con Apocalypse Now, forse il miglior film sulla guerra mai realizzato, se non ci fosse in giro La grande guerra del nostro Monicelli. Tra l'altro, restando nella nostra cinematografia, pochi mesi fa è uscito Fango e gloria, un'interessante film divulgativo incentrato sulla prima guerra mondiale, a metà tra documentario e film. Niente di eccezionale, beninteso, ma dato che è un prodotto nostrano che quasi nessuno si è cagato di striscio, mi sembrava giusto citarlo nella speranza che anche qualcun altro lo veda.
Tornando a noi, ho citato tutti quegli esempi per ricordare a tutti la sottile differenza esistente tra "film di condanna" e "film di parte". Pur essendo ben diretto e ben recitato, questo film del buon Eastwood rientra nella seconda categoria. Ciò non sarebbe da considerare un difetto a prescindere, ma dopo tutta quella sfilza di film citati all'inizio della recensione usciti negli ultimi 3-4 anni, francamente non si sentiva il bisogno dell'ennesimo film che ci ricordasse che tutti gli iracheni sono musulmani brutti e cattivi, mentre gli americani sono eroi senza macchia e senza paura. Sempre si escludono Cuba, Giappone, Corea del Nord, Vietnam, Grenada, Panama, Kuwait, Kosovo ... ma per il resto sono bravi ragazzi. Sinceramente, faccio fatica a considerare "in difesa della patria" un qualunque conflitto che si disputa a migliaia di chilometri dai tuoi confini nazionali, che si parli di Baghdad, Falluja, Tripoli, Kabul o Nàsiriya. Ovvio che con questo non voglio però assolutamente mancare di rispetto a chi muore in quelle zone di guerra, lontano anni luce da casa e dalla propria famiglia, donando tutto sè stesso per servire coraggiosamente la patria. Essi meritano solo onore e rispetto e questo non glielo si dovrebbe mai negare. Tra l'altro, proprio questo aspetto del sacrificio e del donare sè stessi, è forse quello meglio reso nel film di Eastwood.
Allo stesso modo non si può però non rilevare, come hanno già fatto molti altri recensori, i diversi difetti della pellicola, come la presenza di numerosi clichè o stereotipi dei classici film di guerra. Seriamente, se voi aveste già visto tutti i film che ho citati pocanzi prima di questo, sareste stati in grado di notare numerosi temi o situazioni ricorrenti in ciascuno di essi. Ecco, American Sniper lo si può considerare un po' la somma di tutte queste ricorrenti tematiche. Ad esempio, il durissimo addestramento dei marines, con tanto di istruttori sempre incazzosi; l'isolamento dal mondo reale ed il desiderio di tornare al fronte; la morte di uno dei commilitoni assai caro al protagonista; l'ingiustizia alla base di un'azione isolata o vendicativa. Sono tutte cose già viste e riviste in tantissimi altri film di guerra che Clint Eastwood presenta in modo innegabilmente buono ed equilibrato, ma senza la maestria e padronanza che ci si attenderebbe da un regista del suo calibro, sempre così attento ed abile in passato ai dettagli ed alle sfumature. La colonna sonora, dal canto suo, non mi è sembrata troppo invadente, forse allo scopo di permettere allo spettatore di apprezzare meglio gli intensissimi momenti che precedono lo sparo del cecchino; uno dei piccoli accorgimenti che alzano il film di livello, insieme ad alcune ottime sequenze, come quella in cui si vede il protagonista fissare lo schermo della televisione spenta. Non vi è nessuna immagine sullo schermo, ma nella sua testa si. Un po' troppo rapida e forzata, invece, la rappresentazione della famiglia del giovane protagonista: il suo severo padre è poco più di un'impalpabile macchietta. Troppo poco per convincersi che da quel dialogo trattante agnelli e lupi si sia sviluppato il suo carattere coraggioso ed avverso alle ingiustizie.
Chiudendo, il finale è una delle cose che meno mi sono piaciute. Già quello di Lincoln, in cui il film si chiude senza che venga mostrato lo sparo al presidente, mi aveva fatto girare le palle, ma qui si va anche oltre. Perchè diavolo Eastwood non ha aggiunto cinque minuti di pellicola e mostrato la scena in cui il reduce spara a Kyle? Bah. Strana scelta stilistica. Personalmente credo che l'assassinio improvviso ed immotivato del protagonista sarebbe stato un colpo di scena assai maggiore di una banale scritta, ma fa lo stesso. Confermo il mio giudizio finale più che positivo, ma spero che non sia questo a vincere l'Oscar come miglior film il mese prossimo, agli Academy Awards.
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