SU HABEMUS PAPAM “ UN DESTINO LICENZIATO”
Habemus 1° persona plurale: noi, noi tutti, anche quelli che coloro che si sentono detentori della verità assoluta chiamano atei con l’insopportabile arroganza di definire chi non aderisce alla loro fede come senza Dio, no meglio senza fede, sì c’è chi ha la fede e chi no…ma tutti noi abbiamo il Papa e non è dato esimerci da tale relazione ammesso che lo volessimo, ammesso che sia un’aspirazione lecita il dissociarsi dalle proprie origini, dalla propria storia.
Ebbene il papa Melville dell’”Habemus Papam” di Nanni Moretti è proprio come i senza fede lo vorrebbero; non si sa con quale percentuale di santità ma certo con una bella dose di coraggio, di quello che attiene all’uomo, che si manifesta nel dubbio e nella fragilità che fa dell’inadeguatezza al compito il suo più nobile carattere. Quelli senza fede non conoscono la materia della santità ma sanno dell’eroismo che agisce attraverso il coraggio che rende proponibile e perseguibile ciò che sarebbe dato per impossibile. E’ così che si muove il neoeletto Papa interpretato magistralmente di Michel Piccoli che certo alla gradevolezza, allo spessore e alla profondità del personaggio dà un bel valore aggiunto, intenerisce e sollecita ammirazione, ci partecipa il travaglio esistenziale e ci consola con la dignità della scelta la cui qualità è in stretta relazione con il rispetto che ognuno di noi dovrebbe a se stesso. Gli altri, quelli disorientati, quelli che dicono che un Papa così rappresentato non è reale, che non è concepibile rifiutare un destino di quel tipo per uno che dice di credere, e il Papa Melville lo ribadisce, forse sarebbe come dico io se Cristo avesse rifiutato la croce, ma qui c’è l’uomo che con grande coraggio, prendendolo in mano licenzia il proprio destino e afferma se stesso… ebbene gli altri possono ampiamente consolare il proprio disorientamento con la visione di questo film, esempio fulgido di morettismo massimamente compiuto. Un film che è profondo e commovente quanto comico e tenero in un alternanza così armoniosa che lo libera da qualsiasi eventuale pericolo didascalico e lo fa terribilmente assomigliare alla vita. Se poi la firma è troppo ingombrante, se traspare la voglia di Moretti di continuare a raccontarsi anche in questa storia non possiamo esimerci dal definire questa sua firma parte integrante dell’opera, la sua cifra originale, che non come fedeli devoti ma come pubblico attento e appassionato non possiamo che gradirne la gradevolezza e lodarla.
ANTONELLA SENSI
[+] lascia un commento a aesse »
[ - ] lascia un commento a aesse »
|