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nellanella
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sabato 8 marzo 2014
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la corazzata potemkin
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Il film di Sorrentino lascia sconcertati:la grande bellezza è, secondo il mio parere, nell'armonia e nell'equilibrio delle forme della natura e dell'arte, ma anche nell'aspirazione dell'uomo a ricercarla in se stesso. La contrapposizione che si legge nel film tra la compostezza serena di una Roma, che si intravede in scorci paesaggistici e architettonici dal fascino coinvolgente, e la volgarità, la supponenza, lo squallore di una pseudo intellettualità
raccogliticcia mortifica lo spettatore, lo avvilisce precipitandolo nella costatazione che non ci sia rimedio alcuno in questa nostra società che sta precipitando verso un'irreversibile catastrofe. E questo turba e disturba. Il messaggio di Sorrentino, che dice di ispirarsi a Fellini e a Maradona, è confuso e disarticolato in un mare di personaggi-fantasma senza senso e spessore.
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Il film di Sorrentino lascia sconcertati:la grande bellezza è, secondo il mio parere, nell'armonia e nell'equilibrio delle forme della natura e dell'arte, ma anche nell'aspirazione dell'uomo a ricercarla in se stesso. La contrapposizione che si legge nel film tra la compostezza serena di una Roma, che si intravede in scorci paesaggistici e architettonici dal fascino coinvolgente, e la volgarità, la supponenza, lo squallore di una pseudo intellettualità
raccogliticcia mortifica lo spettatore, lo avvilisce precipitandolo nella costatazione che non ci sia rimedio alcuno in questa nostra società che sta precipitando verso un'irreversibile catastrofe. E questo turba e disturba. Il messaggio di Sorrentino, che dice di ispirarsi a Fellini e a Maradona, è confuso e disarticolato in un mare di personaggi-fantasma senza senso e spessore. Non so cosa crede di aver imparato da Fellini; da Maradona avrà appreso come si autodistrugge un mito. Quanto a Servillo, è di una staticità impressionante, con una maschera da cinico incollata al viso e una rigidità fisica respingente. Insomma tra tante ovazioni, sono l'unica a non osannare il film? Che io sia come Villaggio, in quel film di cui non ricordo il nome, che affermava che "La corazzata Potemkin" era una " cacata Pazzesca"?
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attore1961
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venerdì 7 marzo 2014
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vorrei ma non posso
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Decisamente, si è dimostrata semplicemente un'operazione commerciale destinata agli Stati Uniti, in una sorta di malriuscito "omaggio" a Fellini che alla fina risulta un "Vorrei ma non posso". Troppe figure oniriche e figure simili a fantasmi, che come burattini si limitano a fare quello che il regista gli ha detto. Daltronde credo che non potessero fare di più. Appare fin troppo evidente che se non proprio l'Oscar, la nomination era certa sin dall'inizio. Non si spiega diversamente la partecipazione di attori noti come Verdone, Ferilli, Buccirosso. Cosa poi ci stessero a fare Carlo Buccirosso e Lillo De Gregorio ( che purtroppo qui diventa "De Gregario" ) in ruoli che ritenere sminuenti in confronto alla loro bravura, è dir poco.
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Decisamente, si è dimostrata semplicemente un'operazione commerciale destinata agli Stati Uniti, in una sorta di malriuscito "omaggio" a Fellini che alla fina risulta un "Vorrei ma non posso". Troppe figure oniriche e figure simili a fantasmi, che come burattini si limitano a fare quello che il regista gli ha detto. Daltronde credo che non potessero fare di più. Appare fin troppo evidente che se non proprio l'Oscar, la nomination era certa sin dall'inizio. Non si spiega diversamente la partecipazione di attori noti come Verdone, Ferilli, Buccirosso. Cosa poi ci stessero a fare Carlo Buccirosso e Lillo De Gregorio ( che purtroppo qui diventa "De Gregario" ) in ruoli che ritenere sminuenti in confronto alla loro bravura, è dir poco. Nulla da dire su Verdone, che mi è parso, pur nella sua bravura, un bravo esecutore, mentre l'unica che risalta è Sabrina Ferilli, forse l'unica a far evitare sbadigli al pubblico. Peccato per Isabella Ferraro che dopo essere scrollata di dosso i suoi non eccelsi inizi ultimamente era migliorata. Una Serenza Grandi che voleva forse ricordare la Milo felliniana ? Peccato per lei, che meriterebbe di meglio. Un film fatto di fantasmi e troppi onanismi mentali, e destinato ad un pubblico pseudo-intelletualoide, tipo quelli che andando ad una mostra d'arte moderna, sbavano per "l'Opera" artistica della "merda d'autore". Se occoreva far risaltare la decadenza di certi ambienti bisognava pensare ad un tipo di linguaggio più fruibile, per non cadere nella "cultura" destinata a pochi. Condivido il parere della critica quando ritiene questo film una banale risposta a To Rome With Love. A parte la fotografia ( forse l'unica cosa veramente bella ) e alcuni dialoghi di spessore ( mentre altri sembravano rubati da una sceneggiatura alla Woody Allen), il resto si è rivelato un concentrato di noia davvero iparagonabile al grande capolavoro di Benigni de La Vita è bella.
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[+] oscar e nobel
(di diletta di donato)
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rikitikitawi
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venerdì 7 marzo 2014
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ma la grande bellezza......
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Il protagonista l'ha cercata in maniera distratta per tutta la vita per raccontarla . Confuso dalla grande bellezza della Città eterna che non ha mai celebrato con le sue parole, perchè superfluo oltrettutto . Ma la grande bellezza non sono appunto le vestigia di una stupefacente civiltà millenaria.
Lei , la grande bellezza ha il volto sfatto , soffertente e surreale di una suora centenaria che trova la forza - in solitudine - di ascendere gli infiniti gradini di una scala per appagare il dono che ha ricevuto un tempo, un tesoro: una grande bellezza.
Monito siano le parole stesse della monaca , di questo spettro che vorresti evitare di sicuro e che appare nella ennesima notte del protagonista , così come lei afferma: " la povertà non si può raccontare , ma bisogna viverla " , così anche la Grande Bellezza non la puoi raccontare ma bisogna viverla ! Non sono le notti con i suoi eterei fantasmi, ne le statue che fanno capolino dalle tenebre della della tua vita a dirti che cosa sia Lei , la Grande Bellezza, ma forse è una scala erta e solitaria che ti aspetta.
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Il protagonista l'ha cercata in maniera distratta per tutta la vita per raccontarla . Confuso dalla grande bellezza della Città eterna che non ha mai celebrato con le sue parole, perchè superfluo oltrettutto . Ma la grande bellezza non sono appunto le vestigia di una stupefacente civiltà millenaria.
Lei , la grande bellezza ha il volto sfatto , soffertente e surreale di una suora centenaria che trova la forza - in solitudine - di ascendere gli infiniti gradini di una scala per appagare il dono che ha ricevuto un tempo, un tesoro: una grande bellezza.
Monito siano le parole stesse della monaca , di questo spettro che vorresti evitare di sicuro e che appare nella ennesima notte del protagonista , così come lei afferma: " la povertà non si può raccontare , ma bisogna viverla " , così anche la Grande Bellezza non la puoi raccontare ma bisogna viverla ! Non sono le notti con i suoi eterei fantasmi, ne le statue che fanno capolino dalle tenebre della della tua vita a dirti che cosa sia Lei , la Grande Bellezza, ma forse è una scala erta e solitaria che ti aspetta.
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aliasname
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venerdì 7 marzo 2014
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si è ispirato a fellini?...forse a filini.
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Quattro stelle alla fotografia e al tentativo non riuscito di avvicinarsi a Fellini...per il resto l'unica arte che rimane impressa sulla pellicola è quella di una Roma bella da sempre.
Un collage di luoghi comuni e filosofia alla Fabio Volo, che fanno colpo su chi ha il bicchiere completamente vuoto...aforismi presi da libri e riportati in pellicola nel tentativo di infinocchiarsi la critica del pubblico...mezzucci irritanti.
Attori piatti e dialoghi troppo forzati, pieni di ovvietà, di enfasi artificiale...non ci ho trovato veramente nulla di artistico, come regista mi ha molto deluso...spera dimostri di saper fare molto meglio, come ha fatto in passato.
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Quattro stelle alla fotografia e al tentativo non riuscito di avvicinarsi a Fellini...per il resto l'unica arte che rimane impressa sulla pellicola è quella di una Roma bella da sempre.
Un collage di luoghi comuni e filosofia alla Fabio Volo, che fanno colpo su chi ha il bicchiere completamente vuoto...aforismi presi da libri e riportati in pellicola nel tentativo di infinocchiarsi la critica del pubblico...mezzucci irritanti.
Attori piatti e dialoghi troppo forzati, pieni di ovvietà, di enfasi artificiale...non ci ho trovato veramente nulla di artistico, come regista mi ha molto deluso...spera dimostri di saper fare molto meglio, come ha fatto in passato.
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alessandrofazzini
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venerdì 7 marzo 2014
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giuro che lo rivedrò
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La grande bellezza. Cestino l’oscar. Mi distrae. Cerco di darne opinione trasparente. Prendo anche qualche giorno di riflessione dopo l’attacco al nuovo cinema paradiso da parte della medusa con la testa di biscione. Un film scritto per gli americani, caricaturale come la Bagheria di Giuseppe Tornatore o la Roma di Woody Allen. Un film fatto dagli italiani, su come pensiamo che gli americani desiderino vederci. E allora precipitiamo lenti, verso improbabili festini notturni dall’odore di vecchio, verso notti di fine anni 90 di una Milano da bere, ma con terrazzi e senza soffitti; una Roma direi.
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La grande bellezza. Cestino l’oscar. Mi distrae. Cerco di darne opinione trasparente. Prendo anche qualche giorno di riflessione dopo l’attacco al nuovo cinema paradiso da parte della medusa con la testa di biscione. Un film scritto per gli americani, caricaturale come la Bagheria di Giuseppe Tornatore o la Roma di Woody Allen. Un film fatto dagli italiani, su come pensiamo che gli americani desiderino vederci. E allora precipitiamo lenti, verso improbabili festini notturni dall’odore di vecchio, verso notti di fine anni 90 di una Milano da bere, ma con terrazzi e senza soffitti; una Roma direi. Dove gli intellettuali parlano solo davanti a viste mozzafiato, riempiendo quei silenzi che i potenti lasciano librare negli angoli invisibili della città eterna. Già, gli angoli invisibili. Perché nella grande bellezza si esplora la Roma nascosta, la Roma segreta e potente, pesante come le pietre che la simboleggiano e leggera come le persone che la vivono. Perché in questo film si mostra prima di tutto il paesaggio e poi gli individui. Perché l’ecosistema del Divo, ora è finemente descritto. Ma cosa voleva svelarci Sorrentino? Che siamo decadenti?
Il protagonista incrocia alla mezzanotte del suo lento risveglio, il costante assopimento della città, dell’intero paese. Tutto qui, non c’è trama. Servillo si accompagna con grande classe ad attori sconosciuti e presi dalla strada; Serena Grandi, Sabrina Ferilli; il nonno di Carlo Verdone con i baffi infine, trasforma tutto in un cinepanettone senza lievito. Bocciato dunque? No, semplicemente incompreso. Ho ancora la presunzione di scrivere e pensare che quando non porto a casa nulla da una pellicola, la colpa sia mia e non del regista. Riprendo allora l’oscar dal cestino, l’unica cosa che mi resterà del film. Giuro che lo rivedrò, ma solo se obbligato da qualcuno che non lo ha ancora visto.
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brando fioravanti
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venerdì 7 marzo 2014
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la grande bellezza e la grande bruttezza
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Una lunga serie di attori bravi, ma sprecati in commeduole hanno finalmente il loro nome in un film premiato dall'Oscar. La Ferilli sempre criticata è stata tra le migliori. Per non parlare della colonna sonora e della sublime fotografia di Bigazzi che finalmente ha lo scenario che merita. Se Roma è una città bellissima nei suoi eterni monumenti e nella sua eterna storia è oggi ridotta ad degli artisti che non sono capaci di fare arte a scrittori che non hanno ispirazioni. Banalità, vuoto e squallore visti da un personaggio sensibile , ma anche freddo nel giudicare. Non mancano le metafore come le radici della pianta e come l'odore della casa dei vecchi e l'immenso piacere della nostalgia diventata ormai un rifugio.
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Una lunga serie di attori bravi, ma sprecati in commeduole hanno finalmente il loro nome in un film premiato dall'Oscar. La Ferilli sempre criticata è stata tra le migliori. Per non parlare della colonna sonora e della sublime fotografia di Bigazzi che finalmente ha lo scenario che merita. Se Roma è una città bellissima nei suoi eterni monumenti e nella sua eterna storia è oggi ridotta ad degli artisti che non sono capaci di fare arte a scrittori che non hanno ispirazioni. Banalità, vuoto e squallore visti da un personaggio sensibile , ma anche freddo nel giudicare. Non mancano le metafore come le radici della pianta e come l'odore della casa dei vecchi e l'immenso piacere della nostalgia diventata ormai un rifugio.
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[+] ferilli? no, grazie!
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des esseintes
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venerdì 7 marzo 2014
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bel film
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E' un bel film che ha i suoi limiti ma rimane il miglior film italiano da molto tempo a questa parte. Prima di criticarlo bisogna capirlo; il film si chiama la "Grande Bellezza" ma il personaggio più positivo è una nana di successo molto buona ossia una "Piccola Bruttezza": Quindi? Se non avete capito che significa evitate di criticare per darvi un tono da conoscitori.
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aria2014
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venerdì 7 marzo 2014
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il viaggio della vita
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Qual è il significato de "La grande bellezza?" Il viaggio, quello della vita, ma non quella scandita dai ritmi di un tempo sempre uguale a se stesso, o uguale a quello dettato da schemi di vita omologati alla massa, non è quella condizionata da pregiudizi o dalle apparenze, né quella di un treno che gira e rigira senza meta. È il viaggio della vita, quella vissuta nella pienezza delle emozioni, dei sentimenti, quella che si sente nello stare semplicemente insieme, anche in un'umile ma "calda" dimora. È la vita, quella del sacrificio, di un sogno da coronare, di un obiettivo da raggiungere, è quella del perdersi nell'immensità del cielo o di un prato, del contemplare la natura in tutti i suoi aspetti, è quella dell'amore, dell'amicizia, è quella del coltivare una passione, è quella della dignità nella miseria, è quella della purezza preservata nonostante le ingiustizie del tempo, è quella del conoscere l'arte ereditata dal passato, è quella della missione che ognuno di noi è destinato a compiere su questa terra, è il viaggio della vita, quella "lunga", quella della scoperta del suo vero senso, quella che a 65, 70, 80, 90, 100 anni, fa voltare indietro e dire: "Ho vissuto! Ora mi attende l'altrove, ma grazie vita, sei stata bella, anche nei momenti peggiori, perché anche allora ero vivo!".
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Qual è il significato de "La grande bellezza?" Il viaggio, quello della vita, ma non quella scandita dai ritmi di un tempo sempre uguale a se stesso, o uguale a quello dettato da schemi di vita omologati alla massa, non è quella condizionata da pregiudizi o dalle apparenze, né quella di un treno che gira e rigira senza meta. È il viaggio della vita, quella vissuta nella pienezza delle emozioni, dei sentimenti, quella che si sente nello stare semplicemente insieme, anche in un'umile ma "calda" dimora. È la vita, quella del sacrificio, di un sogno da coronare, di un obiettivo da raggiungere, è quella del perdersi nell'immensità del cielo o di un prato, del contemplare la natura in tutti i suoi aspetti, è quella dell'amore, dell'amicizia, è quella del coltivare una passione, è quella della dignità nella miseria, è quella della purezza preservata nonostante le ingiustizie del tempo, è quella del conoscere l'arte ereditata dal passato, è quella della missione che ognuno di noi è destinato a compiere su questa terra, è il viaggio della vita, quella "lunga", quella della scoperta del suo vero senso, quella che a 65, 70, 80, 90, 100 anni, fa voltare indietro e dire: "Ho vissuto! Ora mi attende l'altrove, ma grazie vita, sei stata bella, anche nei momenti peggiori, perché anche allora ero vivo!". La grande bellezza è il viaggio del tempo di vita che ci è donata, quella da cogliere in ogni istante, è il cercare, è il costruire, è quella della scoperta di ogni piccola grande bellezza. La grande bellezza è un trucco, quello che al momento dell'altrove come tale si rivelerà a chi si sta apprestando ad andare, ma che non sbiadirà se chi andrà avrà lasciato di sé qualcosa che per sempre lo ricorderà. La grande bellezza è la vita così come ognuno di noi dovrebbe viverla perché sia tale: UNA GRANDE BELLEZZA!
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di_amante007
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venerdì 7 marzo 2014
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roma o morte
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Non a caso è Roma, la città “eterna”, a rappresentare in questo film, quella piccola frazione di tempo che è concesso vivere a ognuno di noi, la nostra vita in fondo è la nostra eternità, e come il Tevere attraversa Roma, noi attraversiamo la nostra vita lambendone le sponde. Il sapore di questo film mi si è sciolto sulla lingua piano piano e quel gusto dolce/amaro che si contrappone costantemente, resta in bocca fino alla fine. Quindi Roma alias Vita, come sottilmente Sorrentino ci indica in una delle prime e apparentemente insulse inquadrature. E’ questo a mio vedere, il filo sottile che tesse la trama invisibile di questo film, Vita o Morte, la contrapposizione per eccellenza, una rappresentazione scenica che trova senso in quello che non mostra, e dove ogni scena ha un suo significato.
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Non a caso è Roma, la città “eterna”, a rappresentare in questo film, quella piccola frazione di tempo che è concesso vivere a ognuno di noi, la nostra vita in fondo è la nostra eternità, e come il Tevere attraversa Roma, noi attraversiamo la nostra vita lambendone le sponde. Il sapore di questo film mi si è sciolto sulla lingua piano piano e quel gusto dolce/amaro che si contrappone costantemente, resta in bocca fino alla fine. Quindi Roma alias Vita, come sottilmente Sorrentino ci indica in una delle prime e apparentemente insulse inquadrature. E’ questo a mio vedere, il filo sottile che tesse la trama invisibile di questo film, Vita o Morte, la contrapposizione per eccellenza, una rappresentazione scenica che trova senso in quello che non mostra, e dove ogni scena ha un suo significato. Quello che invece fa con stile a tratti felliniano è vestire l’ipocrisia dell’essere, con maschere grottesche e deliranti. La vita in tutta la sua bellezza è rappresentata da Roma e come con lei o decidi di viverla con tutte le sue implicazioni accettandone gioie e dolori o decidi di “morire”. Decisamente dissacrante, attraverso il giornalista, Jep Gambardella, ironizza sulla filosofia con la stessa arma con cui la filosofia ci ricorda che siamo tutti miseri mortali, filosofeggiando con quello stile partenopeo, delicatamente raffinato, senza prenderla sul serio e senza prendersi mai troppo sul serio, laddove farlo, potrebbe essere alquanto deleterio per menti assoggettate totalmente all’essere. Contrappone un ruolo sociale come quello di un’affermata redattrice, spesso identificata dalla massa come donna dall’aspetto stilisticamente e fisicamente raffinato, a una nana, e quello di un misterioso e facoltoso vicino di casa dall’aspetto elegantemente impeccabile a un latitante mafioso, sfatando, in una scena esemplare, l’immagine stereotipata che molti hanno del mafioso, ovvero, uomo dall’aspetto poco attraente e tanto meno elegante. Così, il bacio sul terrazzo, che la donna bionda elegante e raffinata dà a un ghetto personaggio, appare essere una delle tante snobberie sessuali contemporanee, del tipo; guardare la propria donna che bacia un altro uomo totalmente opposto a lui. Invece li, su quel terrazzo se pur si vedono 2 uomini e una donna in realtà l’uomo è solo uno, diviso metafisicamente da quello che vede la massa e quello che non vede. Rappresenta il luogo comune, l’identificazione degli altri attraverso maschere sociali standardizzate. In tutto il film, il protagonista gioca con l’ipocrisia, spesso sopportandola, ma a inevitabile richiesta, spogliandola abilmente dal suo vestito più bello, fatto di frasi fatte, e vacuità spirituale, esistenziale e intellettuale. Un film che rende onore alla vita, che, per quanto spesso deludente, merita sempre di essere vissuta, fosse solo per uno “sparuto sprazzo di bellezza”. In fondo come dice alla fine Jep, è solo un trucco, per sopravvivere.
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alel33
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venerdì 7 marzo 2014
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un capolavoro difficilmente ripetibile
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Tramite immagini intrise di una decadenza maestosa affiorano la turbolenza e l'angoscia della vita,che racchiude in sè stessa una inspiegabile meraviglia.Una storia che porta con sè tante storie,che assieme partecipano a comporre un quadro che rappresenta tutte le sfumature dell'esistenza.Uno spezzato di vita che altro non è se non il rapporto imperfetto tra interiorità ed esteriorità,superficialità e spiritualità,tra la grandezza della mente e la potenza del corpo.Il film fornisce un estremo approccio alla fugacità della vita e allo stesso tempo all'eternità del mondo che ci avvolge e ci trascina.Quello che rimane è la consapevolezza che tutto ciò che ci circonda non è altro che l'insieme di confuse alterità che convivono e caratterizzano lo scorrere lento dei nostri giorni,tagliati a metà dal turbinio del caos.
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Tramite immagini intrise di una decadenza maestosa affiorano la turbolenza e l'angoscia della vita,che racchiude in sè stessa una inspiegabile meraviglia.Una storia che porta con sè tante storie,che assieme partecipano a comporre un quadro che rappresenta tutte le sfumature dell'esistenza.Uno spezzato di vita che altro non è se non il rapporto imperfetto tra interiorità ed esteriorità,superficialità e spiritualità,tra la grandezza della mente e la potenza del corpo.Il film fornisce un estremo approccio alla fugacità della vita e allo stesso tempo all'eternità del mondo che ci avvolge e ci trascina.Quello che rimane è la consapevolezza che tutto ciò che ci circonda non è altro che l'insieme di confuse alterità che convivono e caratterizzano lo scorrere lento dei nostri giorni,tagliati a metà dal turbinio del caos.
Sicuramente un grande capolavoro,sofisticato e complesso,proprio per questo non capito da tutti.Il fatto stesso che il pubblico risulti essere diviso a metà è un'altra conferma della potenza mastodontica di una grande storia.
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