La migliore offerta |
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Un film di Giuseppe Tornatore.
Con Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland, Philip Jackson.
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Titolo originale The Best Offer.
Drammatico,
durata 124 min.
- Italia 2012.
- Warner Bros Italia
uscita martedì 1 gennaio 2013.
MYMONETRO
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Un mondo particolare e poco noto
di olgadikFeedback: 9778 | altri commenti e recensioni di olgadik |
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giovedì 10 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’autore ci introduce in un mondo particolare e poco noto, quello dell’antiquariato e delle aste, dove l’offerta migliore è quella più alta (in altre situazioni è quella più bassa) e dove falso e vero si mescolano strutturalmente. A questa dinamica – suggerisce il regista – non si sottrae nulla nella vita dell’uomo: nel falso c’è sempre qualcosa di vero e nella realtà qualcosa di falso. Nel gioco tra ciò che appare e ciò che è, di pirandelliana memoria, si trova il nucleo della narrazione di questo film, thriller senza delitto e senza sangue, ma alla fine amaro come il fiele. Testimonianza della capacità di eleganza raffinata e scenografica, come di una classicità di stile un po’ datato e suggestivo, nonché di una tensione narrativa quasi costante, è a mio parere, insieme a Nuovo Cinema Paradiso, La sconosciuta, La leggenda del pianista sull’oceano, uno dei film tra i più riusciti dell’autore. Eppure nell’insieme si avverte qualcosa di manierato, di squisito formalmente e troppo pensato nei particolari, mentre nel secondo tempo si sarebbe potuta evitare la lungaggine delle successive “spiegazioni” ad uso dello spettatore che poteva farcela da solo. Del resto, questo in più magniloquente è quasi la cifra del regista che costruisce citando anche molto materiale filmico (La donna che visse due volte, La casa dalle finestre che ridono, il recente Hugo Cabret, ecc.). Tuttavia, nel panorama spesso insipido e ripetitivo del cinema italiano, ristretto nelle tematiche, quest’opera di stampo un po’ est-europeo (le locations sono in molte città, Trieste, Roma. Praga, Vienna), con pochi personaggi ma piuttosto originali, uno script accattivante, risulta nel complesso stimolante, anche se non sempre la teorizzazione sull’arte risulta convincente. Parte del merito va anche alla musica del fedelissimo e ottantaquattrenne Morricone e all’interpretazione da manuale di Geoffrey Rush (già comprimario ne Il discorso del re), attore di maniacale professionalità ma nel contempo umanissimo nel rendere i tic, le ingenuità amorose, la sofferenza di un amore mal riposto, il valore di alcuni dialoghi tra personaggi. E veniamo allo scheletro dei fatti che si dipanano per due ore in sala. Virgil Oldman è un gentiluomo vecchio stile, un po’ eccentrico, che ha fatto della sua professione di antiquario e battitore d’asta il centro di tutta una vita. Non gli si conoscono amori o altre passioni ma non è un misogino; semplicemente egli sublima nell’acquisto di ritratti magnifici di donne, la sua relazione con esse. Le conosce al tatto sulla tela ma non ha mai sfiorato un corpo femminile con tenerezza o sensualità. Quasi sessantenne viene contattato telefonicamente da una donna affinché si occupi dell’inventario e della vendita delle opere d’arte di famiglia, contenute in una vecchia villa. La giovane non si mostra mai e non esce dalle stanze che abita perché soffre di agorafobia, come Vigile saprà nei successivi incontri. Per uno strano contrappasso, attratto dalla ambiguità di questo rapporto e dal mistero iniziale, egli si innamorerà come un ragazzo di una persona che non riesce a vedere, con la quale può solo parlare… E qui ci fermiamo perché il resto della storia fa parte di uno scioglimento inatteso, di cui il regista semina vari indizi che lo spettatore più attento può cogliere. La simulazione alla base di tanti suoi acquisti d’asta tramite un amico compiacente, dovrà sperimentarla sulla sua pelle in un finale devastante.
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