Non credo che Eastwood volesse parlare solo di Chris La Leggenda piuttosto penso che abbia usato l'autobiografia come pretesto per dire addio all'American Legend, a quell'America che ha amato (e magari anche detestato) e che, da buon vecchio, rimpiange.
Pochi di quelli che han visto America Sniper si sono pentiti. Da un pezzo non usciva un film di guerra; ben fatto; avvincente, specie quando viene puntato un bersaglio (complimenti a chi ha evocato il wargame). Per non allontanarsi dall'Autobiography, il regista tra un conflitto a fuoco ed un altro ha dovuto ammannirci: un country wedding, barbecue tra amici, bozzetti di famigliola felice, pance gravide che fanno tenerezza, sorrisi di bambini che ne fanno ancor di più nonchè nevrosi da reduce, protesi e moncherini di veterani. Sembra che il film ruoti attorno al Tiratore, considerato un eroe, del quale però pare che Eastwood non abbia grande opinione. Lo si sospetta dagli squarci che mostra del suo vissuto giovanile e, soprattutto, da quello che gli fa dire. Guardatelo, mentre sta per premere il grilletto: l'occhio glauco assorto, fisso sulla preda da rapace nobile, non un'ombra di pensiero. Le "esitazioni" che lo umanizzano sono improbabili nelle circostanze.
Protagonista è l'American Legend, un'America leggendaria che poggiava sui pilastri costituiti dai noti valori - Dio/Patria/Famiglia -, qui trasfigurati nel folklore del mito come Baldanza texana e Bibbia. Ora la prima è stata da tempo ridicolizzata e la Bibbia si è ridimensionata ad amuleto per persone ...semplici.
Al Monumento che si sgretola Eastwood dedica un funerale di prima classe. La bandiera ripiegata sulla bara e le struggenti note del silenzio sono per The Legend ma celebrazione e glorificazione sono per the gone America.
Attenzione, America Sniper, può essere the last war film per chissà quanto tempo. Diciamolo subito: non si può fare un film di guerra su di un conflitto ancora in corso. Ancor meno, se l'esito non è scontato. Impraticabile l'antico sistema: entusiasmare per una guerra vittoriosa (prodezze, eroismi, orizzonti di gloria) e ripudiare le guerre in qualche modo finite male (tragico errore, comportamenti demenziali, barbarie e crudeltà). L'ha capito Spielberg che ha rinunciato a denunciare questa volta la cattiva coscienza yankee. Il vecchio Clint, invece, da patriottardo inveterato, sente il dovere di tributare "Onore a Chi combatte e cade" mentre suscita un'onda di quella commozione che allevia dolore, consola di una perdita, lenisce orgogli feriti. Esorcizza la paura e, magari, dà coraggio a qualcuno.
[+] lascia un commento a maramaldo »
[ - ] lascia un commento a maramaldo »
|