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Stellan SkarsgårdStellan da esorcizzareNome: John Stellan Skarsgård69 anni, 13 Giugno 1951 (Gemelli), Göteborg (Svezia) |
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![]() Dieci anni in mare e un giorno a terra: è un caro prezzo da pagare per quello che abbiamo fatto. Dipende da com'è quel giorno
dal film Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo (2007)
Stellan Skarsgård Bill Turner
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Sotto il sole della Svezia, le sue labbra sono sempre state pronte per infiammarsi, nonostante il gelo. Non tanto per un particolare colore della sua bocca, quando per le sue parole, che hanno oscillato cinematograficamente fra innocenza e provocazione. Per il cinema del Nord Europa si è distinto sempre con personaggi secchi, sinceri, senza peli sulla lingua, prendendo un po' l'eredità di Max von Sydow, lontanissimo da quell'oceano di banalità dove navigavano tutti gli altri divi d'oltreoceano. Eppure lui, oltreoceano ci è andato veramente, portandosi dietro personaggi estremi, a volte poco concilianti o addirittura pulp. Pirati e esorcisti, assassini e amanti, che hanno ridisegnato una carriera leggermente provocatrice e controversa, ma senza particolari eccessi, furori e ossessioni di altri suoi colleghi.
Da Bombi Bitt al teatro serio
Comincia a recitare in televisione, apparendo in qualche episodio del telefilm Bombi Bitt och jag (1968) nei panni del protagonista, Bombi Bitt. Nel 1972, entra poi nella compagnia del Royal Dramatic Theatre di Stoccolma, dove rimane per 16 anni, partecipando a importanti spettacoli come "Ett Dromspel" (1986) e "Master Olof" (1988) di August Strindberg.
Debutto al cinema e famiglia
Nel 1972 esordisce invece come attore cinematografico con la pellicola Strandhugg i somras (1972) di Mikael Ekman, nel frattempo si fidanzata con Megan Everett, poi dopo qualche anno si sposa con la dottoressa My Skarsgård, dalla quale avrà ben sei figli: gli attori Alexander, Gustaf, Sam, Bill e Valter Skarsgård, senza contare il penultimo figlio Eija Skarsgård che invece non sceglie la carriera del padre.
Apprezzato da Lars von Trier
Grande amico di Peter Stormare fin dal 1976, viene diretto da Ingmar Bergman nel film tv Hustruskolan, poi recita il ruolo dell'ingegnere L'insostenibile leggerezza dell'essere (1988) con Daniel Day-Lewis, che sarà anche il primo di molti duetti cinematografici con Lena Olin. Vincitore dell'Orso d'Argento come miglior attore per le pellicola Den Enfaldige mördaren (1982), recita con Sean Connery ne Caccia a Ottobre Rosso (1990) e con Max von Sydow ne Oxen (1991). Steven Spielberg pensa a lui quando si tratta di scegliere il personaggio di Oskar Schindler ne Schindler's List (1993), ma è Lars von Trier che riesce ad accaparrarselo per Le onde del destino (1995), Dogville (2003) con Nicole Kidman, la miniserie The Kingdom II (1997) e il film tv con Catherine Deneuve D-dag -Lise (2000). Spielberg, in effetti, riuscirà ad averlo nel suo cast solo con Amistad (1997) con Anthony Hopkins, per il quale vincerà un European Film Award.
La carriera americana
La sua filmografia si arricchisce anche di titoli come: Will Hunting - Genio ribelle (1997) di Gus Van Sant con Robin Williams, Minnie Driver, Matt Damon, Ben e Casey Affleck, Savior (1998) con Nastassja Kinski, Ronin (1998) con Robert De Niro, Blu profondo (1999) con Samuel L. Jackson e due film con Charlotte Rampling Signs & Wonders (2000) e Aberdeen (2000). Noto per essere stato Padre Merrin nei due prequel de L'esorcista (1975), occupando un ruolo che precedentemente era stato di Max von Sydow, recita ancora una volta con Samuel L. Jackson ne No Good Deed - Inganni svelati (2002), in A torto o a ragione (2002) con Harvey Keitel, con Gérard Depardieu ne City of Ghosts (2002) e viene diretto da Milos Forman ne L'ultimo inquisitore (2006).
Sputafuoco Turner
Ma Stellan Skarsgård è noto anche ai più piccoli per il ruolo di Sputafuoco Bill Turner nei due episodi finali della trilogia Pirati dei Caraibi (2006), accanto a Johnny Depp, mentre - per i più giovani - ballerà e canterà nel musical con Meryl Streep Mamma mia! (2008), ritrovando la Rampling (e recitando con Christopher Lee) in Boogie Woogie (2008) e trovando come collega di set Tom Hanks ne Angeli e demoni (2009).
Nel 2011 viene diretto da Kenneth Branagh nel film Thor, accanto a Natalie Portman e Chris Hemsworth - partecipando anche al sequel Thor - The Dark World - e da Lars von Trier nei controversi Melancholia e Nymphomaniac. L'anno successivo David Fincher lo reclama per Millennium- Uomini che odiano le donne, remake del successo svedese, tratto dal libro omonimo di Stieg Larsson. Nel 2014 lo troviamo in In ordine di sparizione del norvegese Hans Petter Moland e in Le due vie del destino - The railway man accanto a Colin Firth e Nicole Kidman. Negli ultimi anni partecipa a Cenerentola di Kenneth Branagh, Avengers: Age of Ultron e a Borg McEnroe.
Nel 2018 lo troviamo nel travagliato progetto di Terry Gilliam L'uomo che uccise Don Chisciotte, accanto ad Adam Driver, e nel sequel Mamma mia - Ci risiamo!. Tra le più recenti interpretazioni troviamo poi la miniserie Chernobyl e il film Dune di Denis Villeneuve.
C'è da dire che Skarsgård è particolarmente amato anche come persona. Gli attori Jennifer Connelly e Paul Bettany, in nome dell'amicizia con Skarsgård hanno dato come nome Stellan al loro figlio. Skarsgård è, in pratica, un uomo che ha cercato, soprattutto, di avere una carriera libera, al limiti dei diktat delle grandi produzioni, attento per tanti anni alle scelte di lavoro e andando a diventare un outsider persino in Europa. Facendo film di successo, ha avuto la gloria, ma l'essere un po' "freak" gli ha regalato il privilegio di chi non viene accettato dagli altri e deve costruirsi il proprio spazio naturale, andando a colpire nel profondo della propria sessualità maschile, spingendosi oltre il limite dell'accettabile, con intelligenza e fisicità. Davanti alla macchina da presa, seppur con personaggi presentati in modo diverso, stava come in uno specchio distorto sempre lui. Valorizzato dai grandi nomi del cinema, è una bestia creativa.
«Forse questo film è una schifezza. O forse no. Comunque è abbastanza probabile che non valga la pena vederlo. E quindi? Adesso che facciamo? Parliamo de L'Uomo Ragno?». Lars Von Trier, eccentrico e provocatorio per contratto: impossibile prenderlo sul serio, persino nel serissimo contesto del Festival di Cannes. Il suo film Melancholia, immaginifica storia sulla fine del mondo presentata oggi in concorso e accolta in sala da qualche fischio e applausi, sarebbe bastato a fornire sufficiente materia di discussione. Ma la performance del maestro danese, celebre per la personalità complessa («autovenerativa», dice lui), oltre che per la sua fertile e controversa produzione artistica, raramente si conclude in sala: se lanno scorso, in competizione con Antichrist, si ritenne personalmente offeso dai giornalisti «che hanno applaudito solo per gentilezza disse dopo aver sghignazzato tutto il tempo», questanno sul palcoscenico di Cannes ha scelto di polemizzare soprattutto con se stesso. Accanto a lui i suoi attori, Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Jesper Christensen, John Hurt, Stellan Skarsgård, vinti dalla personalità dellistrionico regista e serenamente disposti ad assecondarlo: uno come Von Trier, del resto, non si può certo arginare.
LARS VON TRIER
Perché un film sulla fine del mondo?
Von Trier: Per me non è esattamente un film sulla fine del mondo ma una riflessione su uno stato mentale, quello della malinconia, che conosco benissimo. Non ho tanto da dire su questo film. Sono felice di essere qui e sono felice che Melancholia non arrivi sugli schermi del pianeta Terra prima di un mese.
Perché questo titolo, Melancholia?
Perché è una bella parola, anche se abusata. Il sentimento della malinconia pervade le arti, e nel mio film è molto presente. Lidea di Melancholia è venuta da là, dal titolo.
Altre fonti di ispirazione?
Mi sono ispirato ai dipinti classici, agli artisti tedeschi e preraffaelliti. E anche ad Antonioni, a Bergman e Tarkovski. Piango sempre, quando vedo i film di Tarkovski. Però a me adesso piacerebbe parlare del mio prossimo film, si può?
Come sarà il suo prossimo film?
Kirsten Dunst mi ha convinto a fare un porno: in Melancholia ho ripreso la sua vagina, ma non le basta. Ha detto di sentirsi pronta per il nudo e di voler fare di più. Ne vuole sempre di più. Vuole un vero film hardcore, farò del mio meglio per accontentarla.
Pensa di trovare altre attrici per il suo porno?
Figuriamoci, ma certo. Siamo già al lavoro sul soggetto: io voglio i dialoghi, ma alle mie attrici non gliene frega niente. Vogliono solo sesso. Vi prometto che il mio prossimo film durerà 4 ore. Sarà un film a capitoli, posso già rivelare il nome del primo: "East/West Church".
Tornando a Melancholia, può raccontare come ha lavorato sulla luce?
Lunico consiglio che mi ha dato il mio direttore della fotografia è stato quello di non fare lerrore tipico dei registi di mezza età, che ingaggiano donne sempre più giovani e sempre più nude. Lho mandato a quel paese, io faccio quello che voglio. Mi sento un uomo libero, soprattutto da quando ho smesso di bere e mi sono dato alla lettura. Sono diventato più noioso ma mi sento bene, anche se filosoficamente sono contrario al non bere.
Si parlava della luce...
La luce divina è qualcosa di molto importante, ma la luce in generale è importante, perché è il cuore del cinema. Per questo quando guardo Tarkovski piango, perché per me è come avere a che fare con lo Spirito Santo. Sono un uomo molto sensibile alla sofferenza e al senso di colpa cattolico, per quanto ci sia in me anche un lato più leggero che di tanto in tanto, con film come Melancholia, riesco a far emergere.
Melancholia parla della fine del mondo: le sembra un tema leggero?
A me non pare così terribile pensare al fatto che il pianeta muoia. Tutti dobbiamo morire prima o poi. Per me in un certo senso Melancholia è una commedia: se avessi voluto farne una tragedia, vi sareste spaventati.
Perché ha scelto di cominciare il film con la fine del mondo?
Si dice che i film si guardano per sapere come andranno a finire, ma secondo me non è così: sappiamo che James Bond rimarrà vivo alla fine, eppure le sue avventure sono sempre emozionanti. Ho voluto essere chiaro sin dallinizio: quando vedi Melancholia sai come finisce, almeno non ti illudi.
È soddisfatto del risultato? Che effetto le fa rivedere il suo film a Cannes?
Forse tutta quella musica di Wagner era esagerata, ci siamo fatti prendere la mano e il film è diventato troppo romantico. Quando ho visto i primi fotogrammi, ho pensato che questo film fa veramente schifo. Spero di no.
La sua vita privata influenza la sua ricerca stilistica?
Non lo so. Lunica cosa che posso dire è che per tanto tempo ho pensato di essere ebreo e ne ero molto felice, ma da quando è arrivata Susanne Bier ho perso tutta lallegria. Ho scoperto recentemente di avere origini tedesche, nella mia famiglia ci sono anche dei nazisti. Noi nazisti in effetti abbiamo una certa tendenza alla megalomania.
KIRSTEN DUNST e CHARLOTTE GAINSBOURG
Cosa vi ha spinte a lavorare con Von Trier?
Kirsten Dunst: Per me Lars è lunico regista capace di scrivere grandi film per donne, ruoli magari complicati ma unici: la cosa più interessante del mio personaggio è che mentre il mondo sta per finire, lei diventa più forte. A volte i depressi nelle situazioni tragiche tirano fuori una forza inaspettata.
Charlotte Gainsbourg: Rispetto ad Antichrist è stata unesperienza molto diversa. Non ho limpressione che ci affidi ruoli particolarmente da donna: in Antichrist io interpretavo lui, e in Melancholia è toccato a Kirsten.
Umanamente come avete interagito con Von Trier?
Dunst: Il fatto che Lars si presenti in maniera un po bizzarra non mi ha impedito di trovare in lui anche un grande amico.
Gainsbourg: Il problema è che Lars non risponde mai a nessuna delle mie domande sulla sceneggiatura, quindi ho lavorato alloscuro di tutto. Devo dire che mi è piaciuto.
Comè stato il lavoro sul set?
Dunst: Lars crea sul set una grande intimità, che rende gli attori emotivamente disponibili. Il processo delle riprese è molto creativo, giriamo anche scene di cinque minuti. Cè totale libertà sulla scena.
La giuria del Concorso Internazionale di Biografilm 2021 è formata dal regista indiano Rahul Jain, dalla pluripremiata produttrice italiana Donatella Palermo e dal curatore ed esperto di nuovi media tedesco Sebastian Sorg.
RAHUL JAIN
Rahul Jain è nato a Nuova Delhi e cresciuto spostandosi in varie zone dell'India. Ha studiato ingegneria meccanica, film e video, estetica e politica. Il suo primo film Machines (2016) è stato presentato in anteprima in concorso a IDFA e Sundance, vincendo numerosi premi tra cui l'Excellence in Cinematography Award al Sundance Film Festival. Attualmente sta completando il suo secondo film Invisible Demons, una meditazione sulla sua alienazione dal degrado ecologico della sua città natale.
DONATELLA PALERMO
Donatella Palermo inizia lavorando come proiezionista e senza soluzione di continuita diventa produttore. Per molto tempo alterna opere prime a film di grandi Maestri. Tra i film da lei prodotti: Tano da Morire, un musical sulla mafia, di Roberta Torre, Lettere dal Sahara, ultimo film di Vittorio De Seta, Le Ombre Rosse, di Citto Maselli, Cesare deve Morire di Paolo e Vittorio Taviani. Nel 2015 conosce Gianfranco Rosi e produce Fuocoammare con il quale entra in cinquina nel 2017 per i Documentary Awards. Gli ultimi film prodotti in ordine di tempo sono: Corleone di Mosco Levi Boucault, Faith di Valentina Pedicini, Last Words di Jonathan Nossiter, con Nick Nolte, Stellan Skarsgard e Charlotte Rampling e Notturno di Gianfranco Rosi. Attualmente ha in lavorazione Leonora Addio di Paolo Taviani.
SEBASTIAN SORG
Sebastian Sorg è un curatore freelance esperto di nuovi media e finanziamenti. Prima di lavorare come responsabile finanziario presso l'FFF Bavaria (Fondo per il cinema e la televisione bavarese) e la Zurich Documentary Film Commission, ha studiato regia presso l'Università di Monaco, letteratura e scienze politiche a Heidelberg, Bologna e Berlino. Ha fondato il mercato cinematografico al Dok.fest di Monaco. Ha realizzato pubblicazioni, creato diversi premi e nuovi formati di matchmaking per il mercato creativo oltre a curare collaborazioni ed esposizioni internazionali per i nuovi media. Dal 2015 lavora come esperto freelance, curatore, autore e insegnante per il cinema e l'”Extended Reality” in Germania e all'estero.
In un momento storico che da un lato limita le attività scolastiche e dall'altro rende estreme e drammatiche alcune condizioni di isolamento, Biografilm propone il suo programma cinematografico come occasione di incontro e riflessione sul mezzo filmico e sulla realtà. Nascono così due progetti educativi di inclusione che coinvolgono l’Istituto Penale per Minorenni “Pietro Siciliani” di Bologna e la Biblioteca multimediale Fuori Catalogo dell’Istituto di Istruzione Superiore Aldini Valeriani di Bologna. Entrambi partiranno a maggio e formeranno due giurie giovanili che saranno coinvolte nella cerimonia di premiazione del Festival.
Più nel dettaglio, il progetto “Tutta un’altra storia”, realizzato con il patrocinio del Ministero della Giustizia - Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità - Centro Giustizia Minorile Emilia-Romagna e Marche, coinvolgerà un gruppo di ragazzi detenuti nell'Istituto Penale per Minorenni di Bologna che saranno spettatori attivi del Festival. Dopo un ciclo di incontri settimanali in presenza incentrati sull'educazione alla narrazione documentaria e la visione guidata di una selezione di film, i ragazzi assegneranno un premio al film per loro più significativo e parteciperanno alla cerimonia di premiazione del Festival. Sempre durante le date di giugno, saranno inoltre organizzati incontri dal vivo o on line con ospiti e professionisti.
“Bring The Change”, invece, è il progetto in collaborazione con il Terra Di Tutti Film Festival di Bologna che prevede attività di formazione in presenza con la classe IV EMM dell'Istituto Aldini Valeriani di Bologna, ideato in collaborazione con la Biblioteca multimediale Fuori Catalogo dell’Istituto. Gli studenti saranno guidati alla visione di alcuni film del festival, in particolare su tematiche di cambiamento sociale e attivismo giovanile nel mondo, tra i quali sceglieranno la storia che più li ha colpiti. Anche per loro sono previsti incontri dal vivo o on line con professionisti del cinema e la partecipazione alla serata di premiazione in qualità di giurati.
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