LA GRANDE BELLEZZA
Se “la domanda” la pone la Santa non la si può eludere nè con cazzeggi né con complici autoreferenzialità.
“ Perché non ha più scritto nessun altro libro?” chiede allo svagato Jep Gambardella, abituale masochistico scialacquatore di talento, protagonista de “ LA GRANDE BELLEZZA”, l’ultracentenaria che si nutre esclusivamente di radici… “ perché le radici sono importanti!”. E’ a lei, che per la sua conseguita sapienzialità che le concede saperi sconosciuti che la rendono confidente con un mondo che gli umani confusi sono abituati a intendere come alieno (conosce il nome proprio di ciascuno dei fenicotteri rosa che induce al volo con un semplice roco soffio) che Jep deve una risposta. Per la prima volta forse la verità deflagra, incrina il torpore esistenziale e riconduce alla ricerca : “ perché cercavo la grande bellezza e non l’ho trovata”.
Sarà nel luogo del naufragio per antonomasia ( il mostro della Concordia) che riscoprirà , nel lucore dell’inizio, quella virginea perfezione che gli affanni della vita pongono alle spalle.
E’ questo bla bla defatigante, tutto fatto di strumentali nascondimenti che, come un caleidoscopio del 3° millennio costituisce l’ordito di questo nuovo film di Paolo Sorrentino sempre più ambizioso quanto sempre più bello. Un Carnevale rumoroso e colorato dal quale se si sottraggono la seconda Repubblica.,tangentopoli e la caduta del muro, le morti di mafia, gli anni di piombo e il ’68 si arriva a “ La Dolce Vita” di Fellini dalla quale dista di un’età che è quasi quella del protagonista interpretato da un meraviglioso Servillo, napoletano a Roma come lo è Sorrentino che di Roma è ancora alla meravigliata scoperta e che come Fellini è fautore del “ cinema falsità” in cui il primato dell’autenticità spetta all’emozione che riesce a comunicare con una cifra ineguagliabile. Solo le monache sono sempre le stesse ma il modo di uccidere il tempo e l’ aspirazione alla spiritualità e alla consapevolezza sono meno ingenui: i party botox e la cocaina sono i segni di questo tempi di cui è protagonista una Roma più sfatta e a cui l’igiene della notte non toglie il sapore dell’inarrestabile dissoluzione così come avviene per i cittadini dell’Urbe.
Ma niente è perduto, la fatica di vivere si stempera se ora come ieri e sempre “ resta ancora qualcosa di bello da fare!”
ANTONELLA SENSI
[+] lascia un commento a aesse »
[ - ] lascia un commento a aesse »
|