Habemus Papam |
||||||||||||||
Un film di Nanni Moretti.
Con Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Camillo Milli.
continua»
Commedia,
durata 104 min.
- Italia, Francia 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 15 aprile 2011.
MYMONETRO
Habemus Papam
valutazione media:
3,73
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
||||||||||||||
|
||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Habemus Papam, libertà e costrizionedi quieromirarFeedback: 1436 | altri commenti e recensioni di quieromirar |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
lunedì 25 aprile 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In “Habemus Papam” di Nanni Moretti compaiono due aspetti della chiusura: da un lato la difesa dell’immobilità e il conseguente rifiuto di sollecitazioni che possano inquinare lo stato delle cose –anche a costo di ricorrere all’inganno-, dall’altra il rifugio nel proprio io smarrito che è ansia di libertà, bisogno di essere un volto tra i tanti a respirare la vita. La prima condizione è propria del Vaticano, rinchiuso nei suoi riti, nel suo non tempo, nelle sue pratiche dove però debolezze e timori si stagliano come uno squarcio nella tela; l’altra appartiene a un uomo che dovrebbe incarnare il tutto perché tramite tra cielo e terra e desidera essere solo una parte di quella totalità, il pontefice oppresso dal ruolo a cui Michel Piccoli presta il suo volto più indifeso, bucando lo schermo con un carisma che nasce da una disarmante debolezza. Al cuore del film sussiste una solitudine accresciuta da parole che si risolvono in vicoli ciechi: le domande senza sbocco e la gentilezza sterile offerte rispettivamente dallo psicologo e dall’ex moglie, le inutili raccomandazioni del portavoce che veglia sul capo della Chiesa ( un Jerzy Stuhr perfettamente a suo agio nella parte), la premura inascoltata del cardinale impersonato da Renato Scarpia, che arricchisce un cast capace di conquistare immediatamente la platea. La prevalenza degli interni rispetto agli esterni è già una spia della facilità con cui i personaggi si confinano per scelta o necessità nel proprio spazio. È il gioco l’unica dimensione in cui le figure in scena percepiscono una vicinanza a suo modo consolatoria, che si tratti di una partita di pallavolo o della forma più evoluta di ciò che è ludico, il teatro. Quando Melville deve dire quale lavoro svolge, dice che è un attore: compensa un compito eluso con un desiderio inappagato, a dimostrazione di come “Habemus Papam” oscilli tra aspirazioni e costrizioni. Ritrova se stesso nel confronto con l’attore che ama interpretare tutti i ruoli del Gabbiano di Cechov (un Dario Cantarelli sapientemente sopra le righe) che è in qualche modo il suo doppio. Anche il Papa dovrebbe infatti avere su di sé il peso di più vite nell’offrirsi all’umanità, ma a differenza dell’eletto dallo Spirito Santo l’interprete è libero nel divenire altro da sé. Quando però quest’ultimo sale sull’ambulanza nel folgorante finale del primo tempo, si comprende come anche quella libertà non abbia più consistenza di un sogno. Nella scena in cui i prelati giungono a teatro per riportare il fuggiasco alla Santa Sede, emerge la netta contrapposizione tra l’apparenza intesa come vincolo –la veste dei cardinali- e quella che diviene affermazione incondizionata della personalità –il palcoscenico-, mentre l’applauso rivolto a Melville è un’esortazione a essere protagonista, non spettatore come egli desidera. Non è un caso che proprio in quel momento l’attore dalla personalità multipla riprenda il sopravvento, indicando il bivio che si staglia dinanzi al pontefice. Il gran rifiuto è doloroso, ma a volte la vita è dove non l’aspetteremmo: a un balcone vuoto, in una canzone struggente, nel rimpianto di ciò che è andato perduto.
[+] lascia un commento a quieromirar »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimi commenti e recensioni di quieromirar:
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||