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gianpaolo roselli
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mercoledì 20 aprile 2011
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habemus nanni
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La crisi di un papa, la sua inadeguatezza a sorreggere un fardello così pesante, la complessità dei tempi attuali e il bisogno di una guida, tutti temi che prendono la forma di un vecchietto inquieto che girovaga per la capitale. Forse solo per questo varrebbe la pena vedere Habemus Papam. Ma in effetti c’è di più: osservare i cardinali ballare sotto le note di Todo Cambia e giocare a pallavolo è un trionfo di bellezza cinematografica e ironia genuina. D’altro canto però come tanti altri film di Nanni Moretti anche questo è un po’ strampalato (un effetto forse non tanto ricercato). Si, perché al di là di tutte queste belle trovate la sceneggiatura non si evolve più di tanto, i personaggi sono cristallizzati nei loro ruoli e soluzioni finali alquanto sbrigative screditano un po’ il tutto.
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La crisi di un papa, la sua inadeguatezza a sorreggere un fardello così pesante, la complessità dei tempi attuali e il bisogno di una guida, tutti temi che prendono la forma di un vecchietto inquieto che girovaga per la capitale. Forse solo per questo varrebbe la pena vedere Habemus Papam. Ma in effetti c’è di più: osservare i cardinali ballare sotto le note di Todo Cambia e giocare a pallavolo è un trionfo di bellezza cinematografica e ironia genuina. D’altro canto però come tanti altri film di Nanni Moretti anche questo è un po’ strampalato (un effetto forse non tanto ricercato). Si, perché al di là di tutte queste belle trovate la sceneggiatura non si evolve più di tanto, i personaggi sono cristallizzati nei loro ruoli e soluzioni finali alquanto sbrigative screditano un po’ il tutto.
Resta comunque il messaggio alla base del film che, in qualche modo, dovrebbe arrivare. Un’odissea di un neopapa alla ricerca di una (sua) umanità e, in quanto tale, non all’altezza del compito. Infondo si sa, la ricerca dell’umanità e quanto c’è di più antitetico al sacro.
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ginspa
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domenica 24 aprile 2011
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un papa prigioniero
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“ Habemus papam”, è la storia di un’intima prigionia alla quale il cardinale Melville, eletto al soglio pontifico, è condannato non per “deficit di accudimento” come vorrebbe la giovane psicanalista, bensì per “eccesso di accudimento”, eccesso che lo confine nella schiera di coloro che, come dice l’eletto stesso nella scena finale del film, “hanno bisogno di esser condotti”, poiché da sempre abituati ad obbedire a una scala di valori non scelta ma imposta loro dall’esterno.
La testimonianza di questo “eccesso di accudimento” ci viene fornita in due momenti del film: nella scena in cui vediamo il neo-eletto dar sfogo, in maniera apparentemente incongrua, alla sua insofferenza o piuttosto alla sua ira, di fronte alle profferte d’aiuto della proprietaria del negozio dove egli si è rifugiato in preda allo smarrimento e soprattutto nella scena dell’elezione quando con un grido straziato l’eletto protesta contro quel Dio al quale ha sempre obbedito e che ora incombe sopra di lui in modo ancor più imperioso espropriandolo, in un istante, dell’intera sua vita, privandolo di affetti, pensieri, memorie.
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“ Habemus papam”, è la storia di un’intima prigionia alla quale il cardinale Melville, eletto al soglio pontifico, è condannato non per “deficit di accudimento” come vorrebbe la giovane psicanalista, bensì per “eccesso di accudimento”, eccesso che lo confine nella schiera di coloro che, come dice l’eletto stesso nella scena finale del film, “hanno bisogno di esser condotti”, poiché da sempre abituati ad obbedire a una scala di valori non scelta ma imposta loro dall’esterno.
La testimonianza di questo “eccesso di accudimento” ci viene fornita in due momenti del film: nella scena in cui vediamo il neo-eletto dar sfogo, in maniera apparentemente incongrua, alla sua insofferenza o piuttosto alla sua ira, di fronte alle profferte d’aiuto della proprietaria del negozio dove egli si è rifugiato in preda allo smarrimento e soprattutto nella scena dell’elezione quando con un grido straziato l’eletto protesta contro quel Dio al quale ha sempre obbedito e che ora incombe sopra di lui in modo ancor più imperioso espropriandolo, in un istante, dell’intera sua vita, privandolo di affetti, pensieri, memorie.
Inutilmente chi gli sta intorno cerca di riportarlo “in vita”: ogni espediente messo in atto per sottrarlo alla prigionia da cui è mortalmente oppresso si rivela a sua volta una nuova prigione. E’ prigione la psicanalisi che dovrebbe liberarlo e che invece gli appare costituita da schemi preconcetti tendenti a ridurre “ad unum” la complessità dell’esistere. E’ prigione. ancora, tutto ciò che può apparire un paradigma di libertà, vale a dire la musica, il gioco, il teatro.
La musica innanzitutto, cui dà voce, paradossalmente, una guardia svizzera incarnazione perfetta dell’obbedienza ossequiosa. Per un attimo questa musica sembra risvegliare nei cardinali che l’ascoltano il gusto dell’improvvisazione e perfino dell’infrazione, ma poi quei loro battimani maldestri, quei loro accenni a goffi passi di danza sembrano essere il segno di una regressione infantile e quindi di un’antica dipendenza.
Anche il gioco, momento apparente dell’invenzione gioiosa, si rivela, a ben vedere, una prigione fondato com’è su una minuziosa serie di prescrizioni inderogabili, di regole imprescindibili. A renderlo tale è lo psicanalista che organizza la partita di palla a volo (palla “prigioniera” aveva suggerito il decano dei cardinali) in maniera squisitamente maniacale suddividendo il gruppo dei cardinali in squadre a seconda della nazionalità, prevedendo gironi eliminatori, organizzando incontri mirati, stabilendo in modo dettagliato i modi di colpire la palla… Lo rendono tale i cardinali stessi che durante il gioco della scopa discettano su quella legge inesorabile dello spariglio che impone a chi non sia mazziere di fare in modo che le carte in gioco di un certo valore rimangano in numero dispari.
Anche il teatro, che esercita una sorta di sortilegio sul papa appena eletto e che sembra l’unica via capace di restituirgli una sua vera identità, si rivela a poco a poco come il luogo in cui la libertà, non incanalata nella regola, si tramuta in anarchia, in cui l’assenza di disciplina ingenera follia come dimostra il comportamento dissennato dell’attore che stravolge il copione per seguire, allucinato, la sua fantasia vagabonda e malata.
Per stringere in breve giro ciò che ho creduto di leggere, in questo film dirò solo che esso ci mostra come “libertà” e “obbedienza” siano i volti speculari di un identico dramma,
(Gino Spadon)
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chiarialessandro
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venerdì 29 aprile 2011
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habemus papam?
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Questo memorabile film ha (a mio modesto parere) una doppia chiave di lettura: la prima (più facile, semplice ed immediata) si ferma agli aspetti maggiormente appariscenti, come la comicità, la satira (che riesce a raggiungere livelli di assoluta ferocia e lucidità), la critica, l’ironia, l’anticlericalismo, lo sberleffo; la seconda chiave di lettura abbraccia anche un vastissimo campo, che definirei di “ricerca”: la ricerca di noi stessi, della nostra identità, delle nostre convinzioni, della fede, dell’interiorità, della spiritualità, dell’umanità (intesa come contrapposizione al sovrannaturale), delle nostre possibilità e dei nostri limiti, che sono proprio quelli che porteranno al gesto di umiltà finale.
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Questo memorabile film ha (a mio modesto parere) una doppia chiave di lettura: la prima (più facile, semplice ed immediata) si ferma agli aspetti maggiormente appariscenti, come la comicità, la satira (che riesce a raggiungere livelli di assoluta ferocia e lucidità), la critica, l’ironia, l’anticlericalismo, lo sberleffo; la seconda chiave di lettura abbraccia anche un vastissimo campo, che definirei di “ricerca”: la ricerca di noi stessi, della nostra identità, delle nostre convinzioni, della fede, dell’interiorità, della spiritualità, dell’umanità (intesa come contrapposizione al sovrannaturale), delle nostre possibilità e dei nostri limiti, che sono proprio quelli che porteranno al gesto di umiltà finale. Vale la pena di sottolineare che questo dualismo si ritrova in vari momenti della pellicola: nella contrapposizione tra creazionismo ed evoluzionismo (che, da sola, sarebbe sufficiente per un dibattito chilometrico), nell’affermazione del Papa quando dice alla psicologa che, di mestiere, fa l’attore (voleva nascondere di essere Papa o voleva dire che stava proprio “recitando” la parte del Pontefice?), nell’elezione a successore di Pietro (nel senso che i cardinali riuniti in conclave non possono “sbagliare” così come non può mai “sbagliare” il loro eletto anche se il finale dell’opera non può rappresentare nient’altro che la consapevolezza di un “errore”). Opportuna pure la segnalazione di una comicità che nasce dalle situazioni (se avessimo visto degli studenti che cercavano di copiare il compito di matematica in uno dei tanti film ambientati nel mondo della scuola non avremmo certo riso come di fronte ad un cardinale che cerca di copiare il nome del Papa; se avessimo visto degli “Immaturi” che, di fronte ad un compagno nervoso il quale cominciava a battere la penna sul banco, avessero cominciato a loro volta ad imitarlo non ci saremmo divertiti come quando lo abbiamo visto fare ai cardinali) o dalle parole (ascoltate con attenzione ciò che chiede Moretti prima di effettuare la visita). Ultima annotazione: l’interpretazione di Michel Piccoli rasenta la perfezione sia nei momenti di calma che nei rari attimi di nervosismo; gli è letteralmente sufficiente un corrugarsi delle ciglia, un battito delle palpebre, uno sguardo o un movimento delle labbra per riuscire a rendere comprensibile uno stato d’animo, una situazione, una sensazione. Eccezionale. P.S.: guardate con attenzione l’espressione del cardinale che dovrebbe annunciare l’elezione del Pontefice: non farlo significherebbe perdere qualcosa di incancellabile.
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tonino m
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mercoledì 4 maggio 2011
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"gaudet mater ecclesia"
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Nemmeno il tempo di accettare un sì gravoso compito che le loro eminenze, riunite in conclave, intonano il "Te Deum" e il nuovo successore di Pietro, volente o nolente è eletto. Il nuovo pontefice è il cardinale Melville (sarà casuale una scelta che richiama alla mente l'autore del romanzo Moby Dick?), egregiamente interpretato da Michel Piccoli, che nel fatidico momento dell'"habemus papam", fugge lasciando sbigottiti e orfani i principi della chiesa e in trepidante attesa i fedeli riuniti in piazza san Pietro. Nanni Moretti mette in luce la fragilità e il senso di smarrimento di un uomo chiamato ad essere papa, descrive i momenti di orfanezza dei cardinali, che quasi diventati bambini affrontano le loro paure abbandoniche, rifugiandosi nei loro oggetti transizionali (chi gioca a carte, chi fa cyclette, chi assume ipnoinducenti).
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Nemmeno il tempo di accettare un sì gravoso compito che le loro eminenze, riunite in conclave, intonano il "Te Deum" e il nuovo successore di Pietro, volente o nolente è eletto. Il nuovo pontefice è il cardinale Melville (sarà casuale una scelta che richiama alla mente l'autore del romanzo Moby Dick?), egregiamente interpretato da Michel Piccoli, che nel fatidico momento dell'"habemus papam", fugge lasciando sbigottiti e orfani i principi della chiesa e in trepidante attesa i fedeli riuniti in piazza san Pietro. Nanni Moretti mette in luce la fragilità e il senso di smarrimento di un uomo chiamato ad essere papa, descrive i momenti di orfanezza dei cardinali, che quasi diventati bambini affrontano le loro paure abbandoniche, rifugiandosi nei loro oggetti transizionali (chi gioca a carte, chi fa cyclette, chi assume ipnoinducenti). Nanni Moretti tratta con sensibilità e rispetto l'umanità dei cardinali e del pontefice, analizza lo smarrimento dei primi, che ritrovano nello psicoanalista Nanni Moretti un Pastore vicariante, che riesce a ricompattare letteralmente "le squadre", organizzando dei tornei di pallavolo, e nello stesso tempo ci mostra il lato "umano, troppo umano" di un cardinale, che fugge dai sacri palazzi, e si confonde tra i tanti nel traffico della capitale, proprio lui il rappresentatnte di Dio sulla terra, va tra i suoi figli, entra nelle loro vite. Splendida metafora di un papa, che non fa "per viltade il gran rifiuto", ma per eccessiva consapevolezza di essere inadeguato a giocare a essere Dio.
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nigel mansell
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domenica 8 maggio 2011
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pero' la chiesa ne esce bene
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Però tutto sommato la Chiesa ne esce bene. Ottimo film con fotografia e ambientazioni superlativa. Gli attori sono tutti ottimi. E' una visione particolare dei giorni del conclave, un pò naif e tutto sommato rassicurante, con un papa solo che non riesce ad accettare il peso della responsabilità. Ma tutti sono messi a nudo, dai cardinali, ai giornalisti ed agli psicologi, tutti non si sentono all'altezza.
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mara65
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lunedì 23 maggio 2011
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bellissimo
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Moretti lascia un'impronta indelebile sulla sua filmografia. Con garbo e con la sua solita ironia sottile, è riuscito a parlare del Papa, rendendolo come uno di noi. Un uomo. L'idea è straordinaria, la fotografia pulita e sobria, come gli enormi stanzoni del Vaticano. Le inquadrature sempre fisse, ordinate. Michel Piccolì semplicemente fantastico, capace solo con lo sguardo di far provare incredibili emozioni allo spettatore. Un film straordinario, che si chiude con la rinuncia al papato. Il coraggio di Moretti è quello di mettere in pellicola qualcosa di rivoluzionario, qualcosa che nessuno aveva mai osato rappresentare.
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armonia
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sabato 23 aprile 2011
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intelligenza, intelligenza, intelligenza!
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Il film è per me un capolavoro assoluto ed ha un'impostazione eccezionale. Non ho rilevato alcuna sbavatura, eccellenti quindi sceneggiatura, dialogo, prestazione attoriale, scenografia, costumi e tanto altro. L'uomo con le sue fragilità, con i suoi dubbi e sopratutto con le sue svariate e pesanti responsabilità è al centro dell'attenzione del regista.
LO RIVEDRO',la mente pensante di Moretti non può che produrre opere stupende e riconoscere al cinema un significato ALTO. Che dire poi della partita di pallavolo? Esilarante e ironica!
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zoom e controzoom
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sabato 7 maggio 2011
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tre cose per cui vale la pena
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Moretti ha un cliché che si porta seco qualsiasi sia il suo ruolo e lo esplicita fortemente in questo film creando un parallelismo che non sempre si compenetra, si amalgama con il tutto del racconto. Questo è l'aspetto condizionante in modo negativo nello svolgersi delle situazioni.
Primo motivo per cui vale la pena vedere il film : la tematica impostata sull'intoccabilità di una figura/istituzione, rende ancora più forte la tematica : la solitudine umana non risparmia (a volte, sempre troppo poco - a mio personalissimo giudizio -) anzi, potrebbe non risparmiare, nemmeno i potenti o per lo meno quelle figure umane che hanno raggiunto livelli sociali, politici, culturali, molto elevati.
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Moretti ha un cliché che si porta seco qualsiasi sia il suo ruolo e lo esplicita fortemente in questo film creando un parallelismo che non sempre si compenetra, si amalgama con il tutto del racconto. Questo è l'aspetto condizionante in modo negativo nello svolgersi delle situazioni.
Primo motivo per cui vale la pena vedere il film : la tematica impostata sull'intoccabilità di una figura/istituzione, rende ancora più forte la tematica : la solitudine umana non risparmia (a volte, sempre troppo poco - a mio personalissimo giudizio -) anzi, potrebbe non risparmiare, nemmeno i potenti o per lo meno quelle figure umane che hanno raggiunto livelli sociali, politici, culturali, molto elevati. probabilmente a costore, colpiti dalla consapevolezza della loro debolezza, manca la gratificazione per ciò che hanno conquistato, ma questo nel film non è contemplato e va benissimo.
Secondo motivo : l'interpretazione di Piccolì è grandiosa e non averlo doppiato è stata un'intuizione geniale. Tutto , voce, ritmo del parlato, toni, movenze, fisicità, la sua vecchiezza, tutto è perfetto, calza sull'uomo e sul papa, anche l'urlo sovrumano che suona come comica, ma è l'urlo interno, quello nascosto che prende corpo dando inizio alla situazione surreale nella quale poi s'inserisce la presenza dello psicologo.
Terzo motivo: la (non)soluzione finale, il non lieto fine, che assurdo per assurdo, cuce le due verità, quella essenziale dell'uomo solo che diventa papa - e quindi possibile anche se per lo più mai accertata/raccontata - e quella di un altro uomo, lo psicologo che prigioniero di se stesso, non risolve, ma vive in una possibilità appunto surreale.
Non tutte le suture tra i due aspetti, sono perfette: la figura dello psicologo resta alla fine scollata, va per conto suo, incapace di uscire dal gioco creato, è entrato in modalità reali, ne esce per scomparsa, non per una situazione che gli permette di uscire dal vaticano; la moglie dello psicologo è ininfluente, poteva non esserci ed era la medesima cosa.
Tecnicamente alcune inquadrature sono splendidamente riuscite dando il senso dell'immediatezza; grande respiro nei campi medi e lunghi, riflettono la fisicità del luogo e della sua importanza e si contrappongono alle situazioni di campi stretti corrispondendo alla reale situazione di "limiti del grande" tipica delle situazioni nelle quale vive chi ha grandi ruoli.
Moretti sarebbe stato meglio fosse diretto da altri piuttosto che da se stesso ? Me lo sono chiesta, ma il rischio era quello che il suo ruolo diventasse macchietta, cosa che avrebbe tolto ipotetica possibilità alla motivazione della sua entrata come.
Molto buono il montaggio nel ritmo e nei tagli per la godibilissima partita di pallavolo.
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gianluca bazzon
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martedì 14 giugno 2011
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l'umanità entra in chiesa
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Un’idea stravagante, geniale, blasfema solo in apparenza: il regista prende un Papa appena eletto dalla conclave e lo getta in una totale crisi di valori, di significato e fiducia nella propria missione. Talmente in crisi che, poco realisticamente, il consiglio deve ricorrere a un ottimo psicanalista ( ecco Nanni Moretti ), “il migliore di tutti”, prima ancora che il neopontefice si palesi alla piazza e ufficializzi il suo incarico. Che il Papa sia un uomo in tutto e per tutto, con le sue passioni, le sue predilezioni, i suoi umori, non è cosa nascosta dalla Chiesa; difficilmente però si può immaginare tanta tolleranza in un momento così solenne.
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Un’idea stravagante, geniale, blasfema solo in apparenza: il regista prende un Papa appena eletto dalla conclave e lo getta in una totale crisi di valori, di significato e fiducia nella propria missione. Talmente in crisi che, poco realisticamente, il consiglio deve ricorrere a un ottimo psicanalista ( ecco Nanni Moretti ), “il migliore di tutti”, prima ancora che il neopontefice si palesi alla piazza e ufficializzi il suo incarico. Che il Papa sia un uomo in tutto e per tutto, con le sue passioni, le sue predilezioni, i suoi umori, non è cosa nascosta dalla Chiesa; difficilmente però si può immaginare tanta tolleranza in un momento così solenne. La folla sospirante e in attesa non viene accontentata e i cardinali vivono preoccupati questo inconveniente. Moretti consiglia al Papa di consultare la sua ex moglie anche lei psicanalista e di presentarsi come uno qualunque. Il film propone una serie di scene esilaranti e ironiche sulla vita dei cardinali in Vaticano accompagnati dal dottore Moretti che li intrattiene con giochi e attività di vario genere, da partite a scopa a tornei di pallavolo. Mentre il Papa girovaga per la capitale in cerca di se stesso ( riscoprendo una sua passione giovanile: il teatro ) in Vaticano i cardinali, impreparati ad una situazione così paradossale, esibiscono il loro lato più umano e anche fanciullesco. "Habemus Papam" è una storia divertente e seria allo stesso tempo che, senza infangare l’immagine della Chiesa, tenta di umanizzare, o “desantificare” gli esponenti del grado più alto della gerarchia ecclesiastica.
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massimo
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martedì 19 aprile 2011
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il mandato
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questo è un film di grosso spessore oltre al fatto che moretti dipinge il film tirando un affresco della chiesa e dei cardinali tempi lenti con suoni arcaici..... quando i cardinali salgono la scala cantando, un senso del passato che dentro le mura viene custodito...non si corre,si ritualizza, vedi poi uomini di dio come persone normali alle prese con problemi mortali,paure,indecisioni,fragilità e tanto da far vedere una piccola chiesa senza coraggio,un senso di vuoto di impotenza si percepisce con moretti, ma c'è di piu quando moretti chiede al futuro papa in modo disarmante ma lei crede? e non esce risposta se non silenzio, questo è il problema dei dubbi di questo uomo non credere, nulla serve il peregrinare per roma, al papa piace il teatro,il papa parla che lui ha fatto nella sua vita buone azioni ma tutto finisce lì,questo uomo non usa questi giorni liberi per cercare dio che gli dia la forza di accettare il suo mandato non perchè non cè la fà ma perchè dio non c'è nei suoi pensieri, egli passa tre gioni a roma cercando il suo passato,l'altro grosso passo che moretti fà e che si ravvisa e si intende e alla parola"lui è il primo e l'utimo" inteso che e il primo uomo tra gli altri uomini a trascendere il rapporto con dio ma é l'ultimo se questo uomo ne rifiuterà il mandato, egli è stato scelto da dio non puo esserci una seconda scelta visto che lui dio ha deciso che ne rappresenti la voce un rifiuto per dio è in rifiuto dell'uomo questo si legge quando il papa dopo aver espresso ai suoi fedeli la sua volontà di non accettare questo compito la sua figura scompare e si vede questo drappo che si muove dal vento con lo sfono nero è fortemente indicativo della fine dellla chiesa e del suo mandato.
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questo è un film di grosso spessore oltre al fatto che moretti dipinge il film tirando un affresco della chiesa e dei cardinali tempi lenti con suoni arcaici..... quando i cardinali salgono la scala cantando, un senso del passato che dentro le mura viene custodito...non si corre,si ritualizza, vedi poi uomini di dio come persone normali alle prese con problemi mortali,paure,indecisioni,fragilità e tanto da far vedere una piccola chiesa senza coraggio,un senso di vuoto di impotenza si percepisce con moretti, ma c'è di piu quando moretti chiede al futuro papa in modo disarmante ma lei crede? e non esce risposta se non silenzio, questo è il problema dei dubbi di questo uomo non credere, nulla serve il peregrinare per roma, al papa piace il teatro,il papa parla che lui ha fatto nella sua vita buone azioni ma tutto finisce lì,questo uomo non usa questi giorni liberi per cercare dio che gli dia la forza di accettare il suo mandato non perchè non cè la fà ma perchè dio non c'è nei suoi pensieri, egli passa tre gioni a roma cercando il suo passato,l'altro grosso passo che moretti fà e che si ravvisa e si intende e alla parola"lui è il primo e l'utimo" inteso che e il primo uomo tra gli altri uomini a trascendere il rapporto con dio ma é l'ultimo se questo uomo ne rifiuterà il mandato, egli è stato scelto da dio non puo esserci una seconda scelta visto che lui dio ha deciso che ne rappresenti la voce un rifiuto per dio è in rifiuto dell'uomo questo si legge quando il papa dopo aver espresso ai suoi fedeli la sua volontà di non accettare questo compito la sua figura scompare e si vede questo drappo che si muove dal vento con lo sfono nero è fortemente indicativo della fine dellla chiesa e del suo mandato...se il primo rifiuta tra gli uomoni non puo essere preso dal seconda visto che solo il primo ne aveva diritto, Questo dogma della chiesa moretti lo demolisce creando un vuoto di valore
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[+] in realtà il papa non ha perso la fede
(di riccardo76)
[ - ] in realtà il papa non ha perso la fede
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