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Sidney Lumet

Sidney Lumet è un attore statunitense, regista, sceneggiatore, è nato il 25 giugno 1924 a Filadelfia, Pennsylvania (USA) ed è morto il 9 aprile 2011 all'età di 86 anni a New York City, New York (USA).
Nel 1977 ha ricevuto il premio come miglior regia al Golden Globes per il film Quinto potere.

Sidney Lumet ancora in tribunale

A cura di Fabio Secchi Frau

Dopo essere stato pluripremiato e plurinominato nei più famosi festival cinematografici mondiali, Sidney Lumet torna continuamente alla ribalta con pellicole che si possono fregiare della partecipazione di attori famosi che si presentano come vere e proprie truppe americane alla chiamata in qualche suo nuovo e ambizioso progetto. Elegante e sempre in grado di riservare qualche sorpresa ha riportato in auge il filone dell'indagine di lusso ovverosia il giallo deduttivo geometrico nato sotto la buona stella di Agatha Christie, mettendo in scena ironia e raffinatezza, spostandosi di quando in quando anche su pellicole più coraggiose di denuncia sociale su disumanità, realtà recluse e drammatiche, che viaggiano fra il poliziesco e il melò. Un veterano di Hollywood che ricicla, infesta e giudica l'America partendo dal luogo dove più di ogni altro si mettono in mostra i suoi peccati: le aule di tribunale. Poca o nessuna decorosa redenzione per loro, ma un titolo di nobile artigiano classico della cinematografia americana per lui che spezza gli equilibri e vira, a volte, verso delle deviazioni narrative che non ci saremmo mai aspettati di vedere.

Il sogno di diventare un attore
Figlio dell'attore, regista, produttore e sceneggiatore dell'Yiddish Theatre Baruch Lumet e della ballerina e attrice Eugenia Wermus, fin da piccolo respira l'aria dello spettacolo teatrale, infatti a soli 4 anni debutta all'Yiddish Art Theatre di New York. In età adolescenziale, studia alla Professional Children's School, anche se nel frattempo prende parte come attore a molti spettacoli di Broadway. Il sogno di diventare un interprete professionista lo attira ogni giorno di più, tanto è vero che si iscriverà poi all'Actor's Studio, studiando con Sanford Meisner. Il debutto come attore cinematografico avviene invece con Quartiere maledetto, pellicola di propaganda bellica del 1939 di Dudley Murphy, che però segnerà un triste presagio nella sua vita. Infatti, nel 1942, interrompe gli studi universitari alla Columbia University per andare in guerra. Una guerra che lo vedrà tornare solo nel 1946 in America. Non reciterà mai più da quel momento, eccezione fatta per The Manchurian Candidate (2004) di Jonathan Demme con Denzel Washington e Meryl Streep.

Il regista televisivo
Quindi, lasciato per sempre il mondo della recitazione, si reinventa regista televisivo, dirigendo la serie tv Studio One (1948), cui parteciparono anche Yul Brynner (ma come regista di qualche episodio) e Charlton Heston e Leslie Nielsen. Nel frattempo, sposa l'attrice Rita Gam che sarà solo la prima delle sue molte mogli. Sposata nel 1949 e divorziato poi da lei nel 1954, passerà fra le braccia di un'altra attrice Gloria Vanderbilt (1956-1963), poi della madre delle sue due figlie - la montatrice del suono Amy Lumet e l'attrice Jenny Lumet - Gail Buckley (1963-1978), legandosi attualmente con Mary Gimbel, sposata nel 1980. Procede invece a gonfie vele il suo lavoro di regista televisivo: da Crime Photograpgher (1951) a CBS Television Workshop (1952, che vide la partecipazione di grandi stelle come James Dean, Audrey Hepburn, Boris Karloff e Grace Kelly), da You Are There (1953-1955) a The Eilgin Hour (1955), firmando anche The Best of Broadway (1954-1955) con Claudette Colbert e Helen Hayes, Frontier (1955), The United States Steel Hour (1955) con Patty Duke e Gene Hackman, The Alcoa Hour (1956) con Jason Robards, Melvyn Douglas, Anne Bancroft, Lloyd Bridges, Walter Matthau e Rip Torn, fino a Goodyear Television Playhouse (1956) che aveva come partecipanti Matthau, Leslie Nielsen, Eileen Heckart e Roddy McDowall.

Il debutto come regista cinematografico
Decide poi di tentare la strada del cinema, trasportando sul grande schermo un romanzo di Barry Reed: La parola ai giurati (1957) che sarà il suo capolavoro. Henry Fonda, Martin Balsam e Ed Begley jr. si immergono così nei meandri di un film serrato, intelligente e acuto che gli permetterà di essere nominato all'Oscar come miglior regista, seppur portandosi a casa un Orso d'Oro al Festival di Berlino, il premio OCIC, il Nastro d'Argento come miglior film straniero e una menzione speciale al Festival di Locarno. Seguiranno poi a ruota le commedie Fascino del palcoscenico (1958) sempre con Fonda e tratto dal testo teatrale "Morning Glory" di Zoe Akins, Quel tipo di donna (1959) con Sophia Loren e Pelle di serpente (1959), tratto da un dramma di Tennesse Williams, con Anna Magnani e Marlon Brando. Poi tornerà per brevissimo tempo alla televisione con la regia di due episodi di Playhouse 90 con Peter Lorre, James Mason e Boris Karloff, ma soprattutto due puntate di Sunday Showcase (1960) che raccontavano la storia di Sacco e Vanzetti e che gli permetteranno di essere nominato agli Emmy Award per la regia. Dopo aver diretto Robert Redford nel film per la tv The Iceman Cometh (1960), è il regista del dramma di Eugene O'Neill Il lungo viaggio verso la notte (1962) che metterà in scena con Katharine Hepburn, seguito dal film fantastico A prova di errore (1964) dove ritroverà Fonda, ma anche il buon vecchio Matthau; L'uomo del banco dei pegni (1965) con Rod Steiger che gli permetterà di ricevere il premio FIPRESCI; il film di denuncia La collina del disonore (1965) con Sean Connery - liberamente tratto da una commedia di Ray Rigby e R.S. Allen - e Chiamata per il morto (1966) dall'omonimo romanzo di John Le Carré con James Mason.

Progetti falliti e collaborazioni
Plurinominato ai BAFTA, ritorna ancora una volta con Mason davanti alla cinepresa - questa volta anche con Vanessa Redgrave - nella trasposizione de Il gabbiano (1968) di Cechov. Originariamente scelto come regista di Funny Girl (1968), lascia la direzione del film per delle gravi divergenze con il produttore Ray Stark e con l'attrice Barbra Streisand, venendo poi rimpiazzato da un più mite William Wyler. A lui non importa e lavorerà affianco del grande Joseph L. Mankiewicz in King - Una testimonianza filmata... Da Montgomery a Memphis (1970) cui collaboreranno anche Paul Newman, Burt Lancaster, Charlton Heston e Sidney Poitier.

Gli anni migliori della sua carriera
Con l'arrivo degli Anni Sessanta, la sagacia di Lumet si fa più affilata a partire dal drammatico Spirale d'odio (1972), ancora con Mason, seguito da: Rapina record a New York (1972) con Connery e Christopher Walken; Riflessi in un occhio scuro (1973) sempre con Connery; Serpico (1973) con Al Pacino e Lovin' Molly (1974) dal romanzo "Leaving Cheyenne" di Larry McMurthy con Anthony Perkins e Susan Sarandon. Dopo aver cercato di dirigere Il giustiziere della notte (1974) con Jack Lemmon come protagonista e vistosi rifiutare la regia, opta per il più classico Assassinio sull'Orient Express (1974) riesumando il Gotha del cinema hollywoodiano: da Sean Connery a Anthony Perkins, da Ingrid Bergman a Vanessa Redgrave. Sono gli anni migliori di Lumet, quelli dove maggiormente si mette alla luce per la graffiante cronaca dell'America Anni Settanta, quella che sta perdendo l'american dream ed è costretta a rapinare banche (Quel pomeriggio di un giorno da cani, 1975, con Pacino e con una nuova nomination agli Oscar per la regia), quella della logica serrata della televisione (Quinto potere, 1975, con Peter Finch, Faye Dunaway, Robert Duvall e William Holden, con nuova candidatura all'Oscar per la regia, ma anche un Golden Globe in tasca nella stessa categoria) e quella immischiata in questioni di droga e odio razziale (Il principe della città, 1981, vincitore del premio Pasinetti e nuova nomination per la sceneggiatura non originale).
Membro della Giuria del Festival di Cannes del 1982, lo stesso anno dirige Trappola mortale (1982) con Michael Caine, passando al remake di un suo stesso film Il verdetto (1982) questa volta con il sempre presente James Mason, Charlotte Rampling e Paul Newman e sempre con una nuova candidatura all'Oscar per la regia. Verrà poi il tempo di film leggermente più mediocri: Il mattino dopo (1986) con Jane Fonda e Jeff Bridges; Power (1986) con Julie Christie, Gene Hackman e Richard Gere; Vivere in fuga (1988) con River Phoenix; Sono affari di famiglia (1989) con Connery e Dustin Hoffman; Terzo grado (1990) con Nick Nolte, Gloria (1998) con Sharon Stone e Strip Search (2004) con Glenn Close. Nonostante questo, nel 2005, gli si consegnerà l'Oscar onorario.
Nella tradizione hollywoodiana lui si classifica fra le "simpatiche canaglie", maestro dei legal thriller a sfondo morale e dal risultato finale che non può essere che buono, confermandosi di film in film spettacolare, nonostante qualche volta le sue pellicole, non siano perfette. Offre micidiali bordate agli eterni totem americani (la mascolinità forzata, il successo, il denaro) mostrando nei loro retroscena ciò che non dovrebbe mai venire a galla: i fantasmi, i complessi di colpa, le insufficienze, le insoddisfazioni, l'irresponsabilità, il vizio e la violenza. Un'America meno pulita e integra di quella che ci viene mostrata, solo lui rimane fresco grazie al suo straordinario talento.
Il 9 aprile del 2011, Sidney Lumet muore a New York all'età di 86 anni. Da tempo aveva un linfoma.

Ultimi film

Documentario, (USA - 2009), 40 min.
Drammatico, (USA - 1998), 108 min.
Thriller, (USA - 1997), 114 min.
Giallo, (USA - 1993), 115 min.
Giallo, (USA - 1992), 110 min.
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