no_data
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domenica 27 aprile 2014
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roma, l’oscar e la grande bellezza
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Finalmente vi siete calmati, ora viene il mio turno.Ho aspettato che l’onda emotiva si fosse calmata per dare il mio contributo.L’Oscar al film la Grande Bellezza,come miglior film straniero del 2013,è più che meritato.La visuale filmica dei membri dell’Accademy è,com’è giusto che sia,perfettamente americanizzante.Vediamo perché:Sorrentino con il suo “ This Must Be the Place (2011)” in cui Sean Penn lo ha voluto regista, ha creato con quel personaggio un “icona” che ha suggestionato lo spettatore.Penn, in quel ruolo,ha dato il meglio di sé;una interpretazione eccezionale “lucidamente intimo, il percorso di un personaggio indimenticabile” così ne dice Giancarlo Zappoli.
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Finalmente vi siete calmati, ora viene il mio turno.Ho aspettato che l’onda emotiva si fosse calmata per dare il mio contributo.L’Oscar al film la Grande Bellezza,come miglior film straniero del 2013,è più che meritato.La visuale filmica dei membri dell’Accademy è,com’è giusto che sia,perfettamente americanizzante.Vediamo perché:Sorrentino con il suo “ This Must Be the Place (2011)” in cui Sean Penn lo ha voluto regista, ha creato con quel personaggio un “icona” che ha suggestionato lo spettatore.Penn, in quel ruolo,ha dato il meglio di sé;una interpretazione eccezionale “lucidamente intimo, il percorso di un personaggio indimenticabile” così ne dice Giancarlo Zappoli. Oscar: 4 a De Sica, 4 più uno alla carriera a Fellini, fanno intravedere una certa “simpatia” da parte dell’Accademy per certo modo tutto italiano di fare cinema.1-La romanità cinematografica degli americani di oggi è certamente figlia del condizionamento che i loro padri e le loro madri hanno subito negli 50 e 60 dove: Quo Vadis (1951),La Tunica(1953),I Gladiatori(1954), Ben Hur(1959), Spartacus(1960), Cleopatra(1963) hanno creato nell’immaginario collettivo il mito di Roma Citta Eterna, mito che ancora oggi richiama turisti ed amanti del bello. Senza dimenticate le scorazzate in Vespa per la città di Audrey Hepburn aggrappata a Gregory Peck, che da quegli anni ad oggi è ancora icona di vita libera e spensierata.2- Poi arriva Fellini, è bravo, e non è solo, gli americani si innamorano di lui. Fellini non è solo, porta con sé: Roma, la romanità, la Dolce Vita; una visione del mondo “metafisica” in cui la Città Eterna è presentata al mondo come non era mai stata vista prima.3-Poi arriva Sorrentino, uno splendido Servillo, una buona sceneggiatura ad alla fine Roma. Certamente i membri dell’Accademy non li inganni, merce avariata non ne comprano.L’imitazione di Fellini quando rappresenta Roma non l’avrebbero mai neanche valutata; ma una nuova visione di Roma “ a’ la maniere de” carica di un uovo neorealismo metafisico, proprio come quello che Fellini per primo ha presentato, questo per i giurati ha valore cinematografico. Ora dopo la gloria, l’enfasi del successo. Tutti si ricordano di tutti: riconoscimenti in Campidoglio, Napolitano premia tutti. Ma qualcuno manca all’appello, nelle liste dei meriti, dei consigliori, degli ispiratori, nessun “ottimo critico” ha citato un riferimento che a me sembra eclatante. La Roma splendente, della vicenda di Jep Gambardella, come si è così disumanizzata,? Attraverso quali processi sociali e umani si creata questa realtà? Ecco arrivare la figura che secondo me rappresenta il vero grande riferimento culturale di Sorrentino: P.P.P.
La Roma di Pasolini è quella che egli vede negli anni 50,trasferito da Casarsa provincia di Pordenone, cacciato dal P.C.I. per atti immorali.Proprio la carica emotiva personale lo porta ad una rappresentazione filmica di Roma che attraverso tre suoi film: Accattone, Mamma Roma,La Ricotta,approfondisce una discussione sulla visione pasoliniana del rapporto tra una società borghese che sopravvive, ed un’umanità borgatara che vivacchia border-line. Gli eroi pasoliniani della trilogia romana, Accattone, Mamma Roma e Stracci, entrano ed escono dalle scene delle Grande Bellezza in modo invisibile ma reale.Le locations romane di Pasolini nella trilogia, tendono a mostrare l’immagine di Roma come una struttura sfaccettata e complessa.Essa pesca nel suo passato ma si deve attualizzare nella cruda realtà delle borgate.Sorrentino ripercorre a mio avviso lo stesso percorso, i personaggi interpretati da Servillo dalla Ferilli, dall’ottimo Verdone, secondo voi appartengono più al mondo ovattato di Fellini o a quello “moralmente scorretto” di Pasolini ?Non c’è paragone,l’umanità dei personaggi è tristemente pasoliniana,lo sguardo sulla città e tutto felliniano.Il risultato è l’Oscar a Sorrentino
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gepy7
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giovedì 24 aprile 2014
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orrendo inguardabile
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Un film per cerebrolesi, Oscar alla bruttezza. D'altronde l'Oscar al film straniero è il premio che gli americani danno a chi vogliono loro, cioè ai Paesi che più di tutti sono stati da loro colonizzati, Italia in primis. Ideale per lo stereotipo americano e per i rincoglioniti radical chic. Altamente evitabile
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(di diletta di donato)
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[+] bravo
(di pablito72)
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gianniquaresima
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martedì 22 aprile 2014
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la grande citazione :)
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( Critica scritta prima degli Oscar )
Un bel esercizio di citazioni varie il film di Sorrentino che si accinge, forse, a ricevere le preziose statuette dorate Hollywoodiane.
Ho sempre l’impressione in certa misura fondata che i film che vincono questo tipo di riconoscimento siano dei film che vanno sul sicuro.
Non per dire banali o solo commerciali, il film di Sorrentino in Italia non è che abbia incassato poi tanto. Ma quanto perché hanno sempre il sapore certo della popolarità.
Stesso discorso per Mediterraneo di Salvatores o di Nuovo cinema Paradiso di Tornatore, anche se quest’ultimo ha sicuramente più meriti.
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( Critica scritta prima degli Oscar )
Un bel esercizio di citazioni varie il film di Sorrentino che si accinge, forse, a ricevere le preziose statuette dorate Hollywoodiane.
Ho sempre l’impressione in certa misura fondata che i film che vincono questo tipo di riconoscimento siano dei film che vanno sul sicuro.
Non per dire banali o solo commerciali, il film di Sorrentino in Italia non è che abbia incassato poi tanto. Ma quanto perché hanno sempre il sapore certo della popolarità.
Stesso discorso per Mediterraneo di Salvatores o di Nuovo cinema Paradiso di Tornatore, anche se quest’ultimo ha sicuramente più meriti.
Un bel esercizio davvero, di citazioni, e come specialmente negli ultimi tempi mi piace scrivere sulla fotografia, ogni tanto ritorno anche sul cinema, la mia eterna ed immortale passione. Una cosa sulla quale io vado sempre sul sicuro, di più che sulla fotografia.
Citazioni a partire dal titolo, c’era una volta la Grande Abbuffata, poi ci si vede molto un otto e mezzo, varie frasi ed inquadrature surreali di tipo Morettiano si notano.
Ed anche, forse, un omaggio sincero a Scola della Terrazza, ma oltre che nelle citazioni forse ci si sofferma troppo sui festini dei ricchi annoiati ed imbruttiti dalla gotta, anche se molti di loro non mangian carne ma Sushi.
E poi si manda giù difficilmente l’ormai stravista Kermesse sui soliti personaggi marci e stantii, quali i soliti borghesi appaiati con alcuni ecclesiastici corrotti e via scorrendo. Anche qui ovviamente perdono ma…..non è ancora del provincialismo ?
Come dico la stessa cosa anche per la fotografia, ce ne sono tanti di fotografai italici che mi annoiano, ma se vince uno di loro piuttosto che il “solito” Yann Arthus-Bertrand o Helmut Newton, ( cioè quelli che già occupano un posto ben saldo nell’olimpo ), sarei contento. E non perché sono un nazionalista, anzi !
Se Sorrentino dovesse essere riconosciuto al pari di un Cameron o Spielberg ( gente che ormai non sanno nemmeno più dove mettersele le statuette in casa ), sarebbe bello davvero ma,……ma non dimentichiamoci mai però che non è sempre valida o per meglio dire, giusta l’equazione premiato-uguale-bravo.
Stanley Kubrick con quello che ha fatto ha vinto due oscar in un film, 2001, ed uno per Barry Lyndon, avrebbe meritato molto di più.
Per non parlare poi di altri del cinema che hanno inventato cose alle quali tutti o quasi oggi prendono ispirazioni, per tanti di loro nessun riconoscimento importante.
Se La grande Bellezza riceverà il grande premio saremo tutti contenti, che serva almeno ad attirare l’attenzione sul cinema Italiano, e a risvegliarlo da un certo torpore nel quale ahimè si trova da troppo tempo.
Ma per avere il vero successo, che non sono solo i soldi ed il potere, cose che alla fine passano, occorre salire le scale sui ceci armeni ( parafrasando sempre il sommo Sardelli ). Il che non significa per forza soffrire, ma metterci del tempo.
E ce lo fa vedere poi anche Paolo, se non vincerà, forse, sarà per lui uno stimolo verso un prossimo film un po’ meno…….. barocco e più “bello” ( Il Divo ) anche senza la consacrazione dello Zio Oscar ! Gianni Quaresima
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maurizio urbano
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lunedì 21 aprile 2014
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mai prendersi troppo seriamente
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Il film e'tutto basato sui dialoghi che il protagonista fa sulla recita della vita quotidiana, bellissimo il circo degli intellettuali, la direttrice nana e l'amico sincero Carlo Verdone.E'un film da vedere al mattino ben riposati e non alla sera in una sala dove la gente ci va per mangiare pop corn. Si, il film si e' veramente meritato l' oscar
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kwisatzhaderach
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martedì 15 aprile 2014
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senza scomodare i grandi
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Senza andare a scomodare i grandi - anche perché non abbiamo le competenze per farlo - giudichiamo il film per quello che trasmette, partendo dal presupposto che La Grande Bellezza è un film fondamentalmente grottesco, e, come tale, appartenente ad un genere di nicchia che deve innanzitutto piacere. A mio avviso è un'opera d'arte. Non basta guardarlo, bisogna ascoltarlo, bisogna lasciarsi catturare, viverlo. Ha una fotografia eccezionale, lancia numerosi messaggi sotto forma di immagini; se stai solo lì ad aspettare la trama, non lo apprezzi. Si deve gustare lentamente, cogliendo il messaggio di fondo che è di amara condanna: una critica dura ad una società debosciata dove tutto quello che conta è apparire.
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Senza andare a scomodare i grandi - anche perché non abbiamo le competenze per farlo - giudichiamo il film per quello che trasmette, partendo dal presupposto che La Grande Bellezza è un film fondamentalmente grottesco, e, come tale, appartenente ad un genere di nicchia che deve innanzitutto piacere. A mio avviso è un'opera d'arte. Non basta guardarlo, bisogna ascoltarlo, bisogna lasciarsi catturare, viverlo. Ha una fotografia eccezionale, lancia numerosi messaggi sotto forma di immagini; se stai solo lì ad aspettare la trama, non lo apprezzi. Si deve gustare lentamente, cogliendo il messaggio di fondo che è di amara condanna: una critica dura ad una società debosciata dove tutto quello che conta è apparire...dove governa la prepotenza, la presunzione, e dove quello che l'Italia è stata, è, e fondamentalmente è ancora, è stato dimenticato. È un viaggio nell'acquisizione della consapevolezza che il bello c'è ancora, va cercato e trovato. C'è da inorgoglirsi per ciò che Sorrentino ha fatto, per la decisione di americani e britannici di premiare un film come questo, che è tra i tre migliori film italiani degli ultimi quarant'anni. Soprendente Verdone, che penso meriterebbe molto di più che essere confinato nell'aurea mediocritas del cinema italiano e la Ferilli. Cito loro perchè Servillo è un grande attore e loro sono più che altro dei contorni. Nel complesso, oscar meritatissimo: meravigliosa la scena con le suore in giardino, all'inizio del film. Surreale e ironico.
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federica b. 94
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martedì 8 aprile 2014
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crepuscolare
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Ho visto questo film una sola volta , ma mi è stato sufficiente a comprendere il suo significato. Ho riflettuto molto a lungo sui dialoghi , sulle immagini , sulle espressioni degli attori e sull' atmosfera nel quale si aggirano i personaggi. Non voglio confinare la comprensione di questo film ad un pubblico "elitario" , ma è evidente che chi non possiede spirito critico o capacità di rielaborare il contenuto di un film superando il velo di maya apparente , non potrà mai carpire la sua essenza. Ho ascoltato e letto molte opinioni di dissenso. La maggior parte lo considerano un' accozzaglia di fotografie al fine di apparire un dépliant di vacanze , altri un insieme di citazioni di letterati e filosofi altri il capolavoro dell' ultimo secolo.
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Ho visto questo film una sola volta , ma mi è stato sufficiente a comprendere il suo significato. Ho riflettuto molto a lungo sui dialoghi , sulle immagini , sulle espressioni degli attori e sull' atmosfera nel quale si aggirano i personaggi. Non voglio confinare la comprensione di questo film ad un pubblico "elitario" , ma è evidente che chi non possiede spirito critico o capacità di rielaborare il contenuto di un film superando il velo di maya apparente , non potrà mai carpire la sua essenza. Ho ascoltato e letto molte opinioni di dissenso. La maggior parte lo considerano un' accozzaglia di fotografie al fine di apparire un dépliant di vacanze , altri un insieme di citazioni di letterati e filosofi altri il capolavoro dell' ultimo secolo. Io sono arrivata ad una conclusione . Il regista pone come aspetto principale la bellezza di una città in cui ormai imperano corruzione , mondanità sfrenata , false amicizie e nello sfondo protagonisti logorati dall' egocentrismo , dal narcisismo e dall' ossessiva voglia di possedere un ' individualità di alto spicco sociale. Tra questa masnada di maschere esce fuori l' unico uomo che ha il coraggio di ammettere la sua vera essenza. Ecco chi è Gep Gambardella ; colui che vive con distacco ma al contempo da protagonista ( ecco dove sta il paradosso e l' ossimoro ) la romana vita mondana. Egli è il Didimo Chierico dei nostri giorni , l alter - ego di Andrea Sperelli , protagonista del "Piacere" di D' Annunzio. Un uomo come Gambardella è abituato a vivere una statica vita sfrenata , alla ricerca di istinti voluttuosi . Stanco della vita quotidiana cerca la bellezza anche nelle peggiori depravazioni , ma ciò che trova è tristezza , debolezza e vacuità. La sua vocazione ad essere scrittore si mette a tacere nel momento in cui la vita non riesce più a stupirlo a meravigliarlo. L' apice e il declino , il suo decadimento e la decadenza della città eterna denunciano la crisi dei valori e degli ideali di un giovane ragazzo che non è a conoscenza della meschinità del finto mondo elitario. La bellezza di Roma , le sue lunghe passeggiate di notte e all' alba sono gli unici sparuti sprazzi di bellezza nel grigio emisfero reale. Le feste , lo sfarzo , l amore , tutto è visto in modo fortemente edonistico. L' incontro con la spogliarellista Ramona , risveglierà in Gep una umanità ormai perduta. La genuinità e la semplicità della donna stupisce lo scrittore , proprio come la sua prematura scomparsa che fa ricadere il protagonista in un vortice buio e senza uscita. L' amico Romano , l' unico a cui Gep era legato da un sentimento disinteressato , lascia Roma , ormai incapace di sorprenderlo anzi è proprio la causa del suo fallimento quanto artista quanto uomo. Sarà l' incontro con una santa grazie ad un' intervista che farà rinascere in Gambardella la voglia di scrivere. La donna risveglia in lui la meraviglia e la curiosità a cui non si era mai avvicinato ossia la mera umanità. Il protagonista è una sorta di eroe in una società basata sull' apparenza e priva di autenticità. La continua ricerca di una bellezza è la rincorsa ad un falso mito o sogno che ricorda l' ormai perduta età dell' oro. La vera bellezza sta nell' affine conoscenza di se stessi e il raggiungimento di certezze e consapevolezza ad un' età più che matura come quella del protagonista. Un film da vedere assolutamente , a mio parere la pellicola è molto significativa anche se non da oscar.
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gertrude
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domenica 6 aprile 2014
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una questione di empatia
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Su questo film ho sentito i più stravaganti dei commenti, anche se quelli più sentiti sono quelli che ne parlano in maniera negativa. Non c'è un giusto o sbagliato, c'è il fatto che nel bene e nel male fa parlare e fa pensare. A mio parere nonostante le scene molto ermetiche e apparentemente distaccate le une dalle altre, penso che sia un bel film. Un film che non cerca di trasmettere un concetto ma piuttosto delle sensazioni, delle emozioni che anche solo da spiegare sono difficili. E' una questione di empatia che lo spettatore prova soprattutto nei confronti dei personaggi principali verso i quali il regista Paolo Sorrentino si è mostrato molto compassionevole.
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Su questo film ho sentito i più stravaganti dei commenti, anche se quelli più sentiti sono quelli che ne parlano in maniera negativa. Non c'è un giusto o sbagliato, c'è il fatto che nel bene e nel male fa parlare e fa pensare. A mio parere nonostante le scene molto ermetiche e apparentemente distaccate le une dalle altre, penso che sia un bel film. Un film che non cerca di trasmettere un concetto ma piuttosto delle sensazioni, delle emozioni che anche solo da spiegare sono difficili. E' una questione di empatia che lo spettatore prova soprattutto nei confronti dei personaggi principali verso i quali il regista Paolo Sorrentino si è mostrato molto compassionevole. E una sensazione di affetto la troviamo anche nei confronti di Roma, in particolare durante le passeggiate mattutine del protagonista che ci ricodano le passeggiate dell'antesignano Marcello Mastroianni nella Dolce Vita. La città senza tempo, nella quale Jep in gioventù ha deciso di trasferirsi e che lo ha distratto dalla ricerca della grande bellezza. Una ricerca che coinvolge tutti, ma è resa difficile perchè la vita "è nascosta dietro al bla bla bla, è tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l'emozione e la paura..". Sostanzialmente sono pochi i momenti in cui siamo spettatori della grande bellezza, degli avvenimenti che rendono la vita degna di essere vissuta, veramente piena di significato, e per Jep il più pregno di questi "sparuti incostanti sprazzi di bellezza" si identifica nel fascino e nell'incanto del suo amore giovanile. Questo film non vuole essere morale, l'unico messaggio che ci lascia è chiederci che cos'è per noi la grande bellezza, una riflessione che anche solo chi sente il titolo del film è incosciamente portato a fare.
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marco8
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giovedì 3 aprile 2014
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meraviglioso. punto e basta.
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Visto 8 volte e ogni volta mi commuove e mi incanta.
Molti non lo han capito?
Mi basta vedere i campioni d'incassi nel nostro paese....
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robertorabbi
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lunedì 31 marzo 2014
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quando l'italia produceva capolavori
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Non sono all'altezza di recensire questa opera d'arte di cui peraltro si è gia' fin troppo parlato. L'unica cosa che rimarco è che questo film necessita di essere visto per essere compreso e al fine accettato come capolavoro almeno due volte ma tre sarebbe meglio. Cosa voglia significare non m'interessa, l'ho trovato affascinante un'opera che ti rimane dentro e questo è quanto basta. Ottima fotografia, Servillo il piu grande attore italiano contemporaneo. Usando una frase fatta ma che da troppi anni non si poteva piu' usare: Un film che onora il cinema italiano
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rafaelmourinho
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domenica 30 marzo 2014
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noioso
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Non sono un giornalista e non sono un critico cinematografico.
Vorrei solo esprimere il parere condiviso di altri milioni di persone che hanno visto questo film. (considerando tutti i commenti reperibili online)
Questo film è noioso.
Il cinema è un divertimento!!!! Con questa affermazione non voglio dire che apprezzo solo i cinepanettoni o i film di azione con Sylvester Stallone. Un film mi deve emozionare, far divertire o piangere, mi deve coinvolgere e stuzzicare la mia fantasia.
Finito il film ho pensato....."avrei potuto passare le ultime 3 ore in modo migliore"
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