Una messa in scena di rara potenza. Il meglio che il grande cinema hollywoodiano oggi possa produrre. Azione, Avventura, Drammatico - USA, Canada2024. Durata 166 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Secondo capitolo per la trilogia dedicata a "Dune" di Frank Herbert da Denis Villeneuve. Espandi ▽
Torna ancora più sontuosa e imponente la saga fantascientifica di Denis Villeneuve, tratta dai romanzi di Frank Herbert. Questa volta lo spettacolo del cinema si libera dal peso delle pagine dello scrittore, in una messa in scena di rara potenza. Se nel primo capitolo il regista canadese era stato piuttosto fedele al testo di Herbert, pur tagliandone ampie parti in Dune – Parte due opera invece scelte più drastiche, ma decisamente felici. La messa in scena delle battaglie in Dune – Parte 2 è davvero grande cinema, con imponenti architetture brutaliste, titanici vermi della sabbia, grandiose navi spaziali ed esplosioni che riempono lo schermo di fuoco. Le imperfezioni sul montaggio e il fronte sonoro sono dettagli a fronte di uno spettacolo di davvero rara e convincente solennità. Dune – Parte 2 è il meglio che il grande cinema spettacolare hollywoodiano oggi possa produrre. Recensione ❯
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Una donna cinese vive per sé in silenzio, celebrando la prospera Belle Epoque con canti e danze. Espandi ▽
Autoreferenziale fino all'ermetismo, Caught by the Tides è un film per iniziati: senza conoscere la filmografia di Jia Zhang-ke, grande regista della sesta generazione cinese e vincitore di un Leone d'oro con Still Life, è difficile seguire i risvolti della trama di un film con pochissimi dialoghi. È come se Jia rivisitasse in continuazione la propria filmografia e la ripercorresse per estrarre nuovi significati e leggere in tralice la storia della Cina. Era stato così per I figli del fiume giallo, in cui riannodava i fili lasciati in sospeso da Unknown Pleasures e Still Life per raccontare una nuova storia d'amore tradito. Ma se allora il regista si serviva del reenactement - rimettendo sostanzialmente in scena la stessa storia, osservata da nuove angolazioni - in Caught by the Tides Jia eleva il dispositivo a sistema, riutilizzando elementi dei suoi film precedenti come found footage per raccontare venti anni di trasformazione della Cina. Recensione ❯
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Il film racconta un arco di 15 anni sfaccettato di espansione e insediamento dell'ovest americano prima e dopo la guerra civile. Espandi ▽
Primo capitolo di una saga divisa in tre, Horizon: An American Saga è costruito secondo il principio di una serie, ma all’antica. Perché il western di Kevin Costner avanza coi tempi delle sue carovane, alternando i destini dei suoi numerosi personaggi. Come Coppola, anche Costner ipoteca le sue fortune e scommette sul suo genere di predilezione per produrre un film che nessuno voleva. Tutto è in gioco, tutto è davanti agli occhi dello spettatore che accompagna i pionieri verso la conquista di una terra chiamata “Horizon”.
Montato di nuovo a cavallo, rivisita ancora una volta da attore e d’autore i territori che ha esplorato nei suoi giorni di gloria, accecanti per tutti, compreso lui. Ma non c’è nostalgia nel suo approccio, soltanto l’aria consapevole di girare un western onesto, governato dalla sua imperiale presenza e diffuso di un amore sincero per il genere.
Struttura narrativa classicamente efficace e romantica, Horizon, con le sue strade pieno di fango, i suoi convogli carichi di speranza e la sua terra da conquistare, prima e dopo la guerra civile, non ha il fascino ambiguo dei migliori Eastwood e nemmeno la potenza evocativa di Ford ma ha il pregio di rimettere in sella Kevin Costner. E tanto basta. Recensione ❯
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Il film più provocatorio dell'anno: un'opera dal taglio documentaristico, specchio di un mondo distorto che somiglia al nostro presente. Azione, Drammatico - Gran Bretagna, USA2024. Durata 109 Minuti.
In un'America sull'orlo del collasso un gruppo di reporter intraprende un viaggio in condizioni estreme, mettendo a rischio le proprie vite per raccontare la verità. Espandi ▽
In una New York a corto di acqua e dove la guerra è arrivata in forma di terrorismo, il giornalista Joel e la fotografa Lee hanno deciso che è rimasta una sola storia da raccontare: intervistare il Presidente degli Stati Uniti, da tempo trinceratosi a Washington mentre dilaga una feroce Guerra Civile. Partono così per un viaggio verso la capitale. Contro quel che resta del governo si muovono le truppe congiunte Occidentali di Texas e California. Il resto è solo caos di microconflitti e atrocità.
Il film più provocatorio dell'anno, e il più costoso mai prodotto da A24, non offre spiegazioni bensì scuote dispiegando un violentissimo conflitto, ambientato in America ma rivolto più in generale al degrado della Democrazia. Alla vera origine di questa Civil War c'è la demonizzazione dell'avversario politico, l'assunzione di entrambe le parti di una posizione di presunta superiorità etica.
Gli inserti fotografici sono la principale marca stilistica del film, dove il flusso frenetico dell'azione è spesso spezzato da immagini statiche, a volte in bianco e nero, di uno o due secondi di durata e senza audio che non sia il suono di uno scatto di macchina fotografica. I suoi giornalisti sono l'unica risposta possibile alla fine della democrazia. È attraverso di loro che Garland firma un'opera dal taglio documentaristico, specchio di un mondo distorto ma in cui è fin troppo facile riconoscere il presente. Recensione ❯
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L'antica Roma rivive nella New York del futuro. Coppola realizza un film a lungo rincorso e da sempre sognato. Drammatico, Fantascienza - USA2024. Durata 138 Minuti.
Un architetto vuole ricostruire un'utopica New York City in seguito ad un disastro devastante. Ma il progetto è enorme e le conseguenze saranno difficili da affrontare. Espandi ▽
Cesar Catilina è un architetto che ha inventato il Megalon, un materiale da costruzione assolutamente straordinario che gli permette di avere una visione futura delle città, a partire da New York, assolutamente rivoluzionaria. A contrastare questa progettualità apparentemente utopica si erge il sindaco della città Franklyn Cicero il quale è un paladino della conservazione. Sua figlia Julia però finisce con l’innamorarsi proprio di Cesar in un’America che rimanda dichiaratamente e sotto tutti gli aspetti alla Roma vicina alla decadenza. Dopo decenni di incubazione Coppola realizza un film da sempre sognato e ormai divenuto ipertrofico. Nel corso delle innumerevoli revisioni di sceneggiatura, la tecnologia ha messo a disposizione del progetto sempre nuovi ‘megalon’ in grado di compiere miracoli sul piano della creazione di effetti. Accade così che un film che ha una sua base profondamente morale e una finalità di messa in allarme nei confronti di un futuro sempre più cupo, che necessita di sognatori anche se dalla personalità egocentrica e tormentata (e questo depone a suo favore) si espanda in maniera quasi incontrollata. La visione della città e della sua vivibilità come luogo del contendere è sicuramente interessante e il film potrà diventare materia di studio per gli aspiranti architetti. Recensione ❯
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Il punto di svolta di un giovane uomo e la funzione terapeutica del teatro. Con un cast funzionale alla narrazione. Drammatico, Italia2024. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Neve vive con la mamma ma scuola viene derisa e si chiude nel mutismo. Entra però in un corso di teatro dove conosce l'attore Leo. Espandi ▽
Neve è una bambina che ha un ottimo rapporto con la madre. A scuola viene bullizzata a causa del lavoro materno (pulizia di un vivaio di pesci) e si chiude nel mutismo. Trova però comprensione in Leo, un attore che conduce un corso di recitazione che ben presto si dovrà occupare di lei.
Un ritratto di un giovane uomo che si trova a trasformare la propria vita in seguito all'incontro con una bambina. Simone Riccioni ha deciso di passare alla regia mettendo le sue doti di attore al servizio di una storia da lui stesso ideata e scritta, insieme ad altri. Ha potuto collocarla, sapendo anche come metterli in luce, negli splendidi scenari, naturali e non, che le Marche, suo set preferito da tempo, gli hanno offerto.
Nel complesso tutto il cast è funzionale alla narrazione e ad un attore come Simone Montedoro viene assegnato il ruolo di un sacerdote capace di stare vicino alle persone senza pre-giudizi essendo in grado di comprendere qual è il meglio per ognuna di loro e di aiutarle a raggiungerlo. Recensione ❯
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Storia di una donna nell'Austria del XVIII secolo. Espandi ▽
Austria, metà del diciottesimo secolo. In una comunità contadina nella foresta, la giovane Agnes celebra speranzosa il matrimonio con Wolf e lo segue in una nuova abitazione, lasciando la famiglia. Tutte le sere prega Dio di darle presto un figlio, ma le proibitive condizioni di vita e le aspettative di obbedienza iniziano a gravare sulla ragazza, che si sente in difetto nel suo ruolo di moglie devota. Una spirale di depressione che la porterà a distaccarsi sempre più dalla rigida routine della comunità, e ad essere additata come prigioniera del "bagno del diavolo".
Opera scioccante e senza mezze misure fin dal prologo - che in pochi minuti costruisce una mini-parabola dell'orrore capace di togliere il fiato allo spettatore - il nuovo film di Veronika Franz e Severin Fiala è una ricostruzione angosciante e molto ben documentata di un periodo storico pieno di lati oscuri. Che ci sia di mezzo Ulrich Seidl nella produzione può forse spiegare meglio la sensazione di un cinema asfittico, in cui la punizione è parte della comprensione. Sono numerose le scene brutali che coinvolgono anche bambini e animali, tutto per rendere l’idea di quanto la vita che Agnes credeva predisposta dal Signore diventi per forza di cose una via crucis tutta personale. Recensione ❯
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Tableaux vivants di una guerra che è tutte le guerre insieme. Minervini si dimostra ancora una volta attentissimo a persone e luoghi. Drammatico, Italia, Belgio2024. Durata 89 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un film di finzione, storico, in costume, che non sacrifica il realismo, l'immediatezza e l'intimità. Espandi ▽
Inverno, 1862. Da qualche parte nelle terre dell'Ovest, un manipolo di soldati nordisti deve perlustrare il territorio e resistere due settimane prima dell'arrivo della 'cavalleria'. In attesa di un nemico invisibile organizzano il campo e le guardie. Giovani volontari, che hanno sparato soltanto ai conigli, o soldati di lungo corso, che lucidano Colt e fucili, giocano a carte e si scambiano pensieri sulla guerra civile che dilania l'America. Come solo orizzonte un crinale dietro il quale riparare ed oltre il quale avanzare e interrogare il senso del loro arruolamento. Sono soli sulla terra, trafitti soltanto da un colpo di carabina, ed è subito neve.
Si fa domande Minervini e le risposte sono sempre magnifiche. Questa volta è un film di guerra come una preghiera, fondato sull'esperienza della durata, l'attenzione minuziosa alle persone e ai luoghi, la forza tellurica dei quadri, gli spazi vergini, l'assordante laconismo degli attori.
Assistiamo a una serie di tableaux vivants di una guerra che è tutte le guerre insieme, dove i soldati combattono per diventare uomini, forse eroi, sicuramente cadaveri. Il film prende piena misura del destino dell'individuo in mezzo a forze collettive. Minervini ci ricorda che qualche volta c'è più storia in un silenzio o in un guizzo di luce che in tutti i romanzi del mondo. Poi la neve cade sui volti levati, la morte è rimandata, la vita deve ancora arrivare. Recensione ❯
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Una donna inizia a insegnare francese a Seoul pur non avendo nessuna competenza. Espandi ▽
Nessuno sa da dove provenga la donna. È seduta su una panchina del parco con un registratore per bambini. Dice di venire dalla Francia. Non avendo soldi né mezzi per mantenersi, le è stato consigliato di insegnare il francese. È così che si ritrova ad avere come allieve due donne coreane. Alla donna piace camminare a piedi nudi e sdraiarsi sulle rocce. Prova a vivere la vita nel modo più razionale possibile ma le cose per lei restano difficili, come sempre. Per trovare un po' di conforto, si affida ogni giorno alla bevanda alcolica coreana del makgeolli. Recensione ❯
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Guadagnino dirige un'esplorazione - maliziosamente - seduttiva del desiderio. Che rimbalza come una pallina da tennis. Drammatico, USA2024. Durata 131 Minuti.
Luca Guadagnino dirige un film ambientato nel mondo del tennis ma incentrato sulla rivalità (anche amorosa) tra tre ragazzi. Espandi ▽
Art e Patrick sono amici da quando avevano 12 anni, ed entrambi giocano a tennis sognando una carriera da professionisti. Ma quando in campo scende Tashi, la giocatrice più brillante della sua generazione, la loro amicizia viene messa alla prova dalla competizione per le sue attenzioni. Anni dopo, quando Art, che nel frattempo è diventato una star del tennis (ma sta ancora inseguendo il sogno di vincere gli US Open), partecipa a un challenger, ovvero un incontro di livello inferiore nel mondo dei tornei professionistici, si trova di fronte proprio Patrick, che nel frattempo si è perso per strada, riducendosi a dormire nella sua automobile. E sarà sempre Tashi l'ago della bilancia fra quei due sfidanti.
Challengers, scritto dal drammaturgo e romanziere Justin Kuritzkes e diretto da Luca Guadagnino, è una esplorazione geometrica del desiderio che rimbalza come una pallina da tennis e colpisce gli avversari a 200 chilometri all'ora, quasi la velocità del proiettile.
Nella sua voglia di giocare con la natura volubile e feroce del desiderio e con le dinamiche del dominio e della sottomissione, il film ha in sé qualcosa di ludicamente, e maliziosamente, seduttivo. Recensione ❯
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Un fantasy intimista che cresce a distanza: basta ricomporre i tantissimi pezzi sparsi. Avventura, Drammatico, Fantascienza - USA2024. Durata 107 Minuti.
Rendendosi conto che il suo matrimonio potrebbe non esistere più una volta ritornato sulla Terra, un astronauta tenta disperatamente di riappacificarsi con la moglie. Espandi ▽
L’astronauta Jakub Procházka si trova da 189 giorni da solo in una missione spaziale ai confini della galassia e si rende conto che sua moglie Lenka, rimasta incinta, potrebbe non aspettarlo più quando ritornerà sulla Terra. In un momento di disperazione, riceve un inaspettato sostegno da Hanus, una creatura aliena che si nasconde nelle viscere dell’astronave. Spaceman entra nella testa del protagonista: un flusso emotivo fatto di suoni, frammenti della propria crisi matrimoniale, riflessi come quello in cui nella mano di Jakub c’è l’immagine di Lenka. Malgrado le premesse, non è un film di immediato impatto. Perché la regia di Johan Renck, può apparire distante, in realtà lo è più dalla storia che sta adattando per lo schermo che dai personaggi. Il rapporto tra Jakub e l’alieno Hanus (che ha la voce di Paul Dano) cresce gradualmente. Un film può lasciare anche inizialmente disorientati ma poi cresce a distanza. Basta ricomporre i tantissimi pezzi sparsi di cui si può rischiare di perderne le tracce. Recensione ❯
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Tra ironia e buone trovate, è il miglior film di David Leitch. Con Ryan Gosling che fa la parte del leone. Azione, Drammatico, Thriller - USA2024. Durata 126 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia di uno stuntman che si ritrova a indagare sul caso di una persona scomparsa. Espandi ▽
Colt Seavers è uno stuntman innamorato di Jody Moreno, un'assistente alla regia. Quando subisce un grave incidente sul set, si convince a lasciare la professione e pure l'amata. Rassegnatosi a fare il parcheggiatore riceve un'inattesa chiamata dalla producer Gail, con una proposta che non può rifiutare: partecipare agli stunt di Metalstorm, il primo film da regista della sua ex. Ma c'è un equivoco, perché non è stata Jody a volerlo sul set, bensì Gail, che gli affida l'incarico di ritrovare la star del film, inspiegabilmente scomparsa, ossia quel Tom Ryder di cui Colt è stato per molti anni la controfigura.
Il merito della riuscita del film è anche dell'incalzante sceneggiatura di Drew Pierce, che movimenta i momenti di quiete con un fuoco di fila di battute e con personaggi secondari caratterizzati da efficaci tormentoni.
Ovviamente la parte del leone la fa Ryan Gosling, che sempre più dimostra di funzionare in ruoli in cui non si prende sul serio. Lo spalleggia con buona alchimia Emily Blunt, che alterna severità e complicità secondo gli schemi della commedia romantica. Ben congegnato anche il finale che mantiene il tocco ironico e inanella tre buone trovate. Recensione ❯
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Andrea Arnold racconta una storia ambientata nella zona del Kent, nel Regno Unito. Espandi ▽
Bailey ha 12 anni che sembrano dieci di più, perché è da sempre abituata a risolvere da sola i guai suoi e di chi le sta intorno. La sua famiglia più che allargata è scomposta: lei vive con il padre Bug e il fratello maggiore Hunter, figlio della ragazza che papà ha messo incinta a 14 anni, mentre la madre di Bailey ha avuto altri tre figli da uomini di passaggio, e al momento frequenta un tipo equivoco e violento, circondandosi di tossici. Bug sta per sposarsi con una donna conosciuta tre mesi prima, e Bailey rifiuta di andare al suo matrimonio: non ne può più del caos della sua esistenza e non sa come diventare adulta, nemmeno adesso che l’arrivo del ciclo le ha annunciato di essere biologicamente una donna. Le uniche creature che la mettono di buon umore sono gli animali - cani, cavalli, gabbiani, corvi, farfalle - e uno strano giovane uomo soprannominato Bird, che se ne sta appollaiato in cima ai palazzi del quartiere e cerca la sua famiglia, che un tempo abitava accanto alla madre di Bailey.
Bird è il quinto lungometraggio di finzione della Arnold e in qualche modo ne riassume il percorso: ci sono gli animali al centro come nel documentario Cow e nel corto Dog; c’è società blue collar e un personaggio scombinato e narcisista come in Fish Tank e nel corto Wasp; c’è la violenza delle emozioni e una natura imprevedibile come in Cime tempestose; e c’è l’ipercinesi giovane e incontenibile di American Honey.
La camera a mano della regista segue la vita movimentata sulla quale Bailey non ha alcun controllo, anche se lei lo cerca proprio attraverso il cinema facendo continue riprese con il cellulare, prevalentemente per frapporre una distanza di sicurezza fra lei e le persone che incontra. Recensione ❯
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I fratelli D'Innocenzo vanno controcorrente e affrontano la serialità senza falsi pudori. Lo spettatore scaverà nel proprio abisso. Drammatico, Italia2024.
Un poliziotto è alla caccia di uno spietato omicida seriale, soprannominato Dostoevskij. Espandi ▽
Enzo Vitello è un poliziotto che vive profondi tormenti causati soprattutto dal difficile rapporto con la figlia Ambra da lui abbandonata da tempo e pericolosamente avviata sulla via della tossicodipendenza. Il suo lavoro lo obbliga a confrontarsi con un serial killer, che lui e i suoi colleghi hanno soprannominato Dostoevskij perché dopo gli omicidi lascia messaggi con riflessioni sul senso della vita. Apparentemente non esistono moventi per le uccisioni e le vittime non offrono elementi per creare collegamenti tra di loro. Enzo assume su di sé la responsabilità di catturare Dostoevskij quasi come un'ossessione dettata forse da una inconfessabile vicinanza di pensiero.
I fratelli D'Innocenzo affrontano la serialità senza falsi pudori e con la consapevolezza di stare andando controcorrente. Di fronte a questo passaggio dei registi alla serialità c'è da apprezzare che, sia loro che la produzione, non si siano piegati alle forche caudine della novelization globalizzata offrendo, a chi voglia coglierla, un'opportunità differente.
Filippo Timi si carica sulle spalle Enzo Vitello e ci costringe ad accompagnarlo, con il peso delle sue ossessioni e con i tempi necessari per leggergli dentro, in un percorso che, grazie alle scelte di una regia capace di leggere e far emergere ogni singolo dettaglio, non può essere abbandonato. Recensione ❯
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