Commedia,
durata 104 min.
- Italia, Francia 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 15aprile 2011.
MYMONETROHabemus Papam
valutazione media:
3,73
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il soggetto avrebbe potuto dar luogo a un bel film. La metafora del dramma interiore vissuto da un uomo investito di un onere e una responsabilità che ritiene al di sopra delle proprie possibilità, avrebbe potuto essere sviluppata in modo esemplare, soprattutto in questi tempi di corsa sfrenata al potere, dove le capacità delle persone sono l'ultima cosa che conta e pochi - a mia conoscenza - hanno certi scrupoli o certe remore. Ciò a prescindere dal caso particolare del film, in cui l'uomo in questione era stato eletto Papa.
Peccato, veramente peccato che Moretti, da quel narcisista spocchioso che è, pensando di essere originale o forse volendo dimostrare a tutti i costi di avere in spregio la Chiesa, ha voluto inframezzare la trama e la stupenda e sentita recitazione di Michel Piccoli con scene grottesche e gratuite che nulla hanno a che vedere con la trama del film e che, lungi dal far ridere o sorridere sono semplicemente penose.
[+]
Il soggetto avrebbe potuto dar luogo a un bel film. La metafora del dramma interiore vissuto da un uomo investito di un onere e una responsabilità che ritiene al di sopra delle proprie possibilità, avrebbe potuto essere sviluppata in modo esemplare, soprattutto in questi tempi di corsa sfrenata al potere, dove le capacità delle persone sono l'ultima cosa che conta e pochi - a mia conoscenza - hanno certi scrupoli o certe remore. Ciò a prescindere dal caso particolare del film, in cui l'uomo in questione era stato eletto Papa.
Peccato, veramente peccato che Moretti, da quel narcisista spocchioso che è, pensando di essere originale o forse volendo dimostrare a tutti i costi di avere in spregio la Chiesa, ha voluto inframezzare la trama e la stupenda e sentita recitazione di Michel Piccoli con scene grottesche e gratuite che nulla hanno a che vedere con la trama del film e che, lungi dal far ridere o sorridere sono semplicemente penose. In alcune scene Moretti sembra ispirarsi a Sister Act, ma forse non ha capito che quello non era un film drammatico.
Ennio
[-]
[+] spregio alla chiesa? (di angelo umana)[ - ] spregio alla chiesa?
[+] d'accordo (di anjolina)[ - ] d'accordo
[+] lascia un commento a ennio »[ - ] lascia un commento a ennio »
Bellissima favola narrata con grande maestria, che emoziona e stupisce. Moretti stavolta ci regala, con metafore a volte sopra le righe, quello che è un ritratto fedele di una certa società di oggi, fragile e a volte ipocrita. Michel Piccoli è una rivelazione anche per il cinema nostrano che ci ha fatti commuovere con la sua performance. Bellissima la descrizione dell'ambiente ecclesiastico e dei suoi rappresentanti. Moretti, anche qui attore, è sempre intelligente, ironico, tagliente e divertente. Bellissime le scenografie e gli effetti visivi, utilizzati poichè la Santa Sede non ha permesso inquadrature nei veri interni. Un film che ci ha presentato un geniale Moretti da una parte classico e dall'altra tecnicamente migliorato, con nuove idee per dare valore al nostro cinema.
[+]
Bellissima favola narrata con grande maestria, che emoziona e stupisce. Moretti stavolta ci regala, con metafore a volte sopra le righe, quello che è un ritratto fedele di una certa società di oggi, fragile e a volte ipocrita. Michel Piccoli è una rivelazione anche per il cinema nostrano che ci ha fatti commuovere con la sua performance. Bellissima la descrizione dell'ambiente ecclesiastico e dei suoi rappresentanti. Moretti, anche qui attore, è sempre intelligente, ironico, tagliente e divertente. Bellissime le scenografie e gli effetti visivi, utilizzati poichè la Santa Sede non ha permesso inquadrature nei veri interni. Un film che ci ha presentato un geniale Moretti da una parte classico e dall'altra tecnicamente migliorato, con nuove idee per dare valore al nostro cinema. SAN MORETTI ****[-]
[+] lascia un commento a giacomogabrielli »[ - ] lascia un commento a giacomogabrielli »
Divertente e stimolante, capace di dare volti, umori, sentimenti e desideri alle fumate cardinalizie. Moretti sventaglia uno sguardo affettuoso su un momento del discorso cattolico, il più misterioso con il suo rituale blindato. E' uno sguardo affettuoso proprio perchè il film le porte le spalanca in un gioco di comunicazioni incrociate che piuttosto che dissacrante si può definire umanizzante. Vengono in mente "L'ultima tentazione di Cristo" e "Io sono con te": un bisogno di immanenza per riappropriarci del divino e il divino di noi, e così evitare la noia immortale di un mondo di soli dei. Spiazzando tutti i bookmakers viene eletto Papa il cardinale Melville, un grandioso Michel Piccoli. Accetta per spirito di obbedienza, come deve essere, ma ecco che un piccolo gesto del sig.
[+]
Divertente e stimolante, capace di dare volti, umori, sentimenti e desideri alle fumate cardinalizie. Moretti sventaglia uno sguardo affettuoso su un momento del discorso cattolico, il più misterioso con il suo rituale blindato. E' uno sguardo affettuoso proprio perchè il film le porte le spalanca in un gioco di comunicazioni incrociate che piuttosto che dissacrante si può definire umanizzante. Vengono in mente "L'ultima tentazione di Cristo" e "Io sono con te": un bisogno di immanenza per riappropriarci del divino e il divino di noi, e così evitare la noia immortale di un mondo di soli dei. Spiazzando tutti i bookmakers viene eletto Papa il cardinale Melville, un grandioso Michel Piccoli. Accetta per spirito di obbedienza, come deve essere, ma ecco che un piccolo gesto del sig.Melville fa saltare tutti i coperchi in una festa pirotecnica che fa da sfondo ad un dramma umano: getta un urlo, più forte di quello della folla che sta per accogliere il nome dell'eletto. Il protodiacono si ritira, la finestra rimane vuota, la folla attonita, il riccio si richiude mostrando gli aculei. Ma è qui che Moretti va a cogliere il magma impetuoso della vita. Il Papa ha ben altri problemi da risolvere e di questi la sua elezione non è che l'iceberg. Escluse cause fisiche, viene contattato uno psicanalista che però fa notare che quel posto, spirituale per eccellenza, non è un setting adeguato. Sarebbe opportuno che l'analista non conoscesse il ruolo del paziente. Così, mentre il Vaticano è rinchiuso nel mistero della fede, il Papa se ne va in giro per le strade di Roma e i cardinali si dedicano ad un torneo di pallavolo. La sua passione è il teatro e, attraverso le prove e la messa in scena da parte di una Compagnia di un folle, si libera del suo fardello. Torna in Vaticano, si presta alla vestizione, si affaccia davanti al mondo intero e per pochi minuti parla da grande Papa dichiarando la sua inidoneità ad esserlo. Mi viene in mente una battuta di Charles, personaggio di "I gioverdi di Charles e Lula" di Marie Cardinal, che recita "Le religioni tradizionali...mancano totalmente di senso dell'umorismo". Ma questo prima che Nanni Moretti girasse Habemus Papam.
[-]
[+] lascia un commento a enrichetti »[ - ] lascia un commento a enrichetti »
Ancora una volta Moretti ha optato per un apologo sociale, in questo caso una favola per anziani gentile nei toni, sottilmente ma capillarmente metaforica.
E forse il Vaticano è stato scelto non quale simbolo di potere e matrice folclorica delle anomalie genetiche del popolo italiano ma, semplicemente, come mera architettura (come simbolo di un'idea di fruizione dell'architettura e delle opere di "cultura") del centro storico di Roma intorno a cui sarebbe stato possibile costruire un sottobosco antropologico fiabesco, atrofizzato e autoghettizzatosi dal mondo.
Un parco-giochi consacrato dai manuali di storia dell'arte, una disneyland veneranda per un popolo di anziani che dovrebbe invece incominciare a capire che sarebbe meglio andare a morire altrove.
[+]
Ancora una volta Moretti ha optato per un apologo sociale, in questo caso una favola per anziani gentile nei toni, sottilmente ma capillarmente metaforica.
E forse il Vaticano è stato scelto non quale simbolo di potere e matrice folclorica delle anomalie genetiche del popolo italiano ma, semplicemente, come mera architettura (come simbolo di un'idea di fruizione dell'architettura e delle opere di "cultura") del centro storico di Roma intorno a cui sarebbe stato possibile costruire un sottobosco antropologico fiabesco, atrofizzato e autoghettizzatosi dal mondo.
Un parco-giochi consacrato dai manuali di storia dell'arte, una disneyland veneranda per un popolo di anziani che dovrebbe invece incominciare a capire che sarebbe meglio andare a morire altrove...
Fra i temi principali di "Habemus Papam" spiccano difatti l'atrofia, la clausura, la vecchiaia, la morte e la grande assenza/presenza che tanto preme sull'economia simbolica di tutto il film pare effettivamente data dagli stranieri, dagli immigrati, dall'attuale, vivo, vivido e "giovanile" fermento dell'Italia multiculturale che questo popolo di anziani apparentemente così progressista proprio non è riuscito a metabolizzare all'interno delle proprie asfittiche mura (e non parlo dei soliti slogan...).
Forse il film non è così programmaticamente ottimista nel trionfo finale dell'umiltà con cui il "Divo" si congeda dalla folla di fedeli...
Forse quello che dona alla fine al suo nutrito popolo di spettatori colti e vetusti è semplicemente l'augurio di un sereno riposo...
L'augurio di un congedo sereno da una serie di "difese" che nel momento conclusivo dei bilanci (di un'intera esperienza di vita, di un tracciato di vita culturale di una buona fetta della nostra società civile) proprio non riescono a reggere più.
[-]
[+] lascia un commento a francesco di benedetto »[ - ] lascia un commento a francesco di benedetto »
Habemus Papam è la storia di un uomo che si dubita. All’inizio del film, cardinale Melville (Michel Piccoli) è designato il Papa dal collegio cardinalizio. Tuttavia, prima della sua prima apparizione pubblica, Melville urla “Non ce lo faccio!” E così comincia l’odissea del nuovo Papa. Dopo un incontro con lo psicanalista Dottor Brezzi (Nanni Morette), il Vaticano decide a trovare un’altra psicanalista per aiutare il Papa ma dopo un appuntamento Melville evade la sua guardia del corpo e comincia a camminare per le strade di Roma. Durante le avventure di Melville, la Chiesa prova a convincere il mondo che tutto va bene. Nel frattempo, lo psicanalista Dottor Brezzi cerca di mantenere i cardinali occupati con giochi di carte e pallavolo.
[+]
Habemus Papam è la storia di un uomo che si dubita. All’inizio del film, cardinale Melville (Michel Piccoli) è designato il Papa dal collegio cardinalizio. Tuttavia, prima della sua prima apparizione pubblica, Melville urla “Non ce lo faccio!” E così comincia l’odissea del nuovo Papa. Dopo un incontro con lo psicanalista Dottor Brezzi (Nanni Morette), il Vaticano decide a trovare un’altra psicanalista per aiutare il Papa ma dopo un appuntamento Melville evade la sua guardia del corpo e comincia a camminare per le strade di Roma. Durante le avventure di Melville, la Chiesa prova a convincere il mondo che tutto va bene. Nel frattempo, lo psicanalista Dottor Brezzi cerca di mantenere i cardinali occupati con giochi di carte e pallavolo.
Questo film è una commedia drammatica dal regista Nanni Moretti ed è stato distribuito da 01 Distribution e Sacher Distribuzione nell’anno 2011. Gli interpreti principali in questo film sono Michel Piccoli, Nanni Moretti, e Margherita Buy. Habemus Papam è molto differente dagli altri film di Moretti perché questo non è un film che denuncia un problema sociale. Ci sono alcune indicazioni delle differenze tra fede e scienza, per esempio la prima scena in cui Melville e Brezzi s’incontrano è evidente che lo psicanalista non può chiedere alcune cose. Però, questo conflitto tra fede e scienza o tra religione e psicanalisi non sono i fuochi del film. Invece, questo è un film che dice del conflitto tra dubbio e fede che si sente per se stesso. Anche, il conflitto tra l’idealismo della Chiesa Cattolica e la realtà del mondo dei laici è un soggetto importante in questo film.
Io consiglio a tutti di vedere questo film. Non è un film che prova a insultare o attaccare le tradizioni o scandali della Chiesa Cattolica. Sebbene penso che questo film girovaghi in alcune scene, penso che Habemus Papam porti un messaggio importante. Questo messaggio è che gli uomini della Chiesa sono persone fallibili, che i cardinali e Papi soffrono da dubbi come te ed io. In altre parole, Habemus Papam ci ricorda che l’infallibilità della Chiesa non esiste solo su carta.
[-]
[+] lascia un commento a shanes »[ - ] lascia un commento a shanes »
Finalmente è uscito nelle sale l’ultimo attesissimo film di Nanni Moretti. Già il titolo è una conferma delle caratteristiche del suo cinema: “Habemus papam”. Infatti già dal titolo si capisce che a Moretti, uno dei più importanti registi italiani, non difetta certo il coraggio e l’originalità. E’ un film che racconta un vero e proprio panico interiore di un pontefice che, appena eletto, non regge al peso e alla responsabilità della propria missione. Tanto da ricorrere alla psicanalisi e da mimetizzarsi tra i pellegrini. Terminato il lungo periodo di riflessione (che non è una riflessione tutta interiore, anzi trae spunto dal contatto con la gente più comune e più umile), sentirà forse dentro di sé una coscienza più complessa e variegata che però anziché sorreggerlo nell’affrontare il compito affidatogli, ratificherà l’insicurezza propria di chi sente il bisogno in questo mondo di essere accompagnato nel proprio percorso interiore, piuttosto che la presunzione o il dono divino della predisposizione al ruolo di guida spirituale.
[+]
Finalmente è uscito nelle sale l’ultimo attesissimo film di Nanni Moretti. Già il titolo è una conferma delle caratteristiche del suo cinema: “Habemus papam”. Infatti già dal titolo si capisce che a Moretti, uno dei più importanti registi italiani, non difetta certo il coraggio e l’originalità. E’ un film che racconta un vero e proprio panico interiore di un pontefice che, appena eletto, non regge al peso e alla responsabilità della propria missione. Tanto da ricorrere alla psicanalisi e da mimetizzarsi tra i pellegrini. Terminato il lungo periodo di riflessione (che non è una riflessione tutta interiore, anzi trae spunto dal contatto con la gente più comune e più umile), sentirà forse dentro di sé una coscienza più complessa e variegata che però anziché sorreggerlo nell’affrontare il compito affidatogli, ratificherà l’insicurezza propria di chi sente il bisogno in questo mondo di essere accompagnato nel proprio percorso interiore, piuttosto che la presunzione o il dono divino della predisposizione al ruolo di guida spirituale. L’atto di estrema umiltà che conclude il film, e che rappresenta l’inevitabile e coerente capolinea di un personalissimo itinerario, è il passaggio a mio avviso più toccante e convincente del film. Tutto qui? Sì, tutto qui, ed è maledettamente troppo poco per un maestro del cinema italiano. Sfruttando una attrezzatura culturale adeguata, della quale Moretti certamente dispone ma che nel film è incomprensibilmente inespressa, lo spettatore avrebbe avuto l’opportunità di immergersi nel formidabile e affascinante tema del rapporto tra psicanalisi (esercitata per giunta da uno psicanalista ateo, il che rende ancora più stimolante il materiale su cui lavorare) e religione. Invece di quel rapporto si comprende solo l’annuncio di una sconfitta anticipata rispetto al confronto nel merito. Non è la sconfitta della psicanalisi, guarda caso, ma delle gerarchie ecclesiastiche che rimuovono le condizioni perché essa possa essere esercitata: sedute pubbliche anziché private; divieto di porgere domande intime e scabrose se non all’imbarazzante prezzo di imporre al paziente la dismissione fisica e mentale dell’ingombrante abito talare; insomma i mille tabù che vivono nelle mura vaticane varcate le quali si è costretti ad imbattersi e che esaltano l’irriverente sicumera del nostro ateo strizzacervelli. Sicché il Moretti-psicanalista gioca troppo in casa pur giocando in trasferta (Città del Vaticano), la fa da padrone su tutto, insegna pazientemente all’inerte plotone di cardinali le regole basilari della pallavolo, così come, udite udite, i messaggi di umiltà nei passi della Bibbia, l’ideale modulo di gioco nel calcetto così come l’insensatezza della vita insita nel darwinismo. E’ questo il passaggio più detestabile e irritante del film, e avrebbe avuto le potenzialità di essere il più alto: una schiera di cardinali avvezzi a sofisticate disquisizioni teologiche ridotti a cervelli ad elettroencefalogramma piatto da argomentazioni (di un Moretti-psicanalista che in nome del proprio confermato narcisismo non ama essere smentito) che nella loro banalità non avrebbero trovato dignità di menzione nemmeno nei tascabili bignamini.
E’ meritorio e coraggioso il tentativo di estrema umanizzazione di un pontefice, lo ribadisco, ma se questo tentativo non è accompagnato dal rispetto della sua alta statura morale e culturale, anche il passaggio finale e più riuscito del film rischia di smarrire il senso profondo del travaglio. [-]
[+] lascia un commento a alessandro di fiore »[ - ] lascia un commento a alessandro di fiore »
Nanni Moretti non si distingue certo per una regia particolarmente artificiosa, bensì per un apparato di montaggio ridotto all’osso, per favorire spiccatamente il contenuto del film. In habemus papam questo particolare è, se possibile, ancor più accentuato, affinché il messaggio che permea ogni singolo fotogramma non venga eluso dalla tecnica scarna che lo sostiene.
Moretti è noto per pellicole fuori dall’ordinario, in cui è visibile il suo marchio di elevata e atipica qualità. In questo film è maggiormente espressa la componente atipica, dal punto di vista dello spettatore, che fino all’ultimo secondo non ha capito se bisogna ridere o piangere della vicenda.
[+]
Nanni Moretti non si distingue certo per una regia particolarmente artificiosa, bensì per un apparato di montaggio ridotto all’osso, per favorire spiccatamente il contenuto del film. In habemus papam questo particolare è, se possibile, ancor più accentuato, affinché il messaggio che permea ogni singolo fotogramma non venga eluso dalla tecnica scarna che lo sostiene.
Moretti è noto per pellicole fuori dall’ordinario, in cui è visibile il suo marchio di elevata e atipica qualità. In questo film è maggiormente espressa la componente atipica, dal punto di vista dello spettatore, che fino all’ultimo secondo non ha capito se bisogna ridere o piangere della vicenda. E’ una tragicommedia ben architettata per ingannare la psicologia di chi osserva e cerca di concedere alla mente il respiro di una ben definita logica nell’architettura del film. Invece viene sempre stupito, è costretto ad essere vigile, perché se si è potuto distendere nella sequenza precedente, verrà sicuramente abbrancato dalla tragedia dell’animo umano in quella successiva. Una partita a scacchi che si sarebbe potuta evitare per mettere in risalto la componente drammatica che, poiché le viene privato dello spazio nell’ambito dell’intera storia, viene asservita quasi totalmente alla forza espressiva e all’intensa interpretazione di Michel Piccoli.
Eccellente lavoro nella delineazione meticolosa del neoeletto Papa che, in preda ad una crisi di inadeguatezza, esplode in una serie di timori che lo conducono ad un blocco psicologico e ad un rifiuto totale ed irreversibile nell’accettazione del proprio compito. L’attore francese, come ha avuto modo di commentare lo stesso Moretti, non era stato apprezzato appieno durante le riprese, per via della singolarità delle scene che impedivano di giudicare l’interpretazione in toto, che invece è scaturita in maniera esplosiva nella visione finale del film e che ha dato all’intera pellicola quel tocco di perizia e qualità che, in fin dei conti, è il vero propulsore di questo prodotto.
Lo stesso Moretti è attore; interpreta lo psicologo a cui l’intero prelato in Vaticano si affida per districare la matassa psichica del futuro Papa. Il suo ruolo è asservito alla frazione comica, quella in cui prevale quel sentimento del contrario che Pirandello fu certamente il primo a rappresentare. Si ride, molto semplicemente, di dialoghi e situazioni in cui, ad una riflessione più ampia e profonda, emerge invece la componente tragica. Soltanto in una scena, a parere mio, davvero si ha la sensazione, con la mente stanca e trasportata passivamente dagli eventi, di sorridere davanti a qualcosa che nasconde una profonda carica drammatica, ed è quella in cui appare Moretti per la prima volta.
La vicenda dello psicologo corre parallela alle fobie claustrofobiche del Papa, perso in una Roma che lo cerca accanitamente, fuggito da un Vaticano che lo soffoca con bramosia per ricondurlo al dovere, circondato da gente che lo brama come pontefice perché incarni la loro guida ma che rifiuta i suoi connotati di uomo, le sue debolezze, i suoi sogni e le sue attitudini puramente umane. L’attore ci trasmette tutta la delicatezza e la sensibilità del suo personaggio, i suoi desideri passati e il suo bisogno di affetto e attenzioni che siano rivolte all’uomo e non al servo di Dio, a cui si sarebbe potuto dare più ampio respiro.
Gli intermezzi dello psicologo smorzano la tragedia, il che rende questo film fruibile da un pubblico maggiore e da una mente più stanca. Potrebbe essere considerato come elemento positivo il voler frammentare la serietà per voler alleggerire una tematica che ha, invece, lineamenti molto più incisivi sul piano psicologico e umano.
Oppure potrebbe essere considerata come timidezza nei riguardi del tema, una mossa di mancato coraggio nell’esaminare in tutto il suo spessore qualcosa che dovrebbe essere elevato ad una riflessione più profonda e che viene così relegato a mere considerazioni con la superficialità allettata dalla risata, che sgorga spontanea nel seguire il Moretti attore e che impigrisce e rilassa la mente. Non si assiste più al pregevole sentimento del contrario che, intrinsecamente, conduce ad una realizzazione della vera entità delle cose in fieri, ma si osservano invece scene palesemente superflue, per ingrassare la pellicola, finalizzate al voler descrivere il lato umano dei cardinali, le loro debolezze e quelle che sono le loro vere pulsioni tenute sotto il giogo dall’austerità della fede. E’ in tutto e per tutto una trama parallela, godibile e simpatica certamente, ma assolutamente inutile. Moretti una volta si interrogava sul motivo per cui si ritiene che al cinema bisogna necessariamente ridere, ed in effetti le sue pellicole si propongono come una svolta, un taglio d’autore scevro di ogni pressione commerciale o temporale. Moretti può davvero permettersi di fare un film quando lo ritiene necessario, perché sente di avere davvero qualcosa da mostrare e insegnare al pubblico e farlo uscire nelle sale quando lo ritiene più giusto, senza essere influenzato da alcun fattore esterno. Ed in effetti il risultato della sua predilezione per la qualità e la tecnica che rendono il suo cinema assimilabile all’arte per eccellenza è l’acquisizione di numerosi premi ai Festival italiani ed europei. E allora, in questo caso, era necessario ridere?
Da vedere assolutamente per poter esprimere la propria idea a riguardo. O, qualora i volti ingenui e bonari dei cardinali, in preda a dubbi più imperanti che negli agnostici, non ve lo consentano, lasciatevi trasportare dal fascino magnetico di Piccoli che qui ci dà un vera e propria lezione di interpretazione attoriale. Buona visione! [-]
[+] lascia un commento a norman_joker »[ - ] lascia un commento a norman_joker »
Confessi chi non ha mai avuto la curiosità di sapere cosa succede nella segretezza di un conclave, cosa c’è sotto il fruscio delle vesti cardinalizie, come vivono e si comportano i cardinali nelle segrete stanze del Vaticano. Nanni Moretti – che nel film impersona lo psichiatra di costoro e che finisce per sconvolgerne i riti - ha voluto curiosarci dentro e ce lo ha immaginariamente raccontato.
[+]
Confessi chi non ha mai avuto la curiosità di sapere cosa succede nella segretezza di un conclave, cosa c’è sotto il fruscio delle vesti cardinalizie, come vivono e si comportano i cardinali nelle segrete stanze del Vaticano. Nanni Moretti – che nel film impersona lo psichiatra di costoro e che finisce per sconvolgerne i riti - ha voluto curiosarci dentro e ce lo ha immaginariamente raccontato. Sempre avremmo voluto sapere come sono, dentro, gli esseri umani vestiti con abiti sacri: scopriamo che avrebbero bisogno di abbandonare l’etichetta, giocare a pallavolo nei cortili di San Pietro o litigare nell’agonismo di una partita a carte, tornare bambini e perfino lasciarsi andare ad un ballo. Anche l’eletto papa – uno splendido Michel Piccoli - ha bisogno di svestirsi dei paramenti e del ruolo così impegnativi, andare a cercare sé stesso o la vita semplice degli altri, magari dell’attore che avrebbe voluto essere, vivere normalmente! Questa liberazione dalle gravi responsabilità della sua carica, avviene anche per le sedute con la seconda psichiatra assegnatagli, la morbida e rassicurante Margherita Buy, moglie separata del primo, la quale tutto fa risalire ai “deficit di accudimento” patiti nell'infanzia. Volutamente o no il film suggerisce che è esagerato pensare le preghiere come risolutrici dei problemi di piccoli esseri umani, tutte quelle mani giunte non sistemeranno i guai che noi stessi ci andiamo a cercare, non riusciranno a far sì che il papa voluto a tutti i costi si sobbarchi il gravoso compito di guidare il gregge (dei cardinali o degli uomini comuni?). E’ una delega troppo grande, deresponsabilizzante forse, sostenere che “ciascuno di noi è frutto di un pensiero di Dio”, o pretendere che uomo e papa siano la stessa cosa. Il dubbio affiora dalle parole stesse del Segretario di Stato (Renato Scarpa): “Il papa è deciso dai cardinali e … da Dio”. Possibile? Moretti è forse l’unico regista che in un suo film, “La stanza del figlio”, si è soffermato sui necrofori che sigillavano la bara, vedevamo i bulloni che venivano avvitati, dettagli, curiosità, “brutture” o azioni minime che di solito nello schermo vengono evitati. In questo film accade similmente che a conclave riunito – quanti cardinali, quante comparse e quanti santi da salmodiare - vada via la corrente e un cardinale prenda un gran ruzzolone: ecco, ha umanizzato queste persone in odor di santità, ha pensato a un particolare che le cerimonie non mostrano . Nel silenzio del voto poi sembrano affiorare lotte intestine, i nervosismi, ma soprattutto i “Non io, Signore!” delle fumate nere; alla fumata bianca c’è in essi come un senso di liberazione, di responsabilità scampata e buttata sulle spalle del pastore designato. Al “non sum dignus” di costui gli uomini di corte devono precipitosamente ricorrere all’assistenza psichiatrica per il poveretto, pure se “anima e inconscio non possono coesistere”, così dice il segretario di Stato, ma un papa s’ha da fare. Il rito, come un giocattolo, non va rotto. Bellissimo film, comico e riflessivo insieme. C’è una grande distanza tra l’establishment ecclesiastico, la pregiatissima bara del papa morto ad inizio film, posta sul sagrato di San Pietro, e i fedeli che cercano soddisfacimento a bisogni molto terreni. Avrei solo aggiunto un lungo e liberatorio uragano di applausi da parte dei fedeli che affollavano Piazza San Pietro quando il papa, infine, ammette urbi et orbi di non essere lui quello adatto a condurre la Chiesa. Un applauso c'è stato nella realtà, in febbraio 2013, da parte di papa Ratzinger.
[-]
[+] lascia un commento a angelo umana »[ - ] lascia un commento a angelo umana »
Quando il film è uscito,Papa Benedetto XVI era ancora "in servizio" e quindi alla luce di quello che è poi successo, la pellicola è stata veramente lungimirante.Inquietudine, debolezza, fragilità e paura delle responsabilità sono limiti umani e perciò non ne sono avulsi quelli che devono sedere sullo scanno più importante di tutti,quello pontificio.La trama è originale "per l'epoca" e molto intrigante,l'interpretazione di Piccoli semplicemente strepitosa.Ci sono peraltro anche momenti veramente esilaranti.Moretti è bravo, con buona pace dei suoi detrattori, che farebbero bene a riflettere.Si può anche non amare questo autore, ma non si può non riconoscerne la sua grandezza.
Importante
[+] lascia un commento a fabio1957 »[ - ] lascia un commento a fabio1957 »
HABEMUS PAPAM (IT/FR, 2011) diretto da NANNI MORETTI. Interpretato da MICHEL PICCOLI, NANNI MORETTI, RENATO SCARPA, JERZY STUHR, MARGHERITA BUY, FRANCO GRAZIOSI, DARIO CANTARELLI, CAMILLO MILLI
Improvvisamente il papa muore, e il Conclave si riunisce in Vaticano per eleggere il suo successore. Viene nominato a sorpresa il cardinale francese Melville, il quale accetta l’incarico, ma un momento prima di affacciarsi al balcone di San Pietro ha una violenta crisi di panico e sembra sul punto di rifiutare il suo nuovo ruolo. Viene convocato d’urgenza l’illustre psicoanalista Brezzi, ma dal colloquio non esce nulla di particolare, se non il grande senso d’impotenza e la desolazione deprimente in cui l’eletto riversa.
[+]
HABEMUS PAPAM (IT/FR, 2011) diretto da NANNI MORETTI. Interpretato da MICHEL PICCOLI, NANNI MORETTI, RENATO SCARPA, JERZY STUHR, MARGHERITA BUY, FRANCO GRAZIOSI, DARIO CANTARELLI, CAMILLO MILLI
Improvvisamente il papa muore, e il Conclave si riunisce in Vaticano per eleggere il suo successore. Viene nominato a sorpresa il cardinale francese Melville, il quale accetta l’incarico, ma un momento prima di affacciarsi al balcone di San Pietro ha una violenta crisi di panico e sembra sul punto di rifiutare il suo nuovo ruolo. Viene convocato d’urgenza l’illustre psicoanalista Brezzi, ma dal colloquio non esce nulla di particolare, se non il grande senso d’impotenza e la desolazione deprimente in cui l’eletto riversa. Melville, deciso a non tornare sulla decisione presa, sfugge alla sorveglianza della scorta, si veste da borghese e gira per Roma alla ricerca di sé stesso. In gioventù appassionato di teatro e attore mancato, confida le sue insicurezze e inquietudini ad una psicoanalista (l’ex moglie di Brezzi) e assiste alla messinscena del Gabbiano di čechov, dove viene recuperato dal suo portavoce polacco e dalle guardie del corpo. Finalmente incontra i fedeli dal balcone della Basilica ma, contro tutte le aspettative, annuncia di non essere la persona adatta a guidare la Chiesa Cattolica e ad accompagnare l’umanità cristiana nel cammino verso la fede. Alla produzione troviamo il regista, con l’abituale Sacher, coadiuvato da Domenico Procacci, da sempre affiliato alla Fandango, e la sceneggiatura presenta i nomi di Francesco Piccolo e Federica Pontremoli. Per chi abbia visto il film dopo aver assistito all’ultimo (vero) conclave del Vaticano, ovvero dopo il 13/03/2013, l’opera appare insospettatamente profetica: l’elezione di Papa Francesco ha costituito una successione ideale e sorprendente all’analisi della figura pontificale che Habemus Papam traccia con lucidità formidabile e uno stupefacente piglio tragicomico. La sua abilità nel mescolare commedia e tragedia e nello scindere due aspetti fondamentali che un personaggio di importante levatura deve possedere in egual misura – l’investitura di una carica sublime e la sicurezza da padroneggiare nel relativo svolgimento – , gli conferiscono un’autorevolezza di tutto rispetto, ampliando il suo pessimismo di fondo con un’alternanza di toni che non dimentica nemmeno di far baluginare, seppure in lontananza, una luce di speranza. Piccoli offre un’interpretazione memorabile raggiungendo un picco di professionalità e di credibilità davvero eccellente, senza ricorrere al doppiaggio ma recitando con la sua vera voce, e il David di Donatello assegnatogli è un riconoscimento egregio e adeguato della sua mistura infallibile di pathos e sensazionale autocritica. Il copione, dal canto suo, valorizza tanto la generosità quanto la malinconia, mette in campo metafore poetiche e rimpianti esistenziali che centrano il bersaglio per la loro disarmante sincerità, e in certi casi focalizza l’attenzione su trovate pressoché perfette (nessun cardinale desidera essere eletto), ma in altri scivola in banalità assolutamente evitabili. Moretti riesce sempre meglio come regista che come attore, benché il suo personaggio rappresenti un buon esempio di commistione agrodolce fra un convinto esperto di psicologia e un conoscitore delle genuine bontà umane, ma dirigendo il suo undicesimo lungometraggio conquista un obiettivo importante e ambizioso che si distingue per la sua nobile ed elevatissima carica di attualità. Il torneo di pallavolo che vede impegnati gli uni contro gli altri i pluriottantenni cardinali, divisi per provenienza geografica, è un’idea molto divertente ed efficace, ma Moretti ci si dilunga troppo e ci marcia sopra con un eccesso di imbarazzante insistenza, mentre dimentica di approfondire il personaggio dell’ex consorte di Brezzi (una M. Buy efficiente e fuori dall’ordinario come sempre, ma troppo relegata nei bassifondi). La fotografia di Alessandro Pesci costituisce il contributo tecnico decisamente più espressivo e comunicante a livello visivo. Altri due David di Donatello sono stati vinti da Paola Bizzarri (responsabile della scenografia) e da Lina Merli Taviani (che ha curato il reparto costumi stico). [-]
[+] lascia un commento a great steven »[ - ] lascia un commento a great steven »