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nino pell.
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domenica 17 aprile 2011
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acuto moretti. uno dei suoi film più pregevoli
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Ho visto il film e penso che la sua essenza non sia nella forma ma in un simbolismo Morettiano di non trascurabile significato. In esso si intrecciano e coesistono diverse tematiche: la crisi della Chiesa ed il fatto che essa venga vista, soprattutto dai suoi rappresentanti, più come potenza istituzionale che come simbolo di vero ed umile valore di amore e di carità. E a corollario di tutto ciò vi è un uomo che con la sua umiltà e la sua disarmante sincerità d'animo alla fine è in grado di dire no a Dio e a liberarsi dalla "scorza" di burattino della fede che gli era stata costruita addosso. Quest'ultimo aspetto contrasta con sarcasmo e con acuta riflessione (grande Moretti) rispetto a ciò che invece avviene nell'odierna realtà sociale da parte di coloro che rincorrono a tutti i costi il potere, si credono grandi e perfetti solo perchè magari in seguito lo detengono e poi non si dimostrano di essere bravi ed efficaci rappresentanti di un potere istituzionale, di un Governo, di uno Stato.
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Ho visto il film e penso che la sua essenza non sia nella forma ma in un simbolismo Morettiano di non trascurabile significato. In esso si intrecciano e coesistono diverse tematiche: la crisi della Chiesa ed il fatto che essa venga vista, soprattutto dai suoi rappresentanti, più come potenza istituzionale che come simbolo di vero ed umile valore di amore e di carità. E a corollario di tutto ciò vi è un uomo che con la sua umiltà e la sua disarmante sincerità d'animo alla fine è in grado di dire no a Dio e a liberarsi dalla "scorza" di burattino della fede che gli era stata costruita addosso. Quest'ultimo aspetto contrasta con sarcasmo e con acuta riflessione (grande Moretti) rispetto a ciò che invece avviene nell'odierna realtà sociale da parte di coloro che rincorrono a tutti i costi il potere, si credono grandi e perfetti solo perchè magari in seguito lo detengono e poi non si dimostrano di essere bravi ed efficaci rappresentanti di un potere istituzionale, di un Governo, di uno Stato. La tematica di tale film riflette inoltre il concetto di una fede spesso debole, se non proprio inesistente, nei riguardi di ciò che spesso accade in questo mondo pieno di problemi e di brutture. Una fede assente nell'animo di tanti uomini che, invece, in questa vita perseguono solo interessi materiali, egoistici e distruttivi. E pertanto ciò che più mi ha colpito di questo film è stata anche e soprattutto la visione continua delle migliaia di persone che si sono ritrovate in Piazza San Pietro per conoscere il nuovo portavoce della pace e dell'umiltà fra i popoli, con un' attesa fatta di fermezza e di speranza, anche giorno e notte. Specchio simbolico dell'esigenza di noi uomini che crediamo, in nome della fede, che questo mondo, nonostanze i suoi problemi e il suo egoismo, ha tanto bisogno di un valido appoggio di pace e di amore universale.
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olgadik
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lunedì 18 aprile 2011
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tra passione e ironia
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La bellissima inquadratura iniziale dalla piazza dei funerali di Wojtyla, a salire in alto verso la cupola, seguìta dalla seconda dall’alto verso il basso, fino alla lenta sfilata dei cardinali che si avviano alla Cappella Sistina per il conclave. Dall’uomo a Dio, da Dio all’uomo, uno in particolare, quello eletto dall’alto, tramite i suoi rappresentanti in basso sulla terra. La tenda di velluto rosso della finestra che, in assenza del papa che non s‘è affacciato, mostra dietro il buio vuoto dove doveva esserci una bianca figura. Un’altra finestra con una tenda che oscilla come mossa da una mano, mentre i cardinali guardano trepidanti, ma che non è quella del Pontefice, bensì il frutto di un’ “astuzia” del suo portavoce.
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La bellissima inquadratura iniziale dalla piazza dei funerali di Wojtyla, a salire in alto verso la cupola, seguìta dalla seconda dall’alto verso il basso, fino alla lenta sfilata dei cardinali che si avviano alla Cappella Sistina per il conclave. Dall’uomo a Dio, da Dio all’uomo, uno in particolare, quello eletto dall’alto, tramite i suoi rappresentanti in basso sulla terra. La tenda di velluto rosso della finestra che, in assenza del papa che non s‘è affacciato, mostra dietro il buio vuoto dove doveva esserci una bianca figura. Un’altra finestra con una tenda che oscilla come mossa da una mano, mentre i cardinali guardano trepidanti, ma che non è quella del Pontefice, bensì il frutto di un’ “astuzia” del suo portavoce. Il teatro invaso da una sfilata di cardinali in pompa magna, rigidi nelle loro vesti rituali, che lentamente riempiono la sala, mossianch’essi da un sorta di universo liturgico come gli attori sul palco nella loro finzione scenica. Quel gruppo rosso che ingloba il Santo Padre riportandolo in vaticano, dove però lui, Celestino VI° (non a caso ma senza identificarsi col predecessore), riconferma tra lo stupore dei porporati dal suo balcone alla folla il sentirsi inadeguato a essere quello di cui oggi la Chiesa ha bisogno… Queste sin qui ricordate sono tutte sequenze ad alto valore simbolico e si sa che tale linguaggio va decriptato e che ognuno nel farlo ci mette elementi suoi. Ma una cosa è certa: il papa eletto non si sente all’altezza di essere “una guida che porti grandi cambiamenti, che cerchi l’incontro con tutti, che abbia capacità di comprensione per tutti”. Eccola, a mio parere, in queste battute la critica al Vaticano da parte del regista, non diretta, frontale e sfrontata ma tuttavia limpida. Potremmo tradurla così: di questo tipo di atteggiamento si sente l’esigenza (la folla infatti applaude), perché sono queste le caratteristiche che mancano a una Chiesa, non arcigna, molto lontana però dalla vita vera. Moretti la osserva con guizzi di puro divertimento ma con rispetto. Il neo-eletto, un umile servo di Dio dallo sguardo intenso e triste, consapevole dei suoi limiti, smarrito fino al panico di fronte al peso di responsabilità a cui è chiamato, non è un vile, ma sente la sua inadeguatezza a operare quel grande mutamento di cui ci sarebbe bisogno. La fuga dal Vaticano, il suo errare per le strade di Roma in cui incrocia varie realtà trovano in Michel Piccoli una grandezza interpretativa senza discussione. Altrettanto felice e vera è la caratterizzazione di Nanni Moretti nelle vesti dello psichiatra “dimezzato” che si mette a osservare con occhio ammiccante a Fellini lo stuolo dei cardinali, le loro puerilità, le loro allegrie bambine, le fredde stizzosità della vecchiaia, i desideri di evasione tipo boyscout, i comportamenti quasi da scolaresca senza insegnanti. E qui l’ironia elegante del regista, affidata a battute, a sguardi, a quadretti surreali, la fa da padrona. Il profilo gli diventa sempre più rapace, la barba grigia, lo sguardo sempre più penetrante coi suoi lampi luciferini, ma lui continua a far pensare e a divertire.
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paperino
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martedì 19 aprile 2011
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senza parole...grazie nanni!
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Quando da una sala cinematografica si esce talmente ricolmi di emozioni da non riuscire ad esprimerle a parole il registra ha veramente colpito nel segno.Per scelta non avevo letto nulla della trama che si è dipanata davanti ai miei occhi senza un momento di cedimento. C'è tutto Moretti in questo film e ancora di piu: Moretti nella sua piena maturitità che sa farci sorridere mentre le immagini si imprimono nella nostra mente lasciandovi tracce che ci portano a riflessioni su vari livelli di lettura. Bisognerebbe lasciar decantare quello che si è visto per poterlo analizzare in modo esaustivo e profondo ma nello stesso tempo le emozioni " traboccano".
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Quando da una sala cinematografica si esce talmente ricolmi di emozioni da non riuscire ad esprimerle a parole il registra ha veramente colpito nel segno.Per scelta non avevo letto nulla della trama che si è dipanata davanti ai miei occhi senza un momento di cedimento. C'è tutto Moretti in questo film e ancora di piu: Moretti nella sua piena maturitità che sa farci sorridere mentre le immagini si imprimono nella nostra mente lasciandovi tracce che ci portano a riflessioni su vari livelli di lettura. Bisognerebbe lasciar decantare quello che si è visto per poterlo analizzare in modo esaustivo e profondo ma nello stesso tempo le emozioni " traboccano"... Un fim che deve moltissimo alla recitazizione di Michel Piccoli, ai suoi sguardi smarriti, teneri e sempre innocenti mentre scopre con occhi di bimbo il mondo reale che gli è stato precluso data la carica che ricopriva.Questa estraneazione/reclusione è ribadita dalla " prigionia " in cui vengono tenuti i Cardinali e dal continuo scorrere di chiavistelli, anche metaforici,alle spalle dei protagonisti. Eppure i Cardinali vengono presentati fin dal momento in cui inizia il Conclave nella loro umanità: nell battere ritmato delle matite che rivela la loro incertezza, nei pensieri rivolti alla speranza di non essere scelti per un compito tanto gravoso, pensieri che si materializzano fino a diventare un rumore di fondo indistinto. Questo ed altri sono, a mio parere, veri colpi di genio come l' immagine delle tende che fluttuano a far da sipario alla finestra che rimane vuota e che simboleggiano lo sgomento di un'attesa che non si sa quando e come avrà fine ed ancora l' imbarazzo del Papa vestito da laico mentre inizia la seduta di psicoterapia e l'dea di qualificarsi come attore. In una situazione tesa, difficilissima da gestire e contraddittoria in cui il protagonista dovrebbe scavare dentro un se stesso che non riesce a ritrovare e per di più davanti ad una psicanalista che dovrebbe aiutarlo a " mettersi a nudo" ed alla quale non può nemmeno rivelare quale sia il posto che occupa nel mondo, la professione dell'attore, oltre che essere suggerita dalle sue ambizioni giovanili, è quella che maggiormente può descrivere l'iter della sua esistenza.
Egli stesso afferma di essersi sempre esibito (da attore, quindi con una maschera) davanti ad un pubblico vastissimo che cambiava continuamente durante le " tournée" ed esprime la sua stanchezza nel dover sostenere sempre una parte con la gran confusione che prova.
Personalmente non trovo niente di offensivo e criticabile da parte di un pubblico Cattolico praticante in quanto i Cardinali non vengono ridicolizzati ma umanizzati, forse l'unica scena un po' "sopra le righe " è quella del battere le mani al ritmo della musica di " Todo cambia "... ( un titolo a caso...... ?...). Naturalmente ci sono anche altri momenti di critica velati dietro al sorriso: il dover anlizzare una persona davanti a testimoni, il non accettare la rappresentazione della depressione nella Bibbia,il non poter parlare all'uomo e non al Papa ...
Toccante il discorso finale così umano e sincero pur nella sua drammaticità che lascia spazio alla speranza:
" sono una persona che non è in grado di condurre gli altri ma che deve essere condotta " non significa infatti che la Fede non abbia senso ma sottolinea l'umanità presente persino nel Vicario di Cristo , umanità che si esprime anche con la paura e l'insicurezza e non solo con il coraggio dimostrato dal Papa che l'ha preceduto come gli viene ricordato.
Anche chi non sente di far parte della Chiesa Cattolica Apostolica Romana non può fare a meno di sentirsi solidale con questo "Papa riluttante" rappresentato ed interpretato ottimamente
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ersenior
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giovedì 21 aprile 2011
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si scrive "habemus papam", si legge "ecce homo"
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I funerali di Karol Wojtyla, Piazza San Pietro gremita di fedeli, il Conclave, la fumata bianca e infine l'annuncio del Camerlengo: "Habemus Papam". Ma il papa non si presenta: tutto un sistema di riti antichi come la Chiesa stessa messo in crisi (ed in profondo imbarazzo) dalla fragilità di un singolo uomo.
Un tema importante trattato con affettuosa discrezione, il solito campionario di scene emblematiche al limite del paradosso e un coro di ottimi interpreti al servizio di Michel Piccoli che qui incarna (nel senso più fisico del termine) un uomo in crisi con se stesso e con le proprie responsabilità. Peccato per un finale un po' frettoloso: si resta col sospetto di aver assistito ad un raffinatissimo film d'intrattenimento e che il regista non abbia voluto misurarsi fino in fondo con un argomento così imponente.
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eduardo
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giovedì 21 aprile 2011
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ecce homo
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Da ecce bombo a ecce homo. L' ultima scena del film mostra un papa, che per i suoi conflitti interiori ed il suo senso di inadeguatezza, è costretto a porsi solo come uomo, un uomo in crisi al cospetto di milioni di fedeli che invece lo vorrebbero come loro guida spirituale.
Nanni moretti, nella sua tipica genialità, fatta come sempre di surreale ironia, di paradossi, di coraggio, di silenzi (quelli di m. piccoli) e logorroici discorsi ( quelli del suo personaggio ), demolisce in quest' ultimo lavoro addirittura la figura del papa; un icona intoccabile, super partes, che a nessuno altro sarebbe venuto in mente di usare in questo modo. Ma moretti, provocatore di natura, cantastorie di tante crisi prima di questa, è un temerario autore che per esprimere le sue idee predilige spesso elementi importanti, forti, dotati di grande carica e capaci di creare netti contrasti per meglio far saltare agli occhi dello spettatore i contenuti delle sue tematiche.
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Da ecce bombo a ecce homo. L' ultima scena del film mostra un papa, che per i suoi conflitti interiori ed il suo senso di inadeguatezza, è costretto a porsi solo come uomo, un uomo in crisi al cospetto di milioni di fedeli che invece lo vorrebbero come loro guida spirituale.
Nanni moretti, nella sua tipica genialità, fatta come sempre di surreale ironia, di paradossi, di coraggio, di silenzi (quelli di m. piccoli) e logorroici discorsi ( quelli del suo personaggio ), demolisce in quest' ultimo lavoro addirittura la figura del papa; un icona intoccabile, super partes, che a nessuno altro sarebbe venuto in mente di usare in questo modo. Ma moretti, provocatore di natura, cantastorie di tante crisi prima di questa, è un temerario autore che per esprimere le sue idee predilige spesso elementi importanti, forti, dotati di grande carica e capaci di creare netti contrasti per meglio far saltare agli occhi dello spettatore i contenuti delle sue tematiche. L' autore più iconoclasta del nostro cinema sceglie il papa come portatore di una crisi personale e psicologica che forse riguarda tutti noi, e sottolinea la necessità di scendere prima di tutto nella propria individualità, lasciandosi alle spalle una volta per tutte le folle, i valori medi, le cose che vanno bene per tutti, le etichette e le convenzione anch' egli fosse il papa. Un messaggio bellissimo che ci sprona ad essere tutti più veri sia pure con le nostre debolezze ed i nostri limiti. Oltremodo il personaggio di sua santità è corroborato da una grande tenerezza ed umanità, cosa che lascia a tutti, alla fine del film, una predisposizione positiva e di nuova speranza nel comprendere gli altri e noi stessi.
Spicca su tutto la soave interpretazione di m. piccoli e di tutti i cardinali nessuno escluso, i quali non vengono giudicati, analizzati o criticati dall' agnostico autore, ma solamente descritti come in realtà essi forse sono. ovvero uomini di fede, impregnati di un ingenua purezza e candore che stridono confrontandosi con un uomo di scienza, non credente, che cita darwin elevando l' analisi della situazione a livelli antropologici.
il film è molto simpatico e frizzante. si sorride molto ed il giusto equilibrio tra commedia e dramma conferisce alla pellicola un carattere armonioso e gradevole.
Che dire, complimenti ad un regista italiano che ha saputo fare un film nuovo, sincero, ricco di idee che ci rappresenterà degnamente a cannes sul palcoscenico internazionale.
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ennepi
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domenica 24 aprile 2011
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nanni è sempre nanni
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in bene, naturalmente. Quest'ultimo film mi è piaciuto moltissimo, l'ho trovato veramente commovente in alcune scene, un pò tutte quelle in cui Piccoli è a contatto con i cittadini romani al di fuori delle mura, ad es.
Trovo anche bello il tema, che per me prevale, ovvero l'irruzione del sacro. Il rapporto, non semplice, che si pone tra l'uomo e il mistero; a questo riguardo la scena dei cardinali che implorano di non essere messi alla prova è tra le cose più belle di questi ultimi anni.
Non occorre essere credenti o meno per apprezzare il film, vorrei anzi dire che l'ho trovato rispettosissimo dei valori religiosi comunemente intesi, e in tal senso la scena finale, quando Piccoli esterna le proprie titubanze
è il degno coronamento del film.
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in bene, naturalmente. Quest'ultimo film mi è piaciuto moltissimo, l'ho trovato veramente commovente in alcune scene, un pò tutte quelle in cui Piccoli è a contatto con i cittadini romani al di fuori delle mura, ad es.
Trovo anche bello il tema, che per me prevale, ovvero l'irruzione del sacro. Il rapporto, non semplice, che si pone tra l'uomo e il mistero; a questo riguardo la scena dei cardinali che implorano di non essere messi alla prova è tra le cose più belle di questi ultimi anni.
Non occorre essere credenti o meno per apprezzare il film, vorrei anzi dire che l'ho trovato rispettosissimo dei valori religiosi comunemente intesi, e in tal senso la scena finale, quando Piccoli esterna le proprie titubanze
è il degno coronamento del film.
E' ovvio che il film non è, non vuol essere, un film di propaganda, ne è il contrario. ( E quanti film di propaganda religiosa meritano di essere visti, penso a Marcellino, e a Bernadette ). Che l'amico Moretti sia o no religioso non ha
significato nulla nell'equilibrio compositivo del film; e la battuta su Darwin, ci sta benissimo, perché costituisce uno degli elementi più veri e autentici della crisi che viviamo.
Alcuni bigotti avranno trovato sconveniente l'idea di far giocare i cardinali, io l'ho trovata bellissima. E' un film da vedere e rivedere, e si rimane di stucco a pensare a certe critiche
che dipingono l'opera come anticristiana. Buono il ruolo, secondo me, anche del portavoce.
Ciao a tutti, ennepi
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quieromirar
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lunedì 25 aprile 2011
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habemus papam, libertà e costrizione
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In “Habemus Papam” di Nanni Moretti compaiono due aspetti della chiusura: da un lato la difesa dell’immobilità e il conseguente rifiuto di sollecitazioni che possano inquinare lo stato delle cose –anche a costo di ricorrere all’inganno-, dall’altra il rifugio nel proprio io smarrito che è ansia di libertà, bisogno di essere un volto tra i tanti a respirare la vita. La prima condizione è propria del Vaticano, rinchiuso nei suoi riti, nel suo non tempo, nelle sue pratiche dove però debolezze e timori si stagliano come uno squarcio nella tela; l’altra appartiene a un uomo che dovrebbe incarnare il tutto perché tramite tra cielo e terra e desidera essere solo una parte di quella totalità, il pontefice oppresso dal ruolo a cui Michel Piccoli presta il suo volto più indifeso, bucando lo schermo con un carisma che nasce da una disarmante debolezza.
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In “Habemus Papam” di Nanni Moretti compaiono due aspetti della chiusura: da un lato la difesa dell’immobilità e il conseguente rifiuto di sollecitazioni che possano inquinare lo stato delle cose –anche a costo di ricorrere all’inganno-, dall’altra il rifugio nel proprio io smarrito che è ansia di libertà, bisogno di essere un volto tra i tanti a respirare la vita. La prima condizione è propria del Vaticano, rinchiuso nei suoi riti, nel suo non tempo, nelle sue pratiche dove però debolezze e timori si stagliano come uno squarcio nella tela; l’altra appartiene a un uomo che dovrebbe incarnare il tutto perché tramite tra cielo e terra e desidera essere solo una parte di quella totalità, il pontefice oppresso dal ruolo a cui Michel Piccoli presta il suo volto più indifeso, bucando lo schermo con un carisma che nasce da una disarmante debolezza. Al cuore del film sussiste una solitudine accresciuta da parole che si risolvono in vicoli ciechi: le domande senza sbocco e la gentilezza sterile offerte rispettivamente dallo psicologo e dall’ex moglie, le inutili raccomandazioni del portavoce che veglia sul capo della Chiesa ( un Jerzy Stuhr perfettamente a suo agio nella parte), la premura inascoltata del cardinale impersonato da Renato Scarpia, che arricchisce un cast capace di conquistare immediatamente la platea. La prevalenza degli interni rispetto agli esterni è già una spia della facilità con cui i personaggi si confinano per scelta o necessità nel proprio spazio. È il gioco l’unica dimensione in cui le figure in scena percepiscono una vicinanza a suo modo consolatoria, che si tratti di una partita di pallavolo o della forma più evoluta di ciò che è ludico, il teatro. Quando Melville deve dire quale lavoro svolge, dice che è un attore: compensa un compito eluso con un desiderio inappagato, a dimostrazione di come “Habemus Papam” oscilli tra aspirazioni e costrizioni. Ritrova se stesso nel confronto con l’attore che ama interpretare tutti i ruoli del Gabbiano di Cechov (un Dario Cantarelli sapientemente sopra le righe) che è in qualche modo il suo doppio. Anche il Papa dovrebbe infatti avere su di sé il peso di più vite nell’offrirsi all’umanità, ma a differenza dell’eletto dallo Spirito Santo l’interprete è libero nel divenire altro da sé. Quando però quest’ultimo sale sull’ambulanza nel folgorante finale del primo tempo, si comprende come anche quella libertà non abbia più consistenza di un sogno. Nella scena in cui i prelati giungono a teatro per riportare il fuggiasco alla Santa Sede, emerge la netta contrapposizione tra l’apparenza intesa come vincolo –la veste dei cardinali- e quella che diviene affermazione incondizionata della personalità –il palcoscenico-, mentre l’applauso rivolto a Melville è un’esortazione a essere protagonista, non spettatore come egli desidera. Non è un caso che proprio in quel momento l’attore dalla personalità multipla riprenda il sopravvento, indicando il bivio che si staglia dinanzi al pontefice. Il gran rifiuto è doloroso, ma a volte la vita è dove non l’aspetteremmo: a un balcone vuoto, in una canzone struggente, nel rimpianto di ciò che è andato perduto.
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vipera gentile
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giovedì 28 aprile 2011
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il papa si usa ancora?
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Il film di Nanni Moretti è ambientato nello splendido Palazzo Farnese e mostra un flash della vita in Vaticano in occasione della nomina del nuovo pontefice. Il regista, che veste i panni di uno psicanalista interpellato per curare la crisi depressiva del neo papa, prende in giro la rigidità delle regole del Vaticano che limitano la libertà dei cardinali in modo oppressivo al punto che qualcuno ricorre all'uso di psicofarmaci; sorride nel constatare come sia uno Stato a se stante, isolato dal mondo esterno, dove si vendono prodotti non specificati che a Roma non si trovano. Infine, pone un quesito: può un individuo con tutta la sua fragilità umana assumere il potere del Pontefice, cioè del capo spirituale del mondo? Bello, condito con lo scetticismo proprio di Moretti, che è sempre affascinante e simpatico.
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Il film di Nanni Moretti è ambientato nello splendido Palazzo Farnese e mostra un flash della vita in Vaticano in occasione della nomina del nuovo pontefice. Il regista, che veste i panni di uno psicanalista interpellato per curare la crisi depressiva del neo papa, prende in giro la rigidità delle regole del Vaticano che limitano la libertà dei cardinali in modo oppressivo al punto che qualcuno ricorre all'uso di psicofarmaci; sorride nel constatare come sia uno Stato a se stante, isolato dal mondo esterno, dove si vendono prodotti non specificati che a Roma non si trovano. Infine, pone un quesito: può un individuo con tutta la sua fragilità umana assumere il potere del Pontefice, cioè del capo spirituale del mondo? Bello, condito con lo scetticismo proprio di Moretti, che è sempre affascinante e simpatico. Un po' lento.
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martalari
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giovedì 14 aprile 2011
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strepitoso moretti
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strepitoso moretti
"Habemus papam"
Premessa. Cercate di non sapere nulla del film di Moretti (che non ha Moretti protagonista) vi rovinereste ogni sorpresa....non leggete nulla ..noi infatti non vi sveliamo nulla di importante ma vi raccontiamo perche' vederlo...
Straordinario moretti.
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strepitoso moretti
"Habemus papam"
Premessa. Cercate di non sapere nulla del film di Moretti (che non ha Moretti protagonista) vi rovinereste ogni sorpresa....non leggete nulla ..noi infatti non vi sveliamo nulla di importante ma vi raccontiamo perche' vederlo...
Straordinario moretti. Dopo il discorso del re con colin firth, arriva il discorso del papa con moretti.
Accettereste di governare un popolo se sentiste di non averne le capacità'?
Mesi di attesa, moretti che sembra (sembra e la stampa abbocca) non voler parlare, la chiesa che teme l'attacco di Moretti che per una volta devia il mirino (non a destra ma) al rosso..quello della chiesa ...
Film religioso? Nooo
Il film "Habemus papam" dal poster inguardabile e' in realtà' un film per tutti, per il suo lato commovente (fuori dal vaticano) sarebbe potuta essere anche una fiction magari interpretata da un attore per la grande massa come banfi, una storia semplice, umana in un mondo che elegge chi dovrebbe essere sovrumano
Storia?
Un miliardo di persone attendono l'uscita del papa appena eletto...ma perché' non esce? Dov'e' il papa? Eppur si muove...la tenda del suo appartamento...
Ce n'e' per tutti...
La visuale si allarga su roma, dal barista, alla psicanalista, dai bambini ad una Roma che cambia senza spirito di solidarietà'...e la visuale rientra tra lusso degli abiti dei cardinali nel loro conclave tra sale affrescate come reggia di Verailles mentre un prete di una chiesa fa un sermone davanti a 2 persone credendo nel suo cammino...
Moretti..
Moretti (lo psicologo che viene chiamato a parlare con il papa) interpreta noi, il popolo ...la farmacia, la benzina e tutte le leggende vere e verosimili sul vaticano qui ci sono..sornione e diretto ad ogni sua frase la gente ride (a denti stretti,e senza demagogia o falsità' riesce sempre a centrare l'obiettivo...al contrario di scrittori osa "vian"nati e che hanno perso andando in tv la loro vera fede)
La forza del film? Michel Piccoli
Nel film tutti recitano in maniera pazzesca da Renato Scarpa (il papa..bile) al portavoce del vaticano (strepitoso e perfetto voto 9) Jerzy Stuhr fino alla guardia svizzera (gianluca gobbi) che parla poco ma...fino a cecilia dazzi e roberto de francesco (c'e' anche nel film di cappuccio) quasi "comparse" ma giuste...
Ma la vera forza resta Michel Piccoli, lui fa decollare il film,la storia ed e' lui a rendere tutto emozionante
Sprechi di pellicola
Regia asciugata da ogni virtuosismo, fotografia perfetta, riprese ben dosate (bella quella di lui...Piccoli.. in macchina tra le ultime scene) unica scena da asciugare quella della partita (in corso) di pallavolo doveva durare almeno la meta' e' l'unica pecca che pero' consente a Nanni di rimanesse in scena in primo piano
Spunti infiniti
Un film che farà molto parlare per come e' raccontata la fede, per il coraggio di chi chiamato ad essere sopra gli uomini e attende ...ma "church must go on" la fede come lo spettacolo deve andare avanti
"Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!" Diceva Wojtyla allora perché" la Chiesa, quella ad alti livelli non e' sempre pronta ad aprirsi alla gente?
Perché' chi non ama Moretti dovrebbe vederlo?
Perché' farà tenerezza vedere un uomo (Michel Piccoli) capo spirituale di un miliardo di persone che al di fuori dal suo regno diventa anche più convincente e umano.
Simpatica poi sentire che il personaggio (interpretato da Piccoli) aveva provato a fare l'attore...Karol Józef Wojtyla alla fine dell'anno accademico 1938-1939, impersonò il ruolo di Sagittarius nell'opera fiabesca The Moonlight Cavalier, prodotta da una compagnia teatrale sperimentale.
Umano perche' uno di noi
Non e' sempre fede quel che luccica...
"Perdonatemi perche' non so quel che..." Forse e' il caso che ogni frase dei pontefici finisse con "..gli altri vogliono farmi fare"..
"Habemus Papam" voto 7. 1/2
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anna1
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sabato 16 aprile 2011
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umiltà e potere
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Un film divertente, in cui il riso nasce dalla presenza di un conclave senza un papa e di un medico senza paziente. Un film drammatico, che esibisce la distanza del palazzo dal mondo, l'inutilità delle formalità,la difficoltà di vivere con bontà e umiltà, di convivere con debolezze umane, di capire il senso delle cose ( il senso che il medico mette da parte, parlando di darwinismo. Bella la recitazione di Piccoli, assente e disorientato, alla ricerca del senso della sua presenza in quel mondo, e quella di Moretti, che interpreta se stesso.
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(di anna1)
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