Anno | 1999 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Marco Bellocchio |
Attori | Michele Placido, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Jacqueline Lustig, Maya Sansa Pier Giorgio Bellocchio, Gisella Burinato, Fabio Camilli, Eleonora Danco, Elda Alvigini, Ginevra Colonna. |
MYmonetro | 3,00 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Bellocchio, dopo anni di allineamento alle direttive (e alle sceneggiature) dell'analista Massimo Fagioli, si libera con questo film da ogni sudditanza
CONSIGLIATO SÌ
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Bellocchio, dopo anni di allineamento alle direttive (e alle sceneggiature) dell'analista Massimo Fagioli, si libera con questo film da ogni sudditanza e ritrova la sua impronta autoriale non rinunciando a nessuno dei temi che gli stanno a cuore. Si ispira a una delle novelle di Pirandello, ne conserva il plot di base modificando tutto il resto e, con l'aiuto di Beppe Lanci alla fotografia e di Marco Dentici alla scenografia, ne fa un piccolo saggio per immagini fruibile anche dal grande pubblico. Ricostituisce la coppia Bentivoglio/Bruni-Tedeschi, già utilizzata da Calopresti per La parola amore esiste, i due reggono bene alla prova in costume. La vicenda di una famiglia altoborghese (lui è psichiatra) che si trova di fronte al rifiuto della neomadre di allattare il proprio piccolo ed è costretta ad assumere una balia che gli offre latte e amore è il punto di partenza per una serie di riflessioni che si fanno cinema. Bellocchio torna così ad occuparsi della pazzia ma non più di quella dirompente e 'rivoluzionaria' bensì di quella implosa ben più diffusa. Riflette anche sulle lotte per la libertà (ed è forse la parte più didascalica del film), ma mette in gioco con forza i temi, apparentemente distanti, della maternità e della scrittura. In un film in cui la suzione del latte dal seno materno si fa suono significante e in cui le dinamiche di relazione innescate da questo atto vengono esposte senza pedanteria, è la scrittura ad emergere come bisogno 'naturale' e culturale al contempo. La balia analfabeta, che riceve una lettera carica di sentimento dal marito in prigione e se ne troverà una scritta per lei dal medico che le sta insegnando a leggere e scrivere, diviene personaggio in cui si coglie la modernità di un Pirandello che può essere sottoposto a rilettura conservandone lo spirito. Ed è l'uomo pirandelliano quello che apre e quasi chiude il film con un interessante ruolo cameo di Michele Placido.
L'incipit (Non) ci mostra due figure maschili: la prima fa notare alla seconda che, nonostante uno stato psichico precario, potrebbe cercare di aprirsi al mondo. Ciò serve ad anticipare che in fondo, come cinque anni dopo "Buongiorno, notte", "La balia" è l'incontro di tanti ossimori (A parte il titolo, la realtà e il sogno, disumanità [...] Vai alla recensione »
bella prova alla regia di bellocchio, ma non è una novità; titaneggia su tutti bentivoglio, la bruni tedeschi(agente scully) funzionava meglio in "la parola amore esiste" sempre con bentivoglio, l'esordiente maya sansa fa ciò che-mi immagino- le è richiesto. Interessante interpretazione dell'indeterminabilità della natura umana passata direttamente [...] Vai alla recensione »
Applausi, curiosità, molte domande hanno accolto La balia di Marco Bellocchio, unico film italiano in concorso, e s'é discusso pure di politica. A chi gli chiedeva perché mancasse oggi un cinema politico italiano, il regista ha risposto: “In questo momento il cinema politico ha possibilità zero. È normale che un artista non sia attratto dai politici italiani, che pensano unicamente a cercar di fare [...] Vai alla recensione »
«Cercare quel filo che unisce sanità e bellezza»: fedele a un percorso intravisto da lungo tempo, Marco Bellocchio fa un altro passo avanti con La balia, liberamente ispirato all'omonima novella di Luigi Pirandello. Liberamente, molto liberamente: cambiano diversi nomi, la professione del padrone di casa (avvocato nel testo pirandelliano, professore in un ospedale psichiatrico nel film), la stessa [...] Vai alla recensione »
Ingigantita dalla luce che filtra da una finestra, l'ombra di Annetta (Maya Sansa, molto brava e spontanea) riempie un'intera parete e deborda fin sul soffitto. La giovane donna tiene in braccio il figlio di Vittoria (Valeria Bruni Tedeschi). Tenera, gli sorride. Par quasi che il bambino, pur tanto piccolo, risponda al suo amore spontaneo con altrettanto amore.
Il film di Marco Bellocchio, coautore della sceneggiatura, è il riadattamento, con notevoli libertà narrative, di una novella del 1903 di Luigi Pirandello. La storia al centro de La balia è ambientata nella Roma di inizio Novecento, e focalizzata in particolare sulla vita del professor Ennio Mori, uno psichiatra, e della moglie Vittoria. La vita della coppia procede senza sussulti, agiata, tranquilla, [...] Vai alla recensione »