Tano Cariddi, il perverso mafioso de La piovra, è stato uno dei personaggi più odiati dal pubblico italiano, americano e italo-americano che lo hanno visto tornare regolarmente sul piccolo schermo dal 1987 al 2001. E con lui, l'insostituibile Remo Girone. Rarissimo attore teatrale, televisivo e cinematografico di pari equilibrio e pari fama in tutte e tre le dimensioni recitative, promette nuova legna al fuoco ogni volta che si cala in un nuovo personaggio, anche se ha contribuito, come era facile immaginare, solo al mito del boss mafioso. Quello che viene di solito presentato con slogan del tipo "quell'attore buono che fa i ruoli da cattivo" oppure "il cattivo delle fiction" non si fa pregare per esternare i suoi punti di vista. Per quanto riguarda la sconfitta dell'Italia nel Mondiale del 2010, per esempio, ammette che non eravamo in grado di competere, e ne ha da dire anche sulla politica italiana, sul falso pudore della televisione pubblica e privata e su tante altre cose. Sperare che rimanda così schietto e sincero come è, diventa un obbligo. Intanto, per chi non lo avesse conosciuto oltre La piovra, è bene ricordare che ha sconvolto il pubblico interpretando personaggi estremi come l'erotico Pier Paolo Pasolini o una versione più splendente e ripulita (del suo nome) di Callisto Tanzi, l'imprenditore che provocò il crack finanziario della Parmalat. Una genialità nelle scelte che porta anche a teatro, perché «quando reciti un testo di un grandissimo autore, per esempio Shakespeare, lo provi, lo riprovi, lo metti in scena, lo limi. Lo metti a punto, sera dopo sera. Fai un lavoro su te stesso continuo, ti arricchisci di minuto in minuto. In televisione o al cinema, data la velocità delle riprese, puoi attingere soltanto dalle tue esperienze personali, non hai il tempo per approfondire... se sei bravo rimani tale, se non lo sei lo diventerai con molta difficoltà». Il divino e insostituibile Girone, è anche un fantastico attore cinematografico, molto intelligente e molto complesso, oltre che torrido, che ha compiuto un lungo tragitto per arrivare al livello di popolarità attuale, arricchendosi di saggezza e nutrendosi di quell'inaspettata felicità che il pubblico gli regala quando lo vede recitare davanti a una cinepresa. Quando si pensa a lui, a quella voce così 'kinky' (cioè così lievemente perversa), non si pensa a un uomo che è diventato celebre per essere stato un sex symbol, ma a professionista che è stato gratificato per l'interesse che suscita e per il carisma che possiede. Remo Girone non è mai egoista con gli spettatori, è un altruista sincero, fantasioso e voglioso di mettersi sempre alla prova, rivelandosi il migliore, non solo per fascino e talento, ma anche perché ha dimostrato una comprensione perfetta di come i suoi personaggi si relazionino agli altri che hanno intorno. Vederlo recitare è come tendere un elastico. È divertimento, eccitazione, tensione, paura che si rompa... ma anche un gioco. Si potrebbe definirlo un tipo retrò, che sarebbe stato perfetto, per humour e tempismo, nel cinema noir francese degli Anni Quaranta, ma c'è un po' di Burt Lancaster in quel tono di voce basso, un po' di Clark Gable nel suo sguardo scrutatore e un po' dello charme di Tony Curtis che gli concede di passare con completezza da una commedia di Scola alla trucidità di un assassino per il piccolo schermo.
Studi, gli inizi in Eritrea e il lavoro in teatro
Figlio di emigranti, nasce ad Asmara, in Eritrea, allora colonia italiana in Africa. Nato e cresciuto nella capitale, sin da giovanissimo partecipa a spettacoli teatrali e recital di poesie. Va fortissimo nei testi drammatici e comincia a riscuotere, già da ragazzo, notevoli elogi. Un critico teatrale del 'Giornale Dell'Eritrea', in una recensione del 1957, scrive «ricordatevi di questo ragazzo, diventerà un grande attore». A soli 13 anni, si trasferisce a Roma per ultimare la sua istruzione obbligatoria con studi superiori. Dopo la maturità, frequenta la facoltà di Economia e Commercio, che poi abbandonerà per iscriversi all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, dalla quale ne uscirà diplomato. Il suo primo spettacolo in Italia è "La doppia incostanza" (1979), tratto da un lavoro di Marivaux e portato sulla scena da A.R. Shammah. A seguire, lavora in "La sorpresa dell'amore" (1989-1990) diretto Sequi, "Elettra" basato su un testo di Marguerite Yourcenar e con la regia di Avogrado e, infine, nel 1996, viene scelto dal regista tedesco Peter Stein per "Lo zio Vanjia" di Cechov che porterà a Roma e a Parma. La sua carriera si spinge e continua tuttora, toccando coraggiosamente anche gli autori più estremi per trattarli alla pari delle più grandi personalità del teatro, siano essi scrittori come William Shakespeare ("Romeo e Giulietta"), Vittorio Alfieri ("Mirra"), Arthur Miller ("Morte di un commesso viaggiatore") o registi come Enrico D'amato, Luca Ronconi e Orazio Costa.
I film
Il debutto cinematografico arriva nel 1974, quando Miklós Jancsó lo inserisce nel cast di Roma rivuole Cesare con Lorenzo Piani. Lo stesso anno, si affiancherà ad Alida Valli nella pellicola horror L'anticristo. Marco Bellocchio, che già lo aveva notato a teatro, lo inserisce nel drammatico Il gabbiano (1977) e dopo numerosi altri film diretti da Pasquale Squittieri e Krzysztof Zanussi, diventa un attore talmente internazionale da poter recitare per Ettore Scola ne Il viaggio di Capitan Fracassa (1990) o accanto a Vanessa Redgrave in Diceria dell'untore (1990), continuando: con Peter Greenaway (Le valigie di Tulse Luper - La storia di Moab del 2003 e il progetto Ripopolare la Reggia del 2007); l'atipico Heaven (2002) di Tom Tykwer con Cate Blanchett e Stefania Rocca, nel quale veste i panni del padre di Filippo, interpretato da Giovanni Ribisi; il francese La duchessa di Langeais (2007) di Jacques Rivette con Michel Piccoli e Il gioiellino (2011).
Le fiction e gli sceneggiati
Volto popolare del genere fiction (La signora Ava, La braca dei Biassoli, Strada Pia, Fuori scena, Dalla notte all'alba, La signora della città, Morte di una strega, Servo d'amore, Fantaghirò 5, L'elefante bianco, L'amore oltre la vita, Morte di una ragazza perbene, Per amore, Una vita in regalo, Il grande Torino, Le ali), ha trionfato negli sceneggiati e nelle miniserie. Inizia con Il garofano rosso (1976) di Piero Schivazappa con Scilla Gabel e continua con Che fare? (1979) di Gianni Serra con Elisabetta Pozzi e Delitto di stato (1982) di Gianfranco De Bosio con Marina Berti, Sergio Fantoni, Massimo Ghini, Luca Giordana ed Eleonora Brigliadori.
La piovra e il personaggio di Tano Cariddi
Dopo aver partecipato a Lo scialo (1987) di Franco Rossi con Massimo Ranieri, Eleonora Giorgi, Marisa Berenson e Fiorenza Marchegiani, veste i panni di Gaetano Cariddi, detto Tano, boss mafioso della saga televisiva a puntate La piovra, diretta da Luigi Perelli, che incollerà allo schermo televisivo gli italiani dal 1987 al 2001. Nel cast, che comprende un variegato numero di attori che si sostituiscono serie dopo serie (Michele Placido, Giuliana De Sio, Alain Cuny, Francisco Rabal, Luigi De Filippo, Adalberto Maria Merli, Lino Capolicchio, Patricia Millardet, Simona Cavallari, Luigi Diberti, Franco Trevisi, Nicola Di Pinto, Vittorio Mezzogiorno, Claudine Auger, Luigi Pistilli, Agnese Nano, Orso Maria Guerrini, Béatrice Macola, Ennio Fantastichini, Florinda Bolkan, Raoul Bova, Anita Zagaria, Lorenza Indovina, Francesco Benigno, Gedeon Burkhard, Romina Mondello), spicca su tutti Girone e il suo personaggio spregevole, ambizioso e affascinante nell'insieme. Per Girone, indossare i panni di Tano Cariddi dopo tanti anni, non è stata una passeggiata. Ogni serie di più conosce già il personaggio, ma invecchiando e diventando più esperto, scopre che è faticoso come la prima volta. Sforzarsi di essere credibilmente un arrivista assetato di potere e di vendetta è arduo e puntata dopo puntata, anno dopo anno, aggiunge altre caratteristiche che prima erano psicologicamente restate in ombra, facendone un antisociale, un gran osservatore e un abile manipolatore, cui manca totalmente la compassione. Ma non smette mai di ringraziare quel personaggio impietoso che, oltre alla fama, gli ha dato una grande forza interiore. L'energia mascolina di Tano lo ha reso coraggioso, divertente, schietto.
Altre miniserie
Fortunatamente per lui, Tano Cariddi non gli rimane addosso, ma viene spazzato via dai progetti televisivi successivi Una vittoria (1988) con Corinne Clery; Prigioniera di una vendetta (1993) di Vittorio Sindoni con Mireille Darc, Charles Aznavour, Jean Sorel, Marc de Jonge, Giuliano Gemma e Ana Obregón; Carlo Magno (1993) di Clive Donner con Paolo Bonacelli; il divertente Dio vede e provvede (1996) di Enrico Oldoini; il piratesco Caraibi (1999) di Lamberto Bava con Mario Adorf, Anna Falchi, Jennifer Nitsch, Nicholas Rogers, Paolo Seganti e Padma Lakshmi; Sospetti 1 e Sospetti 3 (2000-2003) con Isabella Ferrari, Sebastiano Somma, Franco Castellano, Nando Gazzolo, Tiziana Sensi, Francesco Siciliano, Giorgio Lupano, Orso Maria Guerrini, Caterina Vertova, Paolo Maria Scalondro, Vanessa Gravina, Luca Lionello, Rodolfo Bianchi, Antonia Liskova, Carmine Recano, Sebastiano Bianchi, Christian Filangeri, Mirko Casaburo, Beatrice Luzzi, Valentina Sperlì, Gianni Garko e Roberto Bocchi; O la va o la spacca (2004) di Francesco Massaro con Anna Kanakis, Maurizio Mattioli, Cecilia Dazzi, Barbara Enrichi, Gianni Fantoni, Ezio Greggio e Leo Gullotta; Diritto di difesa (2004) con Giulio Base; Psyco - Delitti per gioco (2005) con Domitilla Bartoli, Alice De Palma, Mimmo La Rana e Pier Luigi Ortiero; La bambina dalle mani sporche (2005) di Renzo Martinelli; e Questa è la mia terra (2006) di Raffaele Mertes. È apparso anche in alcuni episodi di: Alle origini della mafia (1976) con Amedeo Nazzari e Il commissario Rex (2008).
Vita privata
È sposato con l'attrice argentina Victoria Zinny ed è il patrigno dell'attore Karl Zinny.