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Maggie Smith

Maggie Smith (Margaret Natalie Smith) è un'attrice inglese, è nata il 28 dicembre 1934 ad Ilford (Gran Bretagna).
Nel 2014 ha ricevuto il premio come miglior attrice in una serie televisiva drammatica al SAG Awards per il film Downton Abbey. Dal 1970 al 2014 Maggie Smith ha vinto 6 premi: Golden Globes (1979, 1987, 2013), Premio Oscar (1970, 1979), SAG Awards (2014). Maggie Smith ha oggi 89 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.

Quella strega della Smith

A cura di Fabio Secchi Frau

A dimostrazione di essere brava, oltre che bella, basterebbe rivederla nei panni di Dora Charleston, signora snob dell'alta borghesia americana, accompagnata dal suo baffuto signor Charleston (un David Niven fedifrago e per di più investigatore privato) invitati da un Truman Capote in versione lettore infuriato di gialli sconclusionati, in un castello dove si compirà presto un delitto (Invito a cena con delitto). Difficile non ridere con lei quando, all'apparire di una cameriera muta ma urlante (!?!), testimone di un delitto, la prima battuta che proferisce riguarda non tanto l'omicidio, ma una domanda sul bucato (forse con la seria intenzione di assumerla dopo il fattaccio). Una trasformazione incredibile quella di Maggie Smith che è passata da seriosa attrice teatrale baciata da Laurence Olivier ai suoi due Oscar con ruoli fra l'esilarante e il genere drammatico. L'esperienza leggera che si unisce alla gravosità di certe sue interpretazioni da signora dimessa o di donne fascinose dell'alta borghesia. Oggi è un'affascinante e vera lady inglese del cinema americano, con uno sguardo fra il sofferto e il vivace.
Figlia di un patologo e docente di patologia all'Università di Oxford e di una segretaria, dopo aver frequentato la Oxford School fo Girl, sente fortemente la passione per la recitazione dentro se stessa. Passione così impetuosa che la spinge a intraprendere studi di recitazione alla Oxford Playhouse School. A soli 18 anni, debutta sui palcoscenici di Londra con un estremo successo, grazie al ruolo di Viola nell'opera shakespeariana "La dodicesima notte" con la compagnia della Oxford University Dramatic Society. Dal 1952 al 1956 lavorerà soprattutto a teatro, partecipando, di quando in quando, anche a qualche telefilm (The Makepeace Story, 1955).
Il suo debutto cinematografico avviene nel film Child in the House (1956), diretta dai registi Charles De la Tour e Cy Endfield. Notata da un impresario teatrale americano, Maggie Smith viene subito reclutata a Broadway per "New Faces 1956", e durante questo periodo americano, si metterà in luce come una brillante attrice che riesce a passare, con estrema facilità e anche tanta minuziosità, dalla commedia al dramma, dagli autori contemporanei a quelli classici. Ed è proprio durante uno di questi spettacoli, nel 1959, che Laurence Olivier la prende in considerazione per far parte della compagnia dell'Old Vic, proposta che la Smith accetterà immediatamente. Lavorerà con Olivier dal 1960 in poi, diventando una delle attrici di punta del National Theatre, fino a quando la compagnia non si scioglierà, ma prima lascia decisamente il segno nella storia del teatro inglese con una Desdemona in un meraviglioso "Otello".
Tornata negli Stati Uniti, nel 1963, è accanto a Elizabeth Taylor, Richard Burton e Orson Welles in International Hotel, mentre l'anno successivo recita con Peter Finch e James Mason in Frenesia del piacere. Grande amica di Judi Dench, con la quale ha condiviso tanti anni nella compagnia dell'Old Vic, è accanto a Julie Christie ne Il magnifico irlandese (1965), poi ripropone l'Otello di Laurence Olivier nella sua trasposizione cinematografica inglese (1965). Ancora una volta il ruolo della bianca Desdemona e ancora una volta, sulla secca figura di Maggie Smith si proietta l'ombra del successo che questa volta ha le sembianze dell'Oscar come miglior attrice non protagonista. Ma è solo una candidatura.
Hollywood comincia a fare sempre più spesso il suo nome, infatti il grande regista Joseph L. Mankiewicz la sceglie per Masquerade (1967) con Rex Harrison. Ma non solo la popolarità, nel 1967 sposa l'attore Robert Stephens che la renderà madre degli attori Chris Larkin e Toby Stephens; divorzierà poi dal marito per sposare lo sceneggiatore Beverley Cross, al quale rimarrà legata dal 1975 al 1998, data in cui lo scrittore morirà, lasciandola vedova.
Durante gli Anni Settanta, la carriera di Maggie Smith è letteralmente alle stelle, anche le teste coronate si accorgono che è un vero e proprio patrimonio umano di eccellenza. Nel 1970, la regina Elisabetta la nomina Comandante dell'Impero Britannico, mentre le università di St. Andrews e di Cambridge le offriranno la laurea ad honorem in letteratura (una nel 1971 e l'altra nel 1995). Ma forse, il premio più ambito è l'Oscar come miglior attrice protagonista, ricevuto per il film La strana voglia di Jean (1969), ritratto di un'istitutrice inglese degli Anni Trenta, affascinata dall'ideologia fascista e che si scontra con le abitudini scolastiche inglesi, per via dei suoi comportamenti sopra le righe. A quel premio si aggiunge anche il BAFTA nella stessa categoria. Da quel momento in poi, la Smith sarà uno dei nomi più ricorrenti nelle candidature dell'Academy Award che si è letteralmente infatuata di questa attrice inglese, come dimostra l'ennesima candidatura per In viaggio con la zia (1972) di George Cukor, Oscar portatole via da Liza Minnelli per Cabaret.
Particolarmente a suo agio nei territori del giallo e formidabile in coppia con David Niven, è una perfetta e spassosa Dora Charleston nel poliziesco demenziale Invito a cena con delitto (1976) con Peter Sellers, mentre passa quasi del tutto inosservata ne Assassinio sul Nilo (1978) con Bette Davis, set sul quale strinse un'amicizia con la suddetta attrice, ma anche con Angela Lansbury. Poi arriva il suo secondo Oscar (ma questa volta come miglior attrice non protagonista) grazie al film California Suite (1979) di Herbert Ross, con Jane Fonda, Michael Caine e Walter Matthau. In coppia con Caine, Maggie Smith sbaraglia letteralmente la concorrenza (Meryl Streep per Il cacciatore) e si porta via Oscar e Golden Globe.
La sua carriera continua così, in una continua altalena fra gli Stati Uniti e la sua cara Gran Bretagna: da Quartet (1981) di James Ivory con Isabelle Adjani al mitologico Scontro di Titani (1981) con Laurence Olivier dove interpreta il ruolo della coscienziosa ninfa Teti, dalla padrona dell'albergo sul mare ne Delitto sotto il sole (1982) con James Mason a Profumo di mare (1982) con l'immancabile Niven. Dopo aver vinto un BAFTA per Pranzo reale (1984), nel 1985 è ancora diretta da Ivory in Camera con vista, nel ruolo della rigida e austera chaperon inglese Charlotte Bartlett, ruolo che le ha fruttato oltre a un nuovo BAFTA (vinto anche nel 1987 grazie a La segreta passione di Judith Hearne) e a un Golden Globe, anche una nuova nomination all'Oscar come miglior attrice non protagonista.
Nonostante l'età che avanza, la Smith sembra ancora essere capace di graffiare la pellicola e non solo quella, dato che nel 1990, vince il Tony Award come miglior attrice per la piece "Lettice and Lovage" (premio per il quale era stata nominata anche nel 1975 per "Private Lives" e nel 1980 per "Night and Day"). Dama dell'Impero Britannico nel 1990, interpreterà la Wendy di Peter Pan, ormai diventata nonna, in Hook - Capitan Uncino (1991) di Steven Spielberg con Julia Roberts, Dustin Hoffman, Robin Williams e Gwyneth Paltrow, poi la madre superiora del convento dentro il quale una cantante di night si rifugia dopo essere stata testimone di un omicidio in Sister Act - Una svitata in abito da suora (1992), con Harvey Keitel, e nel suo seguito.
Ricchissima e snob signora dell'alta società americana ne Il club delle prime mogli (1996) con Goldie Hawn, sarà perfino un fantasma nel film Amori e ripicche (1998) con Michael Caine. L'arrivo del nuovo millennio le fa giungere nuove candidature e nuovi premi: due nomination agli Olivier Award per "A Delicate Bilance" (1998) e per "The Lady in The Van" (1999), il BAFTA come miglior attrice non protagonista ne Un tè con Mussolini (1999) e la candidatura all'Oscar nella stessa categoria per Gosford Park (2001) di Robert Altman.
Ma è nel genere fantasy che Maggie Smith ultimamente si sta facendo conoscere anche alle nuove generazioni, grazie al ruolo della professoressa di Trasfigurazione Minerva McGranitt nella celebre serie cinematografica di Harry Potter, cominciata con Harry Potter e la pietra filosofale (2001). Accanto a nuovi volti come Daniel Radcliffe, Rupert Grint ed Emma Watson e a vecchi amici come John Cleese, Richard Harris e Alan Rickman, ha letteralmente conquistato i più piccoli, nonostante quel suo sguardo arguto e severo, ma anche molto ironico e tenero. La stessa attrice ha affermato riguardo al suo personaggio: «Credo che verrei notata maggiormente se andassi in giro tutto il tempo con il cappello indossato per Harry Potter».
Eppure così non è, dato che la critica (anche televisiva) ha pienamente riconosciuto il suo talento consegnandole un Emmy come miglior attrice protagonista nel film tv La mia casa in Umbria (2003). Dopo i vari Harry Potter la ritroviamo in Marigold Hotel (1) e 2 e nel debutto alla regia di Dustin Hoffman, Quartet. Sarà inoltre nei due film di Downton Abbey e nel film di Thaddeus O'Sullivan The Miracle Club.
Maggie Smith è una vera e propria luce verde speranza (ancora oggi e nonostante l'età) nella cinematografia mondiale, una delle migliori attrici inglese che il panorama della Settima Arte abbia avuto. Una voce, un volto e delle movenze che non usciranno mai dalla testa dello spettatore. Irresistibile, mai sottovalutata, una vera pietra rara da incastonare nella memoria collettiva e che tutti, nel nostro piccolo, vorremo possedere.

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