American Sniper |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Bradley Cooper, Sienna Miller, Jake McDorman, Luke Grimes, Navid Negahban.
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Azione,
Ratings: Kids+16,
durata 134 min.
- USA 2015.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 1 gennaio 2015.
MYMONETRO
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L'uomo dietro al fucile
di shagrathFeedback: 4173 | altri commenti e recensioni di shagrath |
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martedì 6 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Film tratto dal diario di guerra di un professionista delle armi, Chris Kyle, un reduce della Seconda Guerra del Golfo che con più di 160 uccisioni "certificate" sulle spalle viene considerato leggenda in patria, il "Diavolo di Ramadi" in Iraq. Clint si conferma un regista coraggioso che si avventura nel difficile terreno delle storie autentiche, di quelle che rischiano però di rimanere fraintese sul piano ideologico. Il personaggio principale non ha nulla a che spartire con i film di guerra a cui siamo stati abituati, perché il nostro protagonista non è un esaltato, né un coscritto gettato nell'inferno, né un volontario disilluso e neppure un Rambo, ma una persona semplice, civilizzata e normalissima, che fa la guerra perché ci crede davvero. E qui Clint si trasforma in un abilissimo narratore capace di esporre correttamente il punto di vista paradossale, eppure coerente, di chi cerca di costruire la pace coi fucili, di chi teme che la violenza arrivi nel suo amato paese se non fermata per tempo, per poi finire assassinato non da un terrorista, ma proprio da un altro reduce americano rimasto traumatizzato, ennesima vittima della cultura delle armi. Come già era accaduto nel suo splendido "lettere da Iwo Jima" Clint non si esime dall'affrontare il punto di vista "impopolare" di coloro che nella mentalità comune hanno combattuto una guerra dalla parte sbagliata. E lo fa senza pretese, di nessun tipo. Perché in American Spiner non c'è spazio per le denunce esplicite, non si tratta di uno dei tanti film appesantiti dalla pretesa antimilitarista supportata da dialoghi polpettosi, non ha l'obbiettivo di indottrinare il pubblico. Non ha fini ideologici, non ci dice se la guerra in Iraq era giusta o sbagliata, non si interessa di politica internazionale o di petrolio, ma solo del microcosmo del protagonista, delle sue umane convinzioni, della sua ingenuità di anima buona convinta di poter salvare il mondo, dei paradossi di un uomo comune, urbano, sposato e civile, che però ha scelto di affrontare una realtà incivile, da cui chiunque fuggirebbe subito se sprovvisto di saldi ideali. Una storia reale, autentica e coraggiosamente narrata con una regia sobria e funzionale, senza sbilanciamenti, senza pretenziosità, il semplice punto di vista di un uomo che ha creduto in una causa che alla fine lo ha ucciso, in un modo che probabilmente non si sarebbe mai immaginato.
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