riccardo76
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sabato 16 aprile 2011
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la crisi di un uomo, la crisi della chiesa
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"Nessuno poteva pensare che sarebbe potuto succedere!". Con queste parole i cardinali del conclave esprimono il loro sbigottimento di fronte ad una situazione mai avvenuta prima nella storia della Chiesa, escludendo il caso di Celestino V: il Papa appena nominato non si sente all'altezza del proprio incarico e, non riuscendo nemmeno ad affrontare la folla di fedeli per il saluto, si barrica nelle stanze del palazzo, colto da una profonda crisi, costringendo i cardinali a ricorrere all'intervento di uno psicoanalista. Questa è l'originale idea di fondo di Habemus Papam, attraverso la quale il grande regista Nanni Moretti riesce a tessere un ritratto di un pontefice come non se ne erano mai visti finora, che diventa sintomatico della situazione attuale della Chiesa Cattolica.
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"Nessuno poteva pensare che sarebbe potuto succedere!". Con queste parole i cardinali del conclave esprimono il loro sbigottimento di fronte ad una situazione mai avvenuta prima nella storia della Chiesa, escludendo il caso di Celestino V: il Papa appena nominato non si sente all'altezza del proprio incarico e, non riuscendo nemmeno ad affrontare la folla di fedeli per il saluto, si barrica nelle stanze del palazzo, colto da una profonda crisi, costringendo i cardinali a ricorrere all'intervento di uno psicoanalista. Questa è l'originale idea di fondo di Habemus Papam, attraverso la quale il grande regista Nanni Moretti riesce a tessere un ritratto di un pontefice come non se ne erano mai visti finora, che diventa sintomatico della situazione attuale della Chiesa Cattolica. Questo papa, che dovrebbe succedere - stando ai pochi indizi dati - all'amatissimo Wojtyla, in una realtà dove Ratzinger non è mai divenuto pontefice, viene raffigurato nella sua completa umanità, scindendolo dal ruolo affidatogli, con un operazione che si oppone nettamente all'ideologia della Chiesa. Il portavoce del Vaticano rimprovera infatti lo psicoanalista - un'ironico e sempre in forma Nanni Moretti - sull'impossibilità di scindere la persona dal ruolo che ricopre, oltre a ricordagli gli aspetti della vita privata e del passato che non possono venire menzionati durante la seduta. Lo psicologo si trova perciò impossibilitato a procedere all'analisi del paziente, dal momento che di fronte a sé non ha una persona ma un'istituzione, alla quale si pretende di negare sogni, desideri, e persino ricordi del'infanzia. L'unica informazione che riesce ad estrapolare, senza farsi sentire dal resto dei cardinali, è che non si tratta di una questione di perdita di fede. A questo punto, il portavoce decide di accompagnare il pontefice, sotto mentite spoglie, dalla moglie dello psicanalista - la bravissima Margherita Buy - anch'ella psicologa, rendendosi finalmente conto della necessità della scissione dal ruolo per poter permettere un'indagine completa ed efficace del problema. E' a partire da questo momento che il protagonista, un impeccabile Michel Piccoli, intraprende un viaggio all'interno del proprio animo e del proprio passato, alla ricerca del senso della propria vita; un percorso che continuerà da solo tra le strade e i locali di Roma e l'indifferenza della gente. Sono proprio questi i momenti più belli del film, resi tali grazie all'intensità dello sguardo di Piccoli, che riesce a tradurre lo spaesamento, la paura, la solitudine di un uomo qualunque, al quale sono state affidate grandissime responsabilità, ma che nonostante ciò resta sempre un semplice essere umano.
Avevamo già assistito all'ansia da prestazione di un potente, dovuta ad un senso di inadeguatezza rispetto al proprio ruolo, nel recentissimo Il Discorso del Re, ma mentre in quel caso la paura del re rifletteva quella collettiva di un popolo in procinto di entrare in guerra, in Habemus Papam, questa crisi interiore del personaggio diventa sintomatica della crisi che l'intera Chiesa sta vivendo in questi ultimi anni, caratterizzati da scandali di pedofilia, crisi di vocazioni e di fede. Forse allora, in quest'ottica, l'ansia del protagonista diventa ancora più comprensibile, dovendo rimediare a questa crisi, rispondendo di tutti gli errori commessi in passato in nome di una Chiesa malata. Allora i volti sconvolti dei fedeli di fronte alla finestra vuota con le tende al vento a San Pietro diventano emblema dello sbigottimento dei reali fedeli nell'apprendere le notizie degli scandali. Dunque l'esclamazione "Nessuno poteva pensare che sarebbe potuto succedere!"assume un significato più profondo, diventando l'emblema di un'indignazione collettiva e, insieme alla finestra del pontefice vuota, di un profondo vuoto di valori spirituali nella società attuale.
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[+] complimenti. ottima recensione!
(di saurone)
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[+] grazie per la tua precisazione massimo
(di riccardo76)
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[+] nanni moretti il profeta
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maria cristina nascosi sandri
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sabato 21 maggio 2011
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un nanni moretti redivivo, si direbbe...
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Film di grande spessore.Un Nanni Moretti redivivo,si direbbe.Nell’ordito il Moretti di Bianca,de La messa è finita–molte e ben coglibili le citazioni da almeno quei due suoi film, tra i migliori di certo periodo, anche nella scelta dei caratteristi, gli stessi di quelle pellicole.Al di sopra delle righe, auto-celebrativo,all’apparenza,come sempre anzi,un po’ di più forse: ma non è che un diversivo: la trama è ben più tosta, solida, da far paura.Il conclave, la designazione del nuovo papa, è quasi il ‘pretesto’ per la narrazione,l’idea-base da cui partire ma che poi si allarga cosmicamente fino a divenire un’indagine sull’uomo,sulla sua capacità di fingere e di essere,soprattutto se riferita ad un uomo che,come il Cristo–e la metafora percorre tutto il film–è ‘solo’ uomo,ma è anche divino,è il santo padre–come lo definisce uno dei prelati parlando con moretti-psicanalista che lo ‘chiama’ solo uomo.
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Film di grande spessore.Un Nanni Moretti redivivo,si direbbe.Nell’ordito il Moretti di Bianca,de La messa è finita–molte e ben coglibili le citazioni da almeno quei due suoi film, tra i migliori di certo periodo, anche nella scelta dei caratteristi, gli stessi di quelle pellicole.Al di sopra delle righe, auto-celebrativo,all’apparenza,come sempre anzi,un po’ di più forse: ma non è che un diversivo: la trama è ben più tosta, solida, da far paura.Il conclave, la designazione del nuovo papa, è quasi il ‘pretesto’ per la narrazione,l’idea-base da cui partire ma che poi si allarga cosmicamente fino a divenire un’indagine sull’uomo,sulla sua capacità di fingere e di essere,soprattutto se riferita ad un uomo che,come il Cristo–e la metafora percorre tutto il film–è ‘solo’ uomo,ma è anche divino,è il santo padre–come lo definisce uno dei prelati parlando con moretti-psicanalista che lo ‘chiama’ solo uomo.Ma è uomo con grande,troppo peso sulle spalle, quello del mondo ecumenico,la cattolicità intera,così come il Cristo aveva nel destino la salvezza del genere umano.E, forse, più che il successore di Karol Woytila qui è proprio del ‘giovane Woytila’ che si parla, quello che sicuramente all’inizio del suo pontificato aveva tanta paura, poi superata, poi divenuta nel corso del suo maturo/maturato pontificato il suo pressoché universale ‘non abbiate paura’, viatico d’eccellenza.E’ il Woytila della gioventú, quello che scriveva poesie e pièces teatrali e recitava,quello che fugge dopo la sua elezione–uno stupendo ottantacinquenne, mostro sacro in sempre ottima forma, il grande Michel Piccoli–l’uomo che rifiuta la sua umana condizione, troppo pesante da affrontare, troppo umana-mente insopportabile,troppo onesto per continuare a mentire a se stesso ed a quel miliardo di persone che si aspettano da lui cose che non è in grado di dare.E l’uno nessuno e centomila di pirandelliana memoria sempre meno si confanno alla solitudine dell’uomo moderno,novello Cristo di un quotidiano sempre più faticoso da vivere.La leggerezza al rigoroso spessore del film viene, quasi paradossalmente, dalla stessa interpretazione di Nanni,la parte che si è scelta non è casuale, giocata com’è sul filo di un surrealismo a tratti buňueliano ma che,in realtà,fa parte della serie delle sue consuete auto-glorificazioni che però ci stanno e benissimo,usate stavolta in maniera–ancora paradossalmente,mèta-paradossalmente–auto-ironica, per creare un equilibrato contraltare,esaltandola sottovoce,alla enorme vicenda umana che si dipana davanti ai nostri occhi.E’il Moretti maturo che ha ritrovato il miglior se stesso raggiungendo con Habemus papam un’eleganza formale ed una raffinatezza di sintesi che san quasi di perfezione,di eternità.Persino commovente il finale:l’autenticità di comportamento nell’accettarsi nella propria impotenza di essere umano,ammessa pubblicamente, alla finestra del Vaticano di fronte al virtuale-vero miliardo di fedeli che lo attendevano, e coerentemente ed onestamente sottrarsi, accettando responsabilità e conseguenze di quanto fatto, è sentimento e dichiarazione d’intenti impensabile e,quindi,ancor più encomiabile, proprio in questa nostra società odierna.Un affresco non da poco del male di vivere che ci sovrasta ogni giorno di più e ci manipola,un film sulla cattiva coscienza addormentata che oltre che generare mostri,ci porta ad una prima notte di quiete,per dirla anche con Valerio Zurlini,oltreché con Goya,un’inesorabile notte senza sogni.
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weach
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mercoledì 15 giugno 2011
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un assenza dal valore simbolico
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Nanni Moretti non si esplicita verbalmente , restando apparentemente, non allinato a specifiche critiche verso le istituzioni relegiose .
Ma va detto che" l'evento ipotizzato di un Papa nominato che non si sente pronto a ricoprire il suo ruolo istituzionale "è di per se "una simbologia critica " anche perché tutto si inserisce in un contesto storico dove l'istituzione religiosa Romana è messa a dura prova dai fatti .
L'ambiguità di Moretti , è , comunque ,verbalmente conveniente perché concede a noi spettatori l'opportunità di fare le nostre analisi e ed introspezioni circa il senso implicito di un ingonbrante rifiuto.
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Nanni Moretti non si esplicita verbalmente , restando apparentemente, non allinato a specifiche critiche verso le istituzioni relegiose .
Ma va detto che" l'evento ipotizzato di un Papa nominato che non si sente pronto a ricoprire il suo ruolo istituzionale "è di per se "una simbologia critica " anche perché tutto si inserisce in un contesto storico dove l'istituzione religiosa Romana è messa a dura prova dai fatti .
L'ambiguità di Moretti , è , comunque ,verbalmente conveniente perché concede a noi spettatori l'opportunità di fare le nostre analisi e ed introspezioni circa il senso implicito di un ingonbrante rifiuto.
Di facciata ,con uno spirito buonista potremmo dire :" non c'è critica della regia ma solo rappresentazione dell' umanità,debolezza e consapevolezza di inadeguatezza"
Nella realtà propositiva della regia è messo in scena un'onda sibillina che comunque mette in gioco tutto . " l'uomo Papa, il dubbio esistenziale dell'essere umano, la paura di non sapere e di non poter essere ,la confusione nell' immedesimazione in un ruolo ingombrante quale quello istituzinoale di Papa di una primaria istituzione religiosa.
Michel Piccoli, nel ruolo del Papa smarrito, con dolcezza e sensibilità sembra più ripercorrere le sue radici piuttosto che cercare di accettare " l'incoronazione ".
I tanti ma e se che aleggiona e vibrano nel film sono quelli tipici dell'umana esistenza che mai trova risposte definitivi sino all'ultimo misterioso volo.
Concludendo , Moretti è silente solo nella foma ,non nella realtà dei propositi ,perchè i vuoti ed i silenzi rappresentati son in reatà potente strumento di riflessione,per l'uomo in genere, per l'uomo in predicato di divenire Papa, per le istituzioni religiose apparentemente senza un capo spirituale.
Vuoti , silenzi che potrebbero essere annullati in un attimo solo con un atto di fede conme fece Francesco d'Assisi che per un "soffio " fu capace di abbandonare tutto e creare una nuova certezza: un Dio gentile e amorevole ovunque.
buona visione
weach illuminati
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[+] la forza dell'illusione dell'amore
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weach
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domenica 12 giugno 2011
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un soffio sospeso nel dubbio
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Non c'è critica ma umanità, anche intesa come consapevolezza dei propri limiti e debolezze.
Non è film anticlericale ma forse solo contro la burocrazia dell'"anima ".
E' storia di umane debolezze che si confrontano , con senso di sgomento, di fronte alle aspettative del ruolo che si è chiamati a "rappresentare " .
Michel Piccoli ,il papa smarrito ,con dolcezza e sensibilità si propone come icona del mondo di chi teme di non sapere o di non poter essere.
Chiarezza, sicurezza,sono forse specchio di un nulla latente ?
Moretti non risponde ed invita tutti noi ,accompaagnati dalla sgace delicatezza del papa eletto, verso um mondo più umano accompagnato dai tanti ma e se che non trovano risposta sino all'ultimo misterioso volo della morte.
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Non c'è critica ma umanità, anche intesa come consapevolezza dei propri limiti e debolezze.
Non è film anticlericale ma forse solo contro la burocrazia dell'"anima ".
E' storia di umane debolezze che si confrontano , con senso di sgomento, di fronte alle aspettative del ruolo che si è chiamati a "rappresentare " .
Michel Piccoli ,il papa smarrito ,con dolcezza e sensibilità si propone come icona del mondo di chi teme di non sapere o di non poter essere.
Chiarezza, sicurezza,sono forse specchio di un nulla latente ?
Moretti non risponde ed invita tutti noi ,accompaagnati dalla sgace delicatezza del papa eletto, verso um mondo più umano accompagnato dai tanti ma e se che non trovano risposta sino all'ultimo misterioso volo della morte.
Vuoti e silenzi che possono essere annullati solo con un atto di fede come fece Francesco d'Assisi che per un "soffio" fu capacie di abbandonare tutto e creare una nuova certezza : un Dio gentile ed amorevole ovunque.
buona visone
weach illuminati
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beppe baiocchi
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mercoledì 12 marzo 2014
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anche nella rinuncia ci vuole forza
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Morto un papa se ne fa un altro. Ma è così facile sceglierne uno? E se questo non si sentisse pronto?
Al conclave per la scelta del nuovo Papa, viene eletto a sorpesa il cardinale Melville (Michel Piccoli), egli accetta il duro compito, ma al momento del saluto ai fedeli sul balcone che si affaccia su piazza San Pietro il neo Papa i dubbi, le paure, la crisi interiore di un uomo (prima che di un Papa) lo portano ad un esaurimento nervoso, un grande urlo. Il Papa non se la sente.
Passa poco tempo, il Vaticano e in crisi, i media vogliono sapere cosa sia successo. Viene addirittura chiamato uno psicoanalista (Nanni Moretti) per provare a risolvere il problema, ma niente.
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Morto un papa se ne fa un altro. Ma è così facile sceglierne uno? E se questo non si sentisse pronto?
Al conclave per la scelta del nuovo Papa, viene eletto a sorpesa il cardinale Melville (Michel Piccoli), egli accetta il duro compito, ma al momento del saluto ai fedeli sul balcone che si affaccia su piazza San Pietro il neo Papa i dubbi, le paure, la crisi interiore di un uomo (prima che di un Papa) lo portano ad un esaurimento nervoso, un grande urlo. Il Papa non se la sente.
Passa poco tempo, il Vaticano e in crisi, i media vogliono sapere cosa sia successo. Viene addirittura chiamato uno psicoanalista (Nanni Moretti) per provare a risolvere il problema, ma niente. Il NeoPapa ha bisogno di pensare, di comprendere in se ciò che non va, di ritrovare passioni, e forza per superare questo momento. In una uscita segreta il Papa scappa, lasciando però tutti inconsapevoli dell'accaduto in quanto solo il portavoce del Vaticano e lui sono a conoscenza di ciò. Chi rimane invece in Vaticano è lo Psicoanalista, tenuto al riservo più assoluto non può lasciare il palazzo e decide per perdere tempo di dialogare con i Cardinali e addirittura di organizzare un torneo di pallavolo.
Nanni Moretti lo conosciamo tutti (Spero!) quindi possiamo anche sorvolare sulla sua figura di autore e di attore, sulla sua comicità.
La sceneggiatura, scritta a sei mani dallo stesso Moretti con Francesco Piccoli e Federica Pontremoli non vuole assolutamente essere una critica alla chiesa, come si credeva prima dell'uscita del film (Non che la chiesa ne esca benissimo, però...), ma è un analisi sulla forza di una rinuncia. A volte infatti per un qualcosa di superiore siamo "costretti" a fare qualcosa che non è di nostra natura, un qualcosa che però ci provoca agonia e disagio dove ci vuole una grande (grandissima secondo Moretti) forza anche per dire No. La chiesa ne fa da contesto, ma come già detto non ne viene colpita più di tanto. Per quanto cardinali e Papi siano resi più umani va detto che essi non hanno mai un dubbio, una mancanza a livello religioso, i loro problemi escono fuori solo nel loro essere uomini.
Michel Piccoli che interpreta il protagonista di questo racconto (il Papa) riesce con la sua espressività, con i suoi silenzi a mostrarci le paure di un uomo per tale compito, però regalando a noi la consapevolezza (già guardandolo in volto) che potrebbe essere davvero un Papa buono. Moretti invece un po' in secondo piano a livello della storia gioca con i Cardinali e ci fa ridere con la sua comicità tipica.
Un film che va visto, magari non sarà il migliore di Moretti, ma sicuramente un film godibilissimo, con un bel messaggio. Anche nella rinuncia ci vuole forza.
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frank slade
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sabato 11 agosto 2012
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un papa diventato uomo
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Ritratto particolarmente umano e triste delle personalità della chiesa cattolica. Si sfatano diversi tabù appartenenti alle nostre tradizioni cattoliche; dall'elezione del papa tramite lo spirito santo all'infelicità di diventare pontefice, i traumi infantili dei cardinali alla scissione dell'io dall'anima. Nanni Moretti nel suo ruolo di psicanalista è molto azzeccato grazie alla sua parlantina e ai modi di fare, spesso perfettamente coordinati che convincono gli spettatori che lui sia veramente il più bravo psicanalista in circolazione. Inizialmente è un po frenato e spaventato dal dover restare un paio di notti in Vaticano lontano dalla famiglia e soprattutto dai pazienti, poi realizza che può essere un'esperienza utile alla sua stessa formazione di medico sfruttando ogni particolare.
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Ritratto particolarmente umano e triste delle personalità della chiesa cattolica. Si sfatano diversi tabù appartenenti alle nostre tradizioni cattoliche; dall'elezione del papa tramite lo spirito santo all'infelicità di diventare pontefice, i traumi infantili dei cardinali alla scissione dell'io dall'anima. Nanni Moretti nel suo ruolo di psicanalista è molto azzeccato grazie alla sua parlantina e ai modi di fare, spesso perfettamente coordinati che convincono gli spettatori che lui sia veramente il più bravo psicanalista in circolazione. Inizialmente è un po frenato e spaventato dal dover restare un paio di notti in Vaticano lontano dalla famiglia e soprattutto dai pazienti, poi realizza che può essere un'esperienza utile alla sua stessa formazione di medico sfruttando ogni particolare. Ci sono diversi episodi che colpiscono: al momento dello scrutinio per l'elezione del papa si sentono le preoccupazioni e le ansie di coloro che sarebbero potuti essere pontefici, durante la notte gli incubi del cardinale che rimembra i momenti vissuti con la madre interpellandola a gran voce, l'uso di anti depressivi di alcuni cardinali, la paura dello stesso pontefice e i suoi traumi che mostrano l'indebolimento del concetto di anima rispetto a quello dell'io. Si notano inoltre importanti aspetti caratteriali: Piscardona che non vuole, o forse non sa, perdere, il cardinale austriaco che vuole assolutamente sapere la sua quotazione dei Bookmakers e che si offende al primo rimprovero, i cardinali australiani che chiedono subito un momento di libertà per uscire, e il portavoce del Vaticano che escogita sempre e solo modi per ingannare la folla. Il film racconterà un viaggio interiore di un uomo diventato papa, diventato qualcosa di troppo grande forse per un uomo. Questa elezione lo porta a rivisitare la sua vita e ripercorrere diverse tappe grazie all'aiuto dell'ex moglie di Nanni Moretti ("La seconda miglior psicanalista"), Tra momenti di crisi e di passione per il teatro il papa, ora diventato uomo, prova a riflettere su cosa è stato e cosa poteva essere fino alla fatidica scelta. Tra le mura vaticane invece i cardinali si sfidano a pallavolo divertentendo Nanni Moretti, e allo stesso tempo aiutandolo a scavare dentro di loro. Il portavoce invece è alla continua ricerca del pontefice, ossessionato in maniera tale da inganare i fedeli occupando la stanza papale. Degna di nota, oltre ai dialoghi incisivi e provacotori, anche la colonna sonora che fa partire la guardia svizzera "Todo Cambia", che risveglia tutti i cardinali riportando all'improvviso un atmosfera candida e celestiale.
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enfasy
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domenica 24 aprile 2011
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l'antipapa animato dal superego di moretti
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I film di Moretti mi hanno sempre divertito per l'autocelebrazione del regista-attore, che da sempre si è autodivertito a celebrare e a confermare in ogni film il suo personaggio, nelle varie salse dei remake di 8 e mezzo di Fellini, oppure con il suo caratteristico gusto snob, trattando temi di politici e sociali con sarcasmo e una bella manciata di qualunquismo. In questo film ha strafatto, perché ha deciso di animare un personaggio come il papa, l'antitesi del suo tronfio ego. E infatti il film presenta anche una sua coerenza logica, da questo punto di vista: il papa, investito dal grande senso d'importanza della nomina papale, come fosse qualcosa che riguardasse direttamente il valore del suo io, non regge il confronto con la massa adorante e in preda ad una crisi nevrotica rifiuta l'incarico.
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I film di Moretti mi hanno sempre divertito per l'autocelebrazione del regista-attore, che da sempre si è autodivertito a celebrare e a confermare in ogni film il suo personaggio, nelle varie salse dei remake di 8 e mezzo di Fellini, oppure con il suo caratteristico gusto snob, trattando temi di politici e sociali con sarcasmo e una bella manciata di qualunquismo. In questo film ha strafatto, perché ha deciso di animare un personaggio come il papa, l'antitesi del suo tronfio ego. E infatti il film presenta anche una sua coerenza logica, da questo punto di vista: il papa, investito dal grande senso d'importanza della nomina papale, come fosse qualcosa che riguardasse direttamente il valore del suo io, non regge il confronto con la massa adorante e in preda ad una crisi nevrotica rifiuta l'incarico.
Il punto è che un papa sa che il valore che gli viene dato non riguarda se stesso, ma il ruolo che ricopre: egli è soltanto un servo di Dio, un uomo pieno di umiltà. Lui sa di essere soltanto uno strumento. La crisi nevrotica del papa dunque, è la crisi nevrotica che avrebbe colpito Moretti, nei panni di sua santità.
Moretti/Papa non potrebbe mai diventare Papa, perché gli manca proprio quell'umiltà e quel sentirsi nullità necessario per ricoprire un ruolo così importante.
Il film finisce perciò in modo prevedibile e conferma l'impossibilità della discesa di Moretti dal suo personaggio pieno di sé e snob che tanto appaga nei film più politico-sociali, ma che stride apertamente su un tema come questo.
Personalmente vedo questo film come la conferma del narcisismo di Moretti ma allo stesso tempo come una battaglia persa contro qualcosa di più alto di lui, spia forse del picco del malessere interiore del regista, del fallimento di un Übermensch quanto mai accentuato in questa pellicola.
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marzaghetti
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giovedì 3 gennaio 2013
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garbatamente sarcastico, ironico e divertente
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Intelligente, visivamente potente, garbatamente sarcastico, ironico e divertente: l'originale spunto narrativo diventa occasione per mostrare, da una parte, il lato umanissimo, quasi fantozziano, della congrega dei Cardinali, simpatiche vittime di antiche regole, e dall'altra la crisi del neo-eletto papa (bravo Piccoli), in bilico fra assoluti doveri spirituali e relativissime fragilità umane, fino al sorprendente finale. Da vedere. Valutazione: 3,5.
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canio mancuso
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martedì 7 giugno 2011
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todo cambia. moretti no
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Il protodiacono sta per pronunciare il nome del nuovo Papa, ma il grido gli muore in gola, preceduto da quello del cardinale Melville Piccoli, appena eletto. Il proscenio è deserto, il protagonista non si mostra. Durante lo scrutinio, i cardinali hanno ascoltato con terrore il rosario dei nomi scanditi dalle schede, pregando che Dio li dimenticasse. I loro pensieri giocavano un’immensa partita a ciapanò. “Ti prego, Dio, non scegliere me”. Con Habemus Papam, Moretti sceglie la strada del rovesciamento del topos: se la (cattiva) letteratura e il cinema sono zeppi di cardinali in fregola e camerlenghi assassini, il regista posa lo sguardo sul cuore fragile dell’uomo. Troppo facile rappresentare gli intrighi di corte per il trono papale.
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Il protodiacono sta per pronunciare il nome del nuovo Papa, ma il grido gli muore in gola, preceduto da quello del cardinale Melville Piccoli, appena eletto. Il proscenio è deserto, il protagonista non si mostra. Durante lo scrutinio, i cardinali hanno ascoltato con terrore il rosario dei nomi scanditi dalle schede, pregando che Dio li dimenticasse. I loro pensieri giocavano un’immensa partita a ciapanò. “Ti prego, Dio, non scegliere me”. Con Habemus Papam, Moretti sceglie la strada del rovesciamento del topos: se la (cattiva) letteratura e il cinema sono zeppi di cardinali in fregola e camerlenghi assassini, il regista posa lo sguardo sul cuore fragile dell’uomo. Troppo facile rappresentare gli intrighi di corte per il trono papale. D’accordo: troppo facile. Raccontare la storia di un uomo nudo coi suoi tormenti, esalta l'autore che voglia alzare l’asticella dello stile. Ecco perché il film lascia a bocca asciutta: la scrittura non è all’altezza del soggetto. Il senso di inadeguatezza è reso in modo aprioristico: nessuno dei papabili vorrebbe essere scelto. L’apoteosi del Non sum dignus. Il ribaltamento è ideologico, senza sfumature.
I toni della commedia e quelli del dramma non sono in armonia; ogni elemento vive di vita propria, appagandosi di felici forzature: le cadenze comiche da una parte; il dramma individuale dall'altra. Le buone trovate non mancano, ma si logorano nella ripetizione del motivo: l’infinito torneo di volley tra i vecchi rimba, ideato dallo psicanalista despota, che diventa un animatore da villaggio Valtour; la guardia svizzera ingorda; i cardinali spaesati, prigionieri di un mondo parallelo. Piccoli vaga alla ricerca di un sì o di un no, ma senza che lo spettatore si appropri della sua inquietudine.
Già, la commistione tra commedia e dramma. Non parlo della semplice mescolanza dei toni, che nel cinema è possibile (per me auspicabile), ma di una sceneggiatura capace di immergersi appieno nella questione di un'anima assediata dal dubbio. Ciò non accade, se non a sprazzi. L’abnorme sequenza sportiva è un esercizio narcisistico in cui Moretti si specchia indisturbato. Vorresti invocare Dino Risi, che gli dicesse: “Spostati e fammi vedere il film!”. Il nodo della partitura è irrisolto, perché l’argomento non caratterizza il racconto. La storia si sarebbe potuta ambientare nel circolo degli Amici della musica, senza differenze sostanziali nella struttura narrativa. Melville ha paura e scappa. Ovvio. Ha senso ridurre l’angoscia di un uomo alla fuga di un anziano dal dopolavoro?
Un dissidio interiore in cui tutti gli elementi galleggino in superficie, non è un dramma, ma un espediente retorico. Anche l'intenzione di restituire i prelati alla loro dimensione umana, troppo umana, sa di stantio. Soprattutto per il modo, da benevola canzonatura, in cui Moretti l'ha tradotta: una sfilata di anime candide, disarmate di fronte alla vita. Qui ci si aspetterebbe che il racconto lievitasse, che non restasse campato nell'aria della farsa. E invece…
Moretti ha sottolineato come la conclusione del film spiazzi lo spettatore. Eppure è scontatissima, viste le premesse. Il problema non è spiazzare con una trovata, ma disorientare con un punto di vista.
Un critico ha affermato che nel film manca Dio, cioè un sentimento assoluto che dia vita ai personaggi e ne illumini le ragioni.
Io penso che manchi la complessità; il disegno resta un abbozzo. Come la poesia che avrebbe potuto esprimere.
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paride86
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lunedì 25 aprile 2011
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esile
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"Habemus Papam" - che ho avuto la fortuna di vedere gratuitamente - racconta la storia di un cardinale, Melville, inaspettatamente eletto pontefice e del tutto impreparato al ruolo.
Moretti racconta questo inframezzandolo con psicanalisi, teatro, desideri perduti e mai realizzati, non approfondendo, però, nessuno dei filoni.
Il film scorre tanto piacevole e divertente quanto vuoto e superficiale: non si capisce dove vada a finire la trama dello psicanalista/Moretti e come si incastri col susseguirsi degli eventi, né tantomento cosa c'entri il tanto citato teatro di Cechov con la storia in questione.
Il conclave viene illustrato con perizia e ironia, ma il regista affronta il tema con uno spirito così naif da risultare sconclusionatamente infantile, mostrando i cardinali - uomini esperti di fede e potere - come ingenui, candidi ragazzini alle prese con tornei di pallavolo e canzoni sudamericane (anche se fossero allegorie e metafore, cosa vorrebbero significare?).
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"Habemus Papam" - che ho avuto la fortuna di vedere gratuitamente - racconta la storia di un cardinale, Melville, inaspettatamente eletto pontefice e del tutto impreparato al ruolo.
Moretti racconta questo inframezzandolo con psicanalisi, teatro, desideri perduti e mai realizzati, non approfondendo, però, nessuno dei filoni.
Il film scorre tanto piacevole e divertente quanto vuoto e superficiale: non si capisce dove vada a finire la trama dello psicanalista/Moretti e come si incastri col susseguirsi degli eventi, né tantomento cosa c'entri il tanto citato teatro di Cechov con la storia in questione.
Il conclave viene illustrato con perizia e ironia, ma il regista affronta il tema con uno spirito così naif da risultare sconclusionatamente infantile, mostrando i cardinali - uomini esperti di fede e potere - come ingenui, candidi ragazzini alle prese con tornei di pallavolo e canzoni sudamericane (anche se fossero allegorie e metafore, cosa vorrebbero significare?).
Per non parlare del protagonista: non si approfondiscono mai le ragioni profonde del senso di inadeguatezza di Melville, che compra ciambelle (con quali soldi?), parla di teatro, della sorella attrice, va da una psicoterapeuta - Margherita Buy, che ovviamente si carica in macchina il primo vecchietto sconosciuto che incontra - , ma non si spiega mai il suo rapporto con la fede, che è il nodo centrale della questione.
Moretti, che era presente alla proiezione per eventuali domande del pubblico e della stampa, così ha risposto a chi gli ha chiesto "ma rifiutando il pontificato, Melville non rifiuta il volere del Dio in cui crede?": "No, Melville rifiuta solamente la decisione dei cardinali del conclave e io vedo questo gesto come una dimostrazione di umiltà".
Personalmente trovo priva di senso quest'affermazione: in un'ottica credente un pontefice non può rifiutare il ruolo che gli viene assegnato poiché non può pensare che gli sia stato affidato da un gruppo di cardinali, ma DEVE credere che sia stato Dio stesso ad insignirlo di tale carica mediante il conclave. Rifiutare il volere di Dio diventa dunque un gesto di superbia, e non di umiltà, come sostiene il regista che, dunque, dimentica di approfondire l'unico tema importante, se si vuole realizzare un film su un papa che rifiuta la carica di pontefice: la fede di Melville.
Detto questo torno a dire che "Habemus Papam" è una commedia piacevole da vedere per le battute e le gag ben scritte - a volte rovinate dal Moretti attore, privo di un vero talento di interprete e sempre uguale a se stesso - ma si dimostra un film decisamente esile e superficiale per l'importante tema che "affronta".
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(di vincenzo carboni)
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