American Sniper |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Bradley Cooper, Sienna Miller, Jake McDorman, Luke Grimes, Navid Negahban.
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Azione,
Ratings: Kids+16,
durata 134 min.
- USA 2015.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 1 gennaio 2015.
MYMONETRO
American Sniper ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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pericoloso il terreno della storia!!
di M.BarenghiFeedback: 80 | altri commenti e recensioni di M.Barenghi |
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martedì 13 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Penso da tempo che Eastwood sia probabilmente il miglior regista vivente. A lui si devono capolavori indiscussi (Gran Torino, Million dollar baby, Un mondo perfetto, ecc.) nei quali lo spettatore è sempre stato coinvolto emotivamente fino alle lacrime, e -per quanto mi riguarda- non in senso metaforico. E' partendo da questi presupposti che sono andato a vedere "American snipe", aspettandomi ovviamente il solito colpo di coda del grande Autore. Sono rimasto deluso! Non per il film, tutt'altro che noioso e comunque ben diretto, recitato e fotografato. Quanto invece per l'ambiguità dell'operazione cinematografica che ne è fonte: la celebrazione del miglior cecchino della storia bellica U.S.A. avviata all'indomani del suo folle assassinio ad opera di un reduce della stessa guerra che lui stava aiutando a reinserirsi (a colpi di rivoltellate, però!!!). Il tutto con in tasca la bibbia (rubata a suo tempo dai banchi della chiesa frequentata da bambino: unica infrazione, probabilmente, del cittadino Kyle nell'intera esistenza!) e con le orecchie ancora echeggianti l'apologo paterno sul valore dei "cani da pastore" contro i lupi affamati ed in difesa degli agnelli. Quindi una divisione abbastanza manichea fra bene e male, che suscita forti sospetti a carico di una nazione che ha spesso usato il mezzo cinematografico per degelittimare il nemico e sdoganare le proprie porcate: come appunto nel caso della guerra in Iraq, il più madornale errore che quell'insulso ubriacone di G.W.Bush ha commesso (in malafede!!) in 8 anni di presidenza, tirandosi dietro mezzo occidente, fra cui noi italiani, capeggiati da quell'altro demente sessomane di cui ancora non ci siamo liberati e che tuttora (incredibile dictu!!) oltre 2 milioni di nostri concittadini sarebbero disposti a votare! Il tutto, inoltre, presentato in modo ambiguo: è il crollo del W.T.C a sostenere la legittimità "morale" della successiva azione bellica, che nel film è appunto l'invasione dell'Iraq. Paese i cui abitanti sono presentati come sadici macellai (vedasi l'inquadratura di un torturato sanguinolento, appeso come un quarto di bue a una catena) senza che mei venga lasciato spazio allo spettatore per pensare che in fondo questa gente stava combattendo una guerriglia partigiana di difesa contro l'invasore. Allo stesso Mustafà, forse la figura più cristallina del film, viene lasciato il ruolo dell'antagonista quasi da western. E nel momento in cui Kyle lo fredderà lo spettatore ne è contento. Lì finisce finalmente la guerra irachena del cecchino Kyle che, regolato questo suo personale conto di vendetta (n.b. non più ormai di protezione!) se ne può tornare in famiglia. Ma con tutte le nevrosi di chi è assuefatto all'adrenalina della battaglia, e fatica a tornare alla quotidianità. Anche questo, però, ci era stato raccontato forse più compiutamente dalla Bigelow e soprattutto da Haggis. Rimane da sottolineare l'analogia fra il cane-pastore Eastwood di Gran Torino ed il Kyle di questo film: solo che il primo, nella privacy della sua vicenda, ci ha commossi profondamente. Questo invece non ha lasciato alcuno spazio all'identificazione dello spettatore.
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