La Migliore Offerta è l’ atteso ritorno che Tornatore ci regala proprio con il primo giorno dell’ anno. Il regista prende le distanze dal suo precedente Baaria, un film troppo contestato e inquinato da dichiarazioni politiche e torna al suo genere preferito, il noir. Un film che esce dai confini autoimposti della sicilianità , ma anche dell’italianità riprendendo le atmosfere già respirate in “La sconosciuta” e spingendosi anche oltre Trieste con riprese a Vienna , Praga e a Milano, quasi obbedendo alla volontà di essere presente nella culla della Mitteleuropa. Volontà espressa anche nella scelta di un cast anglofono e anglosassone, tra cui spicca il noto Shuterland e il bravo Jim Sturgess . Fortemente penalizzata dal doppiaggio anche Sylvia Hoeks , riesce a sostenere il ruolo della protagonista, dalla bellezza conturbante e pericolosa.
Questa volta il personaggio principale è un valutatore di opere d’arte , celebre per la sua professionalità , un uomo che è diventato un ‘istituzione nel suo campo: tutti lo conoscono , tutti lo riconoscono e la sua ricchezza è tale che può permettersi uno stile di vita altissimo . Ma non è un personaggio popolare e anzi nel privato Virgil Oldman è un uomo pieno di fobie , chiuso ermeticamente nei suoi rituali e fobico del contatto fisico con l’altro. Il suo temperamento evitante lo costringe ad una misantropia generalizzata e ad una totale inesperienza virginale nei rapporti con l’altro sesso. Gli unici rapporti che coltiva sono quelli con il collega Billy e quelli con il giovane Robert ,abilissimo restauratore di rompicapi meccanici.Rapporti funzionali ed opportunistici però in quanto l’unica cosa che gli interessa è l’acquisizione avida e indebita di ritratti femminili, raffinati esempi questi, di arte moderna, che da soli costituiscono un punto meritorio di tutto il film.
L’inossidabilità apparente di Virgin viene scalfita dall’irrompere di una telefonata ambigua di una donna , una ricca ereditiera, che chiede in modo pressante ed esclusivo la valutazione del suo patrimonio. Clair , inizialmente introdotta da una voce telefonica forse un po’ troppo ispida , non si scoprirà facilmente , perché per via della sua singolarissima malattia è costretta a vivere relegata in una stanza della grande casa e a comunicare con il resto del mondo con il solo ausilio di un cellulare.
L’incontro delle due individualità, ossessionate dalla paura dell’altro , costituisce il cuore misterioso dell’opera perché Tornatore occultando la verità ai due personaggi, nasconderà la realtà anche allo spettatore . La vista per lei ed il tatto per lui vengono volontariamente sacrificati per una buona parte del film che indugia in modo quasi pressante sul dialogo oscuro tra i due protagonisti che non toccano e non vedono.
Tuttavia l’intreccio narrativo è semplice, almeno in apparenza, e il regista costruisce un puzzle che viene composto tassello per tassello, obbedendo agli stilemi di un thriller i cui pezzi vengono ricostruiti come il simbolico robot assemblato lentamente e con geniale abilità dal giovane artigiano, amico, confidente, ma dall’ambigua moralità.
Il film potrebbe finire qui, ed avremmo già la visione di un classico del cinema italiano. Quello che posso dire è che “La migliore Offerta” è incontestabilmente un’opera d’arte e di sicuro piacerà sia al grande pubblico che allo spettatore più esigente e mi è facile intuire che chiunque sarà sedotto dall’eleganza degli attori, dalla sofisticata bellezza delle immagini e da un’eccellente fotografia, punto fermo di tutta la filmografia di Tornatore che per la prima volta qui si cimenta con il digitale,abbandonando la tanto amata pellicola ; citerò a mo’ di esempio gli interni della villa o la stanza in cui sono conservati i tesori d’arte, veri e propri omaggi per tutti coloro che con il cinema hanno un approccio visivo.
Ad impreziosire ulteriormente “La migliore Offerta” , una colonna sonora firmata da Ennio Moricone è garanzia di un accompagnamento soave a tratti idilliaco : una musica ammaliante sarà cornice ininterrotta e consiglio vivamente di non abbandonare la sala a film ultimato per godersi appieno la sinfonia dei titoli di coda.
Ma ogni opera d’arte ha la sua firma e se la perfezione non è data ai terreni, di certo non è caratteristica di Tornatore ; pur essendo un eccellente regista e uno dei vanti europei della produzione filmica italiana , non è e non sarà mai premiato per la sceneggiatura che pur non essendo qui rovinosa come in altre sue opere, certo è che fa scricchiolare un ‘ impalcatura un po’ difficile da tenere in piedi. Nel tentativo di non cadere nell’ovvietà e sfruttando al massimo le metafore narrative , il regista complica lo script lasciandosi andare ad una interessantissimo, ma altrettanto macchinoso sviluppo della vicenda; la narrazione si sviluppa in modo un po’ confuso e non essendo più sostenuta dalla bravura degli attori che svolgeranno un ruolo secondario agli eventi, bisognerà affidarsi alla comparsa di nuovi personaggi e ad una veloce scaletta di scene non sempre chiare nella loro consequenzialità temporale. Occorrerà fare attenzione a tutti i dettagli per non cadere nei tranelli o peggio ancora per non farsi colpire dai dubbi. Ottimo film quindi di cui mi sento di consigliare la visione a tutti; vorrei scrivere tante altre cose su questa opera ma ho paura di rovinare una sorpresa , quindi concluderò dicendovi che a me è piaciuto veramente tanto e sicuramente lo vedrò una seconda volta perché io amo il cinema di Tornatore; questo è un film inoltre che ci serve perché è uno di quei prodotti che darà ancor più visibilità alle produzioni italiane all’estero ; ma con una sceneggiatura più chiara, Tornatore avrebbe sicuramente creato un capolavoro.
Frase chiave: in ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico
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