La bellissima inquadratura iniziale dalla piazza dei funerali di Wojtyla, a salire in alto verso la cupola, seguìta dalla seconda dall’alto verso il basso, fino alla lenta sfilata dei cardinali che si avviano alla Cappella Sistina per il conclave. Dall’uomo a Dio, da Dio all’uomo, uno in particolare, quello eletto dall’alto, tramite i suoi rappresentanti in basso sulla terra. La tenda di velluto rosso della finestra che, in assenza del papa che non s‘è affacciato, mostra dietro il buio vuoto dove doveva esserci una bianca figura. Un’altra finestra con una tenda che oscilla come mossa da una mano, mentre i cardinali guardano trepidanti, ma che non è quella del Pontefice, bensì il frutto di un’ “astuzia” del suo portavoce. Il teatro invaso da una sfilata di cardinali in pompa magna, rigidi nelle loro vesti rituali, che lentamente riempiono la sala, mossianch’essi da un sorta di universo liturgico come gli attori sul palco nella loro finzione scenica. Quel gruppo rosso che ingloba il Santo Padre riportandolo in vaticano, dove però lui, Celestino VI° (non a caso ma senza identificarsi col predecessore), riconferma tra lo stupore dei porporati dal suo balcone alla folla il sentirsi inadeguato a essere quello di cui oggi la Chiesa ha bisogno… Queste sin qui ricordate sono tutte sequenze ad alto valore simbolico e si sa che tale linguaggio va decriptato e che ognuno nel farlo ci mette elementi suoi. Ma una cosa è certa: il papa eletto non si sente all’altezza di essere “una guida che porti grandi cambiamenti, che cerchi l’incontro con tutti, che abbia capacità di comprensione per tutti”. Eccola, a mio parere, in queste battute la critica al Vaticano da parte del regista, non diretta, frontale e sfrontata ma tuttavia limpida. Potremmo tradurla così: di questo tipo di atteggiamento si sente l’esigenza (la folla infatti applaude), perché sono queste le caratteristiche che mancano a una Chiesa, non arcigna, molto lontana però dalla vita vera. Moretti la osserva con guizzi di puro divertimento ma con rispetto. Il neo-eletto, un umile servo di Dio dallo sguardo intenso e triste, consapevole dei suoi limiti, smarrito fino al panico di fronte al peso di responsabilità a cui è chiamato, non è un vile, ma sente la sua inadeguatezza a operare quel grande mutamento di cui ci sarebbe bisogno. La fuga dal Vaticano, il suo errare per le strade di Roma in cui incrocia varie realtà trovano in Michel Piccoli una grandezza interpretativa senza discussione. Altrettanto felice e vera è la caratterizzazione di Nanni Moretti nelle vesti dello psichiatra “dimezzato” che si mette a osservare con occhio ammiccante a Fellini lo stuolo dei cardinali, le loro puerilità, le loro allegrie bambine, le fredde stizzosità della vecchiaia, i desideri di evasione tipo boyscout, i comportamenti quasi da scolaresca senza insegnanti. E qui l’ironia elegante del regista, affidata a battute, a sguardi, a quadretti surreali, la fa da padrona. Il profilo gli diventa sempre più rapace, la barba grigia, lo sguardo sempre più penetrante coi suoi lampi luciferini, ma lui continua a far pensare e a divertire.
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weach
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domenica 19 giugno 2011
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bravo!!!!!!!!!
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Ne condivido la sostanza e l'indirizzo; è inevitabile in questa rappresentazione apparentemente di commedia non coglire una sottostante critica silenziosa contro l'apparato della chiesa Romana:"La fuga dal Vaticano, il suo errare per le strade di Roma in cui incrocia varie realtà trovano in Michel Piccoli una grandezza interpretativa senza discussione. Altrettanto felice e vera è la caratterizzazione di Nanni Moretti nelle vesti dello psichiatra “dimezzato” che si mette a osservare con occhio ammiccante a Fellini lo stuolo dei cardinali, le loro puerilità, le loro allegrie bambine, le fredde stizzosità della vecchiaia, i desideri di evasione tipo boyscout, i comportamenti quasi da scolaresca senza insegnanti.
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Ne condivido la sostanza e l'indirizzo; è inevitabile in questa rappresentazione apparentemente di commedia non coglire una sottostante critica silenziosa contro l'apparato della chiesa Romana:"La fuga dal Vaticano, il suo errare per le strade di Roma in cui incrocia varie realtà trovano in Michel Piccoli una grandezza interpretativa senza discussione. Altrettanto felice e vera è la caratterizzazione di Nanni Moretti nelle vesti dello psichiatra “dimezzato” che si mette a osservare con occhio ammiccante a Fellini lo stuolo dei cardinali, le loro puerilità, le loro allegrie bambine, le fredde stizzosità della vecchiaia, i desideri di evasione tipo boyscout, i comportamenti quasi da scolaresca senza insegnanti. E qui l’ironia elegante del regista, affidata a battute, a sguardi, a quadretti surreali, la fa da padrona. Il profilo gli diventa sempre più rapace, la barba grigia, lo sguardo sempre più penetrante coi suoi lampi luciferini, ma lui continua a far pensare e a divertire."(tua recensione)Bravo la sottoscrivo in toto.weach illuminati
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weach
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domenica 19 giugno 2011
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bravo!!!!!!!!!
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Bravo ne condivido tutta l'analisi ; non può e non deve sfuggire all'occchio attento che in questa apprente commedia si espanda nei fatto una critica silenziosa contro l'apparato della chiesa di Roma "La fuga dal Vaticano, il suo errare per le strade di Roma in cui incrocia varie realtà trovano in Michel Piccoli una grandezza interpretativa senza discussione. Altrettanto felice e vera è la caratterizzazione di Nanni Moretti nelle vesti dello psichiatra “dimezzato” che si mette a osservare con occhio ammiccante a Fellini lo stuolo dei cardinali, le loro puerilità, le loro allegrie bambine, le fredde stizzosità della vecchiaia, i desideri di evasione tipo boyscout, i comportamenti quasi da scolaresca senza insegnanti.
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Bravo ne condivido tutta l'analisi ; non può e non deve sfuggire all'occchio attento che in questa apprente commedia si espanda nei fatto una critica silenziosa contro l'apparato della chiesa di Roma "La fuga dal Vaticano, il suo errare per le strade di Roma in cui incrocia varie realtà trovano in Michel Piccoli una grandezza interpretativa senza discussione. Altrettanto felice e vera è la caratterizzazione di Nanni Moretti nelle vesti dello psichiatra “dimezzato” che si mette a osservare con occhio ammiccante a Fellini lo stuolo dei cardinali, le loro puerilità, le loro allegrie bambine, le fredde stizzosità della vecchiaia, i desideri di evasione tipo boyscout, i comportamenti quasi da scolaresca senza insegnanti. E qui l’ironia elegante del regista, affidata a battute, a sguardi, a quadretti surreali, la fa da padrona. Il profilo gli diventa sempre più rapace, la barba grigia, lo sguardo sempre più penetrante coi suoi lampi luciferini, ma lui continua a far pensare e a divertire."(parte della tua recensione ).Bravo ogni tua sillaba è in aderenza con le personali sensazionibravo !!!!!!!!!weach
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